“Participation Needs Debate”: per promuovere un dibattito nonviolento
Un fine settimana di progettazione meditativa, con aria di montagna, cibo genuino e persone che fanno bene al cuore. Il team del Sereno Regis è andato in trasferta a San Giorio di Susa per dare inizio al progetto “Participation Needs Debate”, per promuovere un dibattito nonviolento, elaborando insieme un modello etico e innovativo.
Uno scenario surreale, tra l’abbraccio delle montagne e il paesino che sembra appartenere a un’epoca senza tempo. Due giorni di intense emozioni e collaborazione. Un rifugio alpino che, inondato dal profumo delle risate e della pasta al forno, è diventato subito casa nostra.
Caffè dopo il primo pranzo attorno al tavolone bianco e si comincia. Quale modello di dibattito vogliamo promuovere? E, soprattutto, vogliamo continuare a chiamarlo dibattito?
L’accezione
Di comune accordo, abbiamo deciso di restituire alla parola un’accezione positiva e costruttiva. Il dibattito come luogo accogliente dove poter praticare la nonviolenza nella comunicazione. Una dimensione di rispetto delle vulnerabilità e di ascolto empatico, in cui trova spazio anche chi non è ancora pronto – o disposto – a darli.
È in queste caratteristiche che risiede lo spirito innovativo e ambizioso del modello di dibattito che stiamo provando a definire nel progetto “Participation Needs Debate”. Un modello orientato a conservare e a muoversi nella complessità; che tenga conto delle emozioni di tutte le parti e le utilizzi come motore per attivare un reale cambiamento e uscire dalla dinamica torto/ragione.
Il processo
Il dibattito, inteso come processo di facilitazione e apprendimento reciproco, può richiedere non poco tempo per strutturarsi, ma lascia aperte le porte all’improvvisazione. Infatti, i temi più interessanti, sui quali le opinioni possono facilmente divergere, emergono spesso dai quotidiani flussi colloquiali. Ed è proprio lì che entrano in gioco le capacità di ascolto attivo, necessaria affinché le parole possano indicare la direzione per intraprendere un dialogo più approfondito e documentato, pur rimanendo flessibile alle vulnerabilità del non sapere.
Un approccio nonviolento può aiutare a disegnare uno spazio sicuro – online e offline – consapevole delle diverse cornici comunicative di ciascun individuo e rispettoso della loro libertà di scegliere se entrare o meno in una dimensione di dibattito.
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