Minacce esistenziali: proposta di schema

Howard Richards

Le minacce esistenziali odierne all’umanità si potrebbero forse classificare in quattro categorie:

  1. Collasso ecologico. Già iniziato.
  2. Guerra termonucleare. L’evidente inevitabilità che il continuo avanzamento della scienza renda possibile e inevitabile l’invenzione e prima o poi l’uso di armi di vario tipo sempre più diaboliche e ingovernabili. Diffusione caotica della guerra come quelle in corso adesso in SudSudan, Gaza e Ucraina potrebbe diventare una minaccia esistenziale.
  3. Caos sociale. Comprensivo di disoccupazione, crimine, bande deviati, paramilitari, fascisti traffico di droghe, traffico di esseri umani, epidemie di patologie mentali e depressione, sparatorie su masse, violenza poliziesca, colpi di mano autoritari, violenza di genere, interruzione di servizi, razzismo, sessismo, omofobia, inflazione incalzante, corruzione, cultura della post-verità, e
  4. Crisi esistenziali, in parte causate dal numero stesso di umani (che ha superato 8 miliardi il 15 novembre 2022) sul pianeta Terra.

La presente da intendersi come una offerta fra le molte possibili per classificare le minacce esistenziali, seguita da dieci tesi per la discussione.

Tesi 1:

È necessario sfuggire a tutt’e quattro le minacce simultaneamente, evitando misure che riducano una minaccia peggiorando le altre.

Tesi 2:

La terza categoria, il caos sociale, merita attenzione prioritaria. La preminenza alla pace sociale, pur non trascurando le altre categorie, potrebbe e dovrebbe facilitare la transizione verde, la demilitarizzazione, e una popolazione umana sostenibile.

Si dovrebbe dare precedenza a creare società del tipo definite buono da Abraham Maslow, che provvedano a soddisfare i bisogni basilari (fra cui la dignità), rendendo così libere le persone di perseguire attività inerentemente valide che soddisfino pure bisogni meno essenziali. Victor Frankl ci aggiunge una prospettiva complementare, asserendo che è essenziale il bisogno di trovare senso nella vita. I risultati desiderati e attesi di continue conversazioni iniziate da pensatori quali Maslow e Frankl contribuirebbero alla sicurezza rispetto alle minacce esistenziali ino, due e quattro nonché tre. Come suggerito da Erich Fromm ed altri, sposterebbe le motivazioni dei ricchi e privilegiati (e tutti gli altri) dall’avere all’essere.

Tesi 3:

Entro la categoria generale dell’operare per por fine al caos sociale foriero di violenza, uno dei primi candidati ad attenzione prioritaria speciale mira a un mondo in cui ogni essere umano che necessiti di lavorare lavori e goda di mezzi di sussistenza degni – espressione questa che sostituisce il più comune “piena occupazione, esprimendone meglio quello che dovrebbe essere l’obiettivo. La parola “degni” dell’espressione s’intende richiamare l’attenzione ai benefici psicologici ed etici del lavoro. Mezzi di sussistenza degni sono più che una mera fonte di reddito: per Abraham Maslow sono una fonte di stima e autostima; per Frankl una fonte di senso e scopo.

Prima di considerare come si dovrebbero finanziare mezzi di sussistenza più degni, descrivo alcuni benefici dell’accesso universale ad essi.

Tesi 4:

Non è probabile che il razzismo cessi di esistere o che diventi nettamente meno pervasive e violento che adesso, con la mutua competizione di genti di diverse razze (sic) ed etnie per gli stessi scarsi mezzi di sussistenza degni (ossia, scarsi posti di lavoro validi). Che, se invece abbondanti, indebolirebbero uno dei principali motivi di comportamento razzista, cioè dell’assicurare vantaggi economici e a propri affini.

Tesi 5:

È altrettanto improbabile che cessino d’esistere sessismo e patriarcato, nonostante recenti progressi, con la mutua competizione di donne e uomini per gli stessi scarsi mezzi di sussistenza degni. Se ci sono quattrocento parlamentari, tutti uomini, e se si corregge quest’ingiustizia eleggendovi duecento donne, ci son ovviamente duecento parlamentari maschi in meno. Situazione analoga nel diritto, nell’ammissione a facoltà mediche, all’accademia, e più o meno in altri campi; e atroce alla base infima del mercato del lavoro dove i poveri lottano per sopravvivere.

Lì, datori di lavoro che assumano donne anziché ogni uomo bisognoso di occupazione confliggono con norme sociali che mio padre, della classe lavoratrice, era stato allevato a riverire, cioè che è dovere dell’uomo sostenere la famiglia e che alla donna spetti fare la casalinga. Finita la Seconda guerra mondiale, ormai quasi di mezza età, mio padre restò disoccupato permanente; perdendo così la casa, ci trasferimmo tutt’e quattro (madre, padre e due figli) da sua madre. Mio padre fu doppiamente umiliato: perché rifiutato dal mercato del lavoro, e perché non era più chi provvedeva, ruolo che sentiva dovergli appartenere. Non in grado di lavorare egli stesso, non permetteva a sua moglie di lavorare.

E lei lo lasciò, andandosene di casa coi due ragazzi di mattina presto mentre lui dormiva. E lui diventò un fumatore a catena depresso e scombinato. Quando io e mio fratello andavamo a trovare lui e sua madre per Natale si presentava ben vestito alla porta chiedendo: t us “Dov’è vostra madre?” Ci chiamava traditori della famiglia. Si fece sempre più squilibrato e visse il resto della sua vita in una camera da letto della casa di sua madre, morendo a 53 anni malato, rancoroso e del tutto fuori senno.

Il destino di mio padre si può considerare un araldo precoce del destino di milioni oggigiorno.

Dove ci sia accesa competizione, sempre più accesa, per scarsi buoni posti di lavoro, ci si deve aspettare contraccolpi contro il progresso delle donne.

Tesi 6:

I più sarebbero d’accordo che i benefici di un’abbondanza di mezzi degni di sussistenza, disponibili a chiunque ne necessiti, se raggiungibili, sarebbero immensi. I più sarebbero in grado di darne proprie ragioni.

Tesi 7:

Il pericolo di ridurre una minaccia peggiorandone un’altra è molto reale; nozione deprimente che suggerisce la necessità di uno schema per riflettere sulle minacce esistenziali, fondamentalmente differenti da uno “sviluppo” concepito come richiedente una crescita economica.

Tesi 8:

Arrivando al punto di capire la necessità e qualche beneficio di creare mezzi di sussistenza degni per tutti (DLFA), e cominciando a muovere qualche passo verso tale obiettivo, si sarebbe già avviati alla sicurezza dalle minacce esistenziale del caos sociale. Nonché dalle minacce del collasso ecologico, del militarismo e della sovrapopolazione.

D’accordo, è un’asserzione baldanzosa. Io la credo vera, perché a quel punto capiremmo già che i DLFA si possono finanziare del tutto con un’occupazione privata facendo prodotti da vendere e pagando salari ai lavoratori con quelle vendite. Peraltro, non finanziabili interamente con lavoro autonomo che porti a vendite – causa la cronica fiacchezza della domanda effettiva, identificata ma sottovalutata da Keynes. E comunque non finanziabili dal pubblico impiego con finanziamento fiscale. Né in definitive da combinazioni di queste tre modalità.

La società civile deve intervenire dopo il contributo per quanto possibile di tali tre fonti al conseguimento di quell’obiettivo identificato dal consenso sociale come dovuto. Il settore non-profit finanziato da donazioni volontarie ne è la chiave. si deve trasferire un “sovrappiù” da dove non è necessario a dove lo è. Identificarlo richiede delibere etiche come pure calcoli tecnici.

Può servire un esempio specifico per rendere comprensibili questi princìpi generali, preso dalla mia esperienza personale, da non confondere però con le loro innumerevoli e svariate applicazioni. La/Il mia/o partner e io, entrambi accademici pensionati e retribuiti, finanziamo persone bisognose di tre mezzi di sussistenza, degni secondo gli standard cileni – due giovani attivisti socio-ecologici, e una madre sola anziana e impedita.  Ho stimato, sulla base di statistiche della Banca Mondiale, che su un totale di 8.2 miliardi di persone, oltre un miliardo hanno virtualmente la stessa o una maggiore ricchezza (patrimonio e reddito) che noi due. L’1% supremo astronomicamente di più. Trasferire risorse da dove non servono a dove servono, per esempio finanziando bisognosi di mezzi di sussistenza degni per lavorare a salvare la biosfera, non è difficile da farsi — se è quel che si vuol fare.

In un articolo recentemente pubblicato da TMS Evelin Lindner identifica succintamente il tema base. Dopo aver passato in rassegna le prove straripanti per concludere che l’umanità è nei gui fino al collo, spiega succintamente perché: si sta facendo troppo motivati dalla ricerca del profitto; e troppo poco motivati da un’etica di accudimento.

Carol Gilligan ha definito il praticare un’etica di cura come un accudire i e reagire ai bisogni; altri per il mondo almeno per parecchie migliaia d’anni hanno incoraggiato un comportamento pro-sociale usando parole differenti.

Il punto di Lindner sugerisce di riformulare la nostra domanda. Invece di “come possiamo difendere la nostra specie dalle minacce esistenziali?” chiedersi “Come possiamo come specie smettere di distruggere noi stessi e la biosfera con il nostro comportamento autodistruttivo e antisociale?”

Tesi 9:

Agli attivisti sociali serve essere quelli che Antonio Gramsci avrebbe chiamato intellettuali organici, che meritino e godano della fiducia di un gran numero di persone, pur leggendo libri e periodici che molti non leggerebbero.

Hanno bisogno di metodologie che inizino dov’è l’umanità, non solo in generale ma in molte diverse culture e contesti, di lavorare con le istituzioni che esistono, incoraggiare le molte contro-culture dove si segue già l’una o l’altra etica della cura che prescriva solidarietà e sostenibilità, e guidare là dove l’umanità ha bisogno di essere: liberata dalla necessità di conformarsi agli imperativi sistemici dei regimi di accumulazione, che protegga i migliori valori liberali nel conseguire i migliori valori socialisti, che usi le risorse della psicologia e dell’educazione morale, non solo carceri, per combattere la corruzione onnipresente che rende inutile anche le migliori istituzioni, che pratichi le virtù necessarie (come specifica Alasdair McIntyre) a far funzionare propriamente qualunque dato insieme di pratiche. All’umanità servono istituzioni che funzionino per il bene di tutti e di madre natura, e che si prestino al costante miglioramento alla luce dell’esperienza in corso.

Fortunatamente, esistono metodologie promettenti e teorie perseguibili in pratica. Alcune di cui so io sono nei libri di Gavin Andersson, Evelin Lindner, Genevieve Vaughan, John McKnight, Jody Kretzmann, André Orléan, Paulo Freire, Rosa Luxemburg, J.C. Kumarappa e il Mahatma Gandhi, Dave Elder-Vass (v. il suo Profit and Gift in the Digital Economy), Andrew Sayer, Rafael Carmen e altri ancora. Il mio personale approccio a come interpretare il mondo e cambiarlo è in un Power Point chiamato Struttura Culturale di Base reperibile in inglese al sito www.chileufu.cl.

Tesi 10:

Adesso possiamo rettificare lo schema. Sappiamo, se si crede alle mie asserzioni nelle precedenti tesi di discussione, di aver incontrato il nemico, cioè noi stessi. Noi (intendendo noi stessi e le nostre istituzioni esistenti) siamo i latori delle nostre minacce esistenziali. La cura non è proteggerci (noi e le nostre istituzioni) dalle minacce esterne, ma analizzare e cambiare la rotta di auto-distruzione creata dai nostri antenati e accettata dalla maggioranza dei nostri contemporanei.

Per l’agenda:

Come possiamo sconfiggere le nostre cattive abitudini che distruggono la biosfera?  erché mai quando i climatologhi chiariscono perfettamente che cosa dev’essere fatto per invertire il riscaldamento globale, gli umani non lo fanno pur avendo promesso che l’avrebbero fatto, facendo invece ciò che va fatto per salvare posti di lavoro, fare profitti, e raggiungere alti livelli di crescita economica con bassi livelli d’inflazione?

Perché mai gli Stati Uniti e i suoi alleati quando perdono nemici lottano per farsene altri?

E perché mai si considera impossibile finanziare mezzi di sussistenza degni per i poveri allorché si sono accumulati immensi surplus da parte dei ricchi?

Perché mai quando calano i tassi di natalità in Europa, suscitando speranze di una transizione demografica verso un numero sostenibile di umani sul pianeta, invece di celebrare la buona notizia, i poteri in carica sono allarmati da quella che considerano una brutta notizia?


EDITORIAL, 13 Nov 2023

#822 | Howard Richards – TRANSCEND Media Service

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis


 

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