Dieci per il Giudizio Universale

Dario Cambiano

Dieci. Eravamo in dieci per il Giudizio Universale, il 21 giugno scorso, davanti al Tribunale di Torino, per sostenere, volantinando e manifestando,  la causa contro lo Stato italiano che è stata chiamata (molto opportunamente) così.

Oggetto della causa, promossa da circa 200 attori tra singoli cittadini e associazioni, è citare in giudizio lo Stato per inadempienza climatica, ovvero per l’insufficiente impegno nella promozione di adeguate politiche di riduzione delle emissioni clima-alteranti, cui consegue la violazione di numerosi diritti fondamentali riconosciuti dallo Stato italiano.

Dieci. Eravamo in dieci.

Vabbè, meglio pochi ma buoni.

E’ stato divertente, vedere come la gente scansava i volantini neanche fossimo dei mormoni (con tutto che i mormoni presi a piccole dosi sono pure simpatici).

E si aveva un bel da dire che era per la crisi climatica, ma niente, dovevano correre nelle loro auto ad accendere il climatizzatore, dovevano precipitarsi negli uffici ad alzare l’aria condizionata, dovevano tornare a casa per fare la terza doccia della giornata. Forse era colpa dei 33 gradi e di un sole che non perdona più.

Dieci.

No dai, qualcun altro avrà anche capito.

Certo, fa impressione che al Pride ci fossero centocinquantamila persone. Adesso so che mi vado a infilare in un discorso spinoso. Cioè, evviva, c’era la Littizzetto e pure Giannini, i VIP non si contavano. Quasi mi viene il sospetto, io se fossi Gaber, che a parlare di orientamento sessuale non si faccia male a nessun potente, non si irritino le lobbies, non si rischi di chiedere l’indicibile, cioè di fare meno soldi sfruttando la nostra Terra.

Dieci, eravamo in dieci.

Se tu non c’eri e ti vuoi informare, vai su giudiziouniversale.eu

Così saremo undici.

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