Da Mussolini alla Meloni alla morte di massa in mare

Belén Fernández

Un modo affidabile per promuovere un’identità nazionale di estrema destra, da Mussolini alla Meloni, è il razzismo unito alla xenofobia. Dopotutto, non c’è niente di meglio di un buon “altro” su cui deviare la colpa dei problemi economici e dei difetti interni più disparati.

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A metà degli anni Novanta, un mio cugino mezzo italiano, che risiedeva in un castello vero e proprio fuori Firenze, si prese una pausa dalla sua maestosa esistenza per visitare il Texas, dove io e la mia famiglia vivevamo allora.

Avrò avuto circa 14 anni. Mio cugino era un po’ più giovane e aveva compiuto la traversata transatlantica con un bene prezioso al seguito: un libro sull’ex dittatore fascista Benito Mussolini, che aveva conosciuto la sua ignominiosa fine nel 1945.

Se non ricordo male, la madre americana di mio cugino considerava il testo come un accessorio imbarazzante da non sfoggiare in pubblico e soprattutto da un pubblico non italiano.

A distanza di qualche decennio, la nostalgia del fascismo è ancora forte in Italia, dove molti italiani non sono affatto imbarazzati. Il Presidente del Senato Ignazio La Russa, ad esempio, tiene in casa una statuetta di Mussolini insieme ad altri oggetti di arredamento fascista. All’inizio di quest’anno, si è preso la responsabilità di annunciare che “non c’è alcun riferimento all’antifascismo” nella Costituzione italiana.

La Russa appartiene al partito di estrema destra Fratelli d’Italia, che ha contribuito a fondare nel 2012 insieme a Giorgia Meloni, attuale primo ministro del Paese. Nel 1996, la Meloni ha avuto il suo momento Mussoliniano, dichiarando in un’intervista: “Penso che Mussolini sia stato un buon politico. Tutto quello che ha fatto, lo ha fatto per l’Italia”.

Questo, ovviamente, più di 25 anni prima che la Meloni avesse la sua occasione di “fare cose” per l’Italia. Negli anni ’90 era ancora un’umile membro del neofascista Movimento Sociale Italiano (MSI), fondato nel 1946 per garantire che l’ideologia fascista avesse sempre un posto nella democrazia.

L'agenda anti-donne di Giorgia Meloni

Giorgia Meloni a Sanremo durante la campagna elettorale per le elezioni europee del 2014
| Di Jose Antonio, CC BY 4.0, Collegamento

Oggi la Meloni si sforza di prendere le distanze dalla parola F e da quel “buon politico”. Ma come scrive David Broder nel suo nuovo libro Mussolini’s Grandchildren: Fascism in Contemporary Italy, la politica di Fratelli d’Italia “rimane radicata nella mitologia fascista, nei modi di parlare del passato e nelle visioni dell’identità nazionale”.

Certo, un modo affidabile per promuovere un’identità nazionale di estrema destra è il razzismo e la xenofobia. Dopotutto, non c’è niente di meglio di un buon “altro” su cui deviare la colpa per i problemi economici e i difetti domestici assortiti.

Prima della pandemia di coronavirus, trascorrevo una parte di ogni estate con la madre di un amico italiano in un piccolo borgo di mare della Puglia meridionale, dove spesso si poteva fingere di vivere ancora nell’Italia di Mussolini, a causa delle infrastrutture locali obsolete e dei discorsi ipernazionalisti che si potevano incontrare.

Ogni anno, arrivavo per quattro o cinque settimane di mare Ionio, zanzare resistenti ai repellenti, vino Primitivo a buon mercato e programmi televisivi notturni sugli omicidi – l’oppio preferito dalle masse italiane. E ogni anno i miei conoscenti mi aggiornavano sulle ultime trasgressioni delle orde di profughi invasori, sempre determinati a occupare, stuprare, rubare e uccidere.


Fonte: Common Dreams, 26 giugno 2023

https://www.commondreams.org/opinion/mussolini-meloni-fascism-migrants

Traduzione di Enzo Gargano per il Centro Studi Sereno Regis


 

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