Un 8 dicembre che ci vede più che mai in marcia

Maurizio Piccione

Più che mai quest’anno la marcia dell’8 dicembre non è stata solo una marcia di commemorazione per quel momento di epica, corale risposta alla devastazione che il Tav avrebbe imposto alla valle. E’ stata piuttosto il segnale di un momento di arrivo e al tempo stesso di ripartenza.

Momento di arrivo rispetto a quel processo di verifica che da tempo il Movimento NoTav sta portando avanti al proprio interno, e che si è rimesso in moto subito dopo l’estate, culminando il 29 ottobre scorso con una partecipatissima assemblea, suddivisa per tavoli tematici. Un’occasione di confronto importante e fruttuoso, in una fase (non solo per la valle) di indubbia stanchezza e disaffezione dall’impegno politico. E soprattutto è stata un’occasione di condivisa consapevolezza circa l’urgenza di un ricambio generazionale, che del resto era già in corso da tempo: a livello di linguaggi, modalità di comunicazione, prospettive strategiche, nel quadro di un’emergenza climatica che non può più essere messa in discussione.

Un momento di ripartenza, perché non possiamo sottovalutare la risposta che la data dell’8 dicembre è stata in grado di sollecitare di nuovo quest’anno: nonostante le previsioni meteo che promettevano solo pioggia, neve e gelo, eravamo in 5.000 a marciare, come gli stessi media mainstream non hanno potuto fare a meno di registrare. E tra quei 5.000 c’erano facce che non si vedevano da tempo, e questo è un ottimo segnale. E soprattutto c’erano moltissimi giovani, sia torinesi che valsusini.

Foto di Diego Fulcheri

Fondamentale per il Movimento NoTav una simile presenza attiva nel territorio, di persone, di ragazze e ragazzi che si ritrovano tutti i giorni a parlare con i compagni di classe, con gli amici che hanno in paese, in grado di attivare nelle micro-situazioni quella dinamica di rete che ha caratterizzato l’inizio del Movimento e che di nuovo si rinnova, in continuità con il passato e al tempo stesso portatore di modalità che si erano un po’ perse, dall’attivismo dei volantinaggi e degli striscioni da appendere in giro per la valle nei giorni precedenti l’8 dicembre, all’efficacia della comunicazione on line con i vari social networks – un bellissimo cambio di passo.

E dunque, questo ultimo 8 dicembre ci ha detto che nonostante le difficoltà che si vivono ormai a livello nazionale, nonostante il fatto che siamo da 30 anni su questa storia, nonostante la repressione che colpisce in maniera sempre più dura arrivando a sigillare i nostri presidi, il Movimento NoTav è tutt’altro che finito, anzi è più che mai in grado di rinnovarsi e già questo è una gran vittoria. Non era per niente scontato che 18 anni dopo quell’8 dicembre del 2005 lassù a Venaus fossimo in 5.000 di nuovo in marcia – e il fatto che sia successo nel giorno in cui in tutt’Italia si sono verificate manifestazioni e proteste contro le GOII (Grandi Opere Inutili e Imposte) è stato importante per la trentennale storia del Movimento NoTav, come per i tanti movimenti che nel NO al Tav vedono una pratica di esemplare resistenza.

Non meno importante della marcia sono stati i momenti che hanno caratterizzato i giorni successivi, in particolare l’assemblea alla ex fabbrica occupata di Bruzolo: un’assemblea significativamente inaugurata da quattro operai della GKN, in rappresentanza di quella modalità anche per noi fondamentale di resistenza che si riassume nella parola ‘convergenza’: convergenza tra resistenze, lotte, piazze, istanze solo apparentemente diverse, ma in realtà vicinissime nella stessa radicale opposizione a un modello di sviluppo che devasta i territori e delocalizza le fabbriche. Un’ideale anzi pratica, quella della ‘convergenza’, che è stata la cifra del Movimento NoTav e che continuiamo a portare avanti.

Altro aspetto importante della marcia dell’8 dicembre è stata la delegazione del Movimento NoTav francese: ben cinquanta attivisti sono arrivati in valle per sfilare dietro il loro striscione e tra loro c’era anche il sindaco del piccolo comune di La Chapelle in Maurienne, che il 17 giugno scorso (in totale contrasto con le autorità locali) ebbe il coraggio di mettere a disposizione i terreni per quell’enorme campeggio che ha visto la partecipazione di migliaia di NoTav francesi che hanno dato vita alla grande manifestazione del giorno successivo, inaugurando un processo di vasta sensibilizzazione contro l’insostenibilità del Tav, non solo in Maurienne.

Foto di Diego Fulcheri

Tra i tanti segnali di ripartenza, questo fronte comune con il Movimento NoTav d’oltre Alpi è importante. Gli incontri con i NoTav della Maurienne hanno creato le condizioni per un lavoro comune con continuo scambio di informazioni e sollecitazioni tra i due fronti della stessa battaglia. Le criticità del progetto sono più che mai evidenti in Francia, dove i cantieri già attivi da anni stanno devastando una valle alpina di notevole bellezza: teleferiche, ruspe e camion che trasportano smarino, sono purtroppo la quotidianità allarmante che anche la nostra Valle potrebbe subire in futuro.

Il confronto inaugurato con le compagne e i compagni francesi è solo cominciato: c’è voluto del tempo perché anche in Francia si sviluppasse una qualche forma di opposizione, ma è successo e un aspetto tra gli altri significativo è l’appoggio di cui il movimento gode presso una consistente parte istituzionale, sia da parte di eletti nelle regioni interessate alle grandi opere (oltre che al parlamento nazionale ed europeo), sia da parte di alcune importanti associazioni come Greenpeace o Attac.

Ma oggi in Francia il vero motore delle lotte ambientaliste sono i Soulevements de la Terre che con le loro azioni dirette hanno avuto il merito di mettere in crisi parecchie grandi opere nel loro paese e che oggi sono parte integrante dell’opposizione al Tav. Ma rimane fondamentale il dato che anche nei piccoli villaggi della Maurienne i comitati sono per lo più partecipati da gente comune, agricoltori, giovani ambientalisti che hanno a cuore la loro terra esattamente come da noi.

E dunque un 8 dicembre che ci ha dimostrato che siamo capaci di rigenerarci e continuare una lotta che ci vedrà protagonisti ancora per molto tempo, al di qua e al di là delle Alpi.

(8 – fine)


 

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