Le Madri delle Piazze d’Italia | Seconda puntata: le Mamme in Piazza per la Libertà di Dissenso di Torino

Daniela Bezzi

Ed eccoci alle Mamme di Torino, (per la serie Le Madri delle Piazze d’Italia | Seconda puntata) nell’imminenza della marcia che fra poche ore (12 giugno) vedrà in gran rilancio la corale opposizione al progetto della Torino-Lione in Val di Susa. E che di nuovo il prossimo giovedì, 17 giugno, si ritroveranno sotto le mura del Carcere le Vallette per il bi-settimanale appuntamento con Fabiola, la ‘figlia adottiva’ tuttora prigioniera dello stesso incubo giudiziario che l’anno scorso aveva condannato Nicoletta Dosio, che fino a poco tempo fa teneva dietro le sbarre Dana Lauriola – e che anche senza sbarre continua a complicare la vita dei loro figli veri, Jacopo, Eddi, Alice, Mattia, Nicola, Nena lunga lista di inquisiti costretti da anni all’osservanza di misure preventive che limitano le loro più sacrosante libertà.

Le Madri delle Piazze d’Italia | Seconda

Da sinistra: Diana Paoli, Rosa Lupano, Paola T., Lorena Sancin, Maria Bucci, Giulia Guidobaldi, Nicoletta Salvi, Irene Martinengo, Angela Ciambrone

Precisamente sullo sfondo di questa situazione, così impattante su tanti fronti e soprattutto su quello giudiziario e penale, nasce nei primi mesi del 2016 questo comitato di Mamme. O per meglio dire: si forma “perché dopo che ti sei incrociata più volte negli stessi corridoi del tribunale o dagli avvocati, è venuto naturale sentirsi sempre più spesso un po’ tra tutte, per cercare di capire, farsi forza a vicenda…

Per rispondere, anche dentro di noi, a quell’ingiustizia che ormai sentivamo sulla nostra stessa pelle. Non a causa dei nostri figli ma con loro, a fronte di reati che man mano che ci venivano illustrati non potevamo considerare crimini ma semmai tutt’altro: espressione di solidarietà, di cittadinanza attiva, di pensiero critico o come minimo appunto dissenso, in coerenza con i principi che noi stessi genitori avevamo inculcato”. E fino a prova contraria il Dissenso sarebbe un diritto sancito dall’art 21 della Costituzione che testualmente recita: Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.  

Giulia è la prima che prova a rievocarmi la stranezza di trovarsi svegliata all’alba dagli agenti della Digos, con un mandato di perquisizione per chissà cosa il figlio aveva fatto, tot-anni fa. “Non potrò mai dimenticare l’assurdità della situazione, con la versione della stessa storia che mi arrivava come in stereofonia, perché c’è sempre l’agente buono che fa da contraltare a quello cattivo. In soldoni mio figlio era implicato e me lo portavano via. La sua più imperdonabile colpa era l’affiliazione al Centro Sociale Askatasuna. Per Torino è sinonimo delle peggior cose, nonostante la quantità di situazioni straordinarie che vi si organizzano, come ho potuto più volte constatare. Per esempio durante la pandemia: raccolta di cibo e fondi per i bisognosi, tamponi a prezzi politici, assistenza agli immigrati e così via.”

È comunque nei primi mesi del 2016 che la lista dei giovani indagati, ormai da mesi sottoposti a misure cautelari molto dure se non già in carcere, arriva a 28. E relative genitrici. Parte una petizione su Change.org e nel giro di pochi giorni le firme sono oltre 1500.

La data in tutti i sensi memorabile è il 25 aprile di quello stesso anno, 2016, con una vera e propria folla che si riversa in corteo nella Piazza Castello di Torino. E le Mamme in gran debutto con il loro striscione e le foto dei loro figli, sorridenti e bellissimi, orgogliosamente esposte in cima ai bastoni a mo’ di santini.



Stella Libera / Ennio Libero / Jacopo Libero / Mattia Libero / Alice Libera, sensazionale colpo d’occhio, soprattutto quando in una piazza ormai gremita, il gruppetto riesce a guadagnare la prima fila sotto il palco, dove Fassino, Chiamparino & Co stanno vanamente tentando di farsi sentire nel frastuono che cresce. “Voglià-Mo-Parlare. Voglià-Mo-Parlare



Finché incredibilmente se ne vanno! Uno dopo l’altro. Incurviti, l’immagine della resa: voltano le spalle e si ritirano. A rivederla adesso una simile situazione sembra marziana, ma è successa davvero, come documenta il video su FanPage che avete appena visto. E che si è concluso in Vera Gloria, per il Comitato delle Mamme, quando Diana Paoli ha preso il microfono e con suprema compostezza ha recitato alcuni brani dell’appello già diffuso su Change.org:

Non hanno rubato soldi pubblici, non hanno corrotto e non sono stati corrotti (…) Hanno manifestato contro quel treno ad alta velocità Torino-Lione che saccheggia le risorse pubbliche, hanno difeso le aule dell’università dall’incostituzionale presenza di fascisti estranei a quelle aule, hanno tentato di difendere il diritto all’abitare di famiglie travolte dalla crisi.

(…) Ebbene, questi ragazzi e queste ragazze sono stati sottoposti a misure molto dure: c’è chi non può più vivere a Torino, e chi non può uscire da Torino, neanche per andare a trovare i genitori; c’è chi deve recarsi quotidianamente a firmare in caserma e chi deve restare chiuso in casa dalla sera all’alba; e ci sono gli ‘incarcerati in casa’, in stretto isolamento, costretti alla perdita del lavoro, allontanati dalla frequentazione dei corsi universitari, impediti negli affetti. Tutti fortemente limitati, nella loro libertà.

(…) Come genitori, amici, cittadini riteniamo che il ritiro delle misure cautelari preventive per tutte e tutti sia il primo indispensabile passo per interrompere questo corto circuito e ristabilire il diritto al dissenso.”

Momento memorabile. Che il 18 luglio dello stesso anno, in coincidenza con il primo consiglio comunale dell’era-Appendino (solo da pochi giorni eletta ai vertici dell’Amministrazione torinese), ebbe un significativo seguito con la delegazione organizzata proprio dalle Mamme, per la consegna di una lista ancor più lunga di firme, fra cui anche quella di Heidi Giuliani: innanzitutto al capo della Procura di Torino Armando Spataro, e poi alla stessa sindaca neo-eletta.

Mesi successivi. La situazione prosegue, si aggrava, o in qualche modo si aggiusta a seconda dei casi, fino a che nel 2017 per quattro delle Mamme si aggiunge l’eccezionale ansietà dei figli in Rojava. Jacopo, Paolo, Fabrizio, Maria Edgarda (Eddi per gli amici) hanno deciso di partire per il Kurdistan per condividere dall’interno quella straordinaria esperienza di integrale democrazia, costituita dalle unità di protezione popolare delle YPG e YPJ.

La missione viene presentata come viaggio di studio, per documentare una storia di cui in Italia si sa poco – e si prolungherà quasi un anno, ben più del previsto. E con quell’esperienza di sospensione indicibile, senza notizie per giorni, in un turbinio di sentimenti che rimescolano insieme la paura con il sentimento di abbandono, l’orgoglio di essere madri di figli eccezionali con il terrore di averli proprio persi, le Mamme di Torino continuano sì nel loro impegno di Comitato – ma chiudendosi ogni tanto anche a riccio, come ben rievoca Roberta Lena nel suo Dove Sei? (People Edizioni, 2020), toccante resoconto di quel viaggio anche nelle pieghe di se stessa, cercando di inseguire le mosse della figlia. Che a un certo punto al fronte ci va davvero, e armata di fucile, come combattente.

Per Diana Paoli la rievocazione di quel periodo resta difficile tuttora. “Provo a riavvolgere il nastro della memoria e l’unica cosa che riesco a ricordare è la paralisi, addirittura fisica, senz’altro mentale. Come se impedendomi di pensare, agendo in automatico, potessi meglio controllare la paura che altrimenti avrebbe avuto il sopravvento. Giorni e giorni senza ricevere notizie, quelle poche ridotte all’essenziale per la difficoltà di connessione in zone con scarsa copertura. E poi, un bel giorno, ecco la telefonata di mio figlio che mi chiede come sto, cosa che non ha mai fatto… e men di un’ora dopo è lì che mi suona al campanello, gioia pura.”



In un paese normale la vicenda di Jacopo, Eddi, Paolo, Fabrizio, avrebbe meritato i più grandi onori. Se non altro come testimoni (e perché no, anche come combattenti) di una guerra contro il temibile Daesh, insomma contro l’Isis, che i curdi hanno combattuto anche per noi. Invece eccoli di nuovo trascinati in Tribunale, dinnanzi ai giudici della procura di Torino che sulla base dei reati e comportamenti pregressi, ovvero in modo del tutto pregiudiziale, li ha condannati a varie ‘misure di sicurezza preventiva’ e (nel caso di Eddi) alla ‘sorveglianza speciale’, provvedimento repressivo introdotto nell’ordinamento giuridico italiano durante il fascismo e mai rimosso.

Vicenda inquietante. Con un particolare aspetto d’incredibilità che ci riguarda (credo) in molti, o senz’altro riguarda me. Io di questa storia delle Mamme non ho visto nulla. Nonostante mi sia spesso capitato di trascorrere dei periodi di lavoro a Torino per via del ciclo di eventi India Invisibile che ha coinvolto anche il CSSR, e quindi spesso a contatto con un certo attivismo studentesco, volantini sui muri, messaggi, convocazioni al Campus Luigi Einaudi… io ho sicuramente saputo della cronica repressione in Val Susa per via del TAV, ho saputo di Eddi, ma questo Gruppo di Mamme in Piazza per la Libertà di Dissenso le ho messe finalmente e davvero a fuoco solo lo scorso autunno, per via della detenzione di Dana Lauriola.

Di cui NB mi sono accorta solo perché veniva subito dopo quella di Nicoletta Dosio e per i medesimi fatti. Ed ecco che ogni santo giovedì pomeriggio, con qualsiasi tempo, queste eroiche Mamme me le rivedevo lì, sotto le mura delle Vallette. A volte sono in parecchie grazie ai rinforzi delle Fomne (= Femmine) dalla Val di Susa, a volte solo loro quattro gatte.



“Beh, una simile disattenzione… non è normale, non sembra anche a te? Dovresti scriverlo” mi fa notare infatti Nicoletta, durante un collegamento Zoom tra Mamme. “Con tutta la fatica che facciamo, per cercare di bucare l’indifferenza, settimana dopo settimana a ritrovarci lì, e per giunta in gruppo…!”

Già. Ci illudiamo di vivere in un mondo perennemente connesso sui più diversi canali, virtualmente in grado di vedere tutto – e ci scopriamo semi-ciechi su vicende che dovrebbero vederci in naturale sintonia. Mi consolo pensando a come tutta questa storia è stata a un certo punto vista anche dall’autorevole Biblioteca UDI di Palermo, dall’altro capo dello stivale, con Ketti Giannilivigni, che per prima intercetta il Coro delle Grida su Facebook ogni santo giovedì, sotto la luce dei lampioni sempre più livida andando verso l’inverno, incuranti delle Forze dell’Ordine mentre scaricano l’altoparlante, gli attaccano il microfono che poi si passano l’un l’altra secondo un copione, qualche pausa musicale per riprender fiato.

“Danaaa… siamo quiiiii… anche oggiiii… per portarti il nostro affettoooo… e per salutare insieme a te tuttteeee e tuttiiiii… i nostri compagniiii… di resistenzaaaa…“.

Grida gridate con quanto fiato le donne possano avere in gola. Grida che non possono non colpire anche l’ex parlamentare Daniela Dioguardi che lì per lì non ci credeva “che un caso così potesse succedere in Italia! Che il solo amplificare il proprio dissenso dentro un megafono, come nel caso di Dana, con la recidiva del non pentimento, potesse giustificare una condanna di due anni! E quanti ergastoli dovrei scontare io, che senz’altro non mi pento per tutte le volte che ho avuto un megafono in mano?”

Così è successo che già da prima di Natale, ai messaggi urlati al microfono alle Vallette di Torino, si sono aggiunti anche quelli delle Donne UDI di Palermo, e poi quelli delle Mamme contro la repressione di Cagliari di cui ci siamo già occupate nel primo capitolo di questo ciclo e poi il messaggio della Mamme No Tap di Melendugno. Impossibilitate a spostarsi dalle varie Zone Rosse, ma decise a farsi sentire almeno in viva voce, con il cellulare attaccato al microfono e poi postate pure loro sul web.



“Da lì siamo partite. Appelli, lettere, per ben due volte a Mattarella, che non ci ha risposto… anche a Liliana Segre (siamo in attesa).


Le Madri delle Piazze d’Italia | Seconda
Lo scambio di mail con il regista Ken Loach

Finché insieme all’amica di tante battaglie, Maria Luisa Boccia (Centro Studi e Iniziative per la Riforma dello Stato) è volata la raccolta-firme…”. E insomma, di grida in grada si è messo in moto qualcosa. Per esempio un doppio e importante convegno in tema di Pensiero Unico, Dissenso e Repressione, promosso dall’Associazione Volere La Luna, che vale la pena rivedere per la qualità e ricchezza dei contributi.


(frammento Dioguardi, dal minuto 17.02)


E però lo scenario della repressione non si è affatto risolto, anche adesso che a Dana Lauriola hanno concesso i domiciliari. E oltre a Fabiola che è rimasta dietro le sbarre, in carcere ci sono tanti altri e altri ne arriveranno – perché questo prevede il copione persecutorio che da anni criminalizza un intero territorio dal TAV – cantiere di Chiomonte ai Centri Sociali di Torino, come ha documentato l’Avv. Colletta in dialogo con il Collettivo Giurisprudenza dell’Università di Torino, durante un recente incontro.

Oltre ai tempi e costi della giustizia, all’impressionante impiego di truppe in valle, pensiamo a quante vite si trovano ingabbiate in questi infiniti tunnel giudiziari, nel fiore degli anni, “in appartamenti che improvvisamente smettono di essere normali luoghi di convivenza per diventare essi stessi luoghi di detenzione, negati alla visita di chiunque non sia stretto convivente, che so gli stessi nonni, i parenti, gli amici… Per non dire dei vicini che incontri in ascensore, dello stigma che ti senti addosso per quel figlio o figlia nei guai con la giustizia. Anche questa è ingiustizia” mi fa notare Lorena.

Su questa esperienza di corale, genitoriale apprensione e al tempo stesso rispetto, orgoglio, condivisione – in presa diretta su una generazione per la quale ‘cambiare il sistema’ non è utopia, ma urgenza vera, per la quale battersi – le Mamme di Torino stanno da qualche tempo meditando qualcosa in più. Potrebbe essere forse un reading, o pièce teatrale, un’idea che frulla soprattutto nella testa di Roberta Lena, attrice e regista oltre che mamma di Eddi, staremo a vedere.

Nel frattempo lo spettacolo c’è già, per chi lo vuol vedere. Ai piedi del Carcere Le Vallette ogni due giovedì del mese “perché per loro dietro le sbarre è bello sapere che arriviamo… Ed è bello anche per noi: montare l’apparecchiatura, ritrovarci, sapere di essere una squadra…”

Per non dire delle comparizione sempre più frequenti al famoso Balconcino di Via Mercanti 3, nel cuore del quadrilatero di Torino. Giulia, Lorena, Diana sono ormai ospiti fisse di Daria Spada e Maksim Cristan, per quei momenti importantissimi di controinformazione ulteriormente valorizzata dall’originalità, accoglienza, diciamo pure follia, di un progetto unico, forse, nel mondo.


Le Madri delle Piazze d’Italia | Seconda

Chiudo queste note, riandando col pensiero alla location che mi ha dato finalmente l’opportunità di incontrarle queste Mamme di Torino. Intendo dire di persona, dopo averle così a lungo seguite solo su Facebook. 10 aprile scorso, Piazzetta di Bussoleno, per il Presidio che venne allestito in vista dell’udienza del 14, sperando nella concessione dei domiciliari a Dana Lauriola, come poi è successo.

Loro impeccabili,  preparatissime, nella recitazione di quel brano già mille volte recitato, riferimento chiarissimo alle Madres de Plaza de Mayo, che anche Heidi Giuliani ha adottato per il website dedicato al figlio.

 

“Aparicion con vida!“ gridavano negli anni bui della dittatura argentina le Madri di Plaza de Mayo per chiedere la restituzione dei loro figli scomparsi.
“Aparicion con vida!“ gridiamo noi oggi per chiedere la restituzione alla vita di tutti i giovani e le giovani a cui la vita è stata sottratta da un regime che ogni giorno tradisce i valori democratici scritti nella nostra Costituzione” eccetera …

…eccetera, perché tra il 10 aprile del presidio beneaugurale e il 14 aprile dei domiciliari concessi a Dana, ci sono stati i fatti incresciosi del 12/13 notte in località San Didero, la requisizione manu militari di un territorio che nonostante il degrado di precedenti e falliti insediamenti, Madre Natura era riuscita a ricreare in bosco, unico polmone verde degno di questo nome in bassa valle, con un suo ricco ecosistema – di cui proprio l’altro giorno è stata sancita la definitiva appropriazione da parte della Telt, società proponente del progetto Torino-Lione, causa di cotanta prolungata sofferenza per una Valle e chiunque l’abbia a cuore.

E fra qualche ora, rieccoci lì di nuovo, in quella stessa piazzetta di Bussoleno, per la marcia del 12 giugno, che non sarà di Festa ma ancora una volta di Protesta. E poi di nuovo a Genova, per il ventennale del G8, che sarà la commemorazione di un inguaribile sfregio, una sconfitta…

“Aparicion con vida!“ è quindi anche il nostro grido per allertare che stiamo precipitando in anni bui, in cui il potere esecutivo e giudiziario sono coalizzati nella repressione delle voci del dissenso, che è sale della democrazia.

Un caloroso Grazie a queste Mamme in Piazza per la Libertà del Dissenso di Torino, che instancabilmente e in tutti i modi possibili ce lo ricordano.


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