Javier Milei: un presidente contro i diritti e amico della casta politica

Malena Lenta

 


02/07/2024 – L’arrivo di Javier Milei alla presidenza dell’Argentina ha avuto un enorme impatto sia all’interno che all’esterno del Paese. La sua autodefinizione di anarco-capitalista o libertario, e il dirompente discorso anti-casta e più mediatico che politico, hanno sorpreso per la rapida crescita fino all’ arrivo al vertice del potere. Tuttavia, lungi dal rappresentare la speranza di risolvere i problemi economici, politici e sociali dell’Argentina, a quasi due mesi dall’inizio del suo governo, le sue azioni riflettono il contrario. Vediamo perché.

Oltre a formare un governo con una delle principali avversarie nella corsa elettorale, Patricia Bullrich, da lui definita rappresentante della casta e della vecchia politica, ha completato il suo squallido gabinetto con vecchi funzionari del governo peronista di Menem degli anni ’90 e anche dell’ultimo governo di Alberto Fernández, oltre ad altri funzionari di partiti tradizionali. Ma questo è stato solo l’inizio.

Le sue prime misure sono consistite nel varare un protocollo repressivo per criminalizzare il diritto di protestare, violando i principi fondamentali dei diritti umani. Subito dopo, ha approvato un decreto di necessità e urgenza (DNU) che dovrebbe promuovere una riforma del lavoro che distrugge i diritti, così come altre misure che aumentano le tasse per i settori più poveri, condonando debiti milionari agli uomini d’affari amici.

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E poco dopo ha inviato al Congresso nazionale la cosiddetta “legge omnibus” al fine di ottenere, paradossalmente, poteri straordinari per privatizzare aziende, vendere terreni demaniali, distruggere organizzazioni per la promozione della cultura, della scienza e dell’istruzione pubblica, oltre che delle economie regionali, tra centinaia di abrogazioni di norme che hanno intenzione di non discutere.

Così, mentre il presidente su Twitter e sugli altri social network si spaccia per un innovatore, stringe accordi con i vecchi partiti politici tradizionali per co-governare contro i settori popolari.

Ebbene, mentre tutto questo avviene nelle alte sfere, l’inflazione esplode (ha raggiunto il 25,5% nel solo dicembre 2023), gli stipendi vengono congelati, le tariffe dei trasporti aumentano, gli affitti vengono sbloccati, i licenziamenti aumentano e i finanziamenti alle mense popolari vengono sospesi.

Né dobbiamo dimenticare l’attacco deliberato del “libertario” Milei e del suo governo ai diritti delle donne e degli oppositori, che si è ascoltato nel suo discorso al Forum di Davos e in altre occasioni. Oltre a chiudere e denigrare il Ministero delle Donne, del Genere e della Diversità come primo atto di governo, si è già espresso con forza contro il movimento femminista e, in particolare, contro il diritto all’aborto. Propone la libertà d’impresa, la vendita dei propri organi, ma non che le donne e chiunque possa decidere del proprio corpo. Con questo via libera, molti dei suoi funzionari hanno annunciato che cercheranno di abrogare nei prossimi mesi la legge 27.610 sull’interruzione volontaria di gravidanza, ottenuta nel 2020 dopo un decennio di lotte.

Non è un caso che questo governo abbia scelto il motto “Anno della difesa della vita, della libertà e della proprietà” per tutta la documentazione ufficiale del 2024. Si tratta, senza dubbio, di una dichiarazione che mostra le dure intenzioni contro i lavoratori, le donne e gli oppositori, benché oggi nutra le aspettative di una parte della società stanca della vecchia politica. 

La resistenza cresce e si organizza. Infatti, un giorno dopo la stesura di questa nota, la legge omnibus non è stata approvata.

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Traduzione italiana di Maria Perino


 

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