Estradizione di Emilio Scalzo: la Valsusa in marcia l’8 dicembre
Era solo una settimana fa quando su questo sito provavamo a raccontare quel bellissimo Teatro degli Affetti che subito dopo la notizia del via libera all’estradizione di Emilio Scalzo anche in sede di Corte di Cassazione, si era immediatamente ricreato davanti a casa sua a Bussoleno.
E quante cose sono successe, in una manciata di giorni. Quante cose che rappresentano come meglio non si potrebbe quello scontro di forze, anzi di mondi, speranze, visioni – tra chi vorrebbe solo vivere in pace e chi a tutti i costi vuole la guerra.
Era martedì mattina quando a piccoli gruppi ci siamo trovati in presidio davanti all’Oval Lingotto per una manifestazione di protesta contro quella cosa che hanno chiamato Aerospace & Defence Meetings, mostra-mercato internazionale dell’industria cosiddetta aerospaziale che suona come una cosa molto innovativa, ma in realtà è Ricerca, Sviluppo, Produzione finalizzata in forme sempre più sofisticate alla Guerra. Convention riservata a pochi eletti, cosiddetti ‘addetti ai lavori’, per cui niente pubblico, minima pubblicità. Solo manager del settore, governi e organizzazioni internazionali, esponenti delle forze armate, agenzie di contractors.
Alla scorsa edizione parteciparono ben 600 aziende, 1330 tra acquirenti e venditori in rappresentanza di 30 governi. Quest’anno la partecipazione si è ridotta a 380 aziende da 27 Paesi. La flessione sul piano dei numeri non ha minimamente intaccato la rilevanza dell’appuntamento per la sede (e la regione Piemonte) che l’ha promossa, in vista del più ampio progetto di rilancio sul piano produttivo della stessa città di Torino.
Veniamo infatti a scoprire che nel business della guerra il nostro paese si posiziona già al settimo posto nel mondo, e al quarto in Europa, con un giro d’affari di oltre 16.4 miliardi di euro. E che cinque tra i più importanti marchi del settore, hanno sede proprio in Piemonte. Leonardo, Avio Aero, Collins Aerospace, Thales Alenia Space, ALTEC per la produzione di cacciabombardieri, missili balistici, sistemi di controllo satellitare, elicotteri da combattimento, droni armati per azioni a distanza… per guerre che si combattono in Niger, Libia, Golfo di Guinea, stretto di Ormuz, Iraq, Mediterraneo… e per decine di missioni tricolori in giro per il mondo, di cui 18 solo in Africa, che di umanitario non hanno proprio nulla; perché è lo stesso Ministro Guerini a definirle “in difesa degli interessi italiani”.
Per esempio per il controllo delle risorse energetiche, con il cane a sei zampe dell’ENI a siglare buona parte delle nostre Belle Imprese neo-coloniali. Un miliardo e 200 milioni di Euro, quasi 10.000 militari impiegati. Quanto meglio potrebbero essere spese queste risorse, in scuole, ospedali, sanità, trasporti, progetti di inclusione per il crescente flusso di migranti che approdano sempre più numerosi sulle nostre coste, in fuga da quelle stesse guerre che siamo noi stessi a foraggiare?
Domanda quanto mai retorica, visto che sulla famosa Città dell’Aerospazio (un polo tecnologico tutto dedicato all’industria della guerra) punta il futuro sviluppo della città di Torino, d’intesa con Regione, Politecnico, Università, Camera di commercio, Unione Industriale, Api, Cim 4.0 e il Distretto aerospaziale piemontese: la crème de la crème dell’establishment imprenditoriale piemontese, o per meglio dire sabaudo, e apertura prevista breve, prossimo anno.
Stessa sera. Siccome sono già a Torino decido di fare una scappata a Bussoleno, giusto in tempo per salutare Emilio Scalzo che da un momento all’altro potrebbe venir estradato, bere un bicchiere dinnanzi alla legna che scoppietta nel bidone, scambiare quattro parole con altri che come me sono arrivati da fuori valle, uno addirittura da Berlino – che mi racconta quanto invivibile è diventata anche quella città, un tempo teatro di ogni possibile sperimentazione, ed ora strangolata dalla gentrificazione: sfratti, sgomberi, speculazione, le mani sulla città.
Mattino dopo, 13.30 circa. È da poco avvenuta la cattura, nelle modalità allucinanti, inguardabili, vergognose che anch’io mi trovo a contemplare allibita su WhatsApp. E che conosciamo ormai a memoria. Modalità di arresto inaccettabili non solo in termini di democrazia, o civiltà; ma per la deliberata violenza verso quel target che già si presume preda, da placcare al più presto prima che scappi, scavalcando tanto per far prima le recinzioni.
“Ore 13, 20 mercoledì 1 dicembre 2021. Statale 24 Susa-Torino bloccata con blindato di polizia. Statale 24 Torino-Susa bloccata con blindato di polizia. Via Trattenero bloccata con blindato di polizia. Altre strade secondarie che permettevano di arrivare nei pressi della casa di Emilio Scalzo bloccate da reparti di polizia. La moglie Marinella ed Emilio hanno sentito suonare alla porta, tempo zero e dalla finestra hanno visto piovere dal cielo squadre speciali che hanno scavalcato il recinto bianco del piccolo prato e piombare nell’abitazione. “Sembravano i Ros per l’arresto di Toto Riina”…
Questa la ricostruzione di quei concitati momenti, che Chiara Sasso scrive a caldo, per un articolo tempestivamente postato sul web site Comune-info, che non manca di registrare l’immediata mobilitazione di chi nonostante l’imponente dispiego di FFOO (oltre 100 in sostegno alle decine materialmente incaricate del prelievo), ha cercato di raggiungere Casa Scalzo. E rimarrà memorabile la scena in cui Nicoletta Dosio viene bloccata da una squadra di energumeni in divisa, su un suolo che sarebbe a tutti gli effetti pubblico, mentre cerca di arrivare a piedi. “Fatemi passare… Fa Te Mi PASS AAA REEE… “ e solo alla fine, così minuta e fiera nei suoi 75 anni, riesce a svincolarsi da quell’ammasso di caschi e scudi di plexiglass. E però, che vergogna…
Il caso ha voluto che solo poco prima di questa incursione di Ninja Squad addestrati allo scavalcamento delle recinzioni, anche ZeroCalcare fosse in visita a Casa Scalzo. Anche lui a Torino dal giorno prima – ospite di vari malfamati centri sociali dove ha parlato del suo lavoro oltre che del suo impegno a fianco di tante cause importanti – non ha potuto fare a meno di fare un salto a Bussoleno. E grazie a questa fortunata coincidenza, persino La Stampa si è sentita in dovere di postare sull’edizione on line il breve video in cui ZeroCalcare spiega di quali crimini di efferata solidarietà è accusato l’Emilio Scalzo che gli sta accanto.
«Ho raggiunto il presidio davanti a casa di Emilio, che è ai domiciliari per una cosa di cui tutti si riempiono la bocca e che si chiama solidarietà con i migranti, e per questa cosa che lui ha praticato nel concreto, adesso Emilio rischia di pagare in prima persona e attende di essere portato in Francia per essere processato».
E sono passate da poco le 15 quando arriva la notizia più ‘curiosa’ di tutte. Emilio NON è stato portato alle Vallette per essere subito estradato in Francia (come tutti avevamo immaginato), in forza di quel Mandato di Arresto Europeo emesso dall’autorità francese e tecnicamente inappellabile. È stata la Procura Generale del Piemonte a richiedere e ottenere un ulteriore aggravamento degli arresti domiciliari in attesa di consegnare l’imputato alle autorità transalpine, con la motivazione che ‘’la costante presenza di un presidio di simpatizzanti davanti all’abitazione di Scalzo potrebbe comportare rischi di commissione di reati’’.
Tradotto. Quel bellissimo Teatro degli Affetti, con le veglie intorno al fuoco e il via vai dei compagni da dentro e fuori valle, e insomma la prova provata della grande e corale popolarità che circonda quest’uomo che tutti apprezzano da sempre per la sua generosità, umanità, integrità… TUTTO questo che dovrebbe come minimo suggerire una ben altra versione della storia che incrimina Emilio Scalzo… costituirebbero ‘rischio di commissione di reati’.
«Sono esterrefatto» è stato l’immediato commento di Danilo Ghia, Avv.to difensore di Emilio Scalzo. «Il mio assistito è stato arrestato non a causa del suo comportamento, ma per iniziativa della Corte d’appello di Torino in ragione ‘’della presenza costante di un presidio di attivisti del movimento NoTav che potrebbe ostacolare l’esecuzione della consegna” il che è senza precedenti!».
In altre parole, una misura cautelare come gli arresti domiciliari, che già incideva pesantemente sulla libertà personale di un detenuto in attesa di giudizio, è stata ulteriormente aggravata “in ragione del comportamento ipotetico’’ (è la Corte stessa ad usare il condizionale) di ‘’soggetti terzi’’ (per esempio anch’io, che l’altra sera ho fatto un salto a Bussoleno per il piacere di trascorrere un’oretta nell’amabile presepe del Presidio), senza che il destinatario dell’aggravio abbia tenuto alcuna condotta censurabile durante gli oltre due mesi di domiciliari. Pazzesco o no? Neppure l’India di Narendra Modi, con il draconiano UAPA (acronimo che sta per Legge per la Prevenzione di Azioni Illegali) era arrivata a una simile violazione dei diritti umani!
Stesso giorno, ore 18: il Teatro degli Affetti (o se volete “La Premiata Compagnia Scalzo&Friends”) si è già ricompattata sotto le mura del Carcere delle Vallette, capolinea del Bus N 3, brumosa periferia di Torino. E sono arrivati a decine, anche da varie parti di Torino. Altoparlanti, microfono, un set collaudatissimo dopo centinaia di presidi come questo nel corso degli anni. Parte il primo messaggio: forte, scandito, parola dopo parola, come colpi che devono andare a segno, e non è difficile immaginare la faccia di Emilio che sorride dietro le sbarre, insieme a quelli di cui era diventato fratellone durante la breve detenzione di settembre.
Poi, più flebile, ma davvero commovente, il messaggio di Nicoletta Dosio, che le condizioni della detenzione le ha patite da ultra-settantenne e solo per alcuni mesi, in una condizione che lei si ostina a definire ‘privilegiata’ – ma che quelle storie, quella disumanità, quel progetto di vero e proprio annientamento collettivo che è il carcere, se li porta dentro sempre, come una sofferenza che nessuna libertà può compensare se non proprio TUTTI ne possono godere.
È un messaggio il suo che parla di detenzione come di emigrazione, in forza di uno stesso sistema che eleva a legge la disumanità, e che sta diventando ogni giorno più crudele. Un messaggio che ripeterà in serata anche al Polivalente di Bussoleno, per un’assemblea che è stata programmata da giorni, e che quella sera (la sera della cattura) è parecchio affollata.
Prende la parola l’Avv. Danilo Ghia per una relazione sulle tante anomalie del caso che vede imputato Emilio Scalzo, e circa i possibili sviluppi: “ci auguriamo che una volta avviata l’estradizione per l’inizio del processo a Gap, sia possibile almeno prevedere condizioni domiciliari di detenzione a Briançon, per agevolare la visita di amici e familiari…”
Prende la parola Alberto Poggio, per un aggiornamento sugli sviluppi letteralmente devastanti che la Torino-Lione dovrà subire anche in bassa valle, con un ennesimo tunnel sotto la collina morenica, cui si aggiungerà una galleria artificiale di circa 3 km e un tratto scoperto per attraversare lo scalo di Orbassano – le belle ‘novità’ che l’Osservatorio Tav Torino-Lione ha comunicato di recente a vari sindaci della Valsusa.
Prende la parola anche Alberto Perino, che come già qualche sabato fa a Torino, alla fine di una partecipatissima Manifestazione antimilitarista, si dice convinto di una cosa: quella linea, che non serve per il traffico passeggeri, perché l’alta velocità esiste già… che non serve a ridurre il traffico-merci su gomma, perché il traffico-merci si è già ridimensionato da un bel pezzo… “servirà in effetti a spostare materiale Bel LLI Co”!!! nel quadro della sempre più sbandierata urgenza di difesa EU in alternativa alla NATO. Ipotesi per niente campata per aria, anzi: nell’aria da tempo, e che già qualche mese fa avevamo registrato anche su questo sito.
Ma soprattutto ci si confronta sul calendario fittissimo di appuntamenti, andando verso la data dell’8 dicembre e ce n’è per tutti i gusti, come elenca la pagina NoTavInfo in continuo aggiornamento, tra apericene al cantiere di Chiomonte, week end di polenta e convivialità ai Mulini, oltre alla presentazione del Gioco dell’Oca Sabotav, concepito, disegnato, prodotto dal Comitato NoTav di Condove come giocosa full immersion nella NoTavStory – che da tempo (anzi da sempre) non riguarda solo il famoso contestatissimo treno, perché nell’accanimento di questo ‘progetto’ che un’intera valle dovrebbe accettare a scatola chiusa, non è difficile vedere la storia di tanti altri territori della nostra martoriata Italia, assediate delle stesse lobby e logiche.
Il giovedì trascorre nell’attesa. E il venerdì mattina la notizia dell’Emilio estradato ora, arriva per davvero. Seguita quasi subito dopo dalla notizia del Turi Vaccaro arrestato ieri: “per un residuo di pena di 5 mesi, più altri due mesi…” E che cosa avrà mai da pagare un pacifista integrale come Turi, oltretutto malato, reduce da un ricovero ospedaliero in Sicilia da cui è uscito molto provato? Che cosa potranno mai capire di Emilio Scalzo gli agenti che stanno per interrogarlo in Francia, con che metro potranno giudicare la sua storia, le sue origini di migrante, la lezione di “dignità nell’accoglienza” che lui stesso si dice così fiero di aver ricevuto da suo padre…
Le due notizie in successione, talmente vicine da sembrare una sola, suonano come un’unica e quanto mai punitiva ingiustizia, per giunta travestita da legalità, “una giustizia, che niente ha a che vedere con i Giusti e che oggi più che mai, con loro si scontra”: nella Val di Susa che da trent’anni si oppone alla Grande Opera inutile e climaticida, come nella Sicilia che ha cercato invano di impedire quel sistema di trasmissione satellitare finalizzato alle operazioni belliche che è il MUOS.
“Emilio è la prima persona che ho incontrato e intervistato il primo giorno che sono arrivato a Bardonecchia” rievoca su Facebook Luigi D’Alife, autore e produttore di quel film, The Milky Way, che ho rivisto nel week end, davvero bello. “Era il 22 Dicembre 2017 ed era già sera. Nella loro splendida semplicità, le parole di Emilio restituiscono al meglio la fantastica persona che è, compagno generoso, sempre presente, che restituisce valore ad una parola troppe volte utilizzata con leggerezza come quella di “umanità”.
In serata arriva la notizia peggiore di tutte, anche perché inattesa: lungi dall’ottenere i domiciliari a Briançon come si sperava, Emilio dovrà scontare la detenzione preventiva in un luogo distante centinaia di km dal confine italo-francese, presso il carcere di Aix-Luynes nelle vicinanze di Marsiglia, 3zo carcere per importanza in Francia.
«Ecco i primi frutti del “Trattato del Quirinale” tra i governi Draghi e Macron per una “cooperazione bilaterale rafforzata» commenta un mesto post di Nicoletta Dosio su Facebook.
La prossima data da non mancare per la Val di Susa sarà naturalmente quella dell’8 dicembre, per una marcia che partirà alle 13 dalle scuole elementari di Borgone per poi raggiungere il presidio che è sorto a San Didero, davanti a quel fortino che si è ormai insediato al di là della strada – e anche Gabriel Amard, esponente di spicco di France Insoumise, ha promesso di essere presente con delle importanti comunicazioni.
L’anno scorso l’8 di dicembre si tenne proprio dove ora stazionano notte e giorno i militari, per l’inaugurazione di quella breve stagione di eventi, incontri, socialità anche in pieno lockdown che i giovani del Movimento seppero promuovere negli spazi recuperati dell’ex autoporto, abbandonato da decenni – che incredibile spreco!
‘’Quest’anno non sarà solo una celebrazione, ma un momento di ripartenza’’ ha ricordato all’Assemblea di Bussoleno l’attivista Maurizio Piccione. Celebrazione di quei giorni, tra il 5 e l’8 dicembre del 2005, in cui TUTTA la valle si mobilitò contro le Forze dell’Ordine costrette ad abbandonare il sito già pronto ad accogliere il cantiere in quel di Venaus. E fu proprio nell’assistere a quel momento di così corale e straordinaria partecipazione, contro la brutalità delle FFOO, che Emilio Scalzo decise di schierarsi con il Movimento – come lui stesso racconta alla scrittrice Chiara Sasso in quel libro davvero bello che si intitola A Testa Alta e che sarebbe da rileggere come un libro di formazione, da proporre addirittura nelle scuole – e invece…
“I buoni non vincono sempre, però sicuramente lasciano molti segni, lasciano buoni esempi, seminano buone intenzioni e nel frattempo resistono a ciò che ingiustamente capita contro di loro” è il messaggio postato su Facebook dal giovane Silvio Montesini, che in Val Susa ha trovato terreno fertile per la sua bella impresa agricola, radicalmente biologica.
“Inondiamolo d’affetto… Lettere, Cartoline” è un altro post molto condiviso in queste ore, che segnala l’ultimo indirizzo:
Emilio Scalzo, Maison d’arrèt d’Aix Luynes,
70 route des Chateaux du Mont Robert CS20600
13595 AIX-EN-PROVENCE CEDEX 3.
E perché no facciamolo tutti! E sarà pur vero che hanno trovato il modo di allontanarlo il più possibile dai suoi affetti, dalla sua valle, dalle sue belle montagne. Ma come potranno bloccare questo vortice di messaggi, di rinnovata forza, determinazione, unione, che dal piccolo gazebo che era sorto davanti a Casa Scalzo, non potrà che crescere, e diventare sempre più virale, e contagioso, e sinceramente condiviso, nelle prossime ore?
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