Note dalla carovana #StopTheWarNow in Ucraina | II parte

Gigi Eusebi

Questo piccolo report è riservato a chi ha appoggiato, soprattutto con donazioni in denaro, il sostegno ai gruppi pacifisti locali. In questo pomeriggio abbiamo incontrato gruppi di giovani (collegati al Ministero della gioventù e dello sport, tra l’altro la ministra “zelenskyana” ci ha “paccato” all’ultimo), che sviluppano progetti di difesa “alternativa” all’uso delle armi. E Andrey, Mitrov, Constantine, di diverse reti pacifiste nei territori attualmente occupati sono sulle pagine di tutti i giornali occidentali per essere al centro del teatro di guerra e di violenze.

Alcuni input ricevuti dagli uni e dagli altri, per provare a rendere il clima che si vive ora:

  • molte persone non capiscono bene ciò che accade e vorrebbero solo che la guerra finisse
  • la resistenza consiste anche nel camminare per le strade, nel continuare a “vivere”
  • chi si oppone alla guerra rischia, viene fermato, una donna è stata arrestata dopo aver messo un semplice “like” su Facebook a dei post pacifisti, altri non dicono più nulla perché non sanno chi “vincerà” e temono di inimicarsi il futuro governante
  • alcuni aiuti umanitari esteri sono stati “arrubati” e rivenduti nei territori occupati
  • si è creato molto odio reciproco, nonostante una parte della popolazione, per dire, continua a parlare russo come lingua principale
  • stime reali non sono confermabili al momento, ma si calcolano già almeno centomila morti (solo da questa parte…)
  • un terzo della popolazione ha rapporti di parentela in e con i russi
  • gli obiettori sono ancora pochi, sui 5.000, rischiano fino a 15 anni di carcere
  • dall’altra parte è ancora peggio e molte realtà russe sono allo sbando, mentre gli ucraini, specie dopo i massacri dei mesi scorsi (da Bucha alla terribile nuova geografia dei massacri), sono più motivati alla resistenza
  • a parte il rischio di armi nucleari cosiddette “tattiche” (scenario che incombe sempre, sul paese e sull’umanità) si aspetta con terrore il “generale” inverno alle porte, con razionamenti di tutte le fonti di energia e un crollo del PIL del 30/40%.

Comunque e quando finirà il paese sarà da ricostruire, esiste una strategia non solo armata di rendere invivibile, appunto, la vita.

Un ultimo commento: l’escalation del terrore e della follia dell’attualità di queste ore, dai “referendum” putiniani, alle minacce russe e statunitensi sempre più esplicite sul possibile uso di armi nucleari (tattiche?), alle dichiarazioni di Zelensky con annessa richiesta di ammissione alla Nato, alla strage di stamane nella regione di Zaporizhzhya, dove sono state uccise almeno 25 persone di un convoglio umanitario…

Tutto ciò, come lo commentiamo dalla “linea del fronte?” Che si dice a Kiev?

Beh, sembrerà paradossale, ma da qui non si commenta, non è il luogo adatto per farlo, mentre si continua a cercare di tessere piccole ma robuste reti di umanità e nonviolenza, condite con tutta la preoccupazione del caso.

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