Auguri di Natale da Betlemme

Mazin Qumsiyeh

Da decenni scriviamo ogni anno auguri di Natale di pace, per i diritti umani e per raccontare a volte ciò che è accaduto nell’anno appena trascorso. Da quando sono tornato a Betlemme nel 2008, questi messaggi sono stati speciali. Da quando abbiamo fondato l’Istituto Palestinese per la Biodiversità e la Sostenibilità (PIBS) nel 2014, abbiamo aggiunto anche il saluto del PIBS.

Quest’anno, scrivere sembra più difficile che mai, considerando il genocidio/olocausto in corso e senza precedenti che si sta verificando in Palestina. Nelle dieci settimane prima di Natale, sono stati uccisi più di 20.000 civili (di cui oltre 8000 bambini). A 2,3 milioni di persone sono stati negati cibo, acqua e medicine, mentre tutti i mezzi di vita intorno a loro sono stati sistematicamente destinati alla distruzione. I palestinesi (musulmani e cristiani) stanno letteralmente morendo di fame e di cure mediche. Il 65% degli edifici residenziali di Gaza è stato distrutto o pesantemente danneggiato. Israele ha preso di mira anche scuole, ospedali, cliniche, chiese, moschee, panetterie, impianti fognari e idrici, infrastrutture elettriche, di comunicazione e di altro tipo.

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Noi cristiani locali non possiamo “festeggiare” o fare decorazioni mentre l’ingiustizia persiste.  La Chiesa della Natività in questa stagione riceveva solitamente centinaia di migliaia di pellegrini. Oggi è avvolta da una nube oscura. Possiamo solo pregare e meditare sulla necessità di pace e giustizia nel luogo di nascita del principe della pace. Noi nativi cristiani palestinesi (i primi cristiani) riflettiamo sul fatto che circa 2,5 miliardi di esseri umani credono in un messaggio che ha avuto origine da un bambino palestinese nato qui in una mangiatoia.

Riflettiamo sul vero messaggio di Gesù di amore e cura per gli oppressi e i sofferenti. La dura realtà sul campo ci ricorda la nostra responsabilità di plasmare un futuro migliore. A Betlemme vivono 260.000 palestinesi cristiani e musulmani, tra cui oltre 60000 rifugiati. Noi nativi siamo limitati a vivere solo nel 13% del nostro distretto, mentre oltre 150000 coloni ebrei vivono sulle terre palestinesi rubate del distretto.  Betlemme è assediata e bloccata.

L’Università di Betlemme, come altre università, offre per lo più corsi online a causa del sistema di apartheid. Betlemme è isolata dalla città gemella Gerusalemme (distante 5 miglia) attraverso un muro di apartheid che distrugge l’economia dei palestinesi su entrambi i lati del muro. I coloni e i soldati ebrei israeliani si muovono liberamente e si sono impossessati della maggior parte della nostra terra e delle nostre risorse naturali e ci attaccano regolarmente.

Otto milioni dei 15 milioni di palestinesi nel mondo sono rifugiati o sfollati grazie a un meticoloso programma di pulizia etnica sostenuto dall’Occidente. La stragrande maggioranza dei palestinesi rimasti vive in campi di concentramento come Betlemme, Jenin e Gaza sotto uno spietato regime di apartheid fascista israeliano. Nonostante tutto questo, siamo ancora fiduciosi perché abbiamo una visione lunga della storia. Circa 100.000 anni fa gli esseri umani migrarono dall’Africa usando la Palestina come passaggio per l’Asia occidentale e poi per il resto del mondo.

È qui che i nostri antenati hanno addomesticato per la prima volta piante e animali (agricoltura e pastorizia) circa 11 millenni fa. Questo ha permesso lo sviluppo delle prime civiltà (nella Mezzaluna Fertile), delle prime scritture e dei primi pensieri sulle divinità. I nostri antenati cananei parlavano una lingua che oggi chiamiamo proto-aramaico. Da questa lingua e dal suo primo alfabeto sono nate le lingue e gli alfabeti arabo, siriaco ed ebraico. L’aramaico era la lingua di Gesù. I fenici cananei svilupparono l’alfabeto latino e lo consegnarono all’Europa: è l’alfabeto che state leggendo ora. La ‘A’ deriva dall’aramaico Alleph (capovolto, simbolo del toro) e la ‘b’ da Beit (casa), girata di lato per vedere una casa a cupola e così via.

Presepe nelle macerie, Chiesa luterana di Betlemme

Qui le persone hanno vissuto in relativa armonia con la natura e tra di loro per migliaia di anni. Fortunatamente sono stati pochissimi i tentativi di trasformare la Palestina da una società mista di varie religioni e provenienze a una società monolitica. L’ultimo tentativo folle è stato quello di trasformare la Palestina in uno “Stato ebraico” (stato di apartheid ed etnocentrismo sciovinista), uno Stato che sta fallendo anche se con un notevole spargimento di sangue.

Mentre riflettiamo su questo Natale da Betlemme, aspiriamo a un futuro certo in cui ai rifugiati sia permesso di tornare e a tutti i popoli di Betlemme di ritornare.

Quando ai rifugiati sarà permesso di tornare e tutte le persone di tutte le religioni vivranno nell’uguaglianza e nella giustizia. Gerusalemme/Betlemme diventerà allora una vera luce per il mondo. Siamo grati per l’enorme crescita di azioni da parte della società civile in tutto il mondo per promuovere i diritti umani e la giustizia in questa “Terra Santa”. Questo ha incluso alcune azioni significative per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni (BDS) da Israele, così come abbiamo fatto con il Sudafrica dell’Apartheid.

Per questo motivo, in questo Natale ricordiamo ciò che Gesù ha detto: “Beati quelli che piangono perché saranno consolati. Beati i miti perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi perché otterranno misericordia. Beati i puri di cuore perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli” (Luca 6). Pensate quindi a noi palestinesi mentre pensate al Natale e boicottate i prodotti che aiutano l’occupazione/oppressione, vedi bdsmovement.net.

La storia ci insegna che l’ingiustizia non può durare a lungo, soprattutto quando tante persone si uniscono alla lotta. Noi in questa terra continueremo a lottare e a desiderare la libertà. Noi del PIBS, Università di Betlemme, chiediamo le vostre preghiere e il vostro sostegno (tempo e denaro) che ci aiuta a espandere il nostro lavoro con migliaia di palestinesi, soprattutto delle comunità emarginate (vedi palestinenature.org). E venite a trovarci o almeno inviateci un’e-mail o rimanete in contatto. Questi sono i migliori regali di Natale.

Che il 2024 ci porti più vicino alla pace con giustizia.


PALESTINE – ISRAEL, 18 Dec 2023

Mazin Qumsiyeh | Popular Resistance – TRANSCEND Media Service

Traduzione di Enzo Gargano per il Centro Studi Sereno Regis


 

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