Israele ha perso ogni credibilità

Ramzy Baroud, Romana Rubeo

Stupro, ISIS, Mein Kampf e altre bugie: come Israele ha perso ogni credibilità

Sabato 11 novembre, il portavoce militare israeliano Daniel Hagari ha affermato in una conferenza stampa che Israele aveva ucciso un “terrorista” che aveva impedito a 1.000 civili di fuggire dall’ospedale Shifa.

Le affermazioni hanno poco senso. Anche per gli standard della propaganda israeliana, falsificare una simile informazione senza fornire alcun contesto e alcuna prova contribuisce ulteriormente al deterioramento della credibilità di Israele nei media internazionali e della sua immagine nel mondo.

Solo un giorno prima, un funzionario statunitense senza nome era stato citato dalla CNN per aver detto, in un cablogramma diplomatico, “Stiamo perdendo molto nello spazio di battaglia della comunicazione”.

Il diplomatico si riferiva alla reputazione americana in Medio Oriente – in realtà, in tutto il mondo – che ora è a pezzi a causa del cieco sostegno americano a Israele.

I dati dell’ADL sull’aumento degli episodi di antisemitismo non quadrano

Un nuovo rapporto dell’ADL sostiene che gli incidenti antisemiti negli Stati Uniti sono aumentati di oltre il 400%. Ma come rivela Alan Macleod, i conti non tornano, a meno che non si consideri l’opposizione ai bombardamenti israeliani su Gaza come odio verso gli ebrei.

Notizie MintPress-Alan Macleod-17 nov

RUOLI INVERTITI

Questo deficit di credibilità è testimoniato dallo stesso Israele. Non solo il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sta perdendo credibilità tra gli israeliani, secondo vari sondaggi di opinione, ma anche l’intero establishment politico israeliano sembra perdere la fiducia degli israeliani comuni.

Una battuta comune tra i palestinesi in questi giorni è che i leader israeliani stanno emulando i leader arabi delle precedenti guerre arabo-israeliane in termini di linguaggio, vittorie fasulle e guadagni non dimostrati sul fronte militare.

Ad esempio, mentre Israele respingeva rapidamente le forze armate arabe su tutti i fronti nel giugno 1967, ovviamente con il pieno appoggio degli Stati Uniti e dell’Occidente, la leadership degli eserciti arabi dichiarava via radio di essere arrivata alle “porte di Tel Aviv”.

Le sorti sembrano essersi invertite. Abu Obeida e Abu Hamza, portavoce militari rispettivamente delle Brigate Al-Qassam e delle Brigate Al-Quds, nelle loro regolari e attesissime dichiarazioni forniscono resoconti molto accurati sulla natura della battaglia e sulle perdite delle forze militari israeliane in avanzata.

L’esercito israeliano, invece, parla di vittorie imminenti, dell’uccisione di “terroristi” senza nome e della distruzione di innumerevoli tunnel, ma raramente fornisce prove. Le uniche “prove” fornite sono gli attacchi intenzionali a ospedali, scuole e case civili.

Inoltre, mentre le dichiarazioni di Abu Obeida sono quasi sempre seguite da video ben prodotti che documentano la distruzione sistematica dei carri armati israeliani, nessuna documentazione di questo tipo suffraga le rivendicazioni militari israeliane.

OLTRE IL CAMPO DI BATTAGLIA

Ma la questione della credibilità israeliana, o meglio, della mancanza di credibilità, non si svolge solo sul campo di battaglia.

Fin dal primo giorno di guerra, medici palestinesi, operatori della protezione civile, giornalisti, blogger e persino persone comuni hanno filmato o registrato ogni crimine di guerra israeliano ovunque nella Striscia assediata. E, nonostante la continua interruzione di internet e dell’elettricità a Gaza da parte dell’esercito israeliano, in qualche modo i palestinesi hanno tenuto traccia di ogni aspetto del genocidio israeliano in corso.

La precisione della narrazione palestinese ha persino costretto i funzionari statunitensi, che inizialmente dubitavano dei numeri palestinesi, ad ammettere finalmente che i palestinesi stavano dicendo la verità, dopo tutto.

Barbara Leaf, Assistente Segretario di Stato per gli Affari del Vicino Oriente, ha dichiarato a una commissione della Camera degli Stati Uniti, il 9 novembre, che le vittime di Israele in guerra sono probabilmente “più numerose di quelle citate”.

In effetti, ogni giorno Israele perde credibilità, al punto che le iniziali menzogne israeliane su quanto avvenuto il 7 ottobre si sono rivelate disastrose per l’immagine complessiva e la credibilità di Israele sulla scena internazionale.

Dietro la campagna di propaganda di Israele, con Alan Macleod

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STUPRO, ISIS E MEIN KAMPF

Nell’euforia di demonizzare la Resistenza palestinese – come modo per giustificare l’imminente genocidio di Israele a Gaza – il governo e l’esercito israeliani, poi i giornalisti e persino la gente comune, sono stati tutti reclutati in una campagna hasbara senza precedenti volta a dipingere i palestinesi come “animali umani” – secondo le parole del ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant.

A poche ore dagli eventi e prima che fosse condotta qualsiasi indagine, Netanyahu ha parlato di “bambini decapitati”, presumibilmente mutilati per mano della Resistenza; Gallant ha affermato che “giovani ragazze sono state violentate con violenza”; persino l’ex rabbino capo dell’esercito, Israel Weiss, ha detto di aver “visto una donna incinta con il ventre squarciato e il bambino tagliato fuori”.

 

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Persino il presunto “moderato” presidente israeliano Isaac Herzog ha rilasciato dichiarazioni ridicole alla BBC il 12 novembre. Alla domanda sugli attacchi aerei israeliani a Gaza, Herzog ha affermato che il libro Mein Kampf, scritto da Adolf Hitler nel 1925, è stato trovato “nel salotto di un bambino” nel nord di Gaza.

E, naturalmente, ci sono stati i ripetuti riferimenti alle bandiere dell’ISIS che, per qualche motivo, sono state portate dai combattenti di Hamas mentre entravano nel sud di Israele il 7 ottobre, oltre ad altre favole.

Il fatto che l’ISIS sia un nemico giurato di Hamas e che il Movimento palestinese abbia fatto tutto il possibile per sradicare qualsiasi possibilità per l’ISIS di estendere le proprie radici nella Striscia di Gaza assediata è sembrato irrilevante per la sgangherata propaganda di Israele.

Come era prevedibile, i media israeliani, statunitensi ed europei hanno ripetuto l’affermazione del legame tra Hamas e l’ISIS, senza alcuna discussione razionale o il minimo controllo dei fatti.

Con il tempo, però, le menzogne israeliane non sono state più in grado di resistere alla pressione della verità proveniente da Gaza, che documenta ogni atrocità e ogni battaglia e offusca ogni accusa israeliana.

Forse il punto di svolta dell’incessante serie di bugie israeliane è stato l’attacco all’ospedale battista Al-Ahli di Gaza City, il 17 ottobre. Anche se molti hanno adottato, e purtroppo ancora difendono, la menzogna israeliana – che un razzo della Resistenza è caduto sull’ospedale – la pura e semplice violenza di quel massacro, che ha ucciso centinaia di persone, è stata per molti un campanello d’allarme.

Una delle tante domande che sono sorte dopo il massacro dell’ospedale Baptist è la seguente: Se Israele era davvero onesto sulla sua versione dei fatti riguardo a ciò che è avvenuto nell’ospedale, perché ha bombardato tutti gli altri ospedali di Gaza e ha continuato a farlo per settimane?

HASBARA ISRAELIANA CANCELLATA

Ci sono ragioni per cui la propaganda israeliana non è più in grado di influenzare efficacemente l’opinione pubblica, anche se i media mainstream continuano a schierarsi con Israele, anche quando quest’ultimo commette un genocidio.

In primo luogo, i palestinesi e i loro sostenitori sono riusciti a “cancellare” Israele utilizzando i social media, che, per la prima volta, hanno sopraffatto le campagne di propaganda organizzate spesso per conto di Israele dai media aziendali.

Un’analisi dei contenuti online sulle più popolari piattaforme di social media è stata condotta dalla piattaforma israeliana di influencer marketing Humanz. Lo studio, pubblicato a novembre, ha ammesso che “mentre 7,39 miliardi di post con tag pro-Israele sono stati pubblicati su Instagram e TikTok il mese scorso, nello stesso periodo, 109,61 miliardi di post con tag pro-Palestina sono stati pubblicati sulle piattaforme”. Questo, secondo l’azienda, significa che le opinioni pro-palestinesi sono 15 volte più popolari di quelle pro-israeliane.

In secondo luogo, i media indipendenti, palestinesi e non, hanno offerto alternative a chi cercava una versione degli eventi diversa da quella che si sta verificando a Gaza.

Guerra di propaganda: i troll pro-Israele stanno facendo incetta di note della comunità di Twitter

Israele sta perdendo la battaglia per l’opinione pubblica occidentale. Come riferisce Alan Maclead, si è rivolto alla funzione Community Notes di Twitter, sperando di invertire la tendenza.

Notizie MintPress-Alan Macleod-16 nov


Un singolo giornalista freelance palestinese a Gaza, Motaz Azaiza, è riuscito ad acquisire più di 14 milioni di follower su Instagram nel corso di un solo mese grazie ai suoi reportage dal campo.

 

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In terzo luogo, l'”attacco a sorpresa” del 7 ottobre ha privato Israele dell’iniziativa, non solo per quanto riguarda la guerra in sé, ma anche per la sua giustificazione. Infatti, la loro guerra genocida contro Gaza non ha obiettivi specifici, ma non ha nemmeno una campagna mediatica precisa per difendere o razionalizzare questi obiettivi non specificati. Pertanto, la narrazione mediatica israeliana appare scollegata, disordinata e, a volte, persino autolesionista.

Infine, la pura brutalità del genocidio israeliano a Gaza. Se si dovessero accostare le menzogne dei media israeliani agli orribili crimini israeliani commessi a Gaza, non si troverebbe alcuna logica plausibile che possa giustificare in modo convincente l’omicidio di massa, lo sfollamento, la fame e il genocidio di una popolazione indifesa.

Mai la propaganda israeliana ha fallito in modo così clamoroso, e mai i media mainstream hanno fallito nel proteggere Israele dalla rabbia globale – in realtà, dall’odio ribollente – per il brutto regime di apartheid di Israele.

Le ripercussioni di tutto questo avranno sicuramente un impatto sul modo in cui la storia ricorderà la guerra israeliana a Gaza, che finora ha ucciso e ferito decine di migliaia di civili innocenti.

Un’intera generazione, se non di più, ha già costruito una percezione di Israele come regime genocida, e nessun numero di bugie future, di film hollywoodiani o di pubblicazioni di Maxim Magazine potrà mai attenuare questa percezione.

Ancora più importante, questa nuova percezione probabilmente costringerà le persone non solo a riesaminare le loro opinioni sul presente e sul futuro di Israele, ma anche sul passato – il fondamento stesso del regime sionista, a sua volta basato su nient’altro che bugie.


Fonte: MintPress News, 16 novembre 2023

Traduzione di Enzo Gargano per il Centro Studi Sereno Regis


 

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