Il controllo dell’Artico

Rita Vittori

Dietro la maggior parte delle guerre c’è l’accaparramento delle risorse necessarie per le tecnologie in uso nelle società. L’Artico sarà la nuova terra su cui si confronteranno – e probabilmente si stanno confrontando – le maggiori potenze come la Russia, la Cina e gli Stati Uniti. Infatti, il cambiamento climatico, con lo scioglimento dei ghiacci, ha portato alla scoperta di notevoli risorse naturali ancora non sfruttate. Forse la guerra in Ucraina può essere una mossa tattica che nasconde un’altra guerra senza armi?

Le risorse dell’Artico

Ritirandosi, le calotte glaciali hanno rivelato l’esistenza di ampie riserve di idrocarburi. L’US Geological Survey afferma che l’Artico possiede il 15% delle risorse petrolifere convenzionali non ancora scoperte del mondo e circa il 30% delle risorse di gas naturale convenzionali non ancora scoperte. L’Artico è anche ricco di minerali, come il nichel, il rame, pietre preziose e altri elementi rari che vengono utilizzati oggi giorno per batterie, magneti e scanner.

Non basta: le terre emerse potrebbero ospitare pannelli solari e turbe eoliche per aumentare il quantitativo di energia rinnovabile prodotta. Nuove turbine marine offrirebbero l’opportunità di produrre maggiore energia idroelettrica.

Insomma, un vero tesoro.

Ovviamente molti sono i Paesi interessati direttamente ai territori dell’Artico: abbiamo gli Stati Uniti, il Canada, la Russia, la Norvegia, l’Islanda e la Danimarca (Groenlandia). Ma anche l’Italia è presente con l’ENI e la Fincantieri, che hanno interessi nei settori petrolchimico, navale e tecnologico. Infatti, l’ENI e l’Edison come produttori di petrolio sono attivi da decenni nell’Artico, anche se chiaramente i loro livelli di produzione sono lontani da quelli di altri Paesi membri del Consiglio Artico (come Norvegia, Russia e Stati Uniti), perché ci attestiamo intorno al 7% della nostra domanda interna.

Artico

Foto Eni | Goliat: il gigante dei mari (CC BY-NC 2.0)


Un altro settore di interesse italiano è quello dell’Hi-Tech per la produzione di elicotteri utilizzati nelle operazioni di ricerca e recupero (SAR, Search And Rescue). Questi elicotteri sono prodotti dalla compagnia anglo-italiana Finmeccanica Helicopters (fino al 1° gennaio 2016 chiamata AgustaWestland), e sono in grado di operare in ambienti con condizioni climatiche estreme. Anche Fincantieri, che si sta specializzando nella produzione di navi adatte a climi estremi è presente dal 2012 avendo acquisito la norvegese Vard e diventando così il quarto gruppo di produzione navale nel mondo. (https://www.freedomanatomy.com/temi/artico/)

Nuove rotte commerciali dell’Artico

Già nel 2017 una pubblicazione del Parlamento italiano dichiara che la Regione Artica, un tempo ritenuta inospitale e inaccessibile, con la mitigazione del clima che sta sciogliendo i ghiacci perenni, sarebbe diventata una nuova frontiera dello sviluppo economico mondiale. Infatti, oltre alla presenza di risorse minerarie, la maggiore navigabilità del Mar Glaciale Artico con o senza navi rompighiaccio, collegherà in modo più rapido i maggiori poli commerciali in Europa, Asia e America. Infatti, studi scientifici avevano già previsto che a partire dal 2020 le estati artiche si sarebbero prolungate e che si caratterizzeranno entro il 2050 da totale assenza di ghiacci.

«In sintesi, il ruolo delle rotte artiche per il commercio e la politica internazionali nel futuro potrebbe essere paragonabile a quello ricoperto, nel recente passato, dai Canali di Panama e Suez».

Inoltre, la crescente accessibilità delle rotte commerciali esistenti come la Rotta del Mare del Nord (NSR) – o il potenziale per nuove rotte come la Rotta Marittima Transpolare (TSR) – potrebbero ridurre drasticamente i tempi di spedizione e il consumo di carburante. La distanza da un porto dell’Europa nordoccidentale all’Estremo Oriente lungo la NSR, ad esempio, è quasi del 40% più breve rispetto alla rotta tradizionale attraverso il Canale di Suez. E lo scioglimento del ghiaccio artico significa che più navi con scafi rinforzati saranno in grado di attraversare regioni che storicamente sono state inaccessibili.

Gli interessi in ballo nell’Artico

Mentre infuria la guerra in Ucraina, la vera posta in gioco è qui nell’Artico. Gli interessi in ballo, come si può vedere, specialmente sul lungo periodo, sono altissimi. I Paesi che si stanno muovendo maggiormente in questa direzione sono Russia e Cina, che stanno rafforzando la flotta di navi rompighiaccio. La Russia rivendica la proprietà e il controllo sulla maggior parte della Rotta del Mare del Nord. Ciò significa che le navi straniere dovranno chiedere il permesso di navigare, pagando il dovuto compenso alle navi rompighiaccio russe nella rotta.

Un articolo interessante comparso ne «il Messaggero» l’8 gennaio 2024 mette bene in luce come dal 2014 la Russia possieda numerose infrastrutture militari nel circolo polare artico – tra cui aeroporti, stazioni radar, porti cargo, piattaforme di lancio missilistiche e cantieri navali –; alcune sono state rinnovate, mentre altre – tra cui dozzine di aeroporti nella penisola di Kola a circa 200 miglia a est della Finlandia – sono state ampliate per ospitare bombardieri nucleari e missili. Altre infrastrutture sono state adattate per ospitare la tecnologia militare all’avanguardia di Mosca. Non solo, ma l’arsenale nucleare russo è incorporato nella Flotta del Nord, che si trova a Severomorsk, una città all’interno del Circolo Polare Artico.

Il ruolo della Cina

Ma a mettere in allarme gli americani nella regione polare, è anche l’espansionismo della Cina, che nonostante i circa 1.000 chilometri che la separano dal Polo Nord, si considera un Paese quasi artico per gli effetti sul suo territorio causati dallo scioglimento della calotta. La Cina, pur non facendo parte del Consiglio Artico (forum internazionale che discute dei problemi dell’Artico), ma ammessa come osservatore esterno, ha continuato a cooperare con la Russia dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. La Nuova Rotta viene individuata da Pechino come terza via per i traffici della Silk Road Connection, una sorta di «Via della Seta» Polare, e ha investito nel potenziamento dei due aeroporti della Groenlandia, ritenuta potenzialmente il terzo produttore di uranio al mondo.

La corsa quindi per il controllo dell’«Ultimo tesoro del mondo», cioè l’Artico, è già in corso.


 

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