New York Times: ennesima isteria anti-russa

Richard E. Rubenstein

Putin è un autocrate senza scrupoli, ma ancora una volta i media informativi, come il New York Times, assumono la “minaccia russa” in modo del tutto sbagliato.

Un po’ di tempo fa sfidai un gruppo di laureandi a trovare un articolo del New York Times scritto negli ultimi cinque anni che avesse qualcosa di favorevole da dire sulla Russia. La loro vasta ricerca scovò un articolo pubblicato nel 2021 che descriveva gli effetti benefici del riscaldamento globale sui paesi freddi, intitolato “Come la Russia incassa dal riscaldamento globale”. Al di fuori di questo, la nutrita schiera di specialisti di Russia del quotidiano non riferivano virtualmente alcunché sulla nazione più popolosa d’Europa se non storie ritraenti Vladimir Putin e la Federazione Russa come intriganti cospiratori, governanti corrotti e incompetenti, impiccioni nelle elezioni di altre nazioni, brutali oppressori della propria gente, e aggressivi espansionisti minacciosi per l’indipendenza e la libertà di tutti gli altri.

Non si deve essere ammiratori di Putin o del suo regime di estrema destra per considerare tale   trattazione così squilibrata e russofobica da equivalere a una forma di istigazione bellica. Si prenda in considerazione un recente articolo di David Sanger e Steven Erlanger intitolato “L’Europa si sta snebbiando sulla gravità delle minacce di Putin”. Vale la pena esaminare come opera questa sorta di giornalismo.

La storia comincia (e per molti aspetti finisce) affermando un’ipotesi sui loschi motivi della Russia come dato di fatto, Secondo i reporter, Putin “aveva un messaggio” per i leader occidentali riuniti a Monaco per un convegno, cioè: “Nulla di quel che hanno fatto finora – sanzioni, condanna, tentativo di contenimento – cambierebbe le sue intenzioni di scardinare l’ordine mondiale attuale”. Non c’è alcuna prova citata per tale “messaggio” perché non esiste, salvo che come metafora. L’ipotesi dell’autore è che essendo Putin un aggressore congenito, l’invasione russa all’Ucraina e il tentativo di far valere il suo controllo sulle province russofone di Donetsk e Luhansk sono molto probabilmente un preludio a ulteriori aggressioni ad altri stati europei.

Foto Nato Left to right: President Volodymyr Zelenskyy (Ukraine) with NATO Secretary General Jens Stoltenberg (CC BY-NC-ND 2.0)


La fonte citata per questa conclusione è il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg, che “si è ripetutamente riferito a recenti conclusioni d’intelligence per cui entro da tre a cinque anni Putin potrebbe tentare di mettere alla prova la credibilità della NATO attaccando uno dei paesi ai confini con la Russia, quasi certamente una piccola nazione baltica.”

Se questa frase non lascia perplessi è perché non ci si sta attenti. Che specie di “conclusioni d’intelligence” proiettano un eventuale attacco da parte di una grande potenza fra “tre-cinque anni”?  Quanto è affidabile una tale previsione? Perché la Russia sferrerebbe un tale attacco a un membro NATO – semplicemente “per collaudare la credibilità della NATO”? Non capirebbe che attaccare una “piccola nazione baltica” attiverebbe l’intera alleanza? E perché, perché mai i reporter del [NY]Times accetterebbero e citerebbero questa fantasiosa speculazione senza chiedere a Jens Stoltenberg, ben noto falco e fautore dell’espansione NATO, di darne ragione?

Di fatto, non c’è prova che i russi stiano programmando un’azione del genere, né che ci sia una qualche ragione per farlo. Putin si è mosso contro l’Ucraina solo dopo che il suo governo eletto pro-russo fu rovesciato nel 2014 in una rivolta fomentata dall’Occidente, al che USA e NATO annunciarono la loro intenzione d’incorporare la nazione nella NATO, ed eruppe una guerra civile nelle province orientali russofone, e gli Stati Uniti dichiararono “non-starter” [neppur degna di considerazione -ndt] la proposta russa di negoziare su minacce percepite ai suoi interessi vitali. Avendo la Russia perso più di 45.000 militari nella guerra in Ucraina, l’idea che i dirigenti russi vogliano attaccare un membro effettivo NATO come la Lettonia, la Lituania, o la Polonia dichiarando così guerra a tutti gli altri membri NATO compresi gli USA è insensata.

Ma le ipotesi, per quanto insensate, esigono che i loro autori producano qualche sorta di prova se vogliono essere considerati minimamente credibili. Sanger ed Erlander perciò offrono tre informazioni intese come probative. Prima, annotano che “la Russia ha fatto il suo primo progresso importante in Ucraina in quasi un anno con la presa della città in rovine di Avdiivka, ad enorme costi umani per ambo i contendenti”. Poi, fanno notare che “la morte sospetta di Aleksei A. Navalny in una remota prigione artica ha reso ancor più chiaro che Putin non tollererà alcun dissenso con l’approssimarsi delle elezioni”. Infine, si riferiscono alla scoperta USA che “Putin sta forse programmando la collocazione di un’arma nucleare nello spazio [extraterrestre]” – un’arma anti-satellite che potrebbe “spazzar via i tessuti connettivi delle comunicazioni globali”.

Whew! ‘Sti russi sono proprio dei bastardi, o no? Ma si noti che le imputazioni, fossero pur vere, mancano di comportare la pur minima intenzione aggressiva verso l’Europa.

I russi stanno vincendo la guerra in Ucraina.

Sì, è così già dacché la tanto strombazzata “controffensiva” ucraina dell’estate 2023 non è riuscita a raggiungere i propri obiettivi. Ma i guadagni territoriali russi nella regione del Donbass implicano che attaccheranno Kyiv stessa o invaderanno qualche altra nazione? Chiaramente no. L’ultima cos ache Putin e colleghi vogliono è un’altra guerra impegnativa. Mentre il regime di Biden incolpa il Congress e una supposta carenza di munizioni per la caduta di Avdiivka – un esercizio di finzione storica – i reporter del [NY]Times continuano a promuovere la nozione paranoica che Putin sia un inguaribile megalomane che semplicemente non ce la fa a smettere di aggredire. Tutto il frastuono è inteso a distrarre l’attenzione from the need for a negotiated settlement that recognizes Ukraine’s independence and right to join the EU, and the eastern provinces’ independence and right to join the Russian Federation.

Putin è responsabile della morte di Alex Navalny.

Di nuovo, questo è vero ma irrilevante per l’argomento in trattazione. Che agenti russi o meno abbiano avuto a che fare con l’avvelenamento di Navalny nel 2020, il regime lo ha processato su accuse gonfiate e l’ha incarcerato in una colonia al circolo polare, dove è morto a 47 anni. Questa è stata una tragedia ma non una grossa sorpresa. Con la breve eccezione del regime di Gorbaciov (1985-1991), i governanti russi dagli zar in avanti hanno sovente perseguitato i dissenzienti interni, e il governo di Putin non è un’eccezione. ma questo non costituisce una minaccia all’Europa salvo che per un ideologo neocon in cerca di montare un tentativo estremo da neo-guerra-fredda fra blocchi “democratici” e “autoritari”.

Per favore risparmiateci un ritorno alla teologia politica di Whittaker Chambers [spia prima URSS (1932-38), poi USA (’38-52), processato, poi medaglia postuma da Ronald Reagan – wikepedia] e dei fratelli Dulles! L’idea che Putin sia una specie di avventuriero hitleriano o napoleonico con un complesso da messia può sembrare convincente a qualche neocon USA e NATO, ma quasi tutta la gente sensata capisce che è una fantasia infestata da preconcetti.

La Russia sta programmando di collocare un’arma nucleare anti-satellite nello spazio.

Potrebbe darsi …, ma i reporter del [NY]Times e altri periodici fan sì di trasmettere questa accusa del capo della National Security USA John Kirby senza chiederne prova né indagare sul perché i capi russi considerebbero di farlo. In quanto alla prova, la presunta evidenza del presunto piano è ovviamente “classificata”. In quanto al motivo, potrebbe essere che gli USA stiano usando i loro oltre 300 satelliti militari per trasferire informazioni di spionaggio sui movimenti delle truppe russe ai militari ucraini, che li usano per uccidere i combattenti russi? Ma non è possibile trovare alcuna trattazione degli eventuali motivi in questi resoconti. Né ciò è necessario se si accetta l’idea che Putin aggredisca perché è un aggressore. Dopo tutto, ha poco senso indagare sui motivi del diavolo di essere diabolico.

Riassumendo:

La “prova” delle cattive intenzioni verso l’Europa da parte russa si riduce a un’ipotesi sulla mala natura dei suoi capi. Di particolare rilievo è l’assenza di qualunque altro tessuto connettivo fra i tre elementi detti costituire la minaccia russa. La vittoria ad Avdiivika, la morte di Navalny, e il presunto piano sull’arma anti-satellite sono elementi informativi o speculativi scollegati, ma agitati in sequenza (con tono seriamente preoccupato) inteso ad avvisare che “arrivano i russki! Fate cerchio coi carri!”

Il che nell’insieme fa pensare a che cosa mai il New York Times consideri “giornalismo responsabile”. L’accumulo di informazioni scollegate presentate come dimostrazione di una motivazione indimostrabile è uno dei più antichi trucchi nei manuali. Non è ora che i giornalisti imparino a rendersi reporter e interpreti indipendenti delle notizie anziché megafoni schiavizzati dei politici e delle multinazionali belliciste? Mi sono focalizzato su reporter del [NY]Times , ma i giornalisti radiotelevisivi sono semmai ancor meno incline a pensare criticamente su tali sospetti che i loro colleghi della carta stampata. Che l’argomento sia la Russia di Putin, la Cina, o l’Iran, la supposizione indiscussa, non dimostrata, è sempre che c’è qualche avversario demoniacalmente aggressivo in cerca di mangiarci il pranzo.

Il problema con tale approccio, dovrebbe essere chiaro, è non solo che crea un senso esagerato di minaccia, ma che produce anche una reazione pseudo-difensiva esagerata. Avendo fallito nell’ assorbire l’Ucraina, come la NATO minacciava di fare già fin nel 2008, i suoi membri adesso si riarmano fino ai denti per “scoraggiare” un’inesistente minaccia russa all’Europa. Questo riarmo, combinato con un rifiuto di negoziare problematiche di sicurezza, potrebbe essere considerato una seria minaccia dalla Russia? Certamente! E così, l’esagerazione iniziale della minaccia può finire per produrre una minaccia reale e, quanto mai possibile, una guerra reale.

In tempi come questo si può solo sperare che qualche leader sano di mente sostenuto da un pubblico stanco di retorica incendiaria e uccisioni superflue chieda un arresto di supposizioni sciovinistiche di essenziale innocenza da parte nostra e di essenziale aggressività altrui. Che tali supposizioni generino miliardi di dollari in profitti per le grandi aziende militari industriali non le rende facili da estirpare. Pur così, possiamo esigere che i giornalisti che dovrebbero saperne di più smettano di spacciare queste bugie ed esagerazioni – e un numero crescente di cittadini dallo sguardo nitido diranno allora “Amen!”.

 

EDITORIAL, 4 Mar 2024

#838 | Richard E. Rubenstein – TRANSCEND Media Service

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis


 

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