Le reti di trasporto trans-europee e la guerra

Il Gruppo cattolici per la vita della valle, parte del Movimento No Tav della Val di Susa si rivolge alla Rete Italiana Pace e Disarmo “ampio arcipelago associativo impegnato quotidianamente ad affermare che un’altra politica è urgente, possibile e necessaria, producendo informazione corretta, elaborando dati e proposte concrete per modificare in meglio le leggi e agendo sia nelle politiche locali, dei singoli territori, sia per modificare le grandi scelte politiche e strategiche, anche internazionali”, per condividere una notizia sul rapporto tra Le reti di trasporto trans-europee e la guerra che molto probabilmente è sconosciuta ai più, anche in ambito pacifista e nonviolento.

Sin dal lontano autunno 2005, con la prima militarizzazione della valle e lo sgombero violento dei presidianti di Venaus a cui seguì lo sgombero, ancora più violento con largo uso di lacrimogeni CS, del 27 giugno 2011 della Maddalena di Chiomonte, la nostra valle è oggetto di militarizzazione crescente per l’implementazione di vari cantieri legati ai lavori del Tav Torino-Lione.

In questi giorni l’occupazione militare si sta espandendo sia nel Comune di Chiomonte che in quello di Giaglione.

Da pochi mesi è stato lanciato un appalto superiore a 5 milioni di euro per realizzare un nuovo sito di tipo militare con recinzioni invalicabili dotati di jersey e concertine a lama di fabbricazione israeliana, sistemi di videosorveglianza, logistica ecc. per le forze dell’ordine, esercito e altro ancora nel Comune di San Didero.

Prevediamo che poi toccherà ai Comuni di Salbertrand (area di trattamento del materiale estratto dalle gallerie e fabbricazione dei conci), Susa (uscita tunnel di base), Caprie (deposito smarino), e più in là Avigliana, Rivalta…per la tratta nazionale.

Con la sua approvazione del 20 gennaio 2021, il Parlamento Europeo ha terminato la procedura “Sulla revisione degli orientamenti relativi alla rete transeuropea di trasporto (TEN-T)” 2019/2192(INI).

Cosa sono le reti TEN-T? Le reti di trasporto trans-europee (in acronimo dall’inglese Trans-European Network – Transport), sono state delineate dall’Unione Europea con l’obiettivo di realizzare un’integrazione dei sistemi di trasporto nazionali in un sistema di trasporto europeo stradale, ferroviario, fluviale, portuale, aeroportuale al fine “di favorire, attraverso la libera circolazione di persone e merci, il raggiungimento del mercato unico quale presupposto per la crescita economica e per la competitività dell’Europa”. [MIT Governo]

Le reti di trasporto trans-europee e la guerra

Il documento citato porta alla luce un aspetto inquietante che potremmo definire: TEN-T e la guerra.

Riportiamo tre passaggi significativi tratti dal documento rintracciabile qui.

Il Parlamento europeo,

…vista la sua risoluzione dell’11 dicembre 2018 sulla mobilità militare

Orientamento strategico

…49: “sottolinea che la politica in materia di infrastrutture di trasporto offre una chiara opportunità per potenziare le sinergie tra le esigenze di difesa e la rete TEN-T, con l’obiettivo generale di migliorare la mobilità militare in tutta l’Unione, tenendo conto dell’equilibrio geografico e considerando i potenziali vantaggi per la protezione civile; insiste affinché le infrastrutture di trasporto nell’ambito delle tratte transeuropee della rete giudicate idonee a un duplice uso siano adattate rigorosamente in linea con il principio del “duplice uso”, onde soddisfare le esigenze civili e di difesa; invita la Commissione a mantenere la sua proposta originaria per il finanziamento della mobilità militare nel quadro del QFP 2021-2027.”

Motivazioni:

…“Una nuova dimensione della politica TEN-T riguarda lo spostamento delle forze militari all’interno e all’esterno dell’UE, come rilevato nel piano d’azione sulla mobilità militare. Attualmente, ostacoli fisici, giuridici e normativi, quali infrastrutture incompatibili e procedure doganali complesse, ostacolano questa mobilità. Per superare tali ostacoli, è necessario che le reti appropriate siano equipaggiate secondo il principio del duplice uso civile-militare delle infrastrutture per le parti pertinenti della TEN-T.”

L’obiettivo militare si sovrappone dunque a quello civile, le truppe e gli apparati militari sono strategici come l’economia di crescita.

Su queste nuove direttrici est-ovest (Torino-Lione), nord-sud (Brennero) si potrebbero spostare batterie di grandi missili montate su semoventi – quelli che si esibiscono nelle parate militari – dal nord Europa sino alla Sicilia del MUOS in una notte e cambiare gli aspetti geopolitici di interi continenti in una manciata di ore.

Le dichiarazioni del Parlamento europeo costituiscono motivo di un’ulteriore, convinta, necessità di opposizione al progetto simbolo del sistema predatorio tipico della nostra epoca.

Questa è un’opera che non ha alcuna utilità sociale e risponde esclusivamente ad un sistema economico che, per funzionare, esige “crescita infinita” da percorrere in accelerazione continua. Tale “modello di sviluppo” cozza pesantemente con i limiti fisici del pianeta Terra. Ormai è chiaro che l’origine dei cambiamenti climatici e delle attuali disuguaglianze sociali è da ricercare nell’attuale, insostenibile economia di crescita illimitata che, per mantenersi, ha bisogno di 30 milioni di soldati!

Il documento è rivelatore delle reali volontà del cosiddetto complesso militare-industriale-politico e ci costringe a mettere da parte gli stupori provati nel veder nascere a Chiomonte un cantiere civile in “versione” base militare.

Ora si può maggiormente comprendere quell’inverosimile descrizione, perennemente negativa e dispregiativa nei confronti del Movimento No Tav, che i soggetti promotori dell’opera (politici ed economici) diffondono attraverso i media compiacenti. Per non parlare della lunga serie di misure cautelari in cui “Non si è trattato del doveroso esercizio dell’azione penale, ma di un intervento la cui durezza e sistematicità, lungi dall’essere «obbligate», sono state determinate da precise scelte discrezionali”. [Livio Pepino – il manifesto 22.12.2015]. E delle misure carcerarie: in questi anni, nei confronti di militanti No Tav non sono bastate infamanti accuse di terrorismo che hanno lasciato segni profondi nell’opinione pubblica e hanno provocato inutili sofferenze agli accusati, nonostante siano state poi respinte dalla stessa Cassazione; non sono bastati centinaia di processi conclusi con pene spropositate nel caso di reati accertati di lieve entità; non sono bastati processi conclusi poi con assoluzioni piene. L’ultima incredibile carcerazione nata da accuse infondate è quella di Dana Lauriola.

Le giustificazioni della necessità dell’opera, periodicamente rinnovate attraverso calcoli acrobatici e narrazioni fantasiose – smentiti recentemente persino dalla Corte dei Conti Europea – paiono oggi ancora più ridicole.

L’allargamento del cantiere di Chiomonte non è ancora completato. Da una settimana sono iniziate le operazioni di esproprio (durata prevista un mese), di un terreno acquistato collettivamente da 1054 persone nel 2012 per ostacolare con una “barriera di carta” l’avanzata del degrado ambientale e umano: alla scuola della nonviolenza come a suo tempo contro gli euromissili di Comiso.

L’auspicio è quello di aprire un dibattito e di affrontare il tema, del “grande inganno” che sta alla base di questa “Grande Opera” e del rapporto tra Le reti di trasporto trans-europee e la guerra.


Gruppo cattolici per la vita della valle

Paolo Anselmo (Bruzolo), Giorgio Perino (Bussoleno), Rosanna Bonaudo (Caprie), Elisa Borgesa (Chiusa San Michele), Maria Grazia Cabigiosu, Donatella Giunti, Mira Mondo (Condove), Marisa Ghiano (San Didero), Eugenio Cantore (Sant’Ambrogio), Laura Favro Bertrando (Sant’Antonino), Roberto Perdoncin (Susa), Gabriella Tittonel (Villar Dora).


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  1. […] aspetti della questione che mi erano del tutto sconosciuti. In particolare mi riferisco alla lettera pubblicata poche settimane fa dal Gruppo ‘Cattolici per la vita della Valle’, che ha richiamato l’attenzione dei lettori sul rapporto tra le reti di trasporto trans-europee e […]

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