Una guerra genocida “unificante” contro i civili arabi di Gaza

Ralph Nader

Il governo di destra di Netanyahu ha scatenato una guerra genocida “unificante” contro ogni bambino, donna e uomo che compongono i 2,3 milioni di abitanti di Gaza.

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“Non sarebbe mai dovuto accadere”, ha dichiarato al New York Times un anziano sopravvissuto a un campo di sterminio nazista. Si riferiva al colossale fallimento, il 7 ottobre, delle propagandate operazioni militari e di intelligence ad alta tecnologia di Israele, che hanno aperto la porta all’attacco di Hamas contro soldati e civili israeliani. In molti Paesi parlamentari, i ministri del governo responsabili di questo tipo di fallimento sarebbero stati immediatamente costretti a dimettersi. Non è così per i ministri del Primo Ministro Netanyahu.

Invece, la coalizione di estremisti di Netanyahu, che sa che il popolo israeliano è infuriato per l’incapacità del suo governo di difendere il confine, ha scatenato una guerra genocida “unificante” contro ogni bambino, donna e uomo che compongono i 2,3 milioni di abitanti di Gaza. “Niente elettricità, niente cibo, niente carburante, niente acqua. Stiamo combattendo contro animali umani e agiremo di conseguenza” è stato il grido di guerra genocida lanciato dal ministro della Difesa Yoav Gallant per difendere l’assalto che le massicce forze militari stanno attuando contro la popolazione di Gaza, da tempo bloccata illegalmente.

I leader israeliani dichiarano che probabilmente ci sono combattenti di Hamas dentro e sotto ogni edificio di Gaza. Israele ha da tempo realizzato modelli computerizzati utilizzando la sua tecnologia di sorveglianza senza precedenti (si veda l’intervista di Antony Loewenstein nel numero di novembre/dicembre 2023 del Capitol Hill Citizen). Niente e nessuno è off limits per i bombardamenti israeliani.

I palestinesi non possono fuggire dalla loro prigione bloccata. Non possono arrendersi perché l’esercito israeliano non vuole essere responsabile dei prigionieri di guerra. Non possono seppellire i loro morti, così i cadaveri delle loro famiglie si accumulano, marciscono al sole e vengono mangiati dai cani randagi.

Si tenga presente che Israele è una superpotenza militare ultramoderna, con centinaia di migliaia di combattenti di terra, aria e mare, che danno la caccia alle poche migliaia di combattenti di Hamas che hanno scorte limitate di fucili, lanciagranate e armi anticarro. Inoltre, tutti i rifornimenti di Israele vengono riforniti quotidianamente dalle scorte statunitensi in Israele e da nuove spedizioni in arrivo via mare, con il sostegno del Presidente Biden. L’invasione è un “gioco da ragazzi”, ha dichiarato un esperto funzionario del governo statunitense al giornalista Sy Hersh.

Le contraddizioni abbondano. In primo luogo, Netanyahu ha sempre definito Hamas “organizzazione terroristica”. Eppure, per anni ha detto al suo stesso partito Likud che la sua “strategia” per bloccare una soluzione a due Stati era quella di “sostenere e finanziare Hamas”. (Si veda l’articolo del 22 ottobre 2023 del noto giornalista Roger Cohen sul New York Times).

Se Netanyahu crede che sganciare oltre 20.000 bombe e missili sulle infrastrutture civili di questa minuscola enclave affollata e sulla sua popolazione, di cui quasi la metà sono bambini, sia un’azione così contenuta, perché ha tenuto i giornalisti occidentali e israeliani fuori da Gaza, a parte alcuni reporter recentemente incorporati e limitati ai loro posti nei veicoli blindati israeliani? Perché ha ordinato quattro blackout totali delle telecomunicazioni e dell’elettricità da incubo, con conseguenze strazianti, su tutta la Striscia di Gaza per 30 ore alla volta?

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Nulla di tutto ciò o delle leggi internazionali importa al Primo Ministro, la cui priorità assoluta è mantenere il suo posto di lavoro, con i suoi partiti di coalizione, finché l’invasione continuerà. E prima che una maggioranza indignata in Israele lo estrometta dal potere per non aver difeso il Paese il 7 ottobre da circa duemila guerriglieri urbani in missione omicida/suicida.

Mentre il massacro di neonati, bambini, madri, padri e nonni indifesi a Gaza continua a far salire ogni giorno il numero di morti, feriti e malattie, il mondo osservante si chiede cosa intenda fare il governo israeliano, che blocca regolarmente gli aiuti umanitari, con Gaza e i suoi civili palestinesi indigenti, senza casa, affamati, feriti, malati, morenti e abbandonati.

Dopo tutto, a Gaza sono rimasti solo tanti ospedali, cliniche, scuole, condomini, case, acquedotti, ambulanze, panetterie, mercati, reti elettriche, pannelli solari, rifugi, campi profughi, moschee, chiese e le strutture delle Nazioni Unite, chiaramente indicate, da bombardare. Gli infiniti dollari delle tasse americane finanziano la carneficina. Nelle ultime sette settimane Israele ha ucciso anche oltre 50 giornalisti, compresi alcuni dei loro familiari: un record.

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Perché ci vorranno mesi per eliminare i tunnel? Non è così, dicono gli esperti militari di guerra urbana. L’inondazione dei tunnel con acqua, gas, napalm ed esplosivi robotizzati sono rapidi e letali e verrebbero impiegati se non ci fossero gli ostaggi israeliani.

Oltre alla realtà che tutti i gazawi sono ora ostaggi, oltre 7.000 palestinesi languono nelle carceri israeliane senza accuse. Molti sono giovani e donne che sono stati rapiti nel corso degli anni per estorcere informazioni e controllare le loro famiglie allargate a Gaza e in Cisgiordania. Cosa impedisce uno scambio, come Israele ha già fatto due volte nel 2004 e nel 2011? Ancora una volta, la coalizione di Netanyahu rimane al potere rinviando le indagini ufficiali sul crollo del 7 ottobre, che gli israeliani attendono.

Nel frattempo, lo sfortunato Joe Biden ha ripetuto gli appelli presidenziali per una soluzione a due Stati. I politici dominanti in Israele hanno sempre cercato “un Grande Israele” usando l’espressione “dal fiume al mare”, cioè tutta la Palestina. Anno dopo anno Israele ha rubato sempre più terra e acqua dal ventidue per cento rimasto della Palestina originale, abitata da cinque milioni di palestinesi sotto un’opprimente occupazione militare.

Con il Congresso a stragrande maggioranza al soldo di Israele, i politici israeliani ridono delle proposte di soluzione a due Stati avanzate dai presidenti degli Stati Uniti. Ricordiamo che quando Obama era presidente, Netanyahu lo aggirò e si rivolse a una sessione congiunta del Congresso, i cui membri si sfinirono in standing ovation – un insulto sfacciato a un presidente americano, mai visto nella storia diplomatica degli Stati Uniti!

Giorno dopo giorno, le famiglie palestinesi sopravvissute sono intrappolate in quella che viene ampiamente definita “una prigione a cielo aperto”, polverizzata da Israele e dal suo aggressivo co-belligerante, il regime di Biden. Un regime che a Washington esorta Netanyahu a rispettare “le leggi di guerra”, mentre permette a Israele di violare quotidianamente “le leggi di guerra” e la Convenzione sul genocidio con più armi e il veto delle Nazioni Unite. (Si veda la nostra lettera del 24 ottobre 2023 al Presidente Joe Biden e le dichiarazioni degli studiosi di genocidio William Schabas e altri storici esperti).

L’operazione israeliana rientra esattamente nella definizione della Convenzione sul genocidio, in quanto “crea intenzionalmente condizioni di vita calcolate per distruggere fisicamente un gruppo razziale, religioso, etnico o nazionale, in tutto o in parte”.

Considerate la situazione di questi civili innocenti, presi nel fuoco incrociato di F-16, elicotteri e migliaia di proiettili d’artiglieria di precisione da 155 mm. Sia che siano rintanati nelle loro case e scuole o che stiano fuggendo verso il nulla su ordine di Israele, l’IDF continua a bombardarli.

I palestinesi non possono fuggire dalla loro prigione bloccata. Non possono arrendersi perché l’esercito israeliano non vuole essere responsabile dei prigionieri di guerra. E non possono seppellire i loro morti, così i cadaveri delle loro famiglie si accumulano, marciscono al sole e vengono mangiati dai cani randagi.

Non possono nemmeno trovare acqua da bere, poiché Israele ha distrutto le infrastrutture idriche – un altro dei suoi numerosi crimini di guerra.

Per anni, in base alla legge di occupazione israeliana, non è stato permesso raccogliere l’acqua piovana con cisterne di raccolta. La pioggia è considerata proprietà delle autorità israeliane e ai palestinesi è stato vietato di raccogliere l’acqua piovana!

Le forze armate israeliane presto controlleranno l’intera Striscia di Gaza. Secondo il diritto internazionale, Israele diventerebbe responsabile della protezione della popolazione civile e delle condizioni essenziali per la sicurezza e la sopravvivenza dei palestinesi. Rispetteranno finalmente una sola legge internazionale? O istituiranno posti di blocco per limitare le organizzazioni umanitarie che cercano di salvare vite umane, mentre Israele continua a spingere i gazesi nel deserto o nei Paesi vicini?

L’operazione israeliana rientra esattamente nella definizione della Convenzione sul genocidio: “creare intenzionalmente condizioni di vita calcolate per distruggere fisicamente un gruppo razziale, religioso, etnico o nazionale, in tutto o in parte”. Il regime di Netanyahu si incrimina ulteriormente definendo gli obiettivi dell’annientamento come una via di mezzo tra il progresso del XXI secolo e “il fanatismo barbarico del Medioevo” e una “lotta tra i figli della luce e i figli delle tenebre”.


Fonte: Commons Dreams, 23 novembre 2023

https://www.commondreams.org/opinion/israel-s-antisemitism-gaza

Traduzione di Enzo Gargano per il Centro Studi Sereno Regis


 

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