Israele e il 76° anniversario della dichiarazione unilaterale di indipendenza

Johan Galtung

Israele celebra il 76° anniversario della dichiarazione unilaterale di indipendenza di David Ben Gurion. E il conto della shoa viene sempre più presentato agli arabi in generale, ai palestinesi in particolare, a partire da al naqba, l’orrore di 711.000 persone cacciate dalle loro case in Palestina, nei campi, nelle diaspore. Fino alla morte. [Che porta al genocidio del 2024].


Casale Monferrato, 9 maggio 2008 *

La sinagoga in questa cittadina piuttosto defilata, al centro del triangolo Milano-Genova-Torino, risale al 1735. Ci sono arrivati, ebrei spagnoli, espulsi da quella pulizia etnica primordiale attuata dai reyes católicos spagnoli Ferdinando e Isabella, dal 1492 in poi. Mori, ebrei, eretici, o tutti i sospettati tali; espulsi, uccisi, bruciati. la sinagoga è sopravvissuta ai nazisti 450 anni dopo; non però gran parte degli ebrei, salvo due famiglie. La shoah. Inesprimibile.

Foto di Simone Dulio | L’interno della Sinagoga di Casale Monferrato (CC BY-NC-SA 2.0)


Israele sta per celebrare il suo 76° anniversario dalla dichiarazione unilaterale d’indipendenza di David Ben Gurion. E il conto per la shoah viene presentato sempre più agli arabi in generale ai palestinesi in particolare, a cominciare dalla naqba, l’orrore dei 711.000 scacciati da casa propria in Palestina, verso campi profughi, diaspore. Verso la morte. [Che porta al genocidio del 2024]. Il conto non viene presentato ai tedeschi come, per dire, un Baden-Württemberg ebraico.

Non c’è molto da celebrare. EPPURE: come dico a una sinagoga attenta, affollata: discuto a favore dell’Israele della Risoluzione dell’Assemblea Generale ONU del 1947, l’unico riconoscimento che c’è. Non in base alla shoah, vedi sopra. Non in base ai “fatti sul terreno”, a argomentazione militarista a beneficio degli aggressori. Inoltre, i fatti sono fittizi. A che cosa allora?

In base ai miti del passato. La terra promessa, non il Popolo Eletto, vi PREGO! Siamo tutti popoli eletti. C’è un profondo senso di appartenenza, come per i palestinesi, con radici profonde nei crepacci delle [rispettive] storie, in gara gli uni con gli altri per i diritti di presenza e di futuro. Date a entrambi, per amor di Dio. E state attenti alle radici nel passato di altri popoli, come le vittime del 1492, e del seguito. Hanno radici andaluse, come i messicani in parti importanti degli USA.

Quindi presento la Comunità del Medio Oriente d’Israele con i suoi cinque vicini arabi – inclusa beninteso la Palestina, pienamente riconosciuta secondo il diritto internazionale – comunità modellata sulla Comunità Europea del Trattato di Roma (del 1 gennaio 1958). Un successo incredibile, che sistemava la Germania coi vicini che aveva brutalizzato. Sì, ci sono alcune differenze ma minori. Per maggiori dettagli si veda 50 Years 100 Peace & Conflict Perspectives [50 anni per 100 prospettive su pace e conflitto] edito dalla TRANSCEND University Press.

Con dietro 44 anni di dialoghi e mediazione.   Così Israele ottiene il suo stato a carattere ebraico e i soli confini sicuri possibili: confini a spazi aperti, fra paesi in pace. La Palestina ottiene il suo stato, come Israele con capitale nella propria Gerusalemme. Con un diritto al ritorno non negoziabile a, diciamo, due cantoni palestinesi nel nordovest d’Israele; con numeri sì negoziabili, come per gli ebrei di ritorno (ma c’è una differenza fra essere costretti all’esilio da una naqba 60[/76] anni fa ed esserlo a causa dell’Impero Romano 2.000 anni fa). E due cantoni per gli ebrei in Cisgiordania in zone [a loro] particolarmente sacre potrebbero anche starci.

Il tutto nello spirito di trovare un equilibrio pacifico e sostenibile dove tutte le parti possano sentirsi ragionevolmente a casa. Ipotesi correlata: lo si faccia e dieci anni dopo il flusso libero di gente e idee, merci e servizi sarà parte naturale della vita per i cittadini di tutt’e sei i paesi. I diritti d’insediamento e d’investimento potrebbero venir dopo. Al confine fra Israele e Libano e Israele ed Egitto ci [sono?>>] sarebbero giganteschi impianti solari di desalinizzazione a specchio per fornire acqua a tutti quanti. La Commissione della Comunità del Medio Oriente agirebbe con griglie energetiche solari ed eoliche anziché a combustibili fossili. E ci sarebbe un regime [ad interim] di reinsediamento; e uno per i confini; e così via.

Agli israeliani votati all’ulteriore espansione e sicurezza con mezzi militari, come ai palestinesi tesi alla soluzione a Due stati (risultante dalla risoluzione del Congresso Nazionale Palestinese del 15 novembre 1988), una [tale] Comunità del medio Oriente non garba, forse intellettualmente più che politicamente. Il tempo può magari guarire quei deficit.

Nel frattempo, vediamo quali sono le alternative.

Continuare con occupazione ed espansione? Le forze contrarie sono già (state) notevoli, e inaspettate: come Intifada, attentati suicidi, razzi. Si pensi alle sette prossime fasi d’intensificazione per questa via, ricetta per peggiori disastri, per tutti.

Che Israele ottenga l’associazione alla NATO e invochi l’articolo 5 appena succeda qualcosa? Si guardi l’Afghanistan per la risposta.

Che Israele ottenga l’associazione all’Unione Europea? “Non pensarci neppure! (a posteggiare qui” direbbe la polizia di New York). Immaginiamo come affretterebbe la formazione della Comunità Islamica dal Marocco a Mindanao, combinando uno scontro di regioni con uno scontro di civiltà lungo una linea di faglia in tensione e pesantemente armata, con incidenti a cadenza oraria.

Ovviamente, qualcuno cercherà ancora di pacificare i regimi arabi come fa adesso, contando Giordania, Egitto, Cisgiordania come successi e Siria e Gaza come fallimenti e il Libano non si sa. Isaia 2:1-9. Si badi, checché si faccia ci saranno forze avverse – e particolarmente forti con un confronto diretto UE-Comunità Islamica.

No, procuriamo centinaia, migliaia di associazioni della società civile in Medio Oriente, che mettano in piedi una Comunità del Medio Oriente, come avvenne un tempo per la Comunità Europea. L’onere della prova sta effettivamente a chi è contrario – non alla maggioranza silenziosa che potrebbe ben immaginare che ciò accada ma non se ne son resi del tutto consapevoli. Se avete un piano migliore per una pace sostenibile in Medio Oriente, favorite dirlo. Il mondo sta ascoltando.

* Originariamente pubblicato da TMS il 12 maggi 2008 – #8 [aggiornato al 2024]


EDITORIAL, 11 Mar 2024

#839 | Johan Galtung – TRANSCEND Media Service

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis


 

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