Eco-nomia-logia

Cinzia Picchioni

Di ritorno dagli incontri al Festival Internazionale dell’Economia (di Torino) riflettevo sul fatto che non avevo incontrato nessuno. Nessun collega, nessun insegnante di yoga, ma neanche un amico/un’amica, né qualcuno con cui mi impegno per l’ecologia… un po’ triste decido di scrivere comunque qualcosa. Proprio per chi non c’era.

Shakespeare, Mancuso (Vito, non Stefano) e il solstizio

Quando l’autorità non è più l’alveare
cui tutte le api operaie fanno capo,
che miele ci si puo aspettare? Se la gerarchia
è mascherata, i più indegni fan bella figura
anch’essi nella mascherata generale.
I cieli stessi, i pianeti, e questa terra ch’è centro
di ogni cosa, rispettano grado, priorità, rango,
stabilità, corso, proporzione, tempo, forma,
dovere e fedeltà col massimo rigore.
Per questo l’astro glorioso, Sole,
troneggia col suo globo in nobile eminenza
nel mondo celestiale – e il suo occhio benefico
corregge l’influsso dei pianeti maligni,
e come il proclama d’un re arriva senza fallo
a buoni e a cattivi. Ma se i pianeti
si mischiassero a caso in maligno disordine,
quali pestilenze, mostruosità, rivolte,
tempeste marine e terremoti, turbini di vento,
terrori, mutazioni, orrori, spaccherebbero,
frantumando e sradicando, l’unità
e il sereno connubio dei ceti dal loro saldo posto!
Quando la gerarchia è scossa, che è la scala
ad ogni grande impresa, l’azione volge a male.
Le comunità, i ranghi nelle scuole, le corporazioni,
il pacifico commercio fra terra e terra, […] come potrebbero, senza gerarchia,
conservare il timbro del legittimo? […]
Tutto litigherà con tutto,
l’acqua dall’alveo strariperà oltre riva
e il solido globo ridurrà a fanghiglia;
la forza asservirà la debolezza,
il figlio violento ucciderà il padre,
forza e giustizia sarà una cosa sola –
anzi, il giusto e il torto, il cui eterno litigio
è controllato dalla giustizia, perderanno i nomi,
e la giustizia il suo. Tutto avrà nome potere,
e il potere volontà, e la volontà desiderio,
e il desiderio, lupo universale,
assecondato doppiamente dalla volontà e dal potere
farà dell’intero universo la sua preda
per poi, alla fine, divorar se stesso.

William Shakespeare, Troilo e Cressida

Foto di Marco Feruglio Opera propria, Pubblico dominio, Collegamento

E sulle parole in viola Vito Mancuso ha richiamato l’attenzione dei presenti, seduti sulle comode poltroncine del Teatro Carignano di Torino, il venerdi 2 giugno 2023, alle 17. La sua lectio era: Globalizzazione e religioni, e aveva subito attirato la mia attenzione sfogliando, giorni prima, il programma – cartaceo – del Festival internazionale dell’economia, titolo: Ripensare la globalizzazione, Tito Boeri Direttore scientifico.

La Woodstock dell’Economia

I documenti ufficiali, il comunicato-stampa, gli articoli su «La Stampa» (e altri giornali) recitavano così:

«Governare l’incertezza e ripensare il futuro dello sviluppo economico globale. Ma anche fare informazione. L’obiettivo del Festival internazionale dell’economia di Torino è chiaro. Come spiega Tito Boeri, coordinatore della kermesse e professore dell’Università Bocconi [di Milano]: […] Non sarà un Festival a priori pro o contro la globalizzazione, si discuterà nel merito. […] È un evento unico al mondo: non ci sono altre occasioni dove un numero così alto di studiosi dell’economia si confronta con il grande pubblico. Qualcuno l’ha definita la Woodstock dell’Economia, e questo è il bello. […] Il Festival non è e non vuole essere un talk show e basa la sua credibilità sul valore degli ospiti.»

Il valore di 1

Per quanto mi riguarda, il valore di uno è bastato a farmi mettere in fila un’ora e mezza prima dell’evento per essere sicura di entrare. E quell’uno è Vito Mancuso.

In realtà sono stata subito ben disposta nello sfogliare il pieghevole leggendo che il Direttore scientifico era – ed è – Tito Boeri. Ma poi, guardando i titoli dei moltissimi contributi e i nomi dei relatori non credevo ai miei occhi trovando un teologo (anche se molto sui generis) come Vito Mancuso. E poi il titolo mi ha definitivamente convinto: Globalizzazione e religioni, e di questo vorrei condividere i miei appunti.

Come ho già scritto, Mancuso ha richiamato l’attenzione di tutti noi sul dialogo tratto da Troilo e Cressida di William Shakespeare: «[…] e il desiderio, lupo universale, […] farà dell’intero universo la sua preda per poi, alla fine, divorar se stesso». Divorar se stesso, che è precisamente quel che sta accadendo al pianeta che ci ospita. Stiamo divorando la nostra stessa madre, che ci nutre, ma fra un po’ non potrà più farlo. Anzi, sta già cominciando a non riuscire più a farlo – almeno con una parte dei suoi figli. E così Mancuso ha cominciato una riflessione sul desiderio (diverso dal bisogno).

Non le mie parole…

… ma quelle scaturite dalle sue – di Mancuso – voglio condividere. Perciò le ricopio qui prendendole dal mio taccuino per appunti, proprio come farei se qualcuno mi chiedesse: «Com’è andata al Festival? Sei riuscita a entrare? E cos’hai ascoltato di interessante?»; e io non vorrei fare un’altra conferenza (come fanno molti spettatori alla fine degli interventi, quando ci sono le domande del pubblico. E io di solito me ne vado!), ma preferisco scrivere qualche aforisma topico scegliendolo tra le parole uscite dalla bocca di Viti Mancuso. Che resti nella memoria come guida per le azioni future.

«Nelle cose dello spirito si deve essere onesti fino alla durezza», dalla Prefazione de L’Antiscristo, di Friedrich Nietzsche. Così ha esordito Mancuso, per dire che avrebbe parlato di «cose dello spirito» e che avrebbe parlato al cuore di ognuno di noi, più che alla mente o «alla pancia». Perché il cuore è la sede della coscienza morale.

C’erano una volta… le 5 grandi religioni che volevano globalizzare tutto il mondo. Ma è arrivata prima l’economia – con il medesimo intento – e ha ottenuto il dominio delle coscienze. Così – dice Mancuso – l’economia è il Nuovo Testamento dove le religioni erano l’Antico. E l’economia è diventata una morale: dalla Legge di Dio alla Legge di Io (e la religione è quella dell’Io)

Cultura come culto. Ci vuole il superamento dell’ego

Una recensione

Mentre parla, a un certo punto Mancuso cita un libro, Moralità e sono andata a cercarlo. Eccone qui una piccola Scheda.

Jonathan Sacks, Moralità. Ristabilire il bene comune in tempi di divisioni, Giuntina 2021: «Una società libera è una conquista morale. Negli ultimi cinquant’anni, in Occidente, questa verità è stata dimenticata, ignorata o negata. Ecco perché oggi la democrazia liberale è in pericolo. La libertà della società non può essere sostenuta soltanto dall’economia di mercato e dalla politica democratica liberale. Ha necessità di un terzo elemento: la moralità, un interesse per il benessere degli altri, un impegno attivo nei confronti della giustizia e della compassione, una volontà di chiedere non soltanto ciò che è bene per me ma ciò che è bene per tutti-noi-assieme». Jonathan Sacks, tra i più amati Maestri contemporanei, ci guida in un viaggio salvifico, dalle misere sponde dell’«Io» agli spazi nobili del «Noi», verso una società più prospera e retta. In “Moralità”, l’autore si misura con le sfide più ardue del mondo contemporaneo: l’individualismo, l’alienazione dovuta ai social, la crisi della famiglia e della comunità, la mancanza di princìpi nell’economia e nella politica, le minacce alla libertà di espressione. Sacks completa così la lezione iniziata con “Non nel nome di Dio” e ci consegna il suo testamento spirituale. Un messaggio carico di lucidità e speranza, un’esortazione a ripristinare la nostra umanità e a usare il bene comune come bussola per ogni scelta futura».

Super-ego e psicanalisi

Siamo fatti per avere qualcosa di più grande di noi, o stiamo male – dice Mancuso [e anch’io sono d’accordissimo]. Per spiegare un po’ meglio quest’affermazione ci racconta di un suo amico psicanalista che gli ha rivelato: «Sai Vito, una volta le persone venivano da me, si sdraiavano sul lettino, stavano male per tutti i super-io che le stressavano e di cui subivano la pressione (padre, insegnanti, preti, padroni, capi… tutti maschi che dicevano cosa fare!) Ora le persone vengono da me, si sdraiano sul lettino, stanno male ma per la mancanza di un super-ego di riferimento!». Facciamo le cose ma non sappiamo perché. E Mancuso conclude: «Perché abbiamo bisogno di qualcosa “più grande di noi”, siamo fatti così».

La domanda di tutte le domande (a proposito di economia)

L’ospedale è un’azienda? Può essere considerato un ‘azienda?

E la scuola?

E che cosa è più importante del denaro?

Ciò che non può essere comprato col denaro è più importante del denaro: il tempo, l’amore (tuo e degli altri), la dignità, la cultura, la stima (che è una libera donazione), la salute (le cure si possono comprare, ma non la salute – che, se ti stai curando, hai già perduto). Invece oggi si pensa che ogni cosa si possa comprare, che ogni uomo abbia un prezzo. Compito della spiritualità è ricordare che non tutto ha un prezzo e che siamo a molte dimensioni.

Kant, i mezzi, i fini

«agisci in modo da trattare l’umanità sia nella tua persona sia in quella di ogni altro sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo», Immanuel Kant scriveva. E quand’è che – Vito Mancuso chiedeva – si agisce come un fine rispetto a se stessi? Scipione l’Africano, per esempio, scrisse (e forse disse): Mai sono più attivo di quando non faccio niente» [sono andata a cercare la frase ufficiale, un po’ meno chiara: «Mai meno privo di attività che quando non ci si dà alle attività, o meno solo di quando si è soli»]. Insomma, siamo di fronte all’otium latino – ci informa Mancuso – e quando non faccio nulla lavoro interiormente, come un giardinaggio interiore.

Dentro o fuori? Dentro e fuori

Occorre conferire all’economia un criterio superiore, se ci vogliamo salvare, se vogliamo salvare il pianeta. Prima di cambiare il mondo fuori bisogna cambiare il mondo dentro.

Economia, etica, ecologia. Quale destino per l’Europa?

Questo era il titolo di un altro intervento in cui Vito Mancuso si occupava di etica – insieme con Francesco Profumo (per l’economia) e Lucrezia Reichlin (per l’ecologia) –.

Ha cominciato – come fa spesso – dai significati e dall’etimologia delle parole; in questo caso «destino», sostenendo che destin-o come destin-azione non dipende dall’economia, né dall’ecologia, ma dall’etica. Che viene prima. Ohhhhh! Dico io, finalmente qualcuno l’ha detto!

L’etica che muove, commuove, smuove è il desiderio. Plutarco dice a Colote (che era scettico): «Vai in giro per il mondo e non troverai mai una città senza un tempio»; quali sono i nostri templi? Questa è la domanda. I templi sono del dio di adesso. E quali sono gli dèi? E perché facciamo così? Perché il desiderio è il nuovo dio?

Il destino è determinato dalla forza di attrazione del desiderio, ma possiamo trasformare il desiderio in aspirazione. E si parte dalla scuola, smettendo di istruire e ricominciando a educare (non mettere dentro, ma tirare fuori). Purtroppo, il modello dei nostri giorni è l’uomo che più guadagna e spende tanto più vale, altrimenti non avremmo stipendi così bassi per gli insegnanti e così alti per gli influencer. A proposito di influencer: Vito Mancuso aveva – e ha sempre – il fazzoletto di stoffa, con cui si è asciugato il sudore causato dalle caldissime luci.

Altro festival, altrEconomia

Foto di Kate Heuisler, USAID Small Grants Program – Pubblico dominio, Collegamento

Pochi giorni dopo il Festival internazionale dell’economia c’è stata un’altra rassegna – CinemAmbiente – con ospite un economista: Muhammad Junus. Caraffa di vetro per l’acqua da bere (ancora a proposito di influencer).

Famosissimo per il suo progetto di Microcredito alle donne povere del Bangladesh, ha vinto il Nobel per la pace, nel 2006, con la banca da lui fondata – Grameen Bank – per l’impegno a favore dello sviluppo economico e sociale.

Vestito «all’indiana» e molto simpatico, ha raccontato che è stato facile far partire la Grameen Bank: si è messo a guardare come facevano le altre banche… e ha fatto l’esatto contrario! Le banche prestano soldi agli uomini? Lui li ha prestati alle donne. Le banche prestano soldi – anche molti – a chi ce li ha già? Lui li presta – piccole e piccolissime cifre – ha chi non ha denaro. Le banche prestano soldi a cittadini dei grandi conglomerati urani? Junus li presta alle abitanti dei villaggi sperduti nel Bangladesh. Le banche prestano soldi solo a chi può dare garanzie? Alla Grameen Bank eliminiamo le garanzie – e di conseguenza niente avvocati!

Ed è così che è cominciata l’avventura che ha vinto il Nobel! È così che Junus è diventato tanto  famoso da poter sfdare il sistema bancario dicendo: «è illogico che le banche prestino soldi solo a chi ne ha già!». Le banche gli rispondevano che no, si è sempre fatto così, è così che si fa. E allora ha immaginato un sistema bancario diverso e alla fine l’ha realizzato, sull’assunto che: la povertà non è colpa dei poveri. La povertà è creata dal sistema; è sua la colpa. È la stupidità umana che crea la povertà. La povertà dovrebbe stare in un museo dove andrebbero le scolaresche e si spiegherebbe loro che «Sapete? Una volta c’era la povertà perché il sistema faceva così e così; ora la povertà sta in un museo con i dinosauri perché qualcuno ha immaginato un altro mondo».

Danilo Dolci

foto di Sconosciuto – Pubblico dominio, Collegamento

Chi era? Danilo Dolci che diceva «Ognuno nasce se sognato»? O forse qualcosa di più preciso: C’è pure chi educa, […], sognando gli altri come ora non sono: ciascuno cresce solo se sognato. Comunque, Junus ha fatto un discorso simile sull’immaginazione. E anche per le sue parole – come per Vito Mancuso – ho scelto di riportare alcuni aforismi. Le parole sono tutte sue, i miei sono solo gli appunti da cui le traggo, per condividerle con chi non era lì ad ascoltarlo.

Il suo intervento al Cine Massimo è stato piuttosto breve, e con la traduzione consecutiva ancora di più, ma va bene lo stesso. «Meglio poco che niente» vale tutto quando si tratta di Junus.

Prima del racconto sulla Grameen Bank aveva esordito dicendo che le cose concrete si realizzano se le immaginiamo – e se non le immaginiamo non si realizzano – e che i bambini oggi non hanno più tempo per immaginare, e che dovremmo domandarci: «Che tipo di mondo vogliamo immaginare?

C’è un design errato del mondo, c’è un patto suicida che auto-distruggerà noi stessi.

Bisogna ri-disegnare il mondo e il sistema; bisogna creare dei Club dove ogni membro si impegna a non contribuire al riscaldamento globale, alla concentrazione della ricchezza, all’intelligenza artificiale (che mira a rendere inutili gli uomini).

Un Club «a tre zeri»: 0 riscaldamentoglobale; 0 concentrazione di ricchezza; 0 intelligenza artificiale. Sembra impossibile un mondo «a 3 zeri»? Immaginiamolo, come un film che diventa concreto.

D’altra parte, eravamo in una sala del Cinema Massimo! Il posto giusto.


 

1 commento
  1. Adriano Comai
    Adriano Comai dice:

    Bell’articolo – per una volta mi trovo in perfetta sintonia con quello che hai scritto 😉

    Tra l’altro c’ero anch’io al festival dell’economia, anche se purtroppo non avevo potuto partecipare agli eventi di Mancuso.

    Adriano

    Rispondi

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