Susa o Bussoleno o Llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantysiliogogogoch?
Lo so. Probabilmente nessuno è riuscito a leggere il titolo fino alla fine. Eppure che ci crediate o no il paese di Llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantysiliogogogoch esiste, è in Galles ed è la città con il nome più lungo del mondo. Naturalmente il titolo è una provocazione e si inserisce nell’attuale dibattito su quale sia la collocazione migliore per la stazione internazionale della nuova linea Torino Lione.
Susa è dal 2012 candidata ad ospitarla, tanto che l’archistar Giapponese Kuma aveva già presentato il suo progetto tra i plausi dei soliti noti, vivi, vegeti o buonanime. Il fatto che il nome “Kuma” suoni come il “Vuoto”, come la “regione astratta e disabitata”, nata dalla fantasia di Tolkien, non ha portato fortuna all’architetto Giapponese. Dopo undici anni la stazione internazionale è rimasta un bozzetto, un render nel quale la piana di Susa, dove sarebbe dovuta sorgere, assume le sembianze di un eden dimenticato o, forse, non ancora scoperto. Ciò che è stato fatto è l’occupazione dei suoli e l’apertura “manu militari” del cantiere di San Didero, necessario per accogliere il nuovo autoporto dopo la chiusura e la demolizione di quello di Susa.
Bussoleno, con il cambio di amministrazione, ha “rotto gli indugi”, “cambiato passo” e la Sindaca si è affrettata ad inviare una accorata missiva alla cricca del TAV candidandosi a sottrarre la stazione internazionale all’amministrazione segusina.
A stretto giro la Città di Susa ha risposto, fra stizza, disappunto e quasi frignando, che la collocazione della stazione a Susa era decisione ormai presa da divinità immanenti, iscritta nella pietra e perciò immodificabile. Perdio! Vorrà pur dire qualcosa essere da anni fedeli al partito trasversale delle grandi opere? Non esiste che un’amministrazione si sveglia “SI TAV” e subito reclama la sua parte.
Fra i due sindaci, che si strattonano il giochino multimilionario della stazione internazionale (48,5 milioni di euro, pari alla spesa sanitaria annuale pro capite per circa 19.000 persone – report 2020 OCSE), entrano a gamba tesa nientepopodimeno che istituzioni locali e nazionali le quali, vista l’importanza e il valore economico della contesa, aprono un dossier sul possibile spostamento della stazione da Susa a Bussoleno.
Di tale dossier ne dà notizia, il 7 agosto 2023, La Stampa titolando “Tav low cost: con la stazione a Bussoleno anziché a Susa un risparmio di 1,9 miliardi”.
Ora, se stessimo parlando di una grande opera necessaria, sulla cui utilità si fosse alzato un coro di voci unanime, proveniente anche dalle comunità locali, sarebbe lodevole questa ricerca del massimo risparmio da parte dei promotori e costruttori. Purtroppo, a parte le magniloquenti parole utilizzate per anestetizzare le intelligenze e far digerire 30 anni di disagi e perenni danni ambientali, sappiamo benissimo che le cose non andranno in questa direzione. Ciò che è terribilmente grave è che di fronte a decenni di lavori, sondaggi geognostici, consulenze, una molteplicità di progetti definitivi e di sperpero di denaro pubblico, promotori e costruttori non abbiano ancora una idea chiara su importanti elementi di un progetto di così grande portata e di così pesante impatto sulle casse pubbliche e sull’ambiente.
Se, per pura onestà intellettuale, volessimo vedere della ragionevolezza nella proposta della Sindaca di Bussoleno e nelle ragioni addotte, rimangono i presupposti dell’inutilità della nuova linea ad alta velocità fra Torino e Lione e del pesantissimo impatto ambientale, dimostrati da dati, numeri, statistiche e indici oggettivi e riproducibili. Tanto per ricordare qualche dato ad amministratori e politici dalla memoria corta la costruzione della NLTL immetterà in atmosfera circa 10 milioni di tonnellate di CO2, che verranno compensate, a detta di TELT, dopo 15 anni di pieno utilizzo della linea.
Nel 2020 però un rapporto della Corte dei conti europea rivaluta i 15 anni indicati da TELT, smentendoli e dichiarando che la compensazione avverrebbe in almeno 25 anni di utilizzo, che salirebbero a 50 nel caso di un utilizzo insufficiente della linea.
Il problema dell’immissione di CO2 in atmosfera è solamente uno dei molteplici impatti sui beni comuni (terra, acqua, paesaggio) derivanti dall’apertura dei cantieri in Valle di Susa.
Se è l’intera NLTL a non essere né necessaria, né utile perché dovremmo perdere tempo a discutere sul luogo dove costruire la stazione internazionale?
Torniamo ora a Llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantysiliogogogoch. I suoi abitanti non sanno nulla della Valle di Susa, dei paesi che la compongono e della minaccia rappresentata dalla volontà delle lobbies di costruire una nuova linea ferroviaria ad alta velocità fra Torino e Lione.
Per stare dentro alla provocazione Llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantysiliogogogoch poteva essere sostituito con Bitonto, Ottawa, Nanchino o Å nelle Lofoten, che è anche il paese con il toponimo più corto.
Chiamare in causa questo piccolo comune del Regno Unito, che detiene il primato del toponimo più lungo, o qualsiasi altra località del mondo serve esclusivamente per affermare che l’intero sistema TAV Torino Lione, con tutti i suoi interessati personaggi, è caduto da tempo e con tutta la sua sfrontatezza nell’approssimazione, nel dilettantismo e nel ridicolo.
Imbocco del tunnel di base a Venaus?
No, meglio a Susa!
Solo trasporto merci?
No, anche passeggeri altrimenti ci bocciano l’alta velocità!
Stazione internazionale a Susa?
No, forse è meglio a Bussoleno!
Nuova tratta nazionale?
No, meglio ammodernare la linea storica!
Tunnel dell’Orsiera?
Boh? Vediamo, potrebbe anche non servire più!
Di fronte a varianti di progetto di tale portata ci si chiede se sono sprovveduti, incapaci oppure colpevolmente consapevoli di costruire l’ennesima cattedrale nel deserto e di avere mandato di impiegarci il maggior tempo possibile.
Se non ci fossero in ballo soldi pubblici sottratti alle necessità primarie della gente e beni comuni minacciati o irrimediabilmente compromessi ci sarebbe da sorridere assistendo al susseguirsi dei loro dossier, delle soluzioni low-cost, dello spostamento di cantieri, del far finta di accontentare tutti per non scontentare davvero nessuno.
Potremmo sforzarci di sorridere di fronte a tali boutade progettuali e giornalistiche ma non ci riusciamo.
Non possiamo dimenticare che ogni loro decisione è sempre stata presa a discapito o a danno delle popolazioni locali e del movimento NO TAV. Hanno deciso comodamente dalla loro zona di comfort, protetti dallo Stato e dalla disponibilità piena e servile delle Forze dell’Ordine e delle Procure. E hanno deciso e convinto parte dell’opinione pubblica diffondendo falsità e slogan vacui, reprimendo il dissenso, denunciando le persone con idee diverse dalle loro. Hanno chiesto di braccarci nei boschi, di brandire manganelli, di intimorirci con le continue denunce, di raccontarci e presentarci all’opinione pubblica come brutti, sporchi e cattivi.
Una sola cosa mi consola. Ovunque apriranno un nuovo cantiere, a Bussoleno, a Susa, a Rivalta ci troveranno sempre sul loro cammino e saranno sempre costretti a rinchiudersi dietro le sbarre. Quelli “dentro”, con gli orizzonti rigati dal filo spinato o oscurato dai betafence sono loro! Non noi.
Sig, Mairone,
ho letto l’articolo qui sopra ripubblicato sul sito del movimento No TAV. Voglio con brevità e senza eccessi esprimere il mio apprezzamento per la qualità dell’articolo, in particolar modo la scrittura e l’esposizione dei dati. In siti di attivismo come quello in cui ho trovato il suo articolo spesso i fatti sono esposti con un atteggiamento che spesso sfocia nello sfogo e nel grido messo per iscritto, trovandosi in posizione eccessivamente partigiane – come se i dati e la storia non fossero sufficienti a dimostrare la ragione e debbano essere compensati con aggettivi e ripetizioni.
La ragione si dimostra con i fatti e si raggiunge con il dibattito in seguito all’esposizione di questi.
Le scrivo un commento dato che non trovo altro modo per contattarla.
A.D.
Grazie Sig. Alberto per il suo commento, che è un invito a scrivere ancora su questi temi che tanto mi stanno a cuore. Spero di incontrare, ancora, il suo apprezzamento.