Niente e nessuno si salva da solo

Enzo Ferrara

Intervento di Enzo Ferrara – presidente del Centro Studi Sereno Regis e militante di Medicina Democratica movimento di lotta per la salute – al presidio contro l’Autonomia Regionale Differenziata, Torino, piazza Castello, 16 settembre 2023


La questione dell’Autonomia Differenziata è stata ben affrontata dall’arcivescovo metropolita di Napoli don Mimmo Battaglia in una lettera aperta pubblicata sul sito Internet dell’istituto di formazione politica Pedro Arruppe. Rimandiamo a quella pubblicazione per le questioni basilari e sociali che riguardano questa iniziativa parlamentare.

Tuttavia, come Centro Studi per la pace, la sostenibilità e la partecipazione e come luogo di aggregazione anche di movimenti e attivisti che si occupano di tutela dell’ambiente, della salute e del lavoro non possiamo non aggiungere alcune considerazioni partendo proprio dal diritto alla salute definito nella nostra Costituzione «fondamentale per l’individuo e di interesse per la collettività».

La legge 833 del 1978 definì le caratteristiche di un servizio sanitario nazionale inteso alla tutela della salute di tutti e di ciascuno, basato sui princìpi di egualitarismo (gli stessi servizi come risposta agli stessi bisogni su tutto il territorio nazionale) e universalismo (tutti hanno diritto ad accedere ai servizi sanitari senza alcuna distinzione per appartenenza a generi etnie culture o ideologie diverse), sostenuto economicamente da una fiscalità progressiva (ognuno contribuisce in base alla propria ricchezza). E in questo senso ci sembra vadano lette e interpretate le politiche sociali ed economiche, basandosi su questo trinomio di uguaglianza, universalismo e progressività fiscale, che sono i fondamenti – da integrare con i diritti di partecipazione e di libertà – di ogni sistema democratico.

Il disegno di legge sull’Autonomia Differenziata invece mina i fondamenti democratici direttamente, andando a scalzare – non solo nella sanità, ma anche nella scuola, nella tutela dell’ambiente, nella sicurezza sul lavoro e nei trasporti solo per fare alcuni esempi – questa triade di uguaglianza, universalismo e progressività fiscale. E mina anche indirettamente questi costituenti democratici perché attraverso una pretesa separazione dei loro àmbiti – separazione che parte da una differenziazione del territorio e delle regioni e arriva a una differenziazione delle persone, dei loro corpi e delle loro menti – ostacola quegli elementi di partecipazione democratica e di costruzione delle libertà limitandone il campo di applicazione.

Per affermare i diritti universalistici alla salute, all’istruzione, al lavoro sicuro, alla libera circolazione non basta infatti agire solo a posteriori, con la cura dopo che la malattia si è affermata, con la scuola dopo che il disagio è imposto come strutturale, con le infrastrutture dopo che il territorio è stato tracciato in ogni solco dalle direttrici del traffico imposte dall’economia con ottica inflazionista e dunque insostenibile. È possibile fare ben di più, ed è infatti compito della democrazia non ostacolare (terzo articolo della Costituzione) e possibilmente favorire la partecipazione a tutta una serie di iniziative di connotazione socio-politica che puntano a prevenire, proteggere e rafforzare la salute, l’istruzione e l’integrità dell’ambiente assieme ai diritti di tutti e di ciascuno.

È soprattutto nell’ambito partecipativo che questo progetto colpisce più duramente, separando invece di integrarli gli spazi di tutela della salute, dell’istruzione, dell’ambiente e dei diritti, pretendendone una declinazione non unitaria e demandando al privato – per chi può permetterselo – la soluzione dei propri bisogni in una prospettiva politica e culturale fallimentare e antiscientifica, fondata esclusivamente sull’avarizia e sul pregiudizio nei confronti di chi ne è escluso.

Ricordiamo qui la metafora del sistema sociale come un ponte proposta dal sociologo Zygmunt Bauman: poiché tutti dobbiamo prima o poi attraversarlo è bene che i pilastri di quel ponte siano tutti egualmente solidi, non possiamo permetterci nemmeno che uno solo sia a rischio di cedimento, il rischio è che poi a catena crolli l’intera struttura.

Non ci stupisce che vi sia chi cade nel fraintendimento, equivocando il significato di differenziazione autonoma e ipotizzando di poter trarre un vantaggio da questa separazione attribuendo alla ricchezza un potere taumaturgico anche nei confronti della salute, dell’istruzione e di tutti gli altri diritti.

Certo, c’è anche chi persevera nel fraintendimento e chi lo perpetra in senso anti-collettivo, anti-democratico a anti-partecipativo. Sulla stessa linea di chi intende la pace come frutto solo dell’accumulo d’armi e degli eserciti, c’è chi intende la salute e il benessere come esclusivamente associati alla ricchezza di mezzi e risorse, la libertà come diritto a non accettare e astenersi dal patto sociale di solidarietà reciproca (sancito dalla costituzione al secondo articolo sui «doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale»), e la partecipazione come mera spartizione di risorse e profitti generati anche da iniziative insostenibili come quelle che prospettano questa pretesa autonomia e questa ignobile differenziazione.

È palese che vi sia un vantaggio dalla disponibilità maggiore di risorse e mezzi economici, ma questo vale fino a un certo punto, ce lo hanno dimostrato il Covid e ce lo dimostrano i disastri ambientali causati dalle variazioni climatiche, che colpiscono senza alcuna distinzione di reddito. Si può intervenire perfino sui danni causati da pandemie e devastazioni ambientali con maggiore o minore efficacia nei diversi territori a seconda della ricchezza disponibile, ma non si può intervenire efficacemente in forma non unitaria sulle cause delle cause, cioè su ciò che ha prodotto la pandemia del Covid e su ciò che è causa delle variazioni climatiche con azioni preventive che devono necessariamente includere tutti i territori e tutta la popolazione.

Non si tratta di interpretazioni etiche o di buonismi e utopie ideologiche: è una semplice constatazione su base scientifica e razionale della situazione; i diritti, come la salute e l’ambiente, come la democrazia non si possono tutelare e sostenere separandoli in pezzi più o meno estesi. La loro dimensione è insieme personale e collettiva, o si tutela e si salva tutto insieme oppure non si tutela e non si salva nulla e nessuno.


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