La vera associazione a delinquere siete voi!

Ivan Basadonna

Davvero, vivo in tempi bui!
La parola innocente è stolta. Una fronte distesa
vuol dire insensibilità. Chi ride, la notizia atroce
non l’ha ancora ricevuta.

Quali tempi sono questi, quando discorrere d’alberi è quasi un delitto, perché su troppe stragi comporta silenzio!
E l’uomo che ora traversa tranquillo la via
mai piú potranno raggiungerlo dunque gli amici
che sono nell’angoscia?

Bertolt Brecht, 1939 (Trad. di Franco Fortini)

Tempi Bui

Riprendiamo un intervento apparso su Facebook qualche giorno fa, La vera associazione a delinquere siete voi! postato da Ivan Basadonna, volto noto tra i giovani NoTav della Val Susa oltre che portavoce di FFF Val Susa.

Ivan è il primo a destra

Ci sembra importante per cogliere gli umori, il disagio e la confusione che provano i nostri giovani di fronte alla criminalizzazione di movimenti e associazioni che mentre provano a riportare il mondo con i piedi a terra – sulla sostenibilità ambientale, sulle emissioni climalteranti, sugli sprechi di energie e risorse, sui diritti negati, a partire da quello alla partecipazione democratica – si ritrovano invece rappresentati e pubblicamente additati come pericolosi e devianti e conseguentemente repressi con la forza sul territorio e poi penalmente nei tribunali.

Lo sostiene anche Amnesty International con la campagna Proteggo la protesta, che insieme al Controsservatorio Valusa ha partecipato all’iniziativa organizzata lo scorso 16 ottobre a Bussolone dalla neo-nata “Associazione a Resistere”, di cui segnaliamo in particolare l’intervento di Livio Pepino.

Anche a noi sembra questo il caso del processo in corso dal 20 ottobre u.s. contro il centro sociale di corso Regina Margherita 47 che vede fra i 28 imputati – dei quali 16 accusati di associazione a delinquere (il Tribunale del riesame aveva riformulato l’ipotesi iniziale di associazione sovversiva) – diversi militanti di Askatasuna; molti fatti contestati riguardano la lotta contro l’alta velocità in Val di Susa, dove nelle prime ore del 16 ottobre è stato nuovamente incendiato un presidio No Tav a Venaus.

Facciamo nostre, rielaborandole, alcune affermazioni dell’autore: il movimento no TAV non è Askatasuna e Askatasuna non è il movimento no TAV, come l’accusa giudiziaria mossa agli uni e agli altri, assieme alle modalità di comunicazione di una parte della stampa locale, tende a suggerire. Sono due componenti della società torinese e piemontese che spesso convivono, e come succede con tutte le altre realtà che partecipano attivamente al movimento, dialogano, si confrontano, litigano e influenzano a vicenda le proprie linee politiche.

Le forme di solidarietà che il movimento no TAV e centri come Askatasuna o lo spazio popolare Neruda praticano, implicano una visione conflittuale della società, per l’affermazione di modelli alternativi a quelli del consumo e dell’ultra capitalismo odierno. Questo annesso può far comprendere il fastidio che il conflitto causa alla politica che per imporsi ha bisogno di giustificazioni forti, di emergenze che si susseguono, ma che si snodano su percorsi sempre più lontani dalle persone e dai loro bisogni.

Diceva bene l’avvocato Sandro Canestrini, citando Piero Bassetti, nell’arringa del Vajont quando paragonò l’Italia a un centauro, perché “ha i piedi nel sottosviluppo e la testa nel supersviluppo” (Vajont: genocidio dei poveri, Cierre Verona 1969).

Enzo Ferrara


La vera associazione a delinquere siete voi!

Che andate contro la volontà di un’intera valle

Che vi arricchite sulle nostre teste

Che truccate gli appalti

Che ve ne fottete della guerra, della crisi climatica, sociale ed economica

Che spendereste 10 miliardi di euro per un’opera inutile mentre le scuole crollano, la sanità è al collasso e le persone comuni non riescono a pagare le bollette a fine mese

Che distruggete la poca natura rimasta in Val Susa, incuranti delle polveri sottili e cancerogene che spargete nell’aria

Che nonostante la siccità bucate montagne, deviate falde acquifere, disperdete miliardi di litri d’acqua

Che dagli anni ‘90 parlate di un’opera che sarà benefica in chissà quale lontano futuro mentre il presente è sempre più precario e incerto per sempre più persone, e al pianeta non resta più tempo.

A differenza vostra, le persone coinvolte, esattamente come me e tutto il movimento No Tav, fanno semmai parte di un’Associazione a Resistere.

Perché se da una parte voi abbattete ettari di bosco, dall’altra c’è chi si prende cura del territorio e al massimo sugli alberi ci costruisce delle casette per sorvegliare i vostri cantieri

Se da una parte le cose vengono decise da quattro burocrati in giacca e cravatta seduti in un ufficio, dall’altra ci sono assemblee con centinaia di persone, spesso fino a notte fonda e dopo una giornata di scuola e lavoro

Se da una parte avete cercato di distruggere il verde di Venaus per il vostro primo cantiere, dall’altra noi lo abbiamo riconquistato e ci organizziamo ogni anno un Festival gratuito per migliaia di persone da tutta Europa

Se da una parte voi disponete di milioni di soldi pubblici con cui comprare pubblicità e articoli sui media, dall’altra noi siamo la prova che si può fare affidamento su un’informazione sui piccoli canali, sui volantinaggi, sul passaparola.

Se da una parte ci sono studi e progetti strapagati, che coinvolgono enti di ricerca e università, dall’altra c’è una commissione scientifica fatta da volontari e volontarie che puntualmente smonta punto per punto un progetto che, per quanto migliorabile, non può che rimanere fallace, inutile e dannoso

Se da una parte voi ci bruciate i presidi la notte, ogni volta verranno ricostruiti, con il tempo e la forza dell? presidianti

Se da una parte si passa impuniti dopo aver truccato gli appalti per l’opera più costosa d’Europa, dall’altra si viene arrestati per l’uso di un megafono

Se da una parte avete creato un mini-movimento durato solo pochi mesi, sostenuto da tutti i partiti possibili e poi finito quando siete riusciti a far entrare in politica i (le) vostr? portavoce nella politica istituzionale, dall’altra c’è un movimento collettivo e orizzontale che dura da 30 anni, in cui nessun? è mai stat? nominato portavoce, in cui non ci sono mai stati secondi fini politici o economici, se non la salvaguardia del territorio e del pianeta intero.

Potrei andare avanti per ore ma non è questo il punto. Il punto è che molt? amic? e compagn? ora rischiano fino a 15 anni di galera per aver preso parte al movimento che mi ha cresciuto, persone regolarmente presenti agli apericena, alle feste dei cattolici per la valle, a tutte quelle iniziative che mai hanno avuto rilevanza sui vostri giornali.

Alcune delle pratiche portate avanti in questi anni possono essere più o meno condivise, ma sono parte di un processo collettivo al pari di altre e diverse cose che il movimento promuove ogni giorno. Al pari di una salsa di pomodoro buttata su un quadro di Van Gogh, devono essere prese come l’ennesimo (disperato) modo di farsi sentire, di avere un minimo di visibilità sugli organi di informazione, per portare l’attenzione su un tema che è tutto men che risolto, e in un contesto in cui eliminare un pezzo di filo spinato, da luoghi occupati che non dovrebbero esistere, è un gesto simbolico e importante.

Askatasuna può piacere o non piacere, ma non si può ignorare ciò che ha fatto in questi anni: dagli screening e le mascherine in pandemia, all’asilo gratuito, al laboratorio artistico, ai picchetti anti sfratto, agli eventi culturali e di socialità fuori dalle logiche di profitto per tanti giovani dimenticati dalla politica.

È indecente che le persone che sono ora coinvolte, abbiano avuto microfoni in casa o in auto e i telefoni controllati da oltre 11 anni per il loro attivismo, arrivando a un processo con un fascicolo di accusa di oltre 10.000 pagine (il doppio di quello per Totò Riina per capirci), mentre chi invece compie truffe da milioni di euro, fa crollare i ponti autostradali o è complice della morte di centinaia di persone per la mancata messa in sicurezza dei territori, dei posti di lavoro o delle scuole continua a rimanere impunito.

Una cosa è certa, il movimento no TAV, e Aska continuano a resistere, portando avanti iniziative e proponendo un modello di vita alternativo, che nessuno è riuscito a piegare fino ad ora, coinvolgendo anzi sempre più persone giustamente incazzate per il presente e preoccupate per il futuro – ed è per questo che devono essere fermate, in tutti i modi possibili.

Se per voi questa è associazione a delinquere, se volete continuare a processare le idee, #processateancheme. Tanto noi non ci arrendiamo.


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