Invece di bombardare l’ISIS – Jan Oberg
Dapprima qualche principio per stimolare un altro discorso, un altro modo di pensare che non sia militarista – e poi le proposte concrete qui sotto – 27 in tutto per la vostra deliberazione, discussione con gli amici e forse condivisione attraverso i vostri media sociali e altrimenti; le proposte non sono numerate: non c’è linearità, alcune si possono fare simultaneamente.
Come rendere irrilevanti bombardamenti e guerre
Fermate i finanziamenti all’ISIS – purtroppo sembrano essere gli alleati non-democratici dell’Occidente – Arabia Saudita, Qatar, UAE ecc – a pagare le sue spese. Joe Biden si è scusato – d’essere sincero.
Presumibilmente, l’ISIS ha un reddito di 3 milioni di US$ al giorno dalle risorse petrolifere ora sotto il suo controllo. Si sarebbero dovuti proteggere prima i campi petroliferi. Licenziate i capi dei vostri servizi d’intelligence se non hanno visto arrivare questo sviluppo.
Invece di cominciare di primo acchito con la guerra, dichiaratevi disposti a parlare con qualche rappresentante dell’ISIS e altre parti conflittuali. Alcuni di essi sono stati addestrati dagli USA ed è quindi possibile parlare con loro.
Riconoscete – anche scusandovi – per azioni sbagliate ed errori e brutalità commesse da voi stessi. Nel caso dell’Iraq ciò è particolarmente rilevante perché l’invasione, l’occupazione e 13 anni di sanzioni le più brutali nella storia mondiale hanno ucciso circa 1 milione di irakeni innocenti e fatto sì che 4 milioni di essi fuggissero da casa.
Il poeta e filosofo danese Piet Hein l’ha detto splendidamente: ”La nobile arte di perdere la faccia può salvare un giorno la razza umana volgendo in eterno merito quel che menti più deboli chiamerebbero una disgrazia”. Non siate quelle menti più deboli – perché se no col tempo diventerete un’immagine speculare di quei terroristi che combattete – quella sì, una disgrazia.
Schierate una forza a guida ONU robusta, imparziale, di composizione globale non per combattere offensivamente l’ ISIS ma per proteggere difensivamente la gente, i suoi accampamenti, villaggi e città, i campi petroliferi, le infrastrutture, ecc – qualcosa come le zone sicure in Bosnia-Herzegovina ma con la differenza che quella forza sia abbastanza grossa e finanziata per svolgere il proprio lavoro.
Le zone sicure permetterebbero anche – almeno in qualche misura – l’aiuto umanitario che deve sopraggiungere; importante anche perché ci dà un’immagine più positiva che le bombe.
Cooperate con l’Iran e la Russia – senza di loro non si può trovare affatto alcuna soluzione politica. Allora, smettete di intimidirli e sviluppate un rapporto maturo con entrambi invece delle sanzioni controproducenti, del tono di aspro confronto e delle minacce di bombardamento.
Imparate infine che dobbiamo smettere qualunque commercio d’armamenti verso le regioni in conflitto!! Tutti questi conflitti non sarebbero mai diventati protratti e maligni se non aveste pompato dentro armi a entrambi i governi e a forze oscure per miliardi e miliardi di dollari da molti anni.
I mercanti d’armi profittatori devono essere considerati criminali di guerra – che siano mercanti o capi di governo – e tenuti responsabili quanto i criminali di guerra che quelle armi usano.
Smettete di parlare di terroristi moderati. È una contraddizione in termini. Terrorismo vuol dire uccidere o far male a persone non coinvolte in un conflitto per raggiungere un obiettivo politico, ad esempio i civili. Anche gli stati sono terroristi quando lo fanno e così pure piccoli gruppi come Al Qaeda e ISIS, Al-Nusra e tutti il resto. Nulla su cui costruire!
Imparate dalla “gestione” penosamente sballata del conflitto in Siria. L’armamento clandestino del Libero Esercito Siriano, e i fasulli ”Amici della Siria” sono stati una gestione del conflitto ciarlatanesca estremamente controproducente.
E così pure l’uso del solo bastone senza carote rispetto al governo di Bashar al-Assad in una situazione causata anche da questioni strutturali e fattori ambientali pluriennali.
Gran parte dei convenuti ai colloqui prevedibilmente falliti di Ginevra – non avrebbero dovuto esserci come invece avrebbe dovuto la società civile siriana con le sue visioni, lagnanze e capacità pacificatrici. L’unico attore che val la pena sostenere in ogni modo nonviolento è la società civile, cioè il 98% della gente di qualunque zona di conflitto che non ha mai toccato un’arma. La società civile è fatta di cittadini e associazioni, per esempio per i diritti umani, la pace, le donne; operatori educativi e culturali, insegnanti ecc… Quelli, se si vuole una pace democratica, dovrebbero essere posti al centro, invitati a consultazioni e negoziati – non solo i signori della guerra, gli assassini di massa e i diplomatici che almeno al 90% dei casi hanno causato i conflitti.
Mezzi militari possono certamente essere necessari in speciali circostanze ma solo come ultima risorsa. Coalizioni degli Uccisori che agiscono senza mandato ONU non hanno posto nella risoluzione dei conflitti, nella soluzione dei problemi e nella costruzione della pace. Se si usa il mezzo militare, dev’essere per scopi definiti e con una chiara strategia d’uscita, e come mezzo per rendere sicura la strada verso una soluzione negoziata.
Il grande errore della Guerra al Terrorismo è la sua idea basilare di liquidarlo liberandosi dei terroristi. È un’assurdità intellettuale risultante in più terrorismo/isti e altresì in una tragica responsabilità per l’uccisione in massa di innocenti.
Aprite il vostro paese alle parti in conflitto ospitandovi consultazioni, facilitate incontri, mediate e promovete negoziati. Il mondo è tragicamente mal preparato a una pacificazione civile, quindi educate professionisti per tale compito – proprio come addestrate i soldati per il loro.
Provvedete ad avere istituti di ricerca davvero indipendenti che lavorino con entità civili di risoluzione dei conflitti – tali da poter fornire proposte per fare la pace, invece dei tipici istituti e think tanks odierni che emettono rapporti e argomentazioni che legittimino le politiche attuate dai governi.
E badate che la mente vostra e dei vostri esperti non sia sedotta da alcun complesso Militare-Industriale-Mediatico-Accademico (MIMAC) che serve sistematicamente altri interessi che la pace.
Fate largo uso di audizioni/udienze in, diciamo, il vostro parlamento nazionale, quello UE e l’Assemblea ONU. Invitate rappresentanti di tutte le parti in conflitto perché dicano al mondo due cose: che cosa temono; che cosa vogliono in futuro?
Ascoltare attentamente queste voci renderebbe le immagini dei media molto meno in bianco e nero e accrescerebbe la probabilità che vengano plasmate politiche intelligenti rispettose di tutti e della complessità. Se la verità è la prima vittima in guerra, come dicono, la complessità e la comprensione del problema sono la seconda e la terza. Sarebbero tutt’e tre meno evidenti ascoltando tutti i contendenti (e qui le ambasciate sono utili di rado).
Esigete che i vostri media bilancino la trattazione della violenza e dei conflitti sottostanti lasciando sempre spazio e tempo per domande critiche. Fate uso dei ricchi materiali su guerra e pace disponibili in Internet invece che solamente quelli di agenzie e media omologati occidentali, deprecabilmente privi di filtri per la propaganda, gli inganni, le storie false e i tentativi di influenza psicologica che precedono gran parte delle guerre.
Pensate al Medio Oriente o al teatro del conflitto, ovunque sia, in modi innovativi essendo consci del ruolo della vostra cultura e del vostro paese nella storia dei conflitti e delle guerre in tali luoghi.
Non pensate troppo in termini di stati – che stanno diventando sempre meno importanti in un mondo in globalizzazione – ma di strutture creative come federazioni, confederazioni, autonomie, protettorati, territori condivisi, autorità autoctona, cantonizzazione.
Pensando al futuro del Medio Oriente, pensate d’istituirvi organizzazioni come l’OSCE e l’UE – ma più decentrate. Plasmate le strutture cooperative e le visioni positive suscettibili di evolvere in pace – e pensate per processi anziché per risultati finali.
Pensate a tutto il positivo acquisibile con la pace. Stimate l’aggravio umano ed economico che le generazioni venture dovranno sopportare a causa della vostra violenza diretta, indiretta, culturale, economica, di genere. Che chiude le porte al futuro, mentre la nonviolenza le mantiene potenzialmente aperte; e la risoluzione dei conflitti riguarda ben più mirare a futuri migliori che tentare di cambiare il passato. Slogan: Mutui benefici, costruzione della fiducia e riconciliazione, incorporate in nuove strutture cooperative.
Nel caso del Medio Oriente: agire per una vecchia decisione ONU – che tutta la regione sia priva di armi di distruzione di massa.
Lavorate per istituire una moratoria sulla violenza e la guerra, (più facile dopo l’arresto del commercio di armi) e una struttura negoziale per un periodo di 3-5 anni – con tutte le parti relative a livello governativo e di società civile, a guida dell’ONU, della Lega Araba, dei BRICS e attori analoghi – ma non USA o altri paesi NATO che non sono imparziali né possono essere considerati tali dai contendenti regionali, fattore essenziale per una riuscita mediazione.
Con una globalizzazione e civilizzazione crescente, la guerra non è più un’opzione. Gran parte delle guerre e della violenza sparirà il giorno che si comincerà a pensare e a educarsi a usare tutti i mezzi più intelligenti, razionali e umani.
TFF – Lund, Svezia – 07 ottobre 2014
Traduzione di Miky Lanza per il Centro Studi Sereno Regis
Titolo originale: Instead of bombing IS
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