Trattare la guerra come profondo problema sociale

Robert C. Koehler

E se i media cominciassero a trattare la guerra come il profondo problema sociale che è? Quelli mainstream  coprono i conflitti armati come quello tra Israele e Iran con un’astrazione di vittoria-perdita, anche quando siamo sull’orlo della Terza Guerra Mondiale.

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“Netanyahu si trova di fronte a un calcolo delicato: come rispondere all’Iran per non apparire debole, cercando al contempo di evitare di alienarsi l’amministrazione Biden e altri alleati già insofferenti alla prosecuzione della guerra a Gaza da parte di Israele”.

Già, questo non è praticamente nulla: una citazione casuale, assolutamente dimenticabile, estratta dal New York Times –dalla copertura aziendale di base della nostra violenza attuale, mentre il mondo si muove sull’orlo di… ehm, della Terza Guerra Mondiale.

Sono le citazioni dimenticabili, soprattutto per quanto riguarda la guerra in corso, a essere le più pericolose, perché non fanno altro che consolidare un senso collettivo di normalità. Il mio termine è “follia accettata”. Abbiamo la capacità tecnologica e psicologica di uccidere non solo migliaia o addirittura milioni di persone, ma l’intera razza umana, ma ne parliamo in termini di strategia, tattica e pubbliche relazioni! Parliamone come se stessimo coprendo un gruppo di bambini di 10 anni che si lanciano pietre. Chi vincerà?

Questo è il punto chiave: vincere.

Le vite umane sono solo merce di scambio, tranne, ovviamente, quando i cattivi le uccidono.

Quando due cowboy si affrontano in un confronto armato, vince chi estrae e spara più velocemente, colpendo l’altro allo stomaco o altrove. E se ne va con un sorrisetto soddisfatto.

Non sto individuando l’articolo del Times citato sopra come unico problematico nella sua copertura dell’ultima svolta degli eventi in Medio Oriente, ma piuttosto che è rappresentativo della follia accettata della guerra infinita – la riduzione della guerra a un’astrazione, praticamente sempre coinvolgendo buoni e cattivi chiaramente definiti, e descrivendo l’omicidio (incluso l’omicidio di massa) come rappresaglia, autodifesa, “dimostrazione di forza”, ecc. Gli “interessi nazionali” sono la posta in gioco. Le vite umane sono solo merce di scambio, tranne, ovviamente, quando i cattivi le uccidono.

La storia del Times, per esempio, a un certo punto va oltre la sua astrazione del confronto tra Israele e Iran. Israele ha bombardato il consolato iraniano a Damasco, in Siria, uccidendo diversi ufficiali iraniani, ci informa il giornale. L’Iran si è vendicato due settimane dopo, lanciando 300 droni e missili contro Israele, quasi tutti abbattuti e con danni minimi. Il Times ha osservato che: “L’unica vittima grave è stata una bambina di sette anni, Amina al-Hasoni, gravemente ferita”.

La guerra colpisce i bambini! Sì, sì, sì, è così. Il mio cuore va ad Amina al-Hasoni. Ma mio Dio, circa 13.000 bambini sono stati uccisi nell’assalto israeliano a Gaza, e altre migliaia sono stati feriti, per non parlare degli orfani. E alcuni sono semplicemente dispersi, sotto le macerie. Quali sono i loro nomi?

E se la guerra venisse trattata come viene trattata la criminalità di strada: non come un’astrazione, ma con la consapevolezza che si tratta di un profondo problema sociale? E se la guerra fosse trattata con consapevolezza esterna, cioè con una saggezza che trascende i luoghi comuni politici, anziché in obbedienza a questi luoghi comuni?

Ecco, ad esempio, un servizio della CNBC sul confronto tra Israele e Iran. Notando che Israele si è impegnato a “esigere un prezzo” dall’Iran in risposta all’attacco missilistico, la CNBC cita poi il Presidente Joe Biden che condanna l’attacco e aggiunge che gli Stati Uniti “rimarranno vigili su tutte le minacce e non esiteranno a intraprendere tutte le azioni necessarie per proteggere il nostro popolo”.

Riesci a crederci? Le sue parole non mi hanno fatto sentire più sicuro. Ho riflettuto non solo sulla possibilità, ma anche sulla probabile realtà della Terza Guerra Mondiale, e leggere queste parole – “intraprendere tutte le azioni necessarie per proteggere il nostro popolo” – ha fatto sì che i lupi iniziassero a ululare nella mia anima.

Luoghi comuni e bombe atomiche? Biden non stava parlando di trascendere la guerra e di evitare il bilancio militare da mille miliardi di dollari del Paese. Presumibilmente, stava parlando di usarlo, di metterlo al lavoro per “proteggerci” – sapete, per “sconfiggere” il nostro nemico dichiarato (l’Iran, a quanto pare), a prescindere dal prezzo richiesto al pianeta Terra, compresi voi e me. Che ne dite di una copertura mediatica che non faccia spallucce?

La copertura della guerra richiede la consapevolezza delle bugie che la sostengono politicamente. Per esempio, come ha detto World Beyond War:

“Secondo il mito, la guerra è “naturale”. Eppure è necessario un grande condizionamento per preparare la maggior parte delle persone a prendere parte alla guerra. Una grande sofferenza mentale è comune tra coloro che vi hanno preso parte”.

In altre parole, la guerra non è un prodotto dell’evoluzione umana – l’umanità è finalmente diventata abbastanza matura da combattere se stessa in modo organizzato e collettivo – ma essenzialmente il suo contrario: un aspetto non evoluto di ciò che siamo… un fallimento incorporato nell’evoluzione, si potrebbe dire.

Molti veterani, come dice la citazione di World Beyond War, spesso portano il peso di questa verità ben oltre il periodo di servizio. Sono costretti ad affrontare da soli le implicazioni psicologiche e spirituali di ciò che hanno fatto, di aver eseguito degli ordini, di aver partecipato alla disumanizzazione e all’omicidio di presunti nemici. Dopo le guerre, i tassi di suicidio dei veterani possono essere terribili. Mentre questo trauma psico-spirituale è ufficialmente definito come malattia mentale – disturbo da stress post-traumatico (PTSD) – altri con una comprensione più profonda, tra cui molti veterani, lo chiamano danno morale. L’esecuzione degli ordini li ha costretti ad agire al di là della propria umanità: Quando si disumanizzano gli altri, si disumanizza se stessi.

Questa è la follia accettata che i media aziendali coprono con una tale astrazione di vittoria, anche quando siamo sull’orlo della Terza Guerra Mondiale. Moltiplicate il danno morale per diversi miliardi di esseri umani e il risultato potrebbe essere l’estinzione umana.


Fonte: Common Dreams, 18 aprile 2024

https://www.commondreams.org/opinion/media-cover-war-like-problem

Traduzione di Enzo Gargano per il Centro Studi Sereno Regis


 

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