La nostra solidarietà agli attivisti di Extinction Rebellion colpiti dalla repressione

Daniela Bezzi

La foto di copertina è di Marioluca Bariona

Come era facile prevedere, la macchina repressiva nei confronti degli attivisti torinesi di Extinction Rebellion che il 25 luglio scorso avevano partecipato a quella clamorosa ‘scalata al balcone’ del Palazzo della Regione Piemonte, si sta accanendo ben oltre le iniziali previsioni. Negli ultimi giorni il Questore di Torino ha emesso nuovi fogli di via per un periodo di un anno, nei confronti di altri attivisti del movimento, oltre ai primi cinque già notificati e alle 22 denunce penali che già avevano colpito coloro che erano presenti in Piazza Castello quella mattina.

Riassumiamo brevemente per chi (tra il caldo, le vacanze e il tormentone pre-elettorale) si fosse già dimenticata la dinamica di quell’azione indubbiamente ardita ma totalmente pacifica e nonviolenta, volta a denunciare il gravissimo stato di crisi idrica che l’Italia sta affrontando ormai da mesi. Non sono neanche le 7 di mattina del 25 luglio, quando in Piazza Castello si presenta un gruppetto di ragazzi e ragazze ‘armati’ di una lunga scala. In pochi secondi raggiungono il Palazzo della Regione, appoggiano la scala alla balaustra del balcone e in men che non si dica due ragazze salgono, scavalcano la balaustra, svolgono e appendono il lungo striscione all’esterno del balcone – ed eccolo ben visibile con la scritta “Benvenuti nella crisi climatica. Siccità: è solo l’inizio”. Il tutto dura diverse ore perché nonostante l’intervento immediato delle Forze dell’Ordine, le due ragazze erano riuscite a incatenarsi all’inferriata del balcone e occorreva attender l’intervento di un tecnico per la loro liberazione. Successivamente il copione è stato quello usuale: foto di ragazze portate via di peso, striscione e altoparlanti requisiti, immediate notifiche di reati vari ai presenti – e però la notizia diventa subito virale sui social, Missione Compiuta.

Particolare non da poco: quello stesso giorno sta per inaugurarsi a Torino il Climate Social Camp organizzato da Fridays For Future, evento programmato da tempo, di profilo anche internazionale, parecchi gli invitati previsti anche dall’estero, calendario fittissimo di incontri sia al Campus Luigi Einaudi che al Parco della Colletta trasformato in Tendopoli cum Agora… quale migliore occasione per esserci, con la spettacolarità che ha reso celebri le azioni di XR in tutto il mondo (e a Torino in modo particolare)?

Altra considerazione, non meno indifferente: è da mesi che gli attivisti di Extinction Rebellion Torino tentano di avere un qualche costruttivo confronto con Regione Piemonte in tema di emergenza climatica – e confronto quanto mai ‘aperto’ al maggior numero di realtà piemontesi interessate a ‘invertire la rotta’ (ad alcune riunioni preparatorie abbiamo partecipato anche come CSSR).

Cinque anni fa, nel 2017, la Regione Piemonte ha elaborato una Strategia regionale sul cambiamento climatico e il 28 gennaio 2020 ha dichiarato lo Stato di emergenza climatica, senza mai approvare un piano concreto per azzerare davvero le emissioni climalteranti e arrestare la distruzione degli ecosistemi e la perdita di biodiversità. Eppure la crisi climatica riguarda fortemente la nostra regione. Tempeste e alluvioni hanno già colpito il nostro territorio…” recita l’appello rivolto a docenti e ricercatori, pubblicato sul sito di XR proprio pochi giorni prima il Consiglio Regionale Aperto del 20 febbraio scorso, alla presenza dello stesso Presidente della Regione Alberto Cirio e con coloratissima partecipazione di attivisti davanti a Palazzo Lascaris…

… e però niente è stato fatto, né allora e neanche nei mesi successivi.

“Ci tengo a sottolineare che questa azione di oggi rientra in un ciclo di interventi che come Extinction Rebellion stiamo inscenando da tempo per sollecitare un’attenzione che non arriva” aveva spiegato, alla testata online Pressenza, Matilde, una delle ragazze coinvolte nella scalata al balcone della Regione. “La Regione Piemonte non sta facendo nulla per la crisi che stiamo vivendo. La siccità è soltanto uno dei sintomi della crisi eco-climatica, destinata ad aggravarsi ben oltre la gravità che già stiamo accusando questa estate. (…) Stamattina ci hanno requisito striscione e altoparlante, ci hanno tolto insomma la parola, ma noi ribadiamo la richiesta a Regione Piemonte perché si assuma le proprie responsabilità. Lo scorso febbraio abbiamo indetto un Consiglio Regionale Aperto e anche in quell’occasione la Regione Piemonte ha dimostrato la più totale indifferenza persino verso la comunità scientifica coinvolta, e questo è estremamente grave perché ci porterà a conseguenza catastrofiche, come già stiamo capendo”.

Tutte le persone presenti in Piazza Castello la mattina del 25 luglio scorso – anche chi stava semplicemente distribuendo volantini o scattando delle foto – hanno ricevuto una denuncia penale per Art. 633 e Art. 639 bis (Invasione di edifici o terreni) e Art. 18 TULPS (Manifestazione non preavvisata). E già quella stessa mattina erano stati appunto notificati i cinque fogli di via obbligatori, per altrettanti attivisti definiti “soggetti che […] mettono in pericolo […] la sanità, la sicurezza o la tranquillità pubblica” (secondo il D. Lgs. 159/2011, che il Questore di Torino ha deciso di impugnare): provvedimenti che comportano la totale interdizione di qualsiasi attività e/o rapporto, di lavoro, studio, affittanza, ecc. quindi molto penalizzanti.

Nonostante l’immediata istanza di riesame al Questore, nuovi fogli di via stanno arrivando però ad altre persone che erano in piazza quello stesso giorno.

“Il 5 agosto ho ricevuto una chiamata dalla Questura di Bologna, città in cui vive la mia famiglia, per dirmi che sarei dovuta rientrare entro 24 ore a Bologna, in modo da ricevere la notifica del foglio di via da Torino”, racconta Noemi. “Ho dovuto lasciare tutto da un giorno all’altro. Oggi non so se potrò tornare a vivere nella città in cui ho un affitto, in cui studio e in cui avrei dovuto iniziare un nuovo lavoro a partire da Settembre”.

“Io ho perso il lavoro a causa di un foglio di via che il Questore sapeva benissimo di non poter notificare. Chi mi ripagherà per i danni subiti?” ribadisce Alessio, costretto a rientrare per forza a Roma, città in cui vive la sua famiglia.

Tutte le testimonianze sottolineano non solo la spropositata esagerazione di queste misure di allontanamento, normalmente riservate a soggetti di comprovata pericolosità, ma anche l’incoerenza delle notifiche ricevute, che prevedono anzi addirittura suggeriscono la possibilità di revoca, con un ricorso di massa al TAR di Torino. Il che costerà € 500 per ciascun attivista, oltre alle spese legali – in totale, una cifra non indifferente per la quale è già partita una raccolta fondi, che ci auguriamo possa raggiungere presto il target desiderato.

Numerose le manifestazioni di solidarietà che stanno pervenendo in queste ore agli attivisti di EX: oltre ai consiglieri regionali Grimaldi (Liberi, Uguali e Verdi), Sarno e Rossi (Partito Democratico), Frediani (Movimento 4 ottobre) e Di Sabato (Movimento 5 Stelle), anche i parlamentari Fratoianni (Sinistra Italiana), l’eurodeputata Eleonora Evi (Europa Verde), le Mamme in Piazza per la Libertà di dissenso e aggiungiamo anche la nostra.

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