La distruzione di biodiversità della Terra

Robert J. Burrowes

Nell’agosto 2010, il segretario generale della Convenzione ONU sulla Diversità Biologica, Ahmed Djoghlaf, ammoniva che «Stiamo perdendo biodiversità a un tasso senza precedenti», stiamo cioè andando verso la distruzione di biodiversità della Terra.

Secondo il Programma Ambientale ONU ‘la Terra è nel bel mezzo di un’estinzione massiccia di esseri viventi’ con gli scienziati che stimano che ‘ogni 24 ore si estinguano 150-200 specie di piante, insetti, uccelli e mammiferi’ il che è quasi 1.000 volte il tasso ‘naturale’ o ‘di fondo’. Inoltre è maggiore di qualunque fenomeno del genere subìto al mondo dalla sparizione dei dinosauri quasi 650.000 secoli fa’. (Si veda ‘Protect nature for world economic security, warns UN biodiversity chief’).

Due mesi dopo, al decimo incontro della Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica tenutasi dal 18 al 29 ottobre 2010 a Nagoya, Prefettura di Aichi in Giappone, fu adottato un Piano Strategico per la Biodiversità riveduto e aggiornato, ivi compresi gli Obiettivi Aichi per la Biodiversità pr il periodo 2011-2020. (Si veda ‘Strategic Plan for Biodiversity 2011-2020, including Aichi Biodiversity Targets’).

I 20 Obiettivi Aichi per la Biodiversità si possono leggere sul sito web della Convenzione. Erano ambiziosi ma rappresentavano una valutazione realistica di quel che bisognava conseguire entro il 2020 se i governi nazionali dovevano arrivare all’obiettivo a più lungo termine di ‘Vivere in Armonia con la Natura’ entro il 2050, che comportava una significativa deviazione dal “solito andazzo” in una vasta gamma di attività umane’. (Si veda ‘Global Biodiversity Outlook 5’).

Com’è dunque andata nei dieci anni scorsi?

Nel 2015, gli illustri conservazionisti professor Gerardo Ceballos, Anne H. Ehrlich e professor Paul R. Ehrlich pubblicarno il loro libro intitolato The Annihilation of Nature: Human Extinction of Birds and Mammals [L’annientamento della natura: estinzione di uccelli e mammiferi ad opera umana] che racconta la storia della ‘aggressione massiccia e incalzante dell’umanità a tutti gli esseri viventi su questo pianeta’, che sta producendo quella che è ora la sesta grande estinzione di massa della Terra: ‘un tempo buio per gli uccelli e i mammiferi del nostro pianeta’.

Facendo rilevare che le radici di questa distruzione ‘sprofondano lontano nel tempo’ con la caccia e altre attività umane responsabili di spingere all’estinzione intere popolazioni di animali ancora ben prima della rivoluzione agricola (iniziata circa 100 secoli fa), essi osservano che l’attuale attacco collettivo ad animali, piante e microbi ha raggiunto un livello così orrendo che ‘qualunque nostro eventuale allarme sarebbe troppo inconsistente rispetto alla tragedia che si sta consumando’. Ma mentre la decimazione della vita ora in corso è causata dall’Homo sapiens, le sue conseguenze avranno un impatto anche sull’umanità stessa perché le forme di vita in annientamento fanno ‘parte operativa dei sistemi di sostegno biologico da cui dipende la civiltà’.

Pur con le impressionanti statistiche che registrano la sconfitta della vita sulla Terra e la minaccia fondamentale costituita da questa crisi d’estinzione, Cebellos e gli Ehrlich sono ben consci che il pubblico e i politici in generale non stiano reagendo emotivamente a questa crisi come a quelle ‘ben note con l’impoverimento della natura’. Ma sperano che ci si possa riferire al destino dell’ultimo macaco di Spix, un maschio che ha cercato invano una compagna fino a scomparire dalla savana del nord-est brasiliano nel 2000.

E sapevate che addirittura l’iconico leone africano può dover affrontare l’estinzione nell’ambiente selvatico? Nel 2015, come risultato di decenni di caccia, malattie e perdita di habitat, nelle vaste savane d’Africa restavano solo 23.000 leoni: neppure il 10% di queli che vi si aggiravano nel 1950. E oggi ce ne sono meno ancora.

Ma a parte le estinzioni di specie, la Terra continua a subire ‘un immenso episodio di declino ed estirpazione di popolazioni [animali], che avranno conseguenze negative a cascata sul funzionamento degli e dei servizi vitali al sostentamento della civiltà’. In un rapporto del 2017 il prof. Ceballos e coautori descrivono ciò che chiamano ‘un “annientamento biologico” per evidenziare l’attuale dimensione della sesta grande estinzione di massa in corso sulla Terra’. Per di più, estinzioni locali di popolazioni ‘sono più frequenti per vari ordini di grandezza che quelle di specie, ma ne sono comunque un preludio, sicché la sesta estinzione di massa ha proceduto oltre quel che i più presumono’. (Si veda ‘Biological annihilation via the ongoing sixth mass extinction signaled by vertebrate population losses and declines’).

Aldilà di tutto questo molte specie aggiuntive sono ormai intrappolate in una spirale di reazioni che affretterà inevitabilmente anche la loro estinzione per come agiscono le ‘co-estinzioni’, ‘le estinzioni localizzate’ e le ‘cascate (a domino) di estinzioni‘ una volta innescate e come già peraltro accaduto in quasi tutti i contesti ecosistemici. (Si veda la serie in finora 6 puntate ‘Our Vanishing World’.

Avete visto uno stormo d’uccelli di qualunque dimensione recentemente? Una farfalla?

Che cosa provoca la sesta estinzione di massa?

L’homo sapiens. E il suo attrezzo chiave è sempre la distruzione degli habitat, sia in terra che nell’oceano. Ovviamente, hanno un enorme impatto comportamenti umani particolari. Combattere guerre (o anche solo sprecare risorse per fabbricare armi e altre infrastrutture militari) ne è uno (particolarmente data la guerra perpetua in cui sono impegnati gli USA per assicurarsi risorse e mercati), un altro è la distruzione del clima e attuare il 5G un altro ancora. Ma ci sono molti altri comportamenti umani anch’essi distruttivi.

Consideriamo le foreste. Sol l’anno scorso, 6,5 milioni di ettari di foresta vergine sono stati tagliati o bruciati via per scopi come lo sgombero di terre per stabilirvi allevamenti bovini cosicché molti possano mangiare economici hamburger, attività minerarie (di cui molte illegali) per una varietà di minerali (come oro, argento, rame, coltan, cassiterite e diamanti) e sfruttamento del legname, [perlopiù] trucioli cosicché si possa comprare a basso prezzo carta (anche igienica). Si veda ‘Our Vanishing World: Rainforests’.

Un risultato di tale distruzione è che 40.000 specie d’alberi tropicali sono ora minacciate d’estinzione. Inoltre, la distruzione foresta pluviale è anche causa primaria di specie a livello globale dato il numero di specie che vivono in tale habitat. Si veda ‘Global Assessment Report on Biodiversity and Ecosystem Services’.

Un altro esito è che ‘la preziosa Amazzonia sta pencolando sull’orlo della distruzione funzionale e con essa noi stessi’. Si veda ‘Amazon Tipping Point: Last Chance for Action’.

E a proposito di un altro importante habitat in via di distruzione, consideriamo gli oceani del vasto mondo. Riassumendo, gli oceani stanno riscaldandosi, acidificandosi e deossigenandpsi; contaminandosi con radiazioni nucleari, con petrolio estratto dai fondali e di perdite e sversamenti e con le perforazioni per il gas naturale; e intanto danneggiati dalle attività minerarie a gran profondità, inquinati da scarti chimici industriali e agricoli e danneggiati in una miriade di modi; e intanto soggetti a un rapinoso eccesso di pesca.

In breve: gli oceani sono sotto assedio su un’ampia serie di fronti e stanno realmente ‘morendo’. Si veda il compendio esauriente in 18 punti in ‘Our Vanishing World: Oceans’.

Volendo, si può leggere anche una serie di tali compendi sul destino degli uccelli e degli insetti in rispettiv. ‘Our Vanishing World: Birds’ e ‘Our Vanishing World: Insects’.

Qual è lo stato della partita a inizio 2021?

In un rapporto pubblicato dalla Piattaforma Scientifica-e-d’Indirizzo su Biodiversità e Servizi Eco-sistemici (IPBES) nel maggio 2020, gli autori rilevano che ‘la Natura sta declinando a livello globale a ritmi senza precedenti nella storia umana – e il tasso di estinzioni di specie sta accelerando, con gravi impatti ormai probabili sulle genti del mondo’. Con un totale stimato di 8 milioni di specie animali e vegetali sulla Terra (di cui 5,5 milioni di specie di insetti), un tasso quotidiano stimato d’estinzione, in accelerazione, combinato con un cronico declino della salute degli ecosistemi – conclude il rapporto – ben 1 milione di specie sono minacciate d’estinzione. Si veda ‘Nature’s Dangerous Decline “Unprecedented”; Species Extinction Rates “Accelerating”’ e ‘A million threatened species? Thirteen questions and answers’.

E l’ultima edizione della pubblicazione ammiraglia della Convenzione sulla Diversità Biologica ‘Global Biodiversity Outlook 5’, uscita il 18 agosto 2020, riferisce che ‘L’umanità è a un crocevia in quanto all’eredità che lascia alle future generazioni. La biodiversità sta declinando a un tasso senza precedenti, e le pressioni che l’inducono stanno intensificandosi. Nessuno fra gli Obiettivi di Aichi sulla Biodiversità sarà raggiunto appieno’. Un garbato understatement, questo.

Nel loro commento del novembre 2020 a questa situazione problematica, gli studiosi Ruchi Shroff e Carla Ramos Cortés fanno notare che ‘Nonostante diffuse appelli internazionali per contenere la sesta estinzione di massa, nel secondo decennio consecutivo non è stato raggiunto nessuno degli Obiettivi di Aichi della Convenzione sulla Biodiversità. In qualche caso la perdita di biodiversità è stata peggiorata dall’inerzia nel contenimento dell’uso di pesticidi, combustibili fossili e plastica, e dell’inquinamento’. Si veda ‘The Biodiversity Paradigm: Building Resilience for Human and Environmental Health’.

Ma la distruzione è ben peggiore di quanto ciò lasci intendere. Perché, come già osservato sopra, la distruzione in corso di foreste pluviali e oceani, per non parlare di altri habitat – dalle zone umide ai deserti, l’annientamento della vita sulla Terra continua ad accelerare senza indicazioni di rallentamento di sorta di tale distruzione. Perciò la distruzione della biodiversità resta uno dei quattro percorsi primari verso l’estinzione umana (insieme alla guerra nucleare, all’attuazione del 5G e alla catastrofe climatica).

È troppo tardi per far qualcosa?

Può darsi. Come già detto: Poiché molte specie sono ormai intrappolate in un circolo di retroazioni che affretterà inevitabilmente la loro estinzione a causa del modo in cui funzionano ‘co-estinzioni’, ‘estinzioni localizzate’ e ‘cascate a catena di estinzioni’, sono ormai inevitabili molte ulteriori estinzioni.

Possiamo tuttavia intraprendere azioni per salvare individui e specie non ancora intrappolati in un circuito di retroazioni e che potrebbero quindi essere ancora salvati. Ma se si aspetta che governi o grosse aziende agiscano responsabilmente, si aspetta invano, come dimostrato dagli ultimi vent’anni.

Si hanno dunque alcune potenti opzioni da considerare. La prima e più importante è considerare i modi per poter ridurre il proprio consumo. L’ambiente planetario viene distrutto in modo tale che i governi e le grosse aziende coinvolti possano rispondere alla richiesta dei consumatori. Tutto, dalla spesa militare e la guerra all’estrazione e combustione dei combustibili fossili, è fondamentalmente trainato da ciò che si compra. E ogni singolo articolo che si compri ha un impatto ambientale negativo; senza eccezioni.

Se si riduce il proprio consumo e si aumenta la propria autosufficienza, si riduce l’onere imposto all’ambiente naturale dall’estrazione, trasporto, fabbricazione e distribuzione delle risorse, causa della distruzione degli habitat e dell’annientamento della biodiversità.

Un’opzione da considerare è ‘The Flame Tree Project to Save Life on Earth’ che delinea una serie progressive di passi per ridurre il consumo e aumentare l’autosufficienza.

Se si vuole capire meglio perché tanti esseri umani siano drogati da un consumo illimitato, si veda ‘Love Denied: The Psychology of Materialism, Violence and War’. C’è maggior dettaglio sulle o origini di questo comportamento in ‘Why Violence?’ e ‘Fearless Psychology and Fearful Psychology: Principles and Practice’.

Se propendete a partecipare a una campagna per difendere la biodiversità in un contest o un altro, che sia per por fine alla guerra, fermare la catastrofe climatica, interrompere l’installazione del 5G o farla finita con il traffico di animali selvatici, per esempio, considerate di farlo strategicamente. Si veda ‘Nonviolent Campaign Strategy’. E potreste anche prendere in considerazione la firma di un solenne impegno online sulla base di ‘The People’s Charter to Create a Nonviolent World’.

O, se quelle opzioni vi sembrano troppo complicate, considerate di impegnarvi ne: L’impegno per la Terra

Per amore della Terra e di tutte le sue creature … da questo giorno in poi m’impegno a:

  1. Ascoltare profondamente i bambini. Vedi “Nisteling: The Art of Deep Listening“.
  2. Non viaggiare in aereo;
  3. Non viaggiare in macchina;
  4. Non mangiare carne e pesce [e derivati di origine animale, ndr];
  5. Mangiare solo cibo biologico / biodinamico;
  6. Ridurre al minimo la quantità di acqua dolce che utilizzo, anche riducendo al minimo la mia proprietà e l’utilizzo di dispositivi elettronici;
  7. Non possedere né utilizzare un telefono cellulare;
  8. Non comprare legname della foresta pluviale;
  9. Non comprare né usare plastica monouso, come borse, bottiglie, contenitori, bicchieri e cannucce;
  10. Non usare banche, fondi pensione o compagnie di assicurazioni che forniscano servizi a società che investano in combustibili fossili, energia nucleare e/o armi;
  11. Non accettare impieghi da o investire in organizzazioni che supportino o partecipino allo sfruttamento di altri esseri umani o traggano profitto dall’uccisione e / o dalla distruzione della biosfera;
  12. Non ricevere notizie dai media aziendali (giornali tradizionali, televisione, radio, Google, Facebook, Twitter…);
  13. Fare lo sforzo di apprendere un’abilità, come il giardinaggio o il cucito, che mi renda più autosufficiente;
  14. Incoraggiare gentilmente la mia famiglia e i miei amici a considerare di firmare questo impegno.

Conclusione

Una specie – Homo sapiens – sta annientando la vita sulla Terra, spingendo almeno 200 specie all’estinzione ogni giorno. Nel tempo che vi ci è voluto per leggere quest’articolo, un’altra specie di vita sulla Terra è finita nel registro dei fossili.

Questo annientamento di vita è indotto dal nostro sovraconsumo. Il Mahatma Gandhi, con indosso già il suo indumento auto-filato, faceva notare oltre 100 anni fa: «La Terra provvede abbastanza per i bisogni ma non per l’avidità di ognuno».

Ovviamente, al mondo molti non sono responsabili di sovraconsumo. Campano ai margini della vita, con giusto quanto basta per mangiare, altro che prosperare. E questo riflette le inequità insite in un sistema economico globale che privilegia il profitto per i pochi, anziché le risorse per vivere per tutti. Allora ciò vuol dire che l’onere per ridurre i consumi deve ricadere su chi nelle società industrializzate beneficia della maldistribuzione delle risorse planetarie.

Ralph Waldo Emerson una volta predisse che «La fine della razza umana sarà che finirà per morire di civiltà». Se dobbiamo dimostrare che aveva torto, non ci resta molto tempo.

Questo perché Homo Sapiens è una parte del tessuto della vita. E noi lo stiamo scelleratamente distruggendo quel tessuto.


EDITORIAL, 18 Jan 2021 | #676 | Robert J. Burrowes, Ph.D. – TRANSCEND Media Service

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis


0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.