Perché Nathalie Tocci ha ragione. Il pensiero di un laureato in scienze internazionali

Carlo Cumino

Gli studi sulla pace nascono interdisciplinari. In un certo senso è la vita dello stesso padre di questa disciplina Johan Galtung a raccontarcelo. È un fatto noto che nel 1957 (a seguito del suo dottorato in matematica) decise di ampliare i suoi orizzonti studiando sociologia.

E poiché quando si parla di conflitti e di pace la prima cosa che viene in mente praticamente a chiunque è la dimensione internazionale, fatta di guerre, di trattati, di negoziati e di tribunali internazionali, diventa quindi necessario avere conoscenze relative anche alla sfera della politica estera.

Una sfera particolare, che non è fatta solo ed esclusivamente di rapporti di forza ma che comprende radici storiche e (specialmente) una dottrina di tipo giuridico molto complessa e assai più simile al common law di matrice anglosassone che al nostro sistema giuridico di matrice romana. Per capire bene questa dimensione, occorre però essere “alfabetizzati” e avere un’idea (anche minima) di quali sono i modelli di relazioni internazionali dietro le politiche dei differenti stati. Dal realismo americano – più orientato all’hard power e guidato dall’idea What is Good for America is Good for The World – fino a quello cinese, influenzato dal millenario pensiero di Sun-Tzu e dal trauma del “secolo delle umiliazioni”.  E l’aver studiato questi argomenti durante il periodo universitario mi ha portato a sviluppare un determinato punto di vista quando si parla di guerre e di crisi internazionali.

Pur riconoscendo l’importanza di valutare alla guerra in corso in Ucraina anche dal punto di vista economico ed energetico, mi è impossibile non avere come primo pensiero le ricadute che questo conflitto avrà in futuro sul piano dei rapporti fra stati!

All’inizio dell’invasione, il mio primo pensiero andò al fatto che già con l’annessione della Crimea nel 2014 la Federazione Russa aveva violato il Memorandum di Budapest: un trattato sui confini fra i due paesi in vigore dal 1994, firmato e ratificato non solo da Ucraina e Russia, ma anche dagli altri quattro membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, USA, UK, Francia e Cina.

Dare il via a operazioni militari (e quindi armate!) disconoscendo un trattato è un precedente molto pericoloso, specie nel momento in cui parliamo dell’annessione di un territorio, e specialmente qui in Europa! Giustificata o meno, l’azione di Putin ha praticamente rilanciato quell’idea clausewitziana della guerra (intesa esclusivamente come “guerra fra stati”) quale “politica con altri mezzi” che negli ultimi 60 anni, si è cercato (nel bene come nel male, fra pochi successi e tanti fallimenti) cercato di superare e che potrebbe creare imitatori nel prossimo futuro!

Pur non essendo più nell’ambito della ricerca, mi sono trovato molto nel pensiero espresso negli ultimi giorni da Nathalie Tocci (direttrice dell’Istituto Affari Internazionali di Roma) in merito al fatto che il poco spazio degli internazionalisti sulla TV italiana (e di conseguenza anche la poca alfabetizzazione del grande pubblico) e di come i talk show del nostro paese decidono gli spazi per i loro ospiti più in base alle opinioni che a competenze e conoscenze.

La stessa Tocci (nel corso della sua intervista all’Aria che Tira su La7 il 7 maggio) riportato come la sua esperienza quale ospite presso la BBC sia diversa rispetto ai salotti della TV italiana “Lì il punto di partenza non sono le opinioni. Quello è il punto di arrivo. […] Il punto di partenza è come facciamo a dare una struttura sfaccettata della realtà, attraverso il contributo di competenze diverse?”.

Quindi solo chi è competente ha diritto di parola? Certo che no. Ma cercare di apprendere il più possibile da persone più preparate in vari ambiti (anche con opinioni e/o valori differenti dai nostri), può essere un valido aiuto non solo nella creazione di un’opinione che copra un fenomeno a 360° e che sia veramente libera, ma anche un utile “pacchetto” di conoscenze a cui attingere per cercare quella soluzione pacifica che altrimenti sarebbe impossibile.

Postilla dell’autore

So bene che questo pezzo può apparire troppo buono nei confronti di USA e NATO, così come di alcune strategie poste in atto anche dal nostro paese per dire alla Russia “Smettila! Non puoi continuare a fare così [cioè violare direttamente i confini con le armi per annetterti ciò che vuoi]”. Ma il punto del discorso non è questo. Il mio obbiettivo qui era presentare la situazione dall’angolo, spesso non considerato, delle conseguenze di questa guerra sul diritto internazionale se non prontamente fermate e ribadire quanto la pluralità di competenze sia necessaria per trovare una pace duratura!

Che gli interessi occidentali nel conflitto in atto non siano filantropici e che alcuni paesi usino la crisi in Ucraina come occasione per dipingersi più eroici di ciò che sono non è mai stato messo in dubbio.

3 commenti
  1. Rosa Dalmiglio
    Rosa Dalmiglio dice:

    condivido
    conosco Johan Galtung e Natalie Tocci
    il primo mi ha contattata dopo aver letto online i reportage pubblicati da UNESCO-RUSSIA ed UNESCO CINA per la PACE, complimentandosi per il mio lavoro con la CINA, con la Russia ed INDIA abbiamo partecipato alla realizzazione con 43 altri autori al libro GANDHI-CA, online in 4 lingue-Inglese-Russo Francese e Spagnolo
    oggi la RUSSIA pubblica il mio ultimo lavoro con la CINA, la promozione con Xi Jinping e l'UNESCO del China World Peace Foundation

    Natalie Tocci è una delle donne competenti (non è la sola) alla Direzione di IAI -voglio ricordare Irene Fellini la prima donna Italiana eletta recentemente alla NATO,
    30 anni con la Cina , 18 con la Russia e 3 Papi forse per questo le più importanti UNIVERSITA' AMERICANE mi invitano a collaborare in un momento tragico per l'UMANITA'

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  2. Antonino Drago
    Antonino Drago dice:

    L’articolo non fa di più di valorizzare la cultura libresca della Tocci e di quelli che credono che il tema relazioni internazionali sia una materia di studio neutra. Senza accorgersi l’autore ad esempio dimentica del tutto l’ONU e che l’IAI è un organismo che come minimo è filo-Nato, se non peggio. Non ragionava così Papisca, che, come diceva, il diritto internazionale ha due teste, una cattiva e una buona da costruire sulla pace. Le relazioni internazionali anche peggio; a detta di Galtung, che l’autore dello scritto cita, i docenti delle relazioni internazionali sono i peggiori ostacoli per la ricerca PER la Pace, a causa della loro chiusura in una torre d’avorio (che poi si sa bene quale è: quella di soddisfare con i loro report gli Stati, se non la NATO, finanziatori dei loro Istituti privati). Di tutt’altra pasta è Jan Oberg, che lui sì ha lavorato da 50 anni a stretto contatto con Galtung e fa un lavoro di base senza finanziamenti compromettenti.

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  3. Rosa Dalmiglio
    Rosa Dalmiglio dice:

    si quella della TOCCI è una cultura libresca è quello che passa il CONVENTO ITALIA,
    ricevo un invito a settimana per discutere online di Geopolitica, non sono interessata, le RELAZIONI INTERNAZIONALI funzionano quando come in questi giorni così difficili il Governo Cinese e Russo, ti chiedono un pensiero sul 9 Maggio

    pubblicato dai Russi tramite google
    CHINA WORLD PEACE FOUNDATION- hanno aderito 178 Paesi
    Jan Oberg prende le notizie da fonti amiche per quello che riguarda la Cina, io sono ignorata perchè parlo di cose che conosco, il mio primo progetto è stato realizzato da Zhang Jiaimin e Bill Clinton , ho deleghe scritte anche per contattare il PAPA, il problema che come dice Antonino Drago sono tutti finanziati da PADRONI, i Russi che mi hanno contattato sono quelli che io ho contestato quando volevano proporre una mediazione con il PAMIR,
    i 500 uomini più influenti nel Mondo Islamico sono quelli che più apprezzano e pubblicano i miei scritti (non sono una giornalista) ma da 30 anni curo le Relazioni Internazionali della XINHUA NEWS AGENCY (dove lavorano 7000 giornalisti

    io preferisco le Fondazioni Cinesi -perchè si lavora sul campo,
    Jack Ma-Foundation ha stanziato un miliardo in dieci anni -senza volere un riscontro pubblicitario,
    certo l'ITALIA preferisce finanziare la produzione bellica è chiaro un economista sà che si guadagna di più

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