Un altro 2 giugno è possibile
Anche quest’anno il 2 giugno è stato celebrato con la tradizionale parata militare, da anni messa in discussione da molte associazioni dell’arcipelago pacifista. Quindi niente di nuovo sotto il sole, si direbbe, tutto si è svolto come negli anni precedenti (a parte gli anni del Covid). Ma una novità c’è… forse un altro 2 giugno è possibile.
Lo fa notare Un Ponte per… (associazione di solidarietà internazionale): una circolare del Ministero dell’Istruzione e del Merito alle scuole italiane relativa alle «Celebrazioni per la Festa della Repubblica del 2 giugno» (in particolare nel Lazio con protocollo in uscita n. 24490, del 9 maggio 2023) rivolge un invito alle scuole a presentare la propria candidatura non solo per assistere alla parata militare lungo via dei Fori imperiali a Roma, ma anche per sfilare insieme ai vari reparti delle Forze Armate. «Gli Istituti scolastici selezionati assisteranno alla manifestazione dalla tribuna coperta avendo garantito il posto assegnato», si legge nella nota.
«Le scuole selezionate verranno contattate dalla Direzione generale per la progettazione organizzativa, l’innovazione dei processi dell’amministrazione, la comunicazione e i contratti per ricevere indicazioni sulle modalità organizzative e di accesso alla tribuna e prenderanno parte alla celebrazione, in rappresentanza degli studenti e di tutto il personale scolastico, con una delegazione d’istituto, una parte della quale sfilerà alla manifestazione del 2 giugno». Contro questa proposta si è schierato l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole, chiedendo alle scuole di non inoltrare la propria candidatura.
E questo rappresenta un ulteriore tassello del processo di militarizzazione delle scuole di cui abbiamo già accennato nei precedenti articoli e che sta preoccupando sempre più insegnanti e genitori.
Un po’ di storia non fa male
Ricordiamo brevemente che la festa del 2 giugno ricorda la data del referendum istituzionale: per la prima volta nel giugno 1946 anche le donne poterono esercitare il loro diritto di voto e scegliere tra monarchie e repubblica.
Immediatamente ci balza all’occhio, come a molti altri, che tale ricorrenza nulla a che fare con le Forze Armate italiane…
Ma allora come è nata la tradizione della parata militare durante le celebrazioni della Festa della Repubblica?
A questo proposito un articolo del Tenente Colonnello Gianluca Ficano sul sito reportdifesa.it fa una breve ma chiara sintesi delle vicende alterne di questa tradizione.
Scopriamo che la parata è stata introdotta già nel 1948 in forma statica e nel 1950 (dopo che il 2 giugno fu proclamato Festa nazionale) si introdusse la parata nel protocollo delle celebrazioni e negli anni seguenti fu arricchita con altri gruppi militari all’inizio assenti.
Scopriamo anche che fu sospesa varie volte:
- nel 1976 anno del terremoto in Friuli per dare la possibilità all’Esercito di rimanere ad aiutare i terremotati
- nel 1977, anno dell’Austerity, per non gravare sul bilancio dello Stato
- dal 1978 al 1982
- nel 1989 fu nuovamente abrogata
e dal 1990 fino al 2000 la Festa prevedeva solo la Cerimonia sull’Altare della Patria.
Fu l’allora Presidente della Repubblica Ciampi a reintrodurre la Parata militare, e via via negli anni mantenne una forma ridotta per motivi di bilancio, con un’interruzione negli anni 2020-2021 a causa del Covid.
Ma quanto ci costa la Parata militare?
È una domanda che puntualmente ogni anno viene riproposta.
Al momento non esistono cifre ufficiali che possano dare un’idea dei costi della Parata Militare a Roma che quest’anno si è svolta con particolare solennità.
Prima della pandemia il costo stimato, decurtato rispetto al passato, faceva ipotizzare 2 milioni di euro. Per questo motivo da anni molte associazioni e Ong chiedono la sua abolizione: in tempi di crisi si chiede di focalizzare gli investimenti sulle criticità del nostro Paese, come la Sanità e l’Istruzione. Non dimentichiamo l’organizzazione della Parata è necessariamente complessa perché oltre alle spese per i compensi ai militari che sfilano c’è tutta la variazione della mobilità con un numero di vigili in ore straordinarie nella capitale, il noleggio dei ponteggi per i palchi, e non ultima l’esibizione delle Frecce Tricolori, il cui costo è molto alto.
Durante le manifestazioni contro le parate – promosse da molte sigle antimilitariste che si sono tenute in alcune città, tra cui Roma e Torino – si è ribadita l’urgenza di investire nei territori e nel sociale invece che in armi, guerra e parate. Di fronte a un’Italia che incrementa le sue spese belliche si ricordano le necessità di un Paese sempre più impoverito che vede corrosi i diritti costituzionali di salute, istruzione e tutela dell’ambiente. Di queste manifestazioni poco si parla sui giornali e nessuno spazio hanno nell’informazione televisiva. Tanto a ribadire il distacco tra le decisioni dell’esecutivo dal paese reale, malgrado le dichiarazioni ufficiali dei vari ministri.
Un altro 2 giugno è possibile
Ma forse non basta manifestare contro… forse bisogna cominciare a riappropriarsi dei valori che il 2 giugno dovrebbe celebrare: la RES-PUBLICA. Prendendo spunto dal significato etimologico della parola, che significa LA COSA DI TUTTI (intendendo il patrimonio collettivo: dal possesso materiale ai diritti racchiusi nella nostra Costituzione), sarebbe interessante che i vari coordinamenti e associazioni esistenti potessero organizzare sul territorio un altro modo di festeggiare tale data nei luoghi pubblici patrimonio di tutti… mi rendo anche conto che scrivere le idee sia più facile che realizzarle… ma forse qualche idea potrebbe arrivare dai ragazzi dei cosiddetti «centri sociali», che, oltre a fare una lucida analisi politica, hanno la forza di far vivere luoghi altrimenti abbandonati.
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