L'impero americano sta crollando

Nel frattempo, sbocciano grandi narrative – Johan Galtung

Johan Galtung

Il declino e la caduta: della presa dell’Impero USA sul mondo; dell’Occidente; del sistema statuale – con il sorgere del sistema delle transnazionali, delle organizzazioni governative internazionali, delle ONG, delle regioni, delle nazioni, delle autorità locali; il sorgere dell’Est e del Sud, della Cina – molti dettagli passano per il tavolo di un capo-redattore, ispirando qualche ripensamento:

Sicché, pescando da una pila di citazioni da non dimenticarsi, fin da Balfour nel 1917:

“Essendo chiaramente compreso che non si dovrà far nulla che possa pregiudicare i diritti civii e religiosi delle comunità non-ebraiche esistenti in Palestina, o i diritti e lo status politico degli ebrei in qualunque altro paese“.

Un pensiero molto presciente, non capito chiaramente. Tempo di ripensarci?

Si è presentata ai media la libreria di Bin Laden (Seymour Hersh asserisce che egli fu catturato e imprigionato dall’ISI pakistano; gli USA non lo trovarono ma gli fu detto e dato accesso): praticava la dottrina di Sun Tzu; conosci il tuo nemico, conosci te stesso. “La Comunità d’Intelligence USA non avalla alcuna pubblicazione nell’elenco”. Ovviamente no, i capi USA non le hanno probabilmente neppur lette, un Chomsky, un Blum. Avrebbe potuto indurli a ripensare delle politiche profondamente fallite.

“Modi chiede alla Cina di ripensare gli atteggiamenti che causano tensioni con l’India” (INYT, 15 maggio 2015). La Cina ripensa tutto il tempo, cosa necessaria per il suo dinamismo; che il risultato vada bene all’India, all’Occidente o agli USA è un’altra faccenda. La loro disputa confinaria, l’enorme sbilancio commerciale a favore della Cina, il partenariato con il Pakistan. La parola “ripensare”, senza determinare il risultato, è brillante. Modi stesso ripensa il sistema delle caste; attaccandone i correlati (squallore, rifiuti dappertutto, niente gabinetti).

La strategia geopolitica cinese sembra tuttora sfuggire a un Occidente interessato principalmente ai fattori militari. Ci sono nuove Vie della Seta, ferrovie, voli, rotte che spuntano ovunque; e qualcuna antica, del 100 a.C. La “prima nazione UE a collegarsi con la rete cinese della Via della Seta” è l’Ungheria (The Daily Mirror, Katmandu, 12 giugno 2015, molto ben informato) – per via delle radici centrasiatiche magiare? Mezza UE, compresi i paesi maggiori, è nell’AIIB [Asian Infrastructure Investment Bank], saranno tutti presto avvolti nella “seta”. In bozzoli?

Così, la strada dalla Cina centro-occidentale attraverserà Iran-Iraq-Siria fino a Istanbul e da lì proseguirà in Germania, Paesi Bassi e Italia. Una rotta marittima della Seta inizia a Fujian finendo a Venezia. La ferrovia merci dalla Cina orientale a Madrid è già storia. Le reti di comunicazione comprendono gasdotti, reti elettriche, internet, ecc. Disponibili a tutti, ma, siamone certi, per un flusso di merci e sempre più di servizi cinesi. Con connessione simmetrica dell’Oriente e Occidente con il Sud, al contrario dell’Occidente che ci mise secoli per collegare il Nord- cioè se stesso – con il Sud – le colonie, i satelliti. E mezzo secolo dopo il 1960 [boa della decolonizzazione] non da ripensare.

Frattanto c’è un ripensamento del mutamento climatico globale, come fa William D. Nordhaus nella sua recensione di Climate Shock: The Economic Consequences of a Hotter Planet [Shock climatico: le conseguenze economiche di un pianeta più caldo] di Wagner and Weitzman nella NY Review of Books del 4 giugno 2015. Non contestando il fatto che la CO2 rilasciata nell’ atmosfera cattura il calore come un gas-serra, c’è l’idea di una minore immissione di calore “schiarendo” il pianeta, facendogli riflettere la luce solare anziché assorbirla.

Questo è ciò che fanno le grandi eruzioni vulcaniche, e la temperatura cala. Lo si può imitare? Gli approcci ingegneristici a livello globale comportano considerevoli rischi, compreso quello di non conoscere i rischi. Nordhaus ha un approccio differente: per lui il maggior problema sono coloro che approfittano della riduzione di rilasci di CO2 altrui. Come un fumatore che beneficia degli spazi pubblici esenti da fumo e delle abitazioni di amici dove non si fuma per ristabilirsi.

Nordhaus vuole un Club dedito alla riduzione di CO2 che si espanda, come l’UE o un’alleanza militare, con scambi commerciali in aumento fra i soci, che penalizzino gli altri boicottandoli, non lasciandoli fare senza scotto, come fa invece il Protocollo di Kyoto. Può darsi, ma ci vorrà tempo.

La LEAP/E2020 Press Review of the Global Systemic Crisis [Rassegna stampa della crisi sistemica globale] ci ripensa: le muni, obbligazioni municipali, sono minacciate dai bassi tassi d’interesse: “quest’enorme mercato crollerà se una città di dimensioni ragguardevoli non sarà in grado di rimborsare le proprie obbligazioni – molte pensioni pubbliche vengono pagate localmente“. Chicago?

LEAP: “L’economia europea è migliorata nonostante la minaccia incombente dell’uscita forzosa della Grecia dall’eurozona“ (EUObserver). Oppure, il meglio per tutti e due? Un matrimonio contratto all’inferno – Goldman Sachs – anziché in paradiso?

LEAP: “Il voto del parlamento europeo sul TTIP è stato posposto all’ultimo momento“ (EuroNews). Da chi?: informazione incompleta.

LEAP: “L’UE calibra la proprie intenzioni sul trattato commerciale con l’America Latina” (EUObserver). Stiamo a vedere se i paesi latino-americani del Pacifico preferiscono l’UE al TPP.

LEAP: “La Russia accusa gli USA di rinfocolare il conflitto in Ucraina – incolpando Mosca di azioni provocatorie – Mosca: Washington costringe Kiev a continuare la guerra“ (Deutsche Welle). Se non altro sono state riferite tutte e due le campane.

In quanto a notizia di livello nazionale, non mondiale – la disuguaglianza in Spagna: il numero dei poveri è raddoppiato fra il 2007 e il 201l ed è ora al 18% della popolazione secondo un rapporto OECD pubblicato a Parigi il 21 maggio 2015, che rivela che la differenza fra ricchi e poveri è in aumento in quasi tutti i 34 paesi membri. E in quattro soli anni, il 10% più ricco ha accresciuto le proprie risorse di sostentamento dieci volte più che il 10% più povero.

In Spagna, gli stipendi per i più poveri sono diminuiti del 13% fra il 2007 e il 2011; per i più ricchi, solo del 1.4%; per la qual cosa, un fattore fondamentale sono le misure d’austerità governative, il taglio del sostegno sociale. La disoccupazione è salita dal 8% al 27%. Il 43% delle risorse di sostentamento è andato al 10% superiore (SpaniaPosten, 6 giugno 2015).

Congratulazioni, OECD! Questo è ripensamento, riferire sulla disuguaglianza!

Notizie nemmeno nazionali, bensì locali: la nuova giunta municipale di Alfaz del Pi sulla costa mediterranea è appena stata ricostituita e Vicente Arques rieletto sindaco per un terzo mandato; il suo partito (PSOE) ha avuto la maggioranza assoluta (12 dei 21 seggi disponibili). La conferenza di TRANSCEND patrocinata dal comune per ripensare l’aggiudicazione conciliare e la soluzione dei conflitti come percorsi per la pace, ravvicinando i confliggenti, sarà adesso seguita da dialoghi mensili di ripensamento su temi trattati in modo insufficiente nello spazio pubblico spagnolo.

Si veda http://www.alfadeltapi.org/ per informazioni e documentazione, e il Centro per la Soluzione dei Conflitti in particolare.


15 giugno 2015

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis

Titolo originale: Meanwhile, with Great Narratives Unfolding

http://www.transcend.org/tms/2015/06/meanwhile-with-great-narratives-unfolding/

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