Luoghi dei morti

Luoghi dei morti (fisici, rituali e metafisici) nelle tradizioni religiose dell’India

Cinzia Picchioni

Stefano Piano, Luoghi dei morti (fisici, rituali e metafisici) nelle tradizioni religiose dell’India, Edizioni dell’Orso, Alessandria 2005, pp. 260, € 20,00.

Pubblicato con il contributo del Dipartimento di Orientalistica dell’Università di Torino e del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Luoghi dei morti

La copertina del libro

In copertina vediamo subito Varanasi (Benares, la Città Luminosa), in una foto dell’autore con lo scorcio di uno dei ghat, le tipiche gradinate di pietra erette presso acque sacre come il Gange in India.

Benares e Italo Calvino

E a proposito di Benares, lasciatemi iniziare dalle pagine in fondo (251-2) con l’adorabile modo (e mondo) calviniano di descrivere Eusapia, «una delle “città invisibili” progettate da Italo Calvino, ove l’estraniamento storico e geografico recupera il tema della morte attraverso illusioni, utopie e distopie, in un tentativo anorico di collegare l’antichità al postmoderno»:

«E perché il salto dalla vita alla morte sia meno brusco, gli abitanti hanno costruito una copia identica della loro città sottoterra. I cadaveri, seccati in modo che ne resti lo scheletro rivestito di pelle gialla, vengono portati là sotto a continuare le occupazioni di prima. Di queste, sono i momenti spensierati ad avere la preferenza: i più di loro vengono seduti attorno a tavole imbandite, o atteggiati in posizioni di danza o nel gesto di suonare trombette. Ma pure tutti i commer i e i mestieri dell’Eusapia dei vivi sono all’opera sottoterra, o almeno quelli cui i vivi hanno adempiuto con più soddisfazione che fastidio: l’orologiaio, in mezzo a tutti gli orologi fermi della sua bottega, accosta un’orecchia incartapecorita a una pendola scordata; un barbiere insapona con il pennello secco l’osso degli zigomi d’un attore mentre questi ripassa la parte scrutando il copione con le occhiaie vuote; una ragazza dal teschio ridente munge una carcassa di giovenca. […] In realtà sarebbero stati i morti a costruire l’Eusapia di sopra a somiglianza della loro città. Dicono che nelle due città gemelle non ci sia più modo di sapere quali sono i vivi e quali i morti», Italo Calvino, Le città invisibili (1972), in Altri romanzi, CDE, Milano 1995, pp. 106-7.

Collettivo indiano

Il libro presentato questa settimana risulta scritto da Stefano Piano come curatore perché è composto da numerosi contributi di autori e autrici diversi/e che ritengo doveroso (e interessante) citare: Laura Liberale, Alberto Pelissero, Tiziana Ripepi, Pinuccia Caracchi, Alessandra Consolaro, Alessandro Monti, Marina Goglio, Esterino Adami; più 3 diversi interventi di Stefano Piano (uno dei quali è la Prefazione, a p. V).

Il lavoro è il risultato di una ricerca avviata all’interno delle sezioni di Indologia e di Indian English del Dipartimento di Orientalistica dell’Università di Torino. I saggi ivi contenuti sono «dedicati ai “luoghi” della morte nelle tradizioni religiose dell’India», per diffondere una conoscenza corretta «dei comportamenti e delle riflessioni che la millenaria civiltà dell’India ha elaborato» sul tema della morte e delle cerimonie connesse all’evento «morire».

Mahabharata, il famoso poema epico, è citato in uno degli interventi di Stefano Piano; altri titoli riguardano la simbologia della luce, i rituali incompleti dei non-morti, il simbolismo spaziale nei riti funebri indiani, Benares e i suoi ghat eccetera, seguendo l’Indice generale che troviamo a p. 257.

Gli interventi sono impreziositi da Bibliografia e/o Note bibliografiche che permettono (e invitano a farlo) un approfondimento ulteriore.

Lezioni presso i ghat

Non solo un testo accademico, come può sembrare per il fatto di essere stato realizzato con il contributo del Dipartimento di Orientalistica e del Ministero dell’Istruzione. Molti dei contributi «odorano» di vita vissuta, di incenso, fumo e cenere, di viaggi nei luoghi narrati, di testimonianze raccolte dal vivo in terra di India.

Un pregio in più per chi si interessi del mistico continente, o della morte, o dei rituali, o di poesia, o di canto, o di cerimonie, o di acque sacre, o di Altri mondi e di Aldilà. O di tutto questo insieme.


 

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