Resistenza e creatività nell’India di oggi

Elena Camino

Il mondo in frammenti

Sempre più si moltiplicano le notizie messe a disposizione su tutti i temi possibili. Sempre più i sistemi di comunicazione presentano al pubblico molteplici versioni dello stesso tema, fornendo come in un caleidoscopio una pluralità di interpretazioni diverse di uno stesso evento.  Su supporto cartaceo, ma ancor più per via informatica: talvolta siamo noi a cercare informazioni, ma il più delle volte ci arrivano – anche non richieste – in forma di saggi, immagini, interviste, reportages, réclames, blogs ecc., che aggiungono ulteriore varietà e confusione.   Su ogni argomento e problema diventa sempre più difficile capire, non solo come ‘stanno davvero’ le cose ma che cosa possiamo fare noi, soprattutto sui temi di interesse collettivo: quali idee sviluppare, quali azioni compiere per contribuire a promuovere armonia ed equità tra le persone, rispetto e cura per l’ambiente che ci ospita.

Sarvodaya e Sarva Seva

Rileggere le parole di Gandhi oggi fa riemergere la straordinaria attualità della sua visione, e offre suggerimenti preziosi per orientare le proprie scelte e viverle nella quotidianità.  Gandhi aveva avuto l’idea, poco dopo l’indipendenza dell’India, nel 1947, di promuovere il ‘Sarvodaya’, il ‘ben-essere di tutti’ coinvolgendo vasti gruppi di giovani, impegnati nei diversi settori della società, a lavorare per il perseguimento dello ‘Swaraj’: si trattava di conseguire l’indipendenza, la libertà, la democrazia, attraverso l’impegno personale e l’assunzione di responsabilità collettiva.   Gandhi non fece in tempo a vedere concretizzata questa idea, ma pochi giorni dopo la sua morte, il 2 febbraio 1948,  in un ashram[1] a Sevagram, presso Wardha (in Maharastra), i principali leaders gandhiani (da Vinoba Bhave a J.C. Kumarappa, a Jayaprakash Narayan e molti altri),  fondarono il Sarva Seva Sangh, “allo scopo di inaugurare un ordine sociale basato sulla verità e sulla nonviolenza, infuso da valori umani e democratici che siano liberi da sfruttamento, tirannia, immoralità o ingiustizia e che offrano abbastanza spazio per lo sviluppo della personalità umana”. All’incontro fu presente anche il Primo Ministro dell’India, Jawaharlal Nehru.

Nel formalizzare l’istituzione di questa associazione i leaders ne chiarirono gli obiettivi:

“Al fine di raggiungere questo obiettivo, il Sangh deve sempre tenersi completamente al di fuori dalla competizione per l’acquisizione del potere politico per se stesso. Si sforzerà di sviluppare e stabilire una democrazia non basata sulla politica dei partiti ma sulla politica del popolo (Lok-Niti). Una tale società escluderà qualsiasi distinzione basata su casta, credo, comunità, razza, classe, sesso, colore, lingua o confine, ecc. Si sforzerà di sviluppare uno stile di vita in cui l’uguaglianza e la collaborazione tra le persone crescano continuamente, di sradicare le distinzioni di classe, di porre fine alle differenze ed eliminare gli attriti capitale-lavoro e promuovere un sistema economico decentralizzato in cui Khadi, le industrie di villaggio, l’agricoltura e l’allevamento del bestiame diventeranno le principali modalità di attività economiche”.

A far parte dell’Associazione, articolata in piccoli gruppi in tutta l’India, furono invitati tutti i e le giovani che avessero compiuto 18 anni, e che ne condividessero gli ideali. Tra gli impegni che ogni giovane si assumeva vi erano i seguenti:

Accetto la verità, la nonviolenza, il lavoro fisico produttivo e l’uguaglianza come valori della vita. Mi sforzerò regolarmente di metterli in atto nella mia vita personale così come nella vita sociale. […] Credo fermamente che solo l’impegno a partire dal popolo possa inaugurare una vera democrazia e conferire vera libertà a ogni individuo. A tal fine non mi iscriverò come membro di alcun partito politico né sarò mai un concorrente per alcuna posizione di potere. Mi impegnerò sempre per salvaguardare e stabilire i valori fondamentali della democrazia. Tenendo presente gli ultimi degli ultimi della scala sociale, renderò i miei servigi disinteressati al meglio delle mie capacità nell’interesse della società. Non ricorrerò mai a mezzi illeciti per raggiungere alcun obiettivo”.

‘Sarva Seva’ si può tradurre come ‘lavoro, servizio volontario e gratuito come dono universale, per tutt*”.

Bulldozers contro memorie gandhiane

Il mondo è straordinariamente cambiato, dai tempi di Gandhi. La popolazione dell’India nel 1948 era poco meno di 400 milioni di abitanti; attualmente ne ospita un miliardo e 426 milioni! Mentre le condizioni delle fasce più povere, in particolare delle popolazioni indigene, sono rimaste in uno stato di terribile povertà, gli indiani ‘abbienti’, che rappresentano la classe dominante e dirigente di oggi, sono più numerosi dei loro equivalenti degli Stati Uniti! Il regime politico attuale ha abbandonato ogni idea di uguaglianza, giustizia e nonviolenza. Con particolare accanimento il governo, guidato dal Ministro Narendra Modi, persegue una politica liberista ed esalta il primato della componente indù della popolazione, creando negli ultimi anni situazioni di crescenti tensioni e di palese ingiustizia nei confronti delle minoranze musulmane e cristiane, e delle numerose popolazioni indigene ancora presenti soprattutto nelle zone di foresta.

Nel mese di agosto 2023 si è conclusa con brutalità la vita di un piccolo centro gandhiano che per molti decenni aveva tenuto vivo il ricordo della figura e delle idee di alcuni personaggi che avevano segnato la storia dell’India e avevano contribuito al processo di liberazione dagli Inglesi: Gandhi, Vinoba Bhave  e Jayprakash Narayan. L’Associazione Sarva Seva Samiti, situata a Varanasi,  in Uttar Pradesh, era stata attiva negli ultimi 6 decenni, diffondendo gli ideali gandhiani e promuovendo ideali democratici nell’India indipendente, anche grazie a una  biblioteca ricca di libri e documenti, testimoni della storia dei movimenti gandhiani e delle lotte nonviolente per la democrazia.

Dopo moltissimi anni di tranquillità, di recente erano emersi evidenti interessi del governo e della società delle Ferrovie ad acquisire il terreno dell’Associazione.  Nell’ultimo anno era sorto un contenzioso tra l’Associazione Sarva Seva Samithi e la società delle Ferrovie, che sosteneva di essere proprietaria di quel terreno e di volerlo occupare al più presto. La Corte Suprema Indiana, interpellata in proposito, in una ordinanza del 7 agosto 2023 aveva ordinato di approfondire la questione legale prima di prendere qualunque decisione.   L’11 agosto è stato organizzato un grande raduno pubblico a difesa del Campus gandhiano e della sua biblioteca, in cui erano presenti anche rappresentanti di organizzazioni popolari di tutta l’India e centinaia di comuni cittadini di Benares. All’incontro erano presenti molti noti leader e attivisti da tutta l’india, tra cui il prof. Anand Kumar, Rakesh Tikait, Medha Patkar, ecc.

Ma alle 6 di mattina del 12 agosto, senza preavviso e senza un ordine scritto, alcuni bulldozers, scortati dalla polizia, sono entrati nell’area e hanno iniziato la demolizione dell’edificio. I preziosi libri sono stati accumulati all’aperto, senza alcuna protezione.

Nel frattempo 10 attivisti di vari gruppi e organizzazioni della società civile contrari alla demolizione sono stati arbitrariamente detenuti e rilasciati a tarda notte.

A dare notizia sui giornali sono stati i responsabili della National Alliance of People’s Movements (NAPM), che hanno chiesto l’immediata interruzione dell’opera di demolizione, la ricostruzione degli edifici nella forma originale e la protezione del luogo come memoria storica importante per il Paese.   L’urgenza con cui il governo ha permesso di compiere questo atto illegale sembra spiegato non  solo dal desiderio di spazzar via ogni residua testimonianza di una visione democratica del Paese, ma anche da interessi commerciali: l’area è destinata ad ospitare un importante nodo ferroviario, la stazione ‘Inter-Modale’ di Varanasi (Kashi Railway Station): sapendo che mai l’Associazione Sarva Seva Samithi avrebbe accettato di vendere la sede, il modo più spiccio per risolvere la questione è stato quello di agire con la violenza.  Chissà se la Corte Suprema Indiana riuscirà a proteggere i diritti di una delle ultime testimonianze della visione gandhiana…

Le Fattorie al Servizio di Tutti

Mentre le testimonianze tangibili della visione gandhiana vengono spazzate vie dai bulldozer, in tante aree dell’India, soprattutto in zone rurali periferiche, la pratica del ‘Sarva Seva’ – il servizio volontario e gratuito come dono universale – si è sviluppata nei decenni, dopo la sua istituzione nel 1948, e in alcuni luoghi ha portato al fiorire di quelle che sono state chiamate ‘Fattorie al Servizio di tutti’. L’ASSEFA (Association for Sarva Seva Farms) è fiorita soprattutto in Tamilnadu, nel Sud dell’India, e ha coinvolto nel tempo migliaia di piccole comunità contadine emarginate, che grazie al suo sostegno, non solo economico, ma anche organizzativo e culturale hanno intrapreso percorsi di sviluppo verso l’autosufficienza.[2]

Grazie alla collaborazione in atto da molti anni tra alcuni piccoli gruppi italiani di ‘sostenitori’ e l’ASSEFA,  si ricevono periodicamente informazioni sulle iniziative in corso in quei villaggi – fuori dai riflettori dei media – che testimoniano la vitalità e le creatività con cui la visione gandhiana viene tuttora interpretata e concretizzata.

I matrimoni comunitari

Una sequenza di bellissime foto di Loganathan Kumar documenta un evento che si è svolto nei primi giorni di agosto nel villaggio di Kodiyanur ” nella provincia di Sankarapuram, in  TamilNadu.

Anjali e Kumar sono due giovani che hanno celebratole loro nozze insieme ad altre 107 coppie, di diverse caste e religioni, in una grandissima festa organizzata dall’ASSEFA nella cittadina di Sankapuram. Anjali è un’orfana: ha perso i genitori quando era piccola, e organizzare per lei un matrimonio da parte dei parenti rimasti era un problema economico insormontabile.

Come lei, tante altre giovani donne nei villaggi intorno hanno problemi simili – economici, sociali, psicologici; lo stesso avviene per molti giovani uomini, che sono economicamente o psicologicamente vulnerabili e non riescono a trovare una compagna con la quale metter su famiglia.

L’ASSEFA, e in particolare i gruppi di donne che in ogni villaggio organizzano le varie attività, e conoscono le situazioni di disagio in cui vivono le comunità rurali, da tempo sono impegnate a favorire l’incontro tra i membri di queste giovani generazioni, e contribuiscono economicamente a organizzare feste di matrimonio e a offrire alle giovani coppie un corredo di base per poter iniziare la vita in comune.

Convivialità e armonia

I matrimoni comunitari vengono organizzati con gran pompa: i novelli sposi indossano un abbigliamento elegante, e sfilano tutti insieme accompagnati da musiche e canti, seguiti da centinaia di parenti e amici. Poi le coppie si recano in tre luoghi diversi, poco distanti tra loro, e ogni gruppo partecipa alla cerimonia religiosa di sua competenza: c’è un sacerdote per celebrare il rito cristiano, un imam per la funzione musulmana, un bramino per il rito hindu.

Dopo che si sono concluse le consacrazioni religiose, tutti gli sposi e i loro invitati partecipano a un pranzo collettivo, preparato e allestito dai gruppi di donne e partecipato da migliaia di persone: si tratta di un momento molto importante, perché rappresenta un’esperienza di condivisione tra gruppi di vari villaggi, con diverse abitudini e tradizioni, e può facilitare una maggiore coesione sociale e nuove relazioni.   I gruppi di donne hanno un ruolo cruciale nel favorire la creazione di relazioni positive tra tante persone che hanno occasione di conoscersi in occasione di questa grande festa collettiva.

Riconoscimento sociale e dignità

L’organizzazione di matrimoni comunitari rappresenta una strategia per affrontare alcuni problemi che altrimenti sono di difficile soluzione. Il primo ostacolo è la consuetudine, ancora presente, che la famiglia della sposa prepari per la figlia una dote, che spesso supera di gran lunga le sue disponibilità, dando luogo alla richiesta di prestiti e a indebitamenti difficili da saldare. Un altro ostacolo è la tendenza a non aiutare giovani donne rimaste vedove, e in generale a emarginare giovani uomini e donne con difficoltà psicologiche o handicap fisici. Nei matrimoni comunitari le coppie vengono in qualche misura ‘adottate’ dalla comunità e soprattutto dai gruppi locali di donne, che le accompagnano nelle prime fasi della nuova vita, e che offrono loro sostegno economico e riconoscimento sociale. Gli sposi, inserendosi nelle attività in corso nei rispettivi villaggi, possono gradualmente assumersi impegni e responsabilità, e contribuire – seguendo gli ideali di Gandhi – al Sarvodaya, il ‘benessere di tutti’.

L’India e le sue contraddizioni

Come già sottolineato, l’India è oggi il Paese che ospita il maggio numero di abitanti, più della Cina. Sta diventando uno degli Stati più importanti nello scacchiere mondiale, con la sua partecipazione al gruppo dei BRICS, il raggruppamento delle economie mondiali di Brasile, Russia, India e Cina, con l’aggiunta del Sudafrica nel 2010, e in fase di ulteriore allargamento. Nonostante lo scarso peso dato dai media internazionali,  l’India (con una straordinaria impresa spaziale culminata il 23 agosto 2023) è la quarta potenza al mondo ad allunare (dopo Unione Sovietica, Stati Uniti e Cina) e la prima a raggiungere una regione nel polo sud lunare, in una regione ancora inesplorata e potenzialmente ricca di ghiaccio. Questo successo testimonia l’altissimo livello di sviluppo scientifico e tecnologico del paese.

D’altra parte, l’appellativo di ‘più grande democrazia del mondo’ che viene attribuita ancor oggi a questo Paese, il livello di oppressione verso le minoranze religiose e la politica di soffocamento delle opposizioni politiche è ormai evidente e documentata. Considerata la più grande democrazia al mondo fino al 2014 (27° nel Democracy Index), nel 2022 è crollata al 108° posto, nel gruppo dei paesi a regime ibrido.

Rispetto al progresso socio-economico, calcolando la povertà in termini economici, circa il 10 per cento della popolazione indiana vive con meno di 1,9 dollari al giorno. Il “Global Hunger Index 2022” (GHI) pone l’India al 107° posto su 121 paesi, la seconda peggiore posizione, dopo l’Afghanistan, rispetto a tutti gli altri paesi dell’Asia meridionale. Il punteggio conseguito dall’India (indice 29,1) la colloca nella categoria di “paese con seri problemi di fame”. Ma sui dati ufficiali non c’è consenso, anche perché esistono almeno cinque stime diverse sul numero di poveri in India, che vengono quindi stimati tra i 34 e i 373 milioni (in termini percentuali potrebbero essere il 2,5% o il 29,5%).  La mancanza, da parte del governo, alla realizzazione di un censimento aggiornato della situazione del Paese nasconde sia i progressi, sia le situazioni di sofferenza ed emarginazione ancora presenti, soprattutto nel zone rurali, e che la pandemia ha contribuito a peggiorare.

In questo scenario di persistente sofferenza delle comunità, soprattutto rurali, abbiamo illustrato in queste pagine che alla cancellazione fisica e culturale degli ideali gandhiani – per lo più non visibili –  si accompagnano (altrettanto invisibili) testimonianze di resistenza e di creatività, come illustra – nel suo piccolo – la storia dei matrimoni comunitari dell’ASSEFA. E come documenta, in modo magnifico e ricchissimo di immagini e notizie, il sito  di People’s Archive of Rural India, fondato e curato da uno straordinario giornalista, P. Sainath,  da sempre impegnato a denunciare la povertà, le disuguaglianze strutturali, la discriminazione di casta e le proteste degli agricoltori.

Nonostante tutto, l’India conserva ancora una straordinaria varietà di espressioni culturali e artistiche, di tradizioni e di pratiche dell’India rurale che celebrano e rinnovano creativamente la visione gandhiana.


Note

[1] Un ashram è di solito un centro di spiritualità e di lavoro manuale

[2] In Italia sono presenti gruppi di sostegno all’ASSEFA (https://www.assefa.org/). In particolare il ‘Gruppo ASSEFA Torino’ ha pubblicato in passato alcuni documenti che illustrano le attività dell’ASSEFA in campo agricolo, scolastico, sociale, e si possono richiedere a Elena Camino ([email protected]).


 

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