Israele elimina i giornalisti di Gaza: un tributo

Mnar Adley

Di recente sono stata insignita del premio Women and Media Award dal Women’s Institute of the Freedom of the Press. Sebbene sia davvero un onore ricevere questo riconoscimento per il giornalismo che dirigo a MintPress News, è quasi impossibile per me gioire di questo riconoscimento. Israele elimina i giornalisti di Gaza. Il mio cuore è pesantemente colpito dalla continua violenza.

Come giornalista palestinese-americana che ha vissuto sotto l’ombra opprimente dell’occupazione israeliana e ha assistito in prima persona alla brutalità implacabile del regime di apartheid, non posso rimanere in silenzio mentre il mio popolo affronta l’oppressione e la violenza senza sosta.

Voglio dedicare questo premio agli impavidi giornalisti di Gaza che rischiano la vita per mostrarci la cruda realtà della vita sotto le bombe israeliane.

Dal 7 ottobre, il bilancio delle vittime è drammatico e orribile: Israele sta sistematicamente eliminando i giornalisti, uno per uno, e uccidendo le loro famiglie. L’esercito israeliano ha già ucciso almeno 82 giornalisti palestinesi a Gaza. Queste persone coraggiose, impegnate a svelare la verità, sono diventate bersaglio diretto di un regime che cerca disperatamente di nascondere le sue azioni genocide dall’attenzione del mondo.

Israele non vuole che il mondo veda la realtà del suo attacco genocida a Gaza, quindi sta assassinando i messaggeri.

Nella maggior parte del mondo, indossare un giubbotto antiproiettile con la scritta “stampa” ti protegge. Ma in questo momento, in Palestina, potrebbe anche essere un bersaglio, dato che Israele ha trasformato Gaza in quello che l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari ha definito un “cimitero di giornalisti”.

Si potrebbe pensare che i principali giornalisti aziendali parlino dell’uccisione dei giornalisti a Gaza, ma non lo fanno. Se i media tradizionali come il New York Times o la CNN parlano dei giornalisti palestinesi uccisi a Gaza, non hanno l’integrità giornalistica di base di dire chi li ha uccisi e non sottolineano che Israele li prende sistematicamente di mira.

I media aziendali sbiancano i crimini israeliani e fanno finta di non capire da dove arrivano i missili. Fanno finta di non sentire la retorica genocida che emana da Tel Aviv. E anche se Israele rende Gaza il luogo più pericoloso al mondo per essere un giornalista, ignorano ciò che è davanti ai loro occhi, producendo consenso per la pulizia etnica.

Donne coraggiose hanno perso la vita nel tentativo di documentare l’assalto israeliano. Donne come Alaa Taher Al-Hassanat, presentatrice di AlMajedat Media Network, la cui casa è stata bombardata da missili israeliani il 20 novembre.

O Salma Mkhaimer, uccisa insieme al suo bambino in un attacco aereo israeliano sulla sua casa a Rafah, Gaza.

Anche la giornalista freelance Ayat Khadoura è stata uccisa nella sua casa da un attacco aereo israeliano. Nel suo “ultimo messaggio al mondo” postato su Instagram, ha detto: “Una volta avevamo grandi sogni, ma ora il nostro sogno è quello di essere uccisi tutti interi, in modo che sappiano chi siamo”.

Questo non fa che continuare una lunga storia di Israele che prende sistematicamente di mira i giornalisti sin dalla sua fondazione nel 1948.

Proprio l’anno scorso, Israele è arrivato a uccidere la nostra amata Shireen Abu-Akleh, cittadina americana e destinataria dello stesso Women and Media Award che ricevo oggi. E nel 2021 ha fatto saltare in aria l’edificio dell’Associated Press a Gaza. Eppure, in tutto questo, Israele continua a ricevere un lasciapassare dai media aziendali.

Nonostante le difficoltà, molti giornalisti rischiano la vita lavorando 24 ore su 24 per documentare il genocidio a Gaza. Giornalisti come Motaz Azaiza, Younis Tirawi, Muhammad Smiry, Motasem Mortaja, Wael Dahdouh e Hind Khoudary, solo per citarne alcuni, dicono la verità al potere, raccontando gli orrori di Gaza.

Queste persone ci mostrano in tempo reale il coraggio che spesso ci vuole per essere un giornalista. E per questo motivo, decine di persone pagano il prezzo più alto per il loro coraggio.

Questo premio lo dedico umilmente a loro: ai giornalisti caduti che sono stati presi senza pietà da Israele e a quelli che, contro ogni previsione, continuano a trasmettere al mondo gli orrori inimmaginabili della vita sotto i bombardamenti incessanti.

Per quanto riguarda i giornalisti come me, giuriamo di portare avanti la loro eredità e di amplificare le loro voci in Occidente. Ripeteremo il loro messaggio di speranza e verità, sfidando e affrontando il sistema stesso che perpetua la distruzione del mio popolo, sostenuto direttamente dai nostri governi e dai loro media compiacenti.

Se le guerre possono essere innescate dall’inganno, allora cerchiamo di promuovere la pace attraverso una verità incrollabile.

Israele elimina i giornalisti di Gaza

Foto Eric Huybrechts | TV Press. In the line of duty Reuters Press Agency armoured Land Rover damaged by an Israeli rocket strike on Gaza in 2006. (CC BY-ND 2.0)


Fonte: MintPress News, 14 dicembre 2023

Traduzione di Enzo Gargano per il Centro Studi Sereno Regis


 

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.