Quando si solleva la montagna: 17/18 giugno in Maurienne, parla Philippe Delhomme

Daniela Bezzi

Meno sei, cinque, quattro, tre: in un crescendo di attenzione/apprensione siamo proprio al count down, in meno di una settimana potrà succedere… di tutto. Come sarà possibile contenere una manifestazione che neppure gli organizzatori sono in grado al momento di quantificare? E il temuto sfondamento per non dire assalto nella zona del cantiere? Tutt’altro che impenetrabile in effetti, come si è visto un paio di settimane fa quando in barba alla possente guardianìa un manipolo di audaci è riuscito ad appendere quel lungo striscione visibile anche nella nostra foto/copertina (azione immediatamente virale su Twitter…)

E poi, che pessima idea indire una simile manifestazione proprio adesso che sarebbe l’inizio della stagione turistica, speriamo non diventi un’altra Zad! Questo il tenore delle uscite-stampa in Maurienne durante il week end.

E insomma come andrà?

Lo abbiamo chiesto a Philippe Delhomme, insegnante di storia, ex vice-sindaco del comune di Villarodin Bourget, NoTav da sempre all’interno dell’Ass.ne VAM (Vivre et Agir en Maurienne) di cui è co-presidente insieme a Annie Colombet e figura ben nota in Val di Susa, sempre presente in tutte le manifestazioni, anche di recente in visita a San Didero…

Sta succedendo di tutto, sì: da una parte i promotori della Torino Lione stanno cercando in tutti i modi di presentare questa manifestazione come inevitabilmente violenta, per metter paura alla popolazione e limitarne la partecipazione. Ma il risultato è che, mai come in questo momento, si sta parlando di TAV: ogni giorno che passa la questione guadagna attenzione anche sui media nazionali. Mai come in questo momento si è sentito parlare in Francia della Torino-Lione, dei suoi impatti, dell’evidente minaccia per l’ambiente, degli effetti sulla nostra valle: già solo questo è positivo.

Articoli sui giornali, trasmissioni per radio, giornalisti che ci contattano per sapere: questo continuo soffiare sul fuoco da parte dei sostenitori del progetto in realtà fa gioco più a noi che a loro – perché chiunque si trova, magari per la prima volta, a fare un bilancio tra le loro ragioni e le nostre, non potrà che dar ragione a noi. Una strategia comunicativa che insiste sì sulla paura, ma rivelatrice in effetti della loro paura: hanno paura che questo assurdo progetto venga messo in discussione, con tutti gli interessi economici che sono in gioco.

Ed è chiaro che sono pronti a fare qualsiasi cosa per averla vinta, a cominciare dal bollare come terroristi persone come noi che hanno a cuore l’aria, la terra, l’acqua, la natura, le condizioni elementari di vita sul pianeta. Ma non credo che la gente sia così stupida da farsi abbindolare. E’ piuttosto vero che sempre più persone vogliono sapere come stanno veramente le cose, e già questo è un successo. Fino a pochi mesi fa la questione era un problema solo per noi, in questa valle scarsamente abitata. Da locale che era, il dibattito si sta sviluppando a livello nazionale: finalment!

Per esempio?

Per esempio c’è stata una bella trasmissione su Radio France prendendo spunto da un libro sui Soulevements de la Terre recentemente uscito per le Editions du Seuil: con molti autorevoli contributi per dire qual è il loro programma, come funzionano, qual è la loro strategia, trasmissione molto seguita. E’ l’altro giorno è uscito un appello su Liberation che riepiloga per l’ennesima volta le ragioni del No al Tav…

La questione dell’acqua, circa la quale vige in Francia una precisa legislazione, è fondamentale…

E’ l’argomento più forte che abbiamo: problematica non più differibile, impossibile da ignorare dopo la grave siccità che ha colpito la Francia la scorsa estate e che si è protratta durante quest’inverno. L’opinione pubblica è stata costretta a considerare un problema che mai avremmo pensato di avere, perché non si può dire che la Francia sia carente di fiumi, di acque – e invece ci sono delle regioni, per esempio nei Pirenei, in cui non pochi comuni sono ormai senza acqua potabile, costretti a farla arrivare con le autocisterne.

Benché ci siano ancora persone che non si rendono conto fino a che punto il riscaldamento climatico può impattare sulle loro vite, la questione dell’acqua è di rilevanza primordiale, senz’acqua non può esserci alcuna forma di vita! E dunque, come possiamo non farci delle domande sul progetto della Torino Lione? E’ più importante guadagnare qualche mezz’ora di viaggio, o salvaguardare l’acqua che sta rapidamente scomparendo? E’ questo il problema che dobbiamo porci ed è una questione di sopravvivenza.

Molti articoli circolati nei giorni scorsi hanno enfatizzato la questione dell’ordine pubblico, con l’adesione dei Soulevements de la Terre presentata come una minaccia, il timore che possa replicarsi un’altra Sainte Soline… per non dire dei NoTav in arrivo dalla Val Susa! Come pensate di gestire la situazione?

Il nostro obiettivo è stato fin dall’inizio molto chiaro: fare in modo che il problema della Torino Lione diventasse finalmente noto in tutta la Francia. Non più solo piccolo problema locale, per la popolazione della Maurienne, ma seria minaccia per l’ambiente, emergenza con cui fare i conti, di cui tutta la Francia dev’essere informata. Chiaramente l’ultima cosa che vorremmo veder replicata è la situazione che si è verificata a Sainte Soline, e stiamo lavorando da giorni no stop per garantire che la manifestazione sia pacifica, nonviolenta, massimamente partecipata e popolare: una manifestazione che permetta al maggior numero di persone di esprimere l’opposizione alla Torino Lione senza alcun bisogno di andare all’attacco del cantiere.

L’obiettivo è evidenziare la contraddizione della narrazione di TELT, che insiste nel presentare questo progetto come green, ecologico – e al tempo stesso distrugge un intero paesaggio, sacrifica intere foreste, sventra intere praterie, compromette delle preziose sorgenti d’acqua e in generale mette a rischio il futuro di un intero ecosistema, di una quantità di essere viventi, compresi noi umani. Questo il messaggio che vogliamo dare ed è un messaggio che si evidenzia da solo: qualunque foto, immagine, visuale degli effetti di quel cantiere, qualunque confronto fra il prima e il dopo, individua in quel progetto un crimine, un ecocidio.

Solo due giorni prima della vostra manifestazione, il 15 giugno, è stata annunciata un’iniziativa Pro-Tav davanti alla stazione di St Jean de Maurienne, vi preoccupa?

Proprio per niente! I promotori della Torino Lione stanno cercando di far credere alla popolazione della valle che c’è un consenso pressoché unanime per questo progetto. Ed è vero che ci sono non pochi Pro-Tav in Maurienne, soprattutto tra alcuni amministratori, per via dei fondi promessi o già ricevuti da TELT. Ma quanta gente potrà esserci in quella piazza davanti alla stazione di St Jean de Maurienne il 15 mattina – tra l’altro un giovedì, giorno lavorativo?

La cosa grave è che i sindaci che hanno aderito a questa manifestazione, hanno fatto appello ai funzionari e impiegati loro sottoposti perché siano presenti, commettendo un atto di grave scorrettezza: è un ricatto! Ma anche se tutte le amministrazioni fossero presenti al completo, quanti potranno essere? Qualche centinaio. Un’inezia in confronto a noi che saremo migliaia. Quanto al prefetto, anche lui promotore della Torino Lione e fedelissimo di TELT: dipenderà da lui l’autorizzazione di entrambe le manifestazioni, e nel caso decidesse di concedere il diritto di manifestare ai Pro-Tav e non a noi, il conflitto di interesse diventerà evidente – e anche questo giocherà a nostro favore. Renderà evidente il fatto che ci sono due pesi e due misure, in totale contrasto con l’equità della legge.

Cosa ne pensi della posizione dei sindacati, della stessa CGT che si sono espressi in contrarietà con la Manifestazione del 17/18 giugno in

Eccoci di fronte a una visione produttivistica, decisamente superata, del mondo in cui viviamo: come se fosse possibile continuare a produrre e consumare come si è sempre fatto! E’ una contraddizione esplosiva, che fa leva sulla necessità di creare posti di lavoro – ma che si scontra con l’evidenza dell’emergenza in cui ci troviamo. Una crescita illimitata è semplicemente improponibile, non possiamo continuare a produrre distruggendo l’ambiente dal quale dipendiamo. Distruggendo le condizioni di abitabilità delle Valli di Susa e della Maurienne, ci distruggiamo da soli! Tutto questo sarà l’oggetto di un incontro che ci proponiamo di avere presto con la Segretaria Generale della CGT per spiegare le nostre ragioni, sperando che possa esserci un cambio di prospettiva.

E quanto all’organizzazione sul terreno, agli aspetti logistici?

Semplicemente straordinario per me assistere a una tale convergenza di collaborazione da parte di così tanti giovani, che stanno dedicandosi full time all’organizzazione di questo evento… So di riunioni in tutte le parti della Francia, in parecchi arriveranno in questi giorni, con loro ci siamo sentiti spesso on line, per cercare di organizzare nel migliore dei modi questa manifestazione che non potrà che essere… magnifica! In effetti il fatto che delle organizzazioni ecologiste a livello nazionale, dei sindacati contadini, del partiti politici abbiamo scelto di esserci così vicini in questa lotta, è davvero incoraggiante, dopo anni di solitudine.

Finalmente vediamo questa questione considerata seriamente, finalmente potrà esserci un vero e ampio dibattito – come è giusto che sia perché è una questione complessa, che non può essere liquidata per partito preso, ma esaminata in tutti i suoi aspetti. Se così sarà non potremo che arrivare alla conclusione che il progetto dev’essere fermato.

E così sarà, perché per la prima volta a dirlo saremo in tanti. E non solo in Maurienne, non solo in Val Susa, ma su entrambe le valli su entrambi i fronti della montagna, ed è per questo che l’appuntamento del 17/18 giugno sarà importante. Fino ad ora siamo stari un piccolo gruppo, che ammirava da lontano la resistenza così numerosa del Movimento NoTav in Italia, che per anni è stato per noi un motivo di ispirazione, che ci ha permesso di continuare a crederci nonostante tutto. E adesso, eccoci uniti, determinati a lavorare insieme, sapendo che è proprio la stessa storia, sapendo che non c’è più tempo: troppi danni sono già stati fatti, non possiamo più permetterci di stare a guardare.

2 – Continua


 

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