Siria – A guardia del confine giordano | Tony Cartalucci*

Benché l’attenzione al conflitto siriano si è spostata quasi solo sui recenti attacchi di missili da crociera USA, ciò per cui gli attacchi sono mirati a porre le basi comporta implicazioni di ben maggiore portata. Si dovrebbe prestare particolare attenzione alle forze USA che operano sia entro il territorio siriano sia lungo i confini della Siria.

Normalizzare l’uso di armi di confronto a distanza come i missili da crociera rende più facile e probabile il dispiegarsi di tali attacchi nel prossimo futuro – particolarmente se la Siria e i suoi alleati non riescono a dimostrare una deterrenza significativa contro attacchi futuri. Tale pratica da parte degli stati Uniti insieme al ricorso abituale di attacchi aerei da parte dei loro alleati, Israele compreso, sul territorio siriano aprirà probabilmente la porta a un intervento militare più ampio e più diretto contro il governo siriano. gli attacchi punitivi diverranno sempre più uno sforzo concertato per smantellare il potenziale di combattimento siriano, il che inviterà i luogotenenti degli USA o gli USA stessi – o probabilmente una combinazione dei due – a rovesciare direttamente il governo siriano.

Appunto in preparazione a tale escalation, non solo le forze USA stanno continuamente espandendo la scala e l’ampiezza della propria presenza nella Siria orientale e le forze del membro NATO Turchia altrettanto in Siria settentrionale, bensì anche un esercito su procura a guida USA azionato ormai da anni in Giordania e in corso di dispiegamento.

La Giordania: l’altra “Turchia” 

È stato dalla Giordania che una colonna di blindati si è detto sia recentemente entrata in territorio siriano. La CNN in un articolo intitolato, “Coalition and Syrian opposition forces repel ISIS attack, (La coalizione e l’opposizione siriana respingono un attacco ISID). La CNN riferiva che le truppe della coalizione anti-ISIS e forze d’opposizione siriane alleate hanno respinto su base congiunta un attacco del gruppo terroristico in Siria meridionale. La coalizione a guida USA ha detto che che l’ISIS ha intrapreso sabato un complesso attacco alla guarnigione di At Tanf sul confine siro-giordano utilizzando una bomba non convenzionale (IED) auto-trasportata, cui han fatto seguito 20-30 combattenti con un assalto di terra in giubbotti da suicidi.

La CNN riferiva anche che l’ufficiale ha detto che alcune forze USA erano alla base al momento dell’assalto.

Per di più, i decisori della politica e le piattaforme dei media USA trattano da anni sia piani potenziali per una forza d’invasione in Giordania, sia sforzi continuativi di mettere in piedi una forza per procura in Giordania prima di spostarla in territorio siriano. Nel 2015, il Guardian in un articolo intitolato, “US begins training Syrian rebels in Jordan to become anti-Isis force” [Gli USA iniziano l’addestramento di ribelli siriani come prossima forza anti-ISIS] riferiva: Ufficiali giordani hanno detto giovedì a reporter che le forze di coalizione hanno iniziato l’addestramento di ribelli preselezionati in un sito del regno mediorientale. Ci si aspetta che inizino attività analoghe in località della Turchia, Arabia Saudita e Qatar.

Un articolo del 2016 del Washington Post intitolato, “Revamped U.S. training program, with new goals, has trained fewer than 100 Syrians so far” [Il programma attualizzato d’addestramento USA, con nuovi obiettivi, ha formato finora meno di 100 siriani] riferiva: Ufficiali USA considerano modi per intensificare l’addestramento di combattenti siriani in funzione anti-iSIS mentre il Pentagono avanza cautamente con un programma attualizzato per creare un’efficace fanteria locale.

La serie d’impedimenti alla creazione di un “esercito d’opposizione” da zero, e addirittura nell’addestramento e nell’effettivo utilizzo dei gruppi militanti e terroristici esistenti può essere il motivo per cui gli USA hanno anche cercato di creare una loro grossa e crescente presenza militare in Giordania.

Nel 2013, la Heritage Foundation pubblicava un articolo intitolato “Hagel Announces Deployment of U.S. Troops to Jordan in Response to Worsening Syria Crisis” [Hagel annuncia il dispiegamento di truppe USA in Giordania reagendo alla crisi siriana in peggioramento] che afferma: Benché inizialmente incaricate di avere un ruolo di sostegno assistendo la Giordania a sviluppare piani precauzionali per mitigare i contagiosi effetti destabilizzanti della guerra civile siriana, le truppe potrebbero “potenzialmente formare una task force congiunta per operazioni militari, su eventuale ordine”. Il personale del quartier generale disporrà le fondamenta per una presenza militare formale USA che potrebbe aumentare a 20.000 unità o più, se il governo Obama attiverà piani precauzionali per un intervento militare USA di prima grandezza.

Secondo la maggior parte delle valutazioni dei vari media occidentali, in Giordania attualmente stazionano circa 1.000-2.000 militari USA. Espandere tale presenza a 20.000 o più unità verrebbe sicuramente notato dall’intelligence siriana, russa e iraniana. Analogamente, la creazione e il dispiegamento di una forza d’invasione in vasta scala creata dagli alleati USA del Golfo Persico o dal membro NATO Turchia verrebbero notati ben prima di aver un’occasione di assalire il territorio siriano.

Invasione o ulteriore balcanizzazione?

Invece di un’invasione su vasta scala, un’opzione più probabile è la progressiva balcanizzazione della Siria, con la Turchia che già ne detiene un importante territorio nel nord, Israele che mantiene la decennale occupazione delle Alture del Golan ad ovest, truppe USA che occupano un territorio siriano ad est, insieme ai terroristi sponsorizzati dal[le monarchie del] golfo Persico nella città orientale di Raqqa e quella settentrionale di Idlib.

Un’incursione a guida USA nella Siria meridionale potrebbe analogamente sottrarre territorio seppur mancando di raggiungere Damasco o di rovesciare il governo in sella in tale zona.

Con l’attenzione concentrata altrove – particolarmente lungo il confino siro-turco e fra le varie operazioni mirate alla riconquista di Raqqa e Idlib – la Giordania ha goduto di una relativa trascuratezza nelle analisi geopolitiche. Però, mentre s’avvicina la partita finale con la crescente disperazione USA, il ruolo della Giordania come luogo di attuazione e potenziale vettore d’intrusione in Siria per truppe aggiuntive USA e la sottrazione di altro territorio siriano si deve notare e portare alla pubblica attenzione.

Inoltre è importante che il pubblico capisca che la “nuova politica” americana sulla Siria è semplicemente una riedizione di anni, anzi decenni, di tentativi di usare la forza militare indiretta e diretta contro lo stato siriano per deporne il governo e creare uno stato fantoccio o fallito in sostituzione. Mentre molte motivazioni personali e politiche verranno attribuite al presidente USA Donald Trump sul perché “lui” stia perseguendo un’aggressione intensificata contro la Siria, si dovrebbe notare che i piani che “lui” sta ora attuando stavano da anni sulla scrivania dell’ex-presidente in attesa del momento giusto per la messa in pratica – solo complicati dalla resistenza della Siria e dall’intervento russo del 2015.

Con questo in mente, e con una pressione sul proprio governo, la Giordania può riportare sotto controllo le forze USA in azione dal proprio territorio, impicciando seppur lievemente le ambizioni USA di aumentare ancora il tragico, perdurante conflitto siriano.


* ricercatore geopolitico e scrittore con sede a Bangkok, appositamente per la rivista online New Eastern Outlook. http://journal-neo.org/2017/04/14/syria-watching-the-jordanian-border/

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis

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