“Honest” Reporting, il gruppo di pressione legato a Israele che fa licenziare i giornalisti palestinesi
A ottobre, tre giornalisti palestinesi hanno perso lavoro e premi a causa delle influenze di gruppi di pressione israeliani. La Thomson Reuters Foundation ha revocato il premio Kurt Schork alla corrispondente di Middle East Eye, Shatha Hammad, solo due giorni dopo che il gruppo di controllo dei media pro-Israele, Honest Reporting, aveva pubblicato un rapporto che descriveva i suoi post sui social media come antisemiti. All’inizio del mese, i fotoreporter gazani Soliman Hijjy e Hosam Salem sono stati licenziati dal New York Times a causa di una pubblicazione di Honest Reporting che ha definito antisemiti i loro post su Facebook. Inoltre, nell’ultimo anno anche la BBC e Deutsche Welle hanno rescisso i contratti con i giornalisti palestinesi per motivi simili.
After years of covering the Gaza Strip as a freelance photojournalist for the New York Times, I was informed via an abrupt phone call from the US outlet that they will no longer work with me in the future.
— HosamSalem (@HosamSalemG) October 5, 2022
In risposta, più di 300 giornalisti palestinesi hanno firmato una lettera in cui denunciano quelli che definiscono “attacchi mirati ai giornalisti palestinesi che lavorano in organizzazioni internazionali, da parte di gruppi di pressione sionisti”. Gli autori hanno scritto nella loro dichiarazione:
Le strategie [delle istituzioni sioniste] sono chiare: scavano a fondo negli account dei social media dei giornalisti, inseguendo qualsiasi espressione, dichiarazione o persino battuta pronunciata durante l’infanzia, togliendola dal contesto e usandola come arma. Ciò che conta per queste istituzioni è continuare a soffocare ciò che resta dell’aria non contaminata dai loro proiettili.
Mentre i principali organi di informazione si piegano alle pressioni della lobby israeliana, i giornalisti palestinesi perdono lavoro e la narrazione palestinese viene lentamente cancellata dai riflettori dei media.
I LEGAMI DI HONEST REPORTING CON ISRAELE
Honest Reporting ha una profonda relazione con la lobby, l’esercito e il governo di Israele. Descritta come “un gruppo di pressione pro-israeliano” dall’American Journalism Review, l’organizzazione è stata fondata nel 2006 da Joe Hyams, un bureau speaker registrato per l’ambasciata israeliana negli Stati Uniti, e da Simon Plosker, il direttore editoriale del sito. Plosker ha prestato servizio nell’unità portavoce dell’esercito israeliano e ha lavorato con diverse organizzazioni pro-Israele, tra cui l’Agenzia Ebraica, NGO Monitor, che prende di mira le ONG per presunti pregiudizi anti-israeliani, United Nations Watch, che attacca anche le Nazioni Unite per presunti pregiudizi anti-israeliani, e il Britain Israel Communications and Research Centre (BICOM).
La missione dichiarata del gruppo “è quella di garantire la verità, l’integrità e l’equità e di combattere i pregiudizi ideologici nel giornalismo e nei media, in quanto hanno un impatto su Israele”. Honest Reporting si propone di analizzare le notizie alla ricerca di contenuti critici nei confronti di Israele e di denunciare il media o il giornalista sul suo sito web.
Inoltre, organizza viaggi in Israele con una serie di relatori, tra cui politici israeliani, ambasciatori ed ex membri dell’esercito. Molti dei relatori dei viaggi sono affiliati al Kohelet Policy Forum, un think tank israeliano che ha promosso la legge discriminatoria sullo Stato-Nazione ebraico.
Lo staff di Honest Reporting è pieno di lobbisti israeliani ed ex membri dell’esercito israeliano. Fino a poco tempo fa, l’amministratore delegato dell’organizzazione era Daniel Pomerantz, che era un volontario civile nell’esercito israeliano. Il sostituto di Pomerantz, Jacki Alexander, pjaroviene direttamente dall’American Israel Public Affairs Committee, dove ha trascorso 15 anni, diventando direttore regionale del gruppo di pressione pro-Israele negli Stati Uniti sud-orientali.
Il direttore esecutivo di Honest Reporting, Gil Hoffman, è un soldato di riserva dell’unità portavoce dell’esercito israeliano. Ha ammesso apertamente che la sua organizzazione si coordina con il governo israeliano e con altri gruppi pro-Israele. Questo include la partecipazione a gruppi WhatsApp gestiti dal governo.
Read this thread – & then watch this clip of @HonestReporting's exec. director @Gil_Hoffman tell an online meeting just last week how the organisation works with the Israeli gov't & pro-Israel NGOs, including coordinating in gov't-run WhatsApp groups.https://t.co/DnSIGoT6Or pic.twitter.com/mL65A65STN
— Ben White (@benabyad) October 5, 2022
David Mencer, senior international connector, ha guidato i Labour Friends of Israel in Gran Bretagna per oltre un decennio. Nel suo curriculum vanta anche la scrittura di discorsi per gli ex primi ministri britannici Boris Johnson, Tony Blair e Gordon Brown.
Raquela Karamson, specialista dei media digitali di Honest Reporting, ha lavorato in precedenza nel comando centrale dell’esercito israeliano durante la Seconda Intifada. Il designer principale dell’organizzazione, Bentzi Binder, ha prestato servizio nella brigata di fanteria da combattimento Givati dell’esercito israeliano.
Honest Reporting è classificata come organizzazione esente da imposte negli Stati Uniti, in Canada e in Israele. Nell’ultima dichiarazione dei redditi degli Stati Uniti, ha ricevuto più di 3 milioni di dollari nel 2021 e ha donato 1,5 milioni di dollari per il giornalismo mediatico in Medio Oriente e Nord Africa. Dato il suo status di esenzione fiscale, Honest Reporting non è tenuta a rivelare i nomi dei suoi beneficiari. Ma i documenti dell’IRS rivelano che riceve finanziamenti da milionari pro-Israele come il presidente del Consiglio israelo-americano, Adam Milstein. Nel 2019, la Milstein Family Foundation ha contribuito con 10.000 dollari a Honest Reporting.
LEGAMI DEI MEDIA MAINSTREAM CON LA LOBBY ISRAELIANA
Mentre Honest Reporting conduce una campagna contro i professionisti dei media palestinesi, le organizzazioni giornalistiche dietro le recenti dimissioni di giornalisti palestinesi hanno anche legami sospetti con le autorità israeliane.
La Deutsche Welle impiega attualmente Polina Gareav come social media editor. È anche responsabile dei programmi dell’Israel Public Policy Institute, finanziato dal governo israeliano. In precedenza, la Gareav ha lavorato come redattore di notizie per la rivista dell’esercito israeliano, Bamahane.
Inoltre, Jennifer Holleis, redattrice di DW per il Medio Oriente, ha lavorato in precedenza per l’Associazione israelo-svizzera, che mira a costruire partnership più forti tra le due nazioni.
Eli Ovits, che ha lavorato come assistente produttore per la BBC nel 2006, è stato anche impiegato come portavoce militare israeliano in quel periodo. L’ex redattore della BBC Mark Berg è stato nominato direttore del BICOM nel 2001. Si è dimesso dal ruolo nel 2002 ed è tornato alla BBC, lavorando a diversi programmi di punta dal 2005 al 2007.
UN CHIARO DOPPIO STANDARD
Oltre a pubblicare alcune foto per Al Jazeera English, l’ex collaboratore del Times Salem non ha ricevuto alcun lavoro dal suo licenziamento in ottobre.
“La questione è stata fatta per mettere a tacere la voce dei giornalisti palestinesi e per trasmettere solo la narrazione israeliana”, ha dichiarato Salem a MintPress News, riferendosi al coinvolgimento di Honest Reporting nel suo licenziamento dal giornale.
Come ha notato Philip Weiss, fondatore del sito web di notizie indipendenti Mondoweiss, il sostegno alla resistenza armata contro l’occupazione israeliana è molto diffuso tra i palestinesi. “Selezionare i giornalisti che non hanno espresso tali opinioni in qualche momento è come cercare i giornalisti palestinesi che sostengono il sionismo”, ha scritto Weiss.
Tuttavia, mentre i giornalisti palestinesi vengono controllati per i loro social media o per i loro legami con i combattenti della resistenza, lo stesso standard non viene applicato ai giornalisti israeliani. Il New York Times ha assunto Ethan Bronner, Isabel Kershner e David Brooks per scrivere sulla Palestina mentre tutti e tre avevano figli che combattevano nell’esercito israeliano.
Dopo un viaggio a Gaza in seguito a un attacco israeliano, nel 2012 l’ex capo ufficio del New York Times a Gerusalemme Jodi Rudoren ha scritto su Facebook che i palestinesi sembravano “tranquilli” per la morte dei loro figli. Tuttavia, un’affermazione così bigotta non le è costata il posto di lavoro; l’unica conseguenza è stata che il suo datore di lavoro ha insistito per controllare e ripulire i suoi futuri post sui social media.
La narrazione a favore di Israele è sempre stata un punto fermo dei media mainstream, ma con l’aiuto di Honest Reporting, il divario delle voci palestinesi nelle notizie si sta riducendo in modo significativo.
Foto in evidenza | Illustrazione di MintPress News
Fonte: MintPressNews, 8 novembre 2022
Traduzione di Enzo Gargano per il Centro Studi Sereno Regis
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