Ai poliziotti di buona coscienza: queste proteste sono anche per voi | Lucas Johnson

Non opponete resistenza al cambiamento. È lì che risiedono la salvezza e la liberazione di tutti noi.

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Ai poliziotti di buona coscienza:

E se le proteste fossero anche per voi? E se il dolore che state provando – il dolore di chi si sente incompreso e ritratto in maniera distorta – fosse lo stesso di quello manifestato a Minneapolis, Atlanta, Louisville e nelle altre centinaia di città oggi colme di sofferenza? Sapete che l’accusa di furto o truffa non giustifica in alcun modo l’omicidio e qualunque battaglia legale non cambierà il peso morale dei fatti accaduti.

Conosco gli slogan della manifestazione e gli articoli di opinione non sono del tutto esaustivi. È un lavoro difficile e la critica non sempre dà voce alle sfumature, a quelle pene radicate negli anfratti della vita. Alcuni di voi stanno soffrendo perché non si può ignorare l’indistricabile intreccio di problemi insormontabili, come il razzismo, il sessismo e la povertà.
Tutto questo è aggravato da un senso di disorientamento derivante dalla percezione che avete di voi stessi: quella di un’identità completamente assorbita dal ruolo che incessantemente eseguite. Immagino che voi tutti vi siate uniti alle forze dell’ordine per vocazione, spinti dal desiderio di consentire alle comunità di crescere, proteggendone la vita e i sogni.

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È terribile assistere alla demolizione di vite e sogni di intere collettività. Ed è ancora peggio quando l’istituzione di cui si è parte ne è causa.  Siete costretti a portare dentro di voi il dispiacere, il disorientamento e la paura, continuando a fare il vostro lavoro. Siete costretti a reprimere la rabbia – a volte giustificata – e a mantenere la calma.  Ma non sempre siete pronti a tutto questo. È così doloroso che mi chiedo quante volte abbiate avuto la tentazione di mollare tutto e chiudere i sentieri della vostra umanità. Vi prego, non fatelo.

La vostra vita non è questa. La vostra vita conta. Voi siete importanti e la vostra vocazione è sacra. Ma l’istituzione che pensavate potesse facilitarne il perseguimento, non lo è. Dovete separare la coscienza che avete di voi stessi dall’istituzione nella quale vi siete dovuti identificare. La vostra missione è di proteggere le persone – lo era già prima che indossaste quell’uniforme e lo sarà ancora quando arriverà il momento di toglierla. È questa la natura delle vocazioni personali… non gli si può sfuggire. Posso immaginare quanto sia spiazzante prendere le distanze da quell’istituzione che per anni avete chiamato “casa”.  Le vostre organizzazioni sindacali mentiranno. Alcuni politici vi diranno di ignorare le critiche pubbliche. Ma, vi prego di riconoscere la vacuità di quelle parole. A loro non interessa l’ammirevole obiettivo che siete impegnati a portare avanti.

Se l’istituzione che vi rappresenta non ha fiducia nella comunità, non può aiutarvi a perseguire la vostra reale vocazione. I dipartimenti di polizia non sono stati costituiti pensando a tutte le comunità, quanto piuttosto per proteggere gli interessi di gruppi più piccoli. Il razzismo esiste e non si manifesta solo negli insulti… è molto più complicato di quanto si immagini. Dobbiamo tutti impegnarci sul livello personale per combattere la natura insidiosa del razzismo, del sessismo e dei pregiudizi che abbiamo ereditato dal passato.

La società americana deve cambiare, altrimenti finiremo per distruggerci a vicenda – su questo non c’è dubbio. Molte istituzioni hanno dimostrato lacune troppo profonde per essere colmate e troppo viziate per essere ritenute affidabili. Difendendo queste istituzioni, non proteggete la vostra integrità. Vi state facendo del male da soli, rendendovi più vulnerabili alle ingiustizie morali. Per favore, smettetela. Chi sta protestando nelle piazze oggi, lo fa anche per voi. Vogliamo che vi sentiate liberi di perseguire la vostra reale vocazione: con empatia, delicatezza, coraggio e sostegno da parte della comunità che proteggete. Non dovete identificarvi nella violenza, né passare al lato oscuro, quello privo di ogni forma di compassione.

Il mio primo incontro negativo con la polizia fu all’età di 16 anni.  Era in borghese, con una mazza in mano, e mi chiamò: “Ragazzo”. Mi ha seguito per mezz’ora a bordo di un’auto civetta, prima che arrivasse un agente in uniforme a farmi una multa. Ho avuto anche esperienze positive, ma non compensano quelle negative. Con la conseguenza che, quando vi vedo, attraverso la strada, evito di chiamarvi – anche quando ne avrei bisogno – e mi sento nervoso ogni volta che vi incrocio.

Sono certo che la polizia mi abbia protetto in qualche modo, ma non riesco a vedere gli agenti come miei “protettori”.  Desidero sentirmi libero in America, voglio essere a mio agio con voi e ringraziarvi per la vostra gentilezza – senza il timore che qualunque tipo di interazione possa costarmi la libertà o la vita. Voglio camminare per le strade di tutte le città americane senza l’ansia che la paura ingiustificata di qualche donna bianca possa trasformarsi in lutto e sofferenza per un’altra donna.

Voglio sentirmi al sicuro. Tutte le comunità nere vogliono sentirsi al sicuro. E voi potete fare la differenza. Abbiamo bisogno che voi facciate la differenza. Che siate in grado di portare a termine la vostra vera missione. Ed è per questo che le proteste sono anche per voi. Per favore, non opponete resistenza al cambiamento.  È lì che risiedono la salvezza e la liberazione di tutti noi.


Lucas Johnson

Lucas Johnson lavora presso The On Being Project come direttore esecutivo del team The Civil Conversations and Social Healing. È un organizzatore di comunità, scrittore e ministro nelle American Baptist Churches. In precedenza è stato coordinatore internazionale della International Fellowship of Reconciliation.


Waging Nonviolence, 6 giugno 2020

Traduzione di Benedetta Pisani per il Centro Studi Sereno Regis


1 commento
  1. paolo candelari
    paolo candelari dice:

    Trovo molto bello quest'articolo; uno sprazzo di luce. Fermo nella condanna delle violenze della polizia, ma evitando di demonizzare tutti gli uomini e le donne della polizia, appellandosi alla loro coscienza. Un articolo che parla non solo ai poliziotti degli Usa ma che potrebbe andare bene anche qui. E questo dovrebbe essere il giusto atteggiamento anche da noi evitando lo stile a.c.a.b. dei nostrani cosiddetti "antagonisti". Ho conosciuto personalmente Lucas e rivedo in questo scritto tutta la sua dedizione nonviolenta senza dimenticare il suo vissuto personale. Grazie Lucas per queste vbelle parole

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