I soldi dell’Unione Europea a sostegno delle industrie di armi

Elena Camino

WRI contro ogni guerra

«Nonostante il COVID, si continuano a finanziare le armi»: la segnalazione proviene dall’Associazione War Resisters’ International (WRI), che da quasi cento anni è impegnata a realizzare l’obiettivo di un mondo senza guerra. WRI è una rete globale pacifista e antimilitarista, con più di 90 gruppi affiliati in 40 Paesi.  L’Associazione rimane fedele alla dichiarazione fatta dai fondatori all’atto dell’istituzione, nel 1921:

«La guerra è un crimine contro l’umanità. Sono perciò determinata/o a non sostenere alcun tipo di guerra, e a impegnarmi per rimuovere tutte le cause che promuovono la guerra».

La principale pubblicazione di WRI è The Broken Rifle, che è pubblicato tre volte all’anno in quattro lingue (Inglese, Francese, Tedesco e Spagnolo). Ogni edizione contiene temi diversi, a cura dei rispettivi responsabili nazionali.

La denuncia di WRI

Il 23 giugno 2020 WRI segnala che la Commissione Europea ha comunicato i nomi dei 16 progetti che beneficeranno di un finanziamento di 205 milioni di EURO relativi a due Programmi:

  1. Preparatory Action on Defence Research (PADR)
  2. European Defence Industrial Development Programme (EDIDP),

che sono i precursori dell’European Defence Fund (EDF), cioè l’iniziativa chiave della Commissione per sostenere, con fondi dell’UE, ricerche collaborative e sviluppo di capacità di difesa militare dal 2021 in avanti.

Il PADR, lanciato nel 2017 con un finanziamento di 90 milioni di EURO, ha l’obiettivo di sviluppare la componente di ricerca dell’EDF. L’ EDIDP invece intende alimentare “competitività e capacità innovativa” dell’industria europea per la difesa, con un  finanziamento di 500 milioni di EURO  nel 2019-2020.

I progetti annunciati in questi giorni contribuiranno allo sviluppo di una gran varietà di strumenti e di tecnologie di guerra (e, insieme, di raffinate competenze per fare la guerra), tra cui:

  • droni e tecnologie associate;
  • tecnologie spaziali (ricevitori criptati di livello militare, sistemi di big data per la sorveglianza satellitare);
  • veicoli terrestri senza pilota, sistemi missilistici di alta precisione;
  • future piattaforme navali;
  • capacità di attacco elettronico aereo, reti tattiche e informaticamente protette e sicure, tecnologie ‘stealth’ (invisibili) di nuova generazione.

In tempi di COVID…

Da tempo si sapeva che la Commissione Europea aveva intenzione di dirottare parte dei finanziamenti destinati alla ricerca civile verso progetti di tipo militare: ne avevamo dato notizia nel 2016:

«Proprio in questi giorni il Parlamento Europeo e gli Stati Membri dovevano prendere una decisione su una proposta – avanzata dalla Commissione Europea – di finanziare una Preparatory action (PA) on Defence Research, in altri termini di finanziare la ricerca a scopo militare. Programmi di ricerca per una difesa cooperativa sono essenziali – secondo questa proposta – per sostenere e migliorare capacità militari strategiche in Europa. La Commissione Europea, che attualmente finanzia progetti di Ricerca e Sviluppo (R&D) esclusivamente civili o a doppio uso con il programma Horizon 2020 da 80 miliardi di Euro, ritiene necessario inserire un nuovo capitolo tematico, che riguarda la cooperazione alla difesa e il sostegno alle industrie di difesa europee.

Nonostante l’opposizione di molte associazioni, la raccolta di firme, le petizioni, la Commissione Europea approvò il programma, che ora – a distanza di anni – viene reso operativo. E – nonostante che milioni e milioni di persone stiano vivendo in questi mesi situazioni economiche e sociali drammatiche in conseguenza della pandemia da COVID-19 – nel cuore dell’Europa vengono finanziati centri di ricerca e laboratori tecnologici per mettere a punto strategie militari, e industrie belliche per produrre strumenti di morte.

Una fiorente economia militare

Non è facile orientarsi nella complessa struttura dell’Istituzione ‘Europa’, né individuare ruoli e responsabilità. Leggiamo come si presenta la Commissione Europea nelle pagine dell’Istituzione stessa.

«La Commissione europea è il braccio esecutivo politicamente indipendente dell’UE. È l’unico organo cui compete redigere le proposte di nuovi atti legislativi europei. Inoltre, attua le decisioni del Parlamento europeo e del Consiglio dell’UE; è l’unica istituzione dell’UE a presentare al Parlamento europeo e al Consiglio disposizioni legislative da adottare; stabilisce le priorità di spesa dell’UE, unitamente al Consiglio e al Parlamento. Fa da portavoce per tutti i paesi dell’UE presso gli organismi internazionali, in particolare nei settori della politica commerciale e degli aiuti umanitari».

È del 21 giugno 2020 l’annuncio – comunicato dalla Commissione Europea – dell’esito della selezione che ha individuato 16 progetti industriali di difesa pan-europea, e tre progetti di disruptive technology (tecnologia ‘dirompente’) che beneficeranno del finanziamento di 205 milioni di € come fase di avvio di un sistema molto più complesso e articolato: l’European Defence Fund, sviluppato secondo le due linee sopra indicate, di ricerca (PADR) e di sviluppo industriale (EDIDP). Il loro elenco è qui disponibile al link.

Vengono esaltate le potenzialità di una crescente sinergia tra i paesi europei, e la cooperazione tra le industrie – grandi e piccole – che si occupano di difesa nell’UE.

Thierry Breton, Commissario UE per il Mercato Interno, fa notare l’importanza di questo settore industriale, che secondo lui fornisce occupazione a 440.000 lavoratori altamente qualificati, ha molte ricadute positive anche nel settore civile, e sviluppa progetti dual-use [1] con effetti benefici su tutta l’economia, attualmente in crisi per effetto della pandemia. «Lo sblocco di oltre 200 milioni di € contribuirà a sostenerne la competitività e il potenziale di innovazione, e a incentivare gli investimenti degli Stati membri in ricerca e sviluppo».

Altri 12 bandi sono stati pubblicati in aprile, con scadenza al 1° dicembre 2020.

Prodotti e realizzatori

Il linguaggio estremamente tecnico, che descrive i temi delle ricerche finanziate e le loro ricadute in termini di applicabilità e operatività, mi ha creato molte difficoltà nella traduzione. Questa forma di comunicazione impedisce a me, e in generale a tutti i cittadini non esperti del settore, una reale comprensione della natura e funzione di queste iniziative comunitarie, e mina alla base i presupposti di democraticità e di possibilità di dialogo tra UE e società civile. Ma non si tratta solo di un problema linguistico e tecnologico: ciò che traspare è una visione del mondo implicita, basata sulla convinzione che sia necessario o imminente un aspro confronto con un ‘nemico’ abile e minaccioso, nei confronti del quale bisogna attrezzarsi con tutte le possibili armi di difesa e di offesa, e con strategie raffinate e capacità di risposta rapidissima, affidate a sistemi gestiti da programmi automatici di intelligenza artificiale.

Una pagina web della Commissione Europea fornisce i risultati dei bandi dei due programmi. Ho provato a leggere l’elenco dei progetti finanziati, cercando di intuirne temi e scopi. In alcuni di essi sono implicate aziende e università italiane, che varrebbe la pena di interpellare per avere informazioni utili sulle loro finalità, sul numero e sulle competenze professionali dei loro lavoratori, sulle prospettive di sviluppo futuro.

  • DECISMAR. Messa a punto di nuove soluzioni, prodotti, materiali e tecnologie  per il progetto PESCO di aggiornamento della sorveglianza marittima.
    Ditte italiane: Zanasi Alessandro S.R.L.; STAM S.R.L.
  • DRONEDGE-E. Progettazione di una piattaforma digitale per il controllo autonomo di sciami di droni in tempo reale, con generazione automatica di algoritmi attraverso l’intelligenza artificiale.
  • European Cyber Situational Awareness Platform (ECYSAP). Dalla ricerca teorica all’implementazione di prototipi per sviluppare rapide capacità di risposta e processi decisionali difensivi militari.
  • ESC2. Ha la finalità di sviluppare un sistema strategico europeo avanzato di Command and Control (C2)
    Ditte italiane: Leonardo S.P.A., STAM S.R.L.
  • EUDAAS. Questo progetto svilupperà e sperimenterà una soluzione per consentire l’inserimento in sicurezza di grandi sistemi militari pilotati da remoto da inserire nel traffico aereo europeo.
    Ditte italiane: Leonardo S.P.A.; Centro Italiano Ricerche Aerospaziali (CIRA) S.C.P.A.
  • FITS4TOP. Piattaforme per l’addestramento di jet da combattimento
    Ditte italiane: Leonardo S.P.A.; Italiana Ponti Radio S.R.L.
  • GEODE. Sviluppo del Progetto europeo Galileo con attenzione a soluzioni GPS/PRS per propositi militari [2].
    Ditte italiane: Leonardo S.P.A.; Telespazio S.P.A.; Thales Alenia Space Italia S.P.A, Elettronica S.P.A, Cy4Gate S.R.L.
  • LynkEUs. Il progetto si propone di definire un concetto preliminare di operazioni per mettere a punto una capacità europea ‘oltre la linea di sguardo’, utilizzando un sistema missilistico terrestre, un sistema a torrette per supportare e installare missili da puntare e pilotare con sistemi automatici.
  • OPTICE. Sistema miniaturizzato ad altissima risoluzione, con algoritmi per l’elaborazione di immagini, e un sistema satellitare per raccolta e trasmissione veloce di informazioni.
  • Ditte italiane: ColomboSky S.R.L.
  • PEONEER. Osservazione continua della terra dallo spazio, con interpretazione automatizzata dei dati, itulizzando anche l’intelligenza artificiale.
    Ditte italiane: E-GEOS S.P.A. (Coordinator)
  • REACT. Sviluppo di capacità di attacco elettronico in volo.
  • Ditte italiane: Elettronica SPA
  • SEA DEFENCE. Future piattaforme navali e tecnologie annesse.
    Ditte italiane: Fincantieri S.P.A.
  • METAMASK. Sviluppo e dimostrazione di meta-materiali per il mimetismo elettromagnetico di equipaggiamenti militari
    Ditte italiane: Università degli Studi di Siena
  • OPTIMISE Il progetto dovrebbe migliorare le possibilità di posizionamento e navigazione in aree che non hanno accesso al sistema GNSS  (Global Navigation Satellite Systems).
    Ditte italiane: MBDA Italia S.P.A.
  • PILUM. Proiettili per effetti a lunga distanza potenziati con l’uso di fucili elettromagnetici
    Ditte italiane: ICAR S.p.A. Industria Condensatori
  • QUANTAQUEST. Sistemi quantici di comunicazione e navigazione in sicurezza per la difesa europea.
    Ditte italiane:  Laboratorio Europeo di Spettroscopie non lineari; Leonardo S.P.A.; Telespazio S.P.A.; Università degli Studi di Padova
  • PANDORA. Questo sistema intende individuare e classificare rapidamente minacce note o sconosciute, prendere immediate decisioni per contrastarle, e scambiare informazioni con terze parti a livello nazionale e internazionale.
  • CROWN progetterà, svilupperà e sperimenterà un prototipo multifunzione a radiofrequenza in grado di integrare radar, guerra elettronica e comunicazione, che dovrebbe far capire come e perché lo spettro elettromagnetico può essere usato in combattimento, a vantaggio dei nostri militari e per contrastare gli avversari.

205 milioni di €… ma è solo l’inizio

Duecentocinque milioni di EURO sono una cifra modesta, ma attenzione, si tratta di progetti pilota: sperimentazioni scientifiche e tecnologiche che intendono porre le basi di grandi progetti da realizzare poi grazie all’European Defence Fund. Persino l’emergenza COVID-19 non ha messo in discussione l’impegno per un’Europa armata: ce ne dà notizia l’European Network Against Arms Trade (ENAAT), una rete informale di gruppi europei per la pace che lavorano insieme nella ricerca e con campagne informative: l’industria delle armi ha vinto la prima battaglia post-pandemia, ed è in buona posizione per veder confermata l’assegnazione del budget 2021-2027.

Nel suo ultimo bollettino ENAAT ricorda ai lettori che nel Maggio 2018 la Commissione Europea aveva proposto di assegnare un finanziamento di 13 miliardi di € alla Difesa (European Defence Fund), e 6,5 miliardi di € al programma di mobilità militare. Si poteva sperare che, di fronte al disastro sanitario ed economico provocato dalla pandemia, ci sarebbe stato un riconoscimento delle priorità delle emergenze civili: ma non si facevano i conti con la lobby pro-difesa armata, che ha dichiarato che le spese militari sono essenziali per affrontare qualunque sfida, inclusa una pandemia. Come risultato, la Commissione propone ora un Defence Fund di  8 miliardi di €, il 30% in meno rispetto alle previsioni del 2018, ma che dimostra chiaramente che sostenere l’industria delle armi per ‘rafforzare la competitività globale’ resta una priorità dell’UE nonostante l’attuale crisi.

Nuove forme di guerra

Quella che emerge, in generale, è una crescente tendenza a militarizzare la ricerca e le attività industriali, avviando una trasformazione profonda dell’Unione Europea, non più basata sulle comuni radici culturali dei paesi membri, né interessata alla realizzazione condivisa di progetti artistici, letterari, linguistici…ma unita dalla prospettiva di diventare sempre più una potenza militare con capacità di attacco contro il ‘nemico’: non solo mediante le armi convenzionali (dai carri armati, ai missili, agli ordigni nucleari) ma anche grazie alle più sofisticate attrezzature della tecnologia informatica.

Mentre giustamente si continua a manifestare per l’abolizione di tutte le armi nucleari, e contro la compravendita di armi, non bisogna trascurare le potenzialità distruttive delle nuove forme di conduzione delle guerre: dai velivoli senza piloti, che sono in grado di colpire il bersaglio a migliaia di km di distanza, a raffinati sistemi d’arma capaci di uccidere silenziosamente, grazie alla manipolazione e all’uso sempre più sofisticato delle onde elettromagnetiche.

La ragnatela di satelliti, antenne, ripetitori, messaggi, che avvolge ormai l’intero pianeta è tale che le forme più efficaci di comando, controllo, comunicazione, sorveglianza e riconoscimento si basano ormai sul dominio dello spettro elettromagnetico: ed è a questo che mirano i progetti militari che l’Unione Europea sta finanziando in questi giorni, anche attraverso la formazione e l’addestramento dei giovani più brillanti presso le Università e i Politecnici.  Ricordiamoci allora che l’articolo 11 della Costituzione deve essere difeso, oggigiorno, anche grazie alla consapevolezza delle nuove potenzialità distruttive della tecno-scienza.

Articolo 11 della Costituzione. L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.


Note

[1] Cioè i prodotti, inclusi il software e le tecnologie, che possono avere un utilizzo sia civile sia militare; essi comprendono tutti i beni che possono avere sia un utilizzo non esplosivo sia un qualche impiego nella fabbricazione di armi nucleari o di altri congegni esplosivi nucleari.

[2] l’Unione Europa ha ufficialmente approvato il progetto GEODE, da 92 milioni di euro, che punta alla militarizzazione del sistema di posizionamento e navigazione GALILEO – finora utilizzabile solo per applicazioni civili e governative (polizie, guardie costiere, ecc.) – e che potrebbe così essere impiegato pure per la guida di bombe e missili, emancipando l’Europa dalla dipendenza americana nel settore.


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