Entrare nelle Forze Armate. Perché militare è bello?

Rita Vittori

Possiamo dirlo: la divisa ha il suo fascino, come hanno fascino le armi che i militari portano con sé.  Certo può sembrare paradossale in un Paese come il nostro, dove la leva militare è stata sospesa con la legge n° 226 del 23 agosto del 2004, vedere crescere il desiderio di entrare nelle Forze Armate  come scelta di vita. Vediamo di approfondire l’argomento.

Una ricerca di AssOrienta

Sempre più giovani sognano di indossare una divisa di una Forza Armata o di Polizia. Questo il risultato di un’indagine compiuta su 22.000 studenti dall’Osservatorio delle professioni in divisa di Skuola.net. in collaborazione con AssOrienta – Associazione Orientatori Italiani – e con la Scuola di preparazione Nissolino Corsi nel 2019.

Dai dati raccolti emerge che 1 giovane su 3 vorrebbe intraprendere la carriera militare, ragazze comprese. E durante l’evento conclusivo dell’edizione 2022 di«Onore al Merito»  è emerso che oltre 4 su 10 hanno un buon rendimento scolastico e un contesto sociale di provenienza agiato. Per 2 su 3 si tratta di una faccenda «ereditaria». Circa 1 su 10 sogna la divisa sin da bambino.

Sempre da questa ricerca emerge che la scelta per molti giovani si fa chiara durante le scuole superiori; 1 su 4 ha già accarezzato l’idea durante le scuole primarie di secondo grado e per 1 su 10 durante quelle di primo grado.

Nella maggior parte dei casi (2 su 3) è la continuazione di una tradizione di famiglia, cioè hanno almeno 1 membro della famiglia allargata a indossare o aver indossato la divisa. Anche se in lieve flessione a causa della guerra in Ucraina, il corpo dell’Esercito raccoglie il maggior numero di preferenze, ma sono in aumento le richieste per le Forze di  Polizia  (soprattutto Polizia di Stato e Guardia di Finanza).

Il mito della divisa

Entrare nelle Forze Armate

Fonte: governo.it (CC-BY-NC-SA 3.0 IT)

Interessante notare come il processo psicologico dell’identificazione con un membro della famiglia che indossa una divisa sia una potente spinta a scegliere per i giovani la stessa carriera. Qui ci troviamo di fronte a due mondi simbolici molto importanti: quello del Padre e quello della divisa.

Dalla psicologia sappiamo che l’identificazione con il padre o una figura maschile della famiglia allargata rappresenti un momento importante per lo sviluppo dell’identità soprattutto maschile, perché aiuta la separazione dalla Madre come simbolo dell’infanzia e degli affetti per entrare nel mondo sociale e delle relazioni adulte. Soprattutto se il padre non ha un atteggiamento autoritario con i figli, ma è fonte di calore e amorevolezza, il figlio tende a immedesimarsi con più forza con i suoi comportamenti e tende a imitarlo.

Senza dimenticare poi che la «divisa» è di per sé un oggetto simbolico studiato attentamente nella sua forma, nelle proporzioni e nelle decorazioni per ottenere degli effetti su chi guarda.

Quando abbiamo davanti una persona «in divisa» facilmente gli associamo alcune caratteristiche, vere o false che siano, che fanno riferimento a un universo simbolico storicamente condiviso: la forza, il coraggio, la disciplina, la virilità. Se si indossano delle armi abbiamo anche il senso di potenza ad arricchirne la percezione. Allora a un bambino che si percepisce fragile di fronte alla vita, una persona in divisa  trasmette il senso di  vittoria sui nemici, sui cattivi, la forza di uscire dalle difficoltà come un eroe.

Ma c’è anche un altro elemento da tenere in considerazione: la divisa enfatizza quegli elementi del corpo e del portamento che denotano «superiorità» come le spalle larghe e la vita stretta. Questo sembra una banalità ma in un contesto sociale che enfatizza il distinguersi dalla massa, il farsi notare, «essere qualcuno agli occhi degli altri», la «divisa» risponde a tali bisogni.

Possiamo inoltre dire che in qualche modo la «divisa» protegge chi la indossa dal giudizio degli altri, da quel senso di inadeguatezza continuo insito nella società neoliberista; e soprattutto lo fa sentire difensore. Difeso perché le armi di difesa e offesa che si imparano a usare danno un senso di onnipotenza, difensore come massima dedizione alla difesa  della Patria, del Territorio, della Nazione. Valori che pensavamo andassero verso una difesa nonviolenta e che invece riprendono vigore nel loro significato di difesa militare.

L’importanza dei valori

Dalla ricerca di AssOrienta emerge anche che non è tanto l’obiettivo di un posto fisso e uno stipendio garantito a spingere i giovani alla carriera militare, ma sono soprattutto i valori espressi dalle diverse Forze.

Un articolo di Maddalena Bonaccorso, apparso su «Panorama» nel 2019, mette in risalto come le richieste di iscrizione ai vari licei militari italiani (ce ne sono 4 in Italia) sono in aumento rispetto ai posti che rimangono insufficienti.

La giornata alla Scuola Militare Francesco Morosini di Venezia ha un’organizzazione molto serrata di attività, dove si alternano studio, sport, esercitazioni. Si inizia alle 6 e 40 e si termina alle 20, tutto all’insegna della scritta «Patria e Onore» che campeggia nel piazzale delle adunate, e regole molte severe. Le selezioni sono durissime e prevedono test psicoattitudinali, fisici e di cultura.

Ciascuno sa che all’interno troverà addestramento militare, obbedienza, sacrificio per gli ideali suddetti. Chi frequenterà questi licei sa già di poter accedere nel futuro a sbocchi professionali di prestigio. Le regole sono stringenti: niente barba per i ragazzi, niente trucco per le ragazze, niente tatuaggi, niente cellulare se non in orari consentiti.

Sempre nell’articolo di Bonaccorso ciò che mi ha colpito è la frase detta da un’allieva: «[…] quando esco di qui e mi confronto con chi ha i miei stessi anni sento molta differenza: anche come comportamento e forza d’animo».

Ecco: si sentono più preparati ad affrontare la vita…

Programmi scolastici di altissimo livello, percorsi di sopravvivenza in alta montagna,  rapporto strettissimo con i docenti, affiancamento dei ragazzi appena entrati con tutor più anziani, in modo da supportarli nei momenti critici.

Pur vivendo all’inizio lo stress di una vita molto intensa pochissimi abbandonano… tengono duro fino alla fine… quando i loro sacrifici diventeranno conquiste.

Piccole riflessioni

Mi è venuto spontaneo fare un confronto tra questi dati e la visione che circola sulle nuove generazioni, viste come sempre più depresse, problematiche e superficiali.

Forse in questa richiesta dei giovani c’è un profondo messaggio da ascoltare: non lasciare alla Destra il monopolio di questo lessico (Patria, famiglia, libertà), ma tornare a divulgare le mille sfaccettature di questi concetti e soprattutto tornare a divulgare la cultura della difesa nonviolenta.


 

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