Il mondo oltre il disordine globale

Johan Galtung

Concetto informatore della 13a Sessione del World Public Forum “Dialogo di Civilità”, Rodi (Grecia) 9 ottobre 2015: il mondo oltre il disordine globale*

La forza di questo forum è il suo focus sulle civiltà; usiamolo per l’analisi e i rimedi.

Le forme più importanti di disordine usano la violenza; la guerra è violenza organizzata dallo stato. Gli stati più bellicosi sono gli Stati Uniti d’America e Israele, entrambi con radici di civiltà.

L’evangeli(ci)smo nazionale, la civiltà Cristiana protestante USA – più nazionale che evangelica –giustifica il guerreggiare USA in quanto eccezionalismo di un popolo scelto da Dio, con un destino manifesto di gestir il mondo.

Il giudaismo ortodosso giustifica il guerreggiare israeliano per conquistare ed espandersi dal Nilo all’Eufrate in quanto diritto e dovere religioso verso l’Eterno.

Il terzo paese più bellicoso, il Regno Unito non crede più di essere scelto da Dio bensì dagli USA; non proprio lo stesso ma alquanto.

Ma la causa radicale del disordine globale sta nel considerarsi dell’Occidente – con l’Islam – come l’unica civiltà universale valida per tutti i tempi, essendo tutte le altre sbagli. Ne conseguono attività missionaria, schiavitù, colonialismo, commercio predatorio, capitalismo di rapina.

Gli USA hanno avuto dal giudaismo l’idea di Popolo Eletto – Terra Promessa. Eppure Israele è effettivamente l’opposto degli USA: una terra per soli ebrei, 0.2% dell’umanità, non un mondo per tutti; gestito dall’egemonia USA.

Bisogna farla finite con queste anomalie: vogliono dire disastro per chiunque stia fra i piedi agli Eletti, con gli USA a uccidere n oltre 100 paesi e Israele in ballo a una terza Intifada dopo i crudeli attacchi a Gaza. Entrambi con bombe nucleari a pronta, al livello distruttivo di Dio.

Le vie d’uscita passano per un cristianesimo e giudaismo più morbidi, per un mancato aiuto militare per USA [sic] o Israele, per il boicottaggio e altre forme di resistenza; ma soprattutto per politiche alternative: per gli USA il ritirarsi a un àmbito nordamericano – Messico, USA, Canada; per Israele a un’enclave garantita dall’ONU nella regione WestAsia-NordAfrica, nell’antica tradizione autonomista del millet del califfato-impero Ottomano.

Come chi venga informato di morte imminente, tutt’e due negano qualunque crisi nei propri àmbiti imperiali regionali e mondiali. Ma la realtà reagisce, negando la negazione. Verranno prese misure più adeguate, forse prima del 2020.

Questa prospettiva situa le soluzioni nelle regioni, non nei rapporti interstatali; più in particolare WestAsia-NordAfrica e NordAmerica. Con meccanismi per la riconciliazione dei traumi, la soluzione dei conflitti, la cooperazione a beneficio reciproco e uguale, armonia, condivisione degli alti e bassi – quattro compiti! – regioni scevre di veti possono fare benissimo. Il loro rapporto potrebbe essere trattato da una [Organizzazione delle] Regioni Unite analoga all’O. Nazioni Unite, ma senza regioni al di sopra delle altre.

Guardiamo la carta geografica: mancano altre tre regioni; due in Asia: una Centro-Asiatica centrata su Afghanistan-Pakistan con la ferita aperta della linea Durand del 1893 eliminata da confini aperti; e una Comunità NordEst-Asiatica (NEAC), per la cooperazione fra Giappone e Russia (-Estremo Oriente), due Cine e due Coree, che condividano isole e sovranità disputate.

In Europa una Casa Europea per l’Unione Europea e una Russia maggiorata [=Federazione Russa, probabilmente], per i quattro compiti [succitati], comprensiva dell’U-kraina – [marca] confinaria cattolico-ortodossa da 1600 anni; che potrebbe essere una federazione neutrale, con presidenti a rotazione, gas e petrolio fluenti da est a ovest, il commercio della UE da ovest a est, e l’annessione della Crimea del 2014 intesa come correzione del [la immotivata assegnazione all’Ucraina del] 1954.

Il che ci porta a un punto importante per la mediazione: identificare le linee di tendenza principali e costruire soluzioni su quelle basi. Chi voglia nuotare veloce per una lunga distanza deve nuotare secondo, non contro, la corrente del fiume In un mondo con gli stati in appassimento a favore delle regioni [più ampie d’appartenenza] – eccetto i cinque o sei più grandi – risolvere i conflitti nelle regioni, come nelle quattro proposte sopra.

Lo Stato Islamico è una regione; che ha séguito. La Russia sbaglia a ucciderli [i suoi aderenti]: ne uccidi uno, ne ottieni altri 10, anche dall’interno della Russia stessa. Come l’attacco all’Afghanistan nel 1978-79: “Ecco che ci riprovano“ dicono i musulmani.

Ma gli stati cedono terreno anche rispetto alle località locali e alla società civile. Si costruisca su tale tendenza: più delle economie in mani locali, contrastare la disuguaglianza sollevando le condizioni dei più miserevoli delle comunità più miserevoli.

Poi [badare a] le civiltà, ma non per gli scontri – termine preso dall’editore di S. Huntington da Bernard Lewis per un libro sulle regioni. Focalizzarsi sui loro aspetti positivi, la cooperazione anziché gli scontri:

  • Giudaismo: dialoghi come verità non dichiarazioni definitive; intellettualità;
  • Ortodossia: ottimismo a lungo termine, cristianesimo domenicale-“Cristo risorto”;
  • Cattolicesimo: perdono al peccatore che confessa e ricusa il proprio peccato;
  • Protestantesimo: individualismo/cultura dell’Io, responsabilità individuale;
  • Americanismo: libertà d’innovare in scienze, cultura, economia;
  • Islam: collettivismo/cultura del Noi, sottomissione, condivisione dal ricco al povero;
  • Africanismo: donne nella distribuzione del potere più che crescità, ubuntu;
  • Hinduismo: celebrazione di nascita-protezione-morte, comunità linguistiche;
  • Buddhismo: società come rete di rapporti – reti, non nodi individuali;
  • Daoismo: realtà come olismi, forze/controforze, dialettica yin/yang;
  • Confucianismo: sia diritti che doveri, sia in cima che al fondo;
  • Cin’ismo: sinergia di buddhismo-daoismo-confucianismo che solleva il fondo [sociale];
  • Umanesimo: gli umani come misura di tutte le cose (Protagora);
  • Naturismo: la natura – diversità-simbiosi – come misura di tutte le cose.

Stimolare la cooperazione basata sugli elementi positive, e non sicurezza paranoide basata sui negativi, come sono paranoia accademica gli “studi sulla sicurezza”.

Esempio: Cina e India potrebbero scambiarsi [la capacità di] sollevamento del fondo sociale per [quella di] un vero federalismo; Protestantesimo-Americanismo potrebbero ammorbidire il proprio individualismo imparando da Islam-Buddhismo, che a loro volta imparerebbero libertà e innovazione.  E potrebbero imparare tutti un dinamismo interminabile dal Daoismo; e una chiave essenziale per la stabilità dal Naturismo: diversità con simbiosi.

Che mondo ricco! Qualcosa da imparare ovunque per ognuno.

I profughi odierni, migranti? NO: una Völkerwanderung [vagare di popoli – ndt]; interi popoli in movimento, 50 milioni, [per] 50 anni? Dall’Africa devastata da schiavitù, colonialismo, commerci, capitalismo, dall’Africa e Asia CentrOccidentale da guerre prevalentemente dell’Occidente. Se ne ha una ricerca di sostentamento, di cure materne dai paesi-madre coloniali, da chi s’insedia non invitato come i colonizzatori, ma disposti a tener fede alle norme locali. Tocca a noi adesso.

La soluzione? L’Africa si sviluppa, come fece un tempo l’ Est-Asia usando il modello giapponese, non lo Smith-Ricardo ma il Kaname Akamatsu usato, pur non riconosciuto come tale, dalla Cina, e favoreggiato da Gheddafi, ucciso.

Il ruolo dell’UE? Ospitare milioni di persone anche se solo per compensare la bassa (fertilità >>) natalità europea; altrimenti starsene in disparte, scusarsi, compensare. L’Occidente ha fatto abbastanza danni per il mondo; è meglio che si reinventi.


*  Originariamente postato su TMS il 19 ottobre 2015 – # 398

EDITORIAL, 29 Jan 2024

#833 | Prof. Johan Galtung – TRANSCEND Media Service

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis


 

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