Le due potenze. L'atomica e la nonviolenza

Le due potenze. L’atomica e la nonviolenza

Angela Dogliotti

Lanza del Vasto, Le due potenze. L’atomica e la nonviolenza, edizioni la meridiana, Bari 2022, pp. 132, € 15,00

Le due potenze. L'atomica e la nonviolenza

La copertina del libro

È stato recentemente pubblicato, per le Edizioni La Meridiana, un agile libro, Le due potenze, che raccoglie due testi* di Lanza del Vasto e alcuni contributi e commenti di Tonino Drago, Giovanni Mazzillo, Maria Albanese, Enzo Sanfilippo, Frédéric Vermorel, con la Prefazione di Daniel Vigne, presidente dell’Association des Amis de Lanza del Vasto.

Lanza del Vasto, fondatore della Comunità dell’Arca nel 1948 in Francia sul modello degli ashram gandhiani che aveva conosciuto nella sua permanenza in India tra il 1937 e il 1938 presso il Mahatma Gandhi e in pellegrinaggio alle sorgenti del Gange, fu tra i primi a denunciare i pericoli dell’atomica.

Nel testo Della Bomba afferma con forza e chiarezza le due possibili strade che l’umanità si trova di fronte nel nuovo contesto creato dall’avvento dell’atomica:

Alla concatenazione delle violenze legittime, quelle che trovano la loro giustificazione nei torti dell’avversario, vi sono due soluzioni e solo due: o abbiamo la guerra perpetua, come dimostra la Storia; ed ora, con l’avvento della guerra totale e dell’arma assoluta, la distruzione totale, oppure la rottura della catena, la liberazione o conversione, ossia la nonviolenza. (p. 24)

 La scelta della prima strada evidenzia una totale irrazionalità:

Si capisce che un uomo si sacrifichi per la sua terra, per il suo focolare, ma se sacrifica allo stesso tempo ciò per cui si sacrifica, non vi è più sacrificio, ma suicidio e crimine imperdonabile. (p. 27)

Nel secondo dei testi proposti, La Chiesa di fronte al problema della guerra, Lanza del Vasto afferma con forza come la nonviolenza sia mezzo di difesa e di salvezza ben più di ogni arma, perché l’evangelico non opporsi al malvagio non significa arrendersi, ma

che non oppongo cattiveria alla sua cattiveria, e colpi ai suoi colpi. Questo non significa che non  mi difendo, ma che mi rifiuto di offendere col pretesto di difendere, di rendere il male, ossia raddoppiarlo, col pretesto di fermare il male, giacché è così che si entra nella catena del male, il cui ultimo anello è la morte. (pp. 45-46)

Più avanti delinea chiaramente  i tratti del conflitto nonviolento quando, affermando che la nonviolenza è lotta per la giustizia con le armi della giustizia, scrive:

Se il mio nemico è un uomo come me, io sono un uomo come lui, e posso sbagliare. Ed è pure probabile e, per parte, certo. Devo dunque scoprire la mia parte di torto nell’affare e se, per fortuna, vi riesco, devo riconoscerla davanti a lui e offrire riparazione. Sarà un passo verso la verità e verso la pacificazione, poiché questo finirà per inclinarlo a seguirmi nella medesima direzione.  (p. 48)

e ancora:

Se restituisco lo schiaffo, giustifico il suo; il suo spirito di giustizia continuerà a deviare nel giustificarsi, perché lo spirito di giustizia è quell’istinto che fa ricercare l’equilibrio. L’equilibrio è la giustizia, ma quando si devia, si cerca un punto di appoggio che è, appunto, la giustificazione.  (p. 50)

Nel suo commento al saggio di Lanza del Vasto I quattro flagelli (SEI, Torino 1996), di cui il libro riporta alcuni estratti, Antonino Drago articola la sua analisi in tre parti: una storia delle armi nucleari; la posizione di Lanza del Vasto, che decostruisce la razionalità degli Stati nucleari; una razionalità alternativa nella difesa, che parta dal Trattato ONU di messa al bando delle armi nucleari (TPNW) , per giungere ad affermare la novità storica della nonviolenza.

La nonviolenza è la vera alternativa storica perché fa ritornare alla millenaria sapienza sociale del “Non Uccidere”; però non più inteso come solo rifiuto passivo, ma con l’aggiunta della capacità di risolvere i conflitti, perché le tecniche adottate da Gandhi hanno dimostrato l’efficacia a tutti i livelli sociali e politici del metodo nonviolento […]. Nella lotta contro le armi nucleari la nonviolenza è potente perché di fronte all’infinita potenza tecnologica della bomba nucleare, recupera l’infinita forza interiore di ogni persona […] davanti ai conflitti il metodo nonviolento è più della razionalità, perché alla ragione aggiunge l’etica, anche quella del sacrificio personale. (p. 85)

Dunque se come afferma Lanza del Vasto le due grandi scoperte del secolo sono la nonviolenza e la bomba atomica, si tratta di scegliere tra questi due poli.

Oggi che il TPNW è stato ratificato da 65 Paesi

è in atto un braccio di ferro tra, da una parte, le 9 potenze nucleari più i 5 paesi ospitanti armi nucleari e i 32 stati favorevoli alle medesime […] e dall’altra, i 65 Stati che hanno ratificato il TPNW più gli altri 57 che lo approvarono nel 2017.(p. 93)

Solo l’azione dei popoli motivati eticamente farà bandire le armi nucleari nella coscienza di tutta l’umanità; e solo dopo di ciò queste armi potranno essere bandite anche formalmente da provvedimenti giuridici che dipendono da tutti i 198 Stati del mondo. (p. 99)

Il testo si compone poi di un esauriente panorama delle linee portanti del Magistero ecclesiale sulla pace dopo Lanza del Vasto, a cura del teologo Giovanni Mazzillo, del contributo di Maria Albanese e Enzo Sanfilippo sull’eredità di Lanza del Vasto e di una parziale ma preziosa biobibliografia a cura di Frédéric Vermorel.

Se fosse resa evidente la catena che collega la vittima innocente di un qualunque paese in guerra alle mani dell’operaio che ha costruito la bomba, all’ingegnere che l’ha progettata, alle banche che ne hanno sostenuto la produzione, al ragioniere che ha emesso la fattura, ai lavoratori di porti e aeroporti che l’hanno imbarcata e spedita, scopriremmo certamente che in questa storia è coinvolta qualche persona che conosciamo, magari un nostro parente o un nostro vicino di casa. (p. 116)

Se ciascuno di noi ne fosse consapevole, potrebbe fare come il colibrì della storia africana che fa la sua parte portando nel suo minuscolo becco 2 gocce d’acqua per spegnere l’incendio.

*Il primo, Della bomba, in Francia fu stampato in proprio col titolo De le bombe, ripreso nel febbraio 1960 dalla rivista «Esprit» e poi, tradotto in italiano, è stato inserito in Che cosa è la nonviolenza, Jaca book, Milano 1978, pp. 75-85. Il secondo, La Chiesa di fronte al problema della guerra, è inedito in italiano.


 

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.