Peacebuilding: in quale direzione?

René Wadlow

Questa prima metà di giugno vede una serie d’incontri di capi di governo che possono contribuire a chiarire i prossimi passi che le ONG pacifiste che si occupano di peacebuilding dovrebbero intraprendere. Dall’11 al 13 giugno s’è riunito un vertice degli stati G7. Il 14 si sono incontrati i leader NATO. Il 16 s’incontrano a Ginevra il presidente Joe Biden e Vladimir Putin. Le tensioni riguardanti la Bielorussia, seppur non cruciali in sé, tingeranno senza dubbio l’atmosfera come pure le sanzioni occidentali al presidente Alexander Lukashenko.

Capi-dicastero governativi, agenzie di sicurezza e consiglieri altolocati hanno elaborato documenti di posizione per tutti questi incontri, dai quali sono ampiamente assenti le raccomandazioni delle ONG dedite alla risoluzione dei conflitti, che pure hanno fatto un bel po’ di analisi dei rapporti inter-governativi. La loro influenza in questi vertici dei governi è poca; possiamo sperare tuttavia che questi incontri “sgombrino l’atmosfera”. Seppur l’impatto reciproco di questi capi di governo sia limitato, aldilà delle “opportunità fotografiche” i rapporti personali possono aprire porte a relazioni un po’ migliori.

Tensioni strutturali e peacebuilding

Benché i discorsi su una “Nuova Guerra Fredda” siano troppo drammatici, ci sono reali tensioni strutturali in atto da tempo e non facilmente superabili. I recenti avvenimenti in Medio Oriente, il futuro dell’Afghanistan e il suo effetto sull’area più vasta Pakistan-India-Iran, il futuro delle due Coree – sono tutte tematiche fondamentali relative all’equilibrio di forze a livello regionale e mondiale. Le tensioni per le pretese cinesi di delimitazione del Mare Cinese Meridionale nonché i rapporti Cina-Taiwan sono problemi strutturali che influenzano la politica occidentale verso la Cina e l’atteggiamento cinese verso l’Occidente. Anche se è improbabile che i temi attinenti al cambiamento climatico, alla [calante] biodiversità, e alle migrazioni ricevano più che una menzione di passaggio, il loro sfondo ecologico alla politica mondiale è reale e merita una grande attenzione.

È certo che anche i governi oltre la cerchia dei diretti partecipanti badino al risultato di questi incontri. L’Unione Europea ha un gruppo di lavoro sui rapporti con la Russia che dovrebbe emettere un resoconto a fine giugno.

Per la ONG dedite al peacebuilding, c’è un bisogno cruciale di sviluppare raccomandazioni politiche che prendano in considerazione l’esito di tali incontri. Sono certo utili raccomandazioni politiche a lungo termine e si spende troppo denaro in armi. Ma c’è bisogno di raccomandazioni a medio termine riferite alle continue tensioni conflittuali, sia individuali sia alle relazioni reciproche delle aree di tensione. Gli incontri al vertice possono aiutarci a vedere più da vicino dove andare da qui dove siamo.


EDITORIAL, 14 Jun 2021 | #697 | René Wadlow – TRANSCEND Media Service

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis


1 commento
  1. ROSA DALMIGLIO
    ROSA DALMIGLIO dice:

    Caro Renè
    nel 2017 è stata una sorpresa per me, apprendere da OSLO che eravamo stati candidati al Nobel per la Pace dagli americani, come sottolineato da te, oggi le organizzazione non governative contano poco se PUTIN e BIDEN si incontrano quasi in segreto, Beatrice Presidente ICAN, ieri mi confermava che il 90% del nucleare nel mondo è in mano a Russia e America.
    al convegno dei nuovi LEADERS per la PACE un piccolo arcobaleno "LA COSTA RICA" un paese senza armi…..io credo che il contatto diretto con i rappresentanti di Governo sia indispensabile, la CINA ha istituito il Ministero della PACE abbiamo progetti concreti, 178 Paesi hanno aderito al CHINA WORLD PEACE FOUNDATION-partner l'UNESCO
    cordialmente
    Rosa

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