Sequestrati, dissequestrati e sequestrati di nuovo i presidi NoTav in Val Susa

Daniela Bezzi

Era solo ieri mattina quando sui vari canali social del Movimento NOTav rimbalzavano le foto delle recinzioni e dei sigilli già simultaneamente apposti ai due ‘storici’ presidi NoTav in Val di Susa: in località I Mulini poco fuori Giaglione, e a San Didero, lungo la trafficata nazionale che da Torino costeggia i binari del treno, andando verso l’alta valle.

Un’operazione condotta in grande stile, cominciata sin dalle prime luci dell’alba con le notifiche a vari attivisti del Movimento – e con agenti e ruspe in piena azione, specialmente in Val Clarea. Le immagini prontamente raccolte da chi non senza difficoltà si è precipitato in loco, sfuggendo ai controlli, documentano impressionanti operazioni di disboscamento, che oltre al sacrificio di un ingente patrimonio boschivo, sono riuscite a compromettere persino una porzione dell’antico abitato noto appunto come i Mulini, che lo storico-ambientalista Mario Cavargna (tra l’altro Presidente di Pro Natura Valsusa) aveva documentato come raro esempio di architettura arcaica, recentemente proposto all’attenzione del FAI come ‘luogo del cuore’, con tantissime adesioni da tutt’Italia.

“Quello che era un luogo caro non solo per noi, non solo significativo per le tante esperienze di lotta di cui era stato teatro, ma luogo proprio bello, significativo dal punto di vista anche naturalistico, paesaggistico… non esiste più” ha raccontato stamattina Nicoletta Dosio ai microfoni di Radio Onda D’Urto. “Non esiste più materialmente. Dopo aver sbancato tutto il bosco che si sviluppava al disotto de I Mulini, sono arrivati a distruggere con le loro ruspe anche il vecchio frantoio, hanno abbattuto quelli che sembravano ruderi ma in realtà erano resti di antiche màcine. Le costruzioni e la casa che avevamo preso in comodato d’uso sono ancora in piedi, perché fuori dalla zona espropriata. Ma intorno hanno fatto il deserto.”

Foto Diego Fulcheri

Una devastazione che non ha risparmiato neppure la farfalla Zerynthia Polyxena, sulla quale qualche anno fa, in collaborazione con l’Università di Torino, la TELT aveva sviluppato la più surreale campagna di greenwashing, per certificare chissà quali ‘valori’ della Torino-Lione in termini di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio ambientale!

Anche la Zerynthia Polyxena è storia passata.

“Nella loro furia di devastazione le ruspe hanno spazzato via anche le piantine da cui le larve prendevano nutrimento per un paio d’anni, prima di svilupparsi in farfalle” ha proseguito la Dosio nel suo sconsolato rapporto a Radio Onda D’Urto. “Restavano solo due alternative: rassegnarci, o rispondere… “ E la Valle che Resiste ieri sera ha risposto con un doppio appuntamento: nel tardo pomeriggio a Giaglione, trovandosi di fronte un tale e massiccio sbarramento poliziesco da rendere impossibile persino il passaggio delle auto (figuriamoci raggiungere i Mulini lungo il Sentiero del Gallo); e poi verso le 20, per quella che un’assemblea nel piazzale di San Didero che si è conclusa con la ‘liberazione’ del Presidio.

“Considerato l’improvvisato tam tam, si sono presentati in moltissimi: molti giovani anche da Torino; molte vecchie facce che non si vedevano da tempo, che hanno sentito l’urgenza di essere lì, in risposta all’indecenza di quell’abuso. Per cui sì, ci siamo ripresi il Presidio: siamo entrati, abbiamo acceso il fuoco, ci siamo presi anche un bel po’ di lacrimogeni, a un certo punto dall’altra parte hanno bloccato la statale… “ e le foto-video che già circolavano quando non erano ancora le 22.30, erano di recinzioni ridotte a mucchietto in mezzo al piazzale.

Vittoria ahimè di brevissima durata, perché di nuovo stamattina è arrivata la notizia dei sigilli riapposti d’ordinanza sulle nuove recinzioni, per quelli che la Procura di Torino considera basi operative “per l’attuazione di reati e comportamenti delittuosi ai danni dei cantieri TELT”, a seguito delle indagini di quest’estate, quando (erano i primi di agosto) tutti i presidi NoTav vennero perquisiti da cima a fondo, sulla scorta di un lungo elenco di episodi considerati incompatibili con il normale andamento dei lavori sulla Grande Opera

“Ma non c’è niente d’irrevocabile, quando la volontà popolare continua a manifestarsi così  determinata” è la conclusione di Nicoletta Dosio. “E’ chiaro che la loro prepotenza ha l’obiettivo di fiaccare la partecipazione del Movimento NOTav per tutto ciò che rappresenta, in prospettiva della data dell’8 dicembre che anche quest’anno rinnoverà la memoria della vittoriosa sollevazione popolare del 2005 a Venaus ed è proprio alle porte.  Ma come pensano di fiaccare la memoria di quei luoghi che sono stati teatro della nostra socialità, della nostra voglia di vivere, della nostra richiesta di giustizia sociale e ambientale, del rifiuto di un’intera valle di essere ridotta a corridoio di traffico, a cantierificio, con decine e decine di camion che già da tempo percorrono la valle in lungo e in largo per il cosiddetto ‘movimento terra’ che è l’unico vero obiettivo di questa Grande Opera? (…)

Come Movimento NOTav ci sentiamo più che mai in sintonia con i popoli che resistono, la valle pochi giorni fa ha vissuto una bella fiaccolata per la Palestina e per la sua resistenza. Anche quest’anno il nostro 8 dicembre sarà un grido di liberazione che si leverà alto contro l’ingiustizia, contro lo sfruttamento di sempre, per un futuro senza più sfruttamento né padroni. Ci saranno nei prossimi giorni momenti, di riflessione, sopralluoghi ai terreni su cui stanno facendo cosiddetti ‘rilievi archeologici’ funzionali al tunnel che dovrebbe collegare le stazioni di Susa con quella di Bussoleno, e la cosa bella è che ci sono tanti giovani che si stanno impegnando insieme agli anziani, grazie a questa comune lotta.”

In una nota diffusa ieri, anche la consigliera regionale Francesca Frediani (Unione Popolare) ha preso le difese del movimento No Tav: «I presidi sono spazi di democrazia e tutela del territorio in Val di Susa, dove si svolgono le iniziative informative, i dibattiti, gli eventi di socialità. Sono i luoghi dove è nata, cresciuta e maturata l’opposizione a quest’opera inutile e devastante, in una valle che con il passare degli anni ha visto la progressiva sottrazione dei servizi essenziali e il crollo della propria economia, sacrificata sull’altare del Tav. Questo ennesimo tentativo di criminalizzazione non intaccherà le nostre giuste ragioni e non indebolirà la nostra determinazione».


 

 

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