Crisi con l’Iran

Salvo miracoli, l’Iran verrà presto bombardato

Autore
Jan Oberg


Salvo miracoli, l’Iran verrà presto bombardato

Il conflitto Occidente-Iran è estremamente asimmetrico. È l’Occidente che storicamente ha cercato d’influenzare, cambiare, minacciare, esigere obbedienza, e punire – con sanzioni e altro. Ha liquidato politici e studiosi d’alto livello, abbattendo un aeroplano civile, demonizzando ed escludendo l’Iran. Per non parlare dell’aver dato a Saddam le armi chimiche e via libera alla sua guerra all’Iran nel 1980. L’Iran non ha nuociuto in modo simile all’Occidente.

Le radici del conflitto risalgono al 1953 quando la CIA USA e l’MI6 del Regno Unito orchestrarono un colpo di stato, o cambiamento di regime, a Tehran deponendo il primo ministro democratica-mente eletto, Dr Mohammad Mossadegh e installandovi lo Shah rendendo l’Iran il paese più militarizzato della regione (e dandogli un potere nucleare).

Iran e Occidente sono da allora in rotta di collisione a proposito di vari temi, il maggiore dei quali è se si dovesse o no “permettere” all’Iran di avere armi nucleari. Oltre a una forte pressione politica occidentale, gli sono state imposte sanzioni e un embargo fin dal 1987.

Dal primo giorno questa storia è stata una sorta di teatro dell’Assurdo. Una serie di potenze con armamento nucleare – USA, Russia, UK, Francia e Cina – per decenni hanno arrogantemente ignorato qualunque tentativo di effettiva riduzione e tanto più abolizione di armi nucleari nonché l’obiettivo ONU di disarmo generale e completo, eppure hanno brigato per un accordo che imponga all’Iran di non acquisire ciò di cui esse stesse non possono evidentemente fare a meno.

Inoltre, lì appena nei pressi c’è uno stato con armamento nucleare pesante, Israele, che divenne tale, a differenza dell’Iran, negli anni 1960 con il pieno benestare dell’Occidente, che non accetta ispezioni, non è membro del NPT (Trattato di Non-Proliferazione) ed è l’unico paese che viola l’impianto normativo ONU risalente agli anni 1970 per istituire una Zona legalmente vincolante Priva di Armi di Distruzione di Massa in Medio Oriente.   Dovremmo essere grati all’Iran di essersi sorbito tutto ciò e impegnato nell’accordo nucleare del 2015, il JCPOA.

Il presidente Trump ritirò gli USA da tale accordo, e pochi hanno capito che si trattò di una crassa violazione del diritto internazionale essendo il JCPOA parte di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza ONU. E oltre agli effetti psicologici di lasciar cadere uno degli accordi più importanti mai negoziati – a parer mio, l’alternativa a quel tempo sarebbe stata la guerra – inflisse per giunta all’Iran nuove grevi soffocanti sanzioni che hanno vieppiù aggravato le sofferenze dei cittadini innocenti di quel paese.

Ci tengo che i miei lettori siano ben consci che quelle sanzioni comprendono anche l’aiuto umanitario. Nel 2019 ho cercato di donare, a scopo di prova, l’equivalente di 5 $ USA alla Mezzaluna Rossa iraniana – allorché milioni di persone erano colpite da alluvioni. La banca Nordea bloccò il bonifico con un confuso riferimento a una “sanzione vigente nel paese”. Ne ho scritta qui la storia pubblicando la mia Lettera Aperta alla presidenza del consiglio d’amministrazione della Nordea. Non una parola di risposta.

E qual era – ed è – la ragione? È che chiunque compia transazioni d’affari con l’Iran sarà punito dal ministero del Tesoro USA. Altri paesi come l’EU hanno accettato de facto e de jure che le sanzioni USA all’Iran valgano anche da parte propria, il che significa che la legge USA vige pure in stati peraltro sovrani. Ecco perché la mia banca Nordea non voleva trasferire i miei 5 dollari d’aiuto all’Iran nel bisogno. Nessun medium informativo fra alcune migliaia cui ho mandato l’articolo citato ha ripreso la storia.

Perfino il dipartimento di Stato USA ha riconosciuto che l’Iran aveva rispettato ogni aspetto del JCPOA finché gli USA non l’avevano rottamato. Dopodiché ha aumentato il livello d’arricchimento [dell’uranio processato – ndt] ma sarebbe stato, come ripetutamente affermato dal brillante ministro degli Esteri iraniano (e fine conoscitore dell’Occidente) Javad Zarif, riabbassato appena fossero state tolte le sanzioni, scadute già dal 2015.

Il futuro

Devo far posto a due cose prima di continuare. Una, abbiamo ascoltato più che a sufficienza l’opinione e la prospettiva generale USA/Occidentale sull’Iran – in politica, nei media e nella ricerca. Abbiamo ascoltato decisamente troppo poco le ragioni del conflitto e l’opinione dell’Iran sul conflitto e sull’Occidente, e su quali possono essere gli obiettivi futuri.  Due, non credo che neppure l’1% delle persone che plasmano e dirigono la guerra mediatica e quella politica contro l’Iran abbiano mai visitato il paese o abbiano un senso non superficiale della sua cultura, storia e gente – e del soffocamento di quest’ultima per le sanzioni. Se non lo si ha, si dovrebbe lasciar perdere il trovare una soluzione pacifica. La differenza fra l’immagine generalizzata in Occidente dell’Iran e la realtà esperibile da qualunque visitatore è, in parole povere, sconcertante.

Pur affermando la squadra Biden-Blinken che gli USA sono tornati in sella e in modo del tutto differente dal tempo di Trump, [sull’Iran] non c’è davvero nulla di nuovo; anzi, ci si avvantaggia del suo ritiro [dal JCPOA]. Infatti quel che effettivamente dice è questo:  l’Iran deve dapprima conformarsi ai termini dell’accordo, dopodiché gli USA possono rientrarci – secondo anche, pare, la disponibilità dell’Iran a negoziare un nuovo accordo comprensivo di vari altri temi non-nucleari – come quali missili convenzionali e quale influenza possa avere in Medio Oriente in generale e in Siria, Iraq e altrove, e con Hezbollah.

E per sottolineare tale posizione e continuare a rubare il petrolio siriano, Biden ha autorizzato l’attacco militare alle milizie sostenute dall’Iran in Siria il 25 febbraio scorso – senza alcun commento che facesse notare l’essere questo un atto d’aggressione né che chiedesse perché gli USA abbiano ancora centinaia di sedi militari in Iraq e 11 basi in Siria attorno ai principali campi petroliferi, e anzi le stia rafforzando.

Secondo me non c’è l’1% di probabilità che uno stato sovrano debba o voglia accettare un tale diktat. Nessuna delle potenze esistenti con armamento nucleare ha aspettato qualche tipo di permesso da chicchessia quando decise di diventare tale, lo fecero e basta.

Inoltre, la Guida Suprema religiosa, l’ayatollah Khamenei, ha ripetutamente affermato che le armi nucleari sono ”Haram” – proibite – secondo il Corano. È mia impressione da numerose visite in Iran e conversazioni con vari esperti, studiosi e addetti ai media, che l’Iran non voglia diventare una potenza con armi nucleari. Sono convinti che ciò vorrebbe dire escalation e automaticamente legittimerebbe l’esistenza di un Israele con fino a 400 armi nucleari.

Tutto questo tema ha adesso una nuova cornice. Dal 22 gennaio 2021, tutte le armi nucleari esistono in violazione del nuovo, davvero storico Trattato ONU sulla Proibizione delle Armi Nucleari -TPNW. In altre parole, l’Iran è in posizione legalmente corretta, mentre la maggioranza di coloro che s’impongono sulle sue politiche lo fanno da una posizione d’illegalità.

Come detto, non ci si può aspettare che l’Iran accetti tale ingiustizia, tale tracotanza in risposta al proprio status di stato senza armamento nucleare.

Perciò, la mia predizione – che spero con tutto il cuore sia sbagliata e che succeda qualche miracolo – è che l’amministrazione Biden concluderà che l’Iran non si piega ai diktat USA non accettandone né il contenuto né la sua correlazione temporale.

L’Iran non è l’Iraq dove i soldati indossarono rapidamente abiti civili scappando via nel marzo 2003. Ma è pur sempre una potenza militare minuscola in confronto a quelle che potrebbero e probabilmente intenderebbero coalizzarglisi contro – USA, Arabia Saudita, Israele, e membri della NATO. E, pur se l’Iran sta rapidamente volgendo la schiena all’Occidente e il volto verso Cina e Russia, è ben difficile che questi interverrebbero militarmente al suo sostegno. L’Iran ha sì qualche vantaggio in quella equazione di poteri – come la chiusura dello stretto di Hormuz – ma di nuovo servirebbe probabilmente ad aumentare la potenza militare USA, nonché la sofferenza del popolo iraniano.

Che cosa potrebbe prevenire un tale terribile scenario militare? L’unico altro scenario è che gli altri partecipi al JCPOA, Cina e Russia in particolare, ma pure tutti i membri EU dicano con una sola voce a Biden questo:

  1. torna nel JCPOA;
  2. togli le sanzioni all’Iran secondo il JCPOA e le sanzioni secondarie a noi;
  3. dialoghiamo con l’Iran su come raccattare i pezzi e cominciare vari tipi d’interazione civile;
  4. troviamo una formula che permetta a noi tutti di discutere un nuovo ordine stabile per la sicurezza e la pace in tutto il Medio Oriente.

Con una sola mossa positive dell’Occidente, sono certo che l’Iran tornerebbe immediatamente a conformarsi a tutte le clausole [dell’accordo] e non vedrebbe l’ora di cooperare con l’Occidente. Sarebbe ragionevole anche che gli USA pagassero indennizzi per il danno arrecato all’Iran e al suo popolo sofferente. Ricordiamoci che in Iraq è morta più gente per i 13 anni di sanzioni che di violenza militare.

Tuttavia, con mia gran mortificazione, l’EU si è dimostrata incapace di trattare qualunque cosa importante con la sola voce prevista nel Trattato di Lisbona. Non ha saputo coordinare i propri atti riguardo ai rifugiati nel 2015; ha accettato le politiche USA riguardo all’Iran e anche tentennato miseramente di fronte alla crisi per il corona-virus. Il prevalere dei nazionalismi.

Con Trump, gli USA hanno minato la propria capacità diplomatica; sono una superpotenza in declino, seconda a nessuno solo in un campo – quello militare. Gli USA non hanno un MIMAC – un Complesso Militar-Industrial-Mediatico-Accademico; piuttosto, verso la propria fine, come l’URSS alla propria fine, sono un MIMAC. A Washington possono esserci non pochi a considerare un nuovo impulso all’armamento e una nuova guerra come una distrazione/maschera benvenuta a una profonda crisi interiore che già esisteva e si è molto aggravata a causa del corona-virus.

Se l’Occidente e i paesi partecipi al JCPOA sapessero unirsi nell’offrire all’Iran qualcosa di ragionevole ed equo in direzione dei quattro punti succitati, eviteremmo una guerra terribile (o qualche brutta azione militare) con inevitabili conseguenze regionali e globali. E vedremmo il mondo muoversi in una direzione migliore, più equilibrate, in cui l’Iran gioca il suo giusto ruolo come una delle più antiche civiltà continue al mondo con una stori risalente al 7000 a.C.

E la mia visione a lungo termine in tale prospettiva?

L’Iran, per “differente” che sia, potrebbe diventare una specie di Svizzera del Medio Oriente e un attore centrale sulle nuove Vie della Seta, un importante connettore dell’Oriente Estremo, Medio e Vicino e dell’Occidente (Venezia, l’Artico, Belgrado e Londra) – e comprendere anche gli USA se questi dovessero decide di diventare uno fra uguali e cercare cooperazione permanente anziché confronto permanente.


Jan Oberg

Prof. Jan Oberg, Ph.D. è direttore di the Transnational Foundation for Peace and Future Research, TFF e membro della  TRANSCEND Network for Peace Development Environment. CV: http://transnational.live/jan-oberg
http://transnational.live


EDITORIAL, 1 Mar 2021 | #682 | Jan Oberg, Ph.D. – TRANSCEND Media Service

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis


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