«Perché la storia continui». Appello per una Costituzione della Terra
Proposte. Appello per un nuovo costituzionalismo globale, una bussola etica e politica per salvare il mondo e i suoi abitanti dalla distruzione.
Raniero La Valle, Luigi Ferrajoli, Valerio Onida, Raffaele Nogaro, Paolo Maddalena, Mariarosaria Guglielmi, Riccardo Petrella
Nel pieno della crisi globale, nel 72° anniversario della promulgazione della Costituzione italiana, Raniero La Valle, Luigi Ferrajoli, Valerio Onida, il vescovo Nogaro, Riccardo Petrella e molti altri lanciano il progetto politico di una Costituzione per la Terra e promuovono una Scuola, «Costituente Terra», che ne elabori il pensiero e prefiguri una nuova soggettività politica del popolo della Terra, «perché la storia continui». Pubblichiamo le parti essenziali del documento che esce domani, in data 27 dicembre 2019.
L’Amazzonia brucia e anche l’Africa, e non solo di fuoco, la democrazia è a pezzi, le armi crescono, il diritto è rotto in tutto il mondo. «Terra! Terra!» è il grido dei naufraghi all’avvistare la sponda, ma spesso la terra li respinge, dice loro: «i porti sono chiusi, avete voluto prendere il mare, fatene la vostra tomba, oppure tornate ai vostri inferni». Ma «Terra» è anche la parola oggi più amata e perduta dai popoli che ne sono scacciati in forza di un possesso non condiviso; dai profughi in fuga per la temperatura che aumenta e il deserto che avanza; dalle città e dalle isole destinate ad essere sommerse al rompersi del chiavistello delle acque, quando la Groenlandia si scioglie, i mari son previsti salire di sette metri sull’asciutto, e a Venezia già lo fanno di un metro e ottantasette. «Che si salvi la Terra» dicono le donne e gli uomini tutti che assistono spaventati e impotenti alla morte annunciata dell’ambiente che da millenni ne ospita la vita.
Ci sono per fortuna pensieri e azioni alternative, si diffonde una coscienza ambientale, il venerdì si manifesta per il futuro, donne coraggiose da Greta Thunberg a Carola Rackete fanno risuonare milioni di voci, anche le sardine prendono la parola, ma questo non basta. Se nei prossimi anni non ci sarà un’iniziativa politica di massa per cambiare il corso delle cose, se le si lascerà in balia del mercato della tecnologia o del destino, se in Italia, in Europa e nelle Case Bianche di tutti i continenti il fascismo occulto che vi serpeggia verrà alla luce e al potere, perderemo il controllo del clima e della società e si affacceranno scenari da fine del mondo, non quella raccontata nelle Apocalissi, ma quella prevista e monitorata dagli scienziati.
Il cambiamento è possibile
L’inversione
del corso delle cose è possibile. Essa ha un nome: Costituzione della
terra. Il costituzionalismo statuale che ha dato una regola al potere,
ha garantito i diritti, affermato l’eguaglianza e assicurato la vita
degli Stati non basta più, occorre passare a un costituzionalismo
mondiale della stessa autorità ed estensione dei poteri e del denaro che
dominano la Terra.
La Costituzione del mondo non è il governo del
mondo, ma la regola d’ingaggio e la bussola di ogni governo per il
buongoverno del mondo. Nasce dalla storia, ma deve essere prodotta dalla
politica, ad opera di un soggetto politico che si faccia potere
costituente. Il soggetto costituente di una Costituzione della Terra è
il popolo della Terra, non un nuovo Leviatano, ma l’unità umana che
giunga ad esistenza politica, stabilisca le forme e i limiti della sua
sovranità e la eserciti ai fini di far continuare la storia e salvare la
Terra.
Salvare la
Terra non vuol dire solo mantenere in vita «questa bella d’erbe famiglia
e d’animali», cantata dai nostri poeti, ma anche rimuovere gli ostacoli
che di fatto impediscono il pieno sviluppo di tutte le persone umane.
Il
diritto internazionale è già dotato di una Costituzione embrionale del
mondo, prodotta in quella straordinaria stagione costituente che fece
seguito alla notte della seconda guerra mondiale e alla liberazione dal
fascismo e dal nazismo: la Carta dell’Onu del 1945, la Dichiarazione
universale dei diritti umani del 1948, i due Patti internazionali del
1966 e le tante Carte regionali dei diritti, che promettono pace,
sicurezza, garanzia delle libertà fondamentali e dei diritti
sociali per tutti gli esseri umani. Ma non sono mai state introdotte
le norme di attuazione di queste Carte, cioè le garanzie
internazionali dei diritti proclamati. Non è stato affatto costituito
il nuovo ordine mondiale da esse disegnato. È come se un ordinamento
statale fosse dotato della sola Costituzione e non anche di leggi
attuative, cioè di codici penali, di tribunali, di scuole e di ospedali
che «di fatto la realizzino».
È
chiaro che in queste condizioni i diritti proclamati sono rimasti sulla
carta, come promesse non mantenute. Riprendere oggi il processo
politico per una Costituzione della Terra vuol dire tornare a prendere
sul serio il progetto costituzionale formulato settant’anni fa e i
diritti in esso stabiliti. E poiché quei diritti appartengono al diritto
internazionale vigente, la loro tutela e attuazione non è soltanto
un’urgente opzione politica, ma anche un obbligo giuridico in capo alla
comunità internazionale e a tutti noi che ne facciamo parte.
Qui c’è
un’obiezione formulata a partire dalla tesi di vecchi giuristi secondo
la quale una Costituzione è l’espressione dell’«unità politica di un
popolo»; niente popolo, niente Costituzione. E giustamente si dice che
un popolo della Terra non c’è; infatti non c’era ieri e fino ad ora non
c’è.
La novità è che
adesso può esserci, può essere istituito; lo reclama la scena del mondo,
dove lo stato di natura delle sovranità in lotta tra loro non solo
toglie la «buona vita», ma non permette più neanche la nuda vita; lo
reclama l’oceano di sofferenza in cui tutti siamo immersi; lo rende
possibile oggi la vetta ermeneutica raggiunta da papa Francesco e da
altre religioni con lui, grazie alla quale non può esserci più un dio a
pretesto della divisione tra i popoli: «Dio non ha bisogno di essere
difeso da nessuno» – hanno detto ad Abu Dhabi – non vuole essere causa
di terrore per nessuno, mentre lo stesso «pluralismo e le diversità di
religione sono una sapiente volontà divina con cui Dio ha creato gli
esseri umani»; non c’è più un Dio geloso e la Terra stessa non è una
sfera, ma un poliedro di differenze armoniose.
Per molti motivi
perciò è realistico oggi porsi l’obiettivo di mettere in campo una
Costituente della Terra, prima ideale e poi anche reale, di cui tutte le
persone del pianeta siano i Padri e le Madri costituenti.
Una politica dalla parte della Terra
Di
per sé l’istanza di una Costituzione della Terra dovrebbe essere
perseguita da quello strumento privilegiato dell’azione politica che,
almeno nelle democrazie, è il partito – nazionale o transnazionale che
sia – ossia un artefice collettivo che, pur sotto nomi diversi, agisca
nella forma partito. Oggi questo nome è in agonia perché evoca non
sempre felici ricordi, ma soprattutto perché i grandi poteri che si
arrogano il dominio del mondo non vogliono essere intralciati dal
controllo e dalla critica dei popoli, e quindi cercano di disarmarli
spingendoli a estirpare le radici della politica e dei partiti fin nel
loro cuore. È infatti per la disaffezione nei confronti della politica a
cui l’intera società è stata persuasa che si scende in piazza senza
colori; ma la politica non si sospende, e ciò a cui comunque oggi siamo
chiamati è a prendere partito, a prendere partito non per una Nazione,
non per una classe, non “prima per noi”, ma a prendere partito per la
Terra, dalla parte della Terra.
Ma ancor più che la riluttanza
all’uso di strumenti già noti, ciò che impedisce l’avvio di questo
processo costituente, è la mancanza di un pensiero politico comune che
ne faccia emergere l’esigenza e ne ispiri modalità e contenuti.
Non
manca certamente l’elaborazione teorica di un costituzionalismo globale
che vada oltre il modello dello Stato nazionale, il solo nel quale
finora è stata concepita e attuata la democrazia, né mancano grandi
maestri che lo propugnino; ma non è diventato patrimonio comune, non è
entrato nelle vene del popolo un pensiero che pensi e promuova una
Costituzione della Terra, una unità politica dell’intera comunità umana,
il passaggio a una nuova e rassicurante fase della storia degli esseri
umani sulla Terra.
Eppure le cose vanno così: il pensiero dà forma
alla realtà, ma è la sfida della realtà che causa il pensiero. Una
“politica interna del mondo” non può nascere senza una scuola di
pensiero che la elabori, e un pensiero non può attivare una politica per
il mondo senza che dei soggetti politici ne facciano oggetto della loro
lotta. Però la cosa è tale che non può darsi prima la politica e poi la
scuola, né prima la scuola e poi la politica. Devono nascere insieme,
perciò quello che proponiamo è di dar vita a una Scuola che produca un
nuovo pensiero della Terra e fermenti causando nuove soggettività
politiche per un costituzionalismo della Terra. Perciò questa Scuola si
chiamerà «Costituente Terra».
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«Costituente Terra» : una Scuola per un nuovo pensiero
Certamente
questa Scuola non può essere pensata al modo delle Accademie o dei
consueti Istituti scolastici, ma come una Scuola disseminata e diffusa,
telematica e stanziale, una rete di scuole con aule reali e virtuali. Se
il suo scopo è di indurre a una mentalità nuova e a un nuovo senso
comune, ogni casa dovrebbe diventare una scuola e ognuno in essa sarebbe
docente e discente. Il suo fine potrebbe perfino spingersi oltre il
traguardo indicato dai profeti che volevano cambiare le lance in falci e
le spade in aratri e si aspettavano che i popoli non avrebbero più
imparato l’arte della guerra. Ciò voleva dire che la guerra non era in
natura: per farla, bisognava prima impararla. Senonché noi l’abbiamo
imparata così bene che per prima cosa dovremmo disimpararla, e a questo
la scuola dovrebbe addestrarci, a disimparare l’arte della guerra, per
imparare invece l’arte di custodire il mondo e fare la pace.
Molte sarebbero in tale scuola le aree tematiche da perlustrare:
1) le nuove frontiere del diritto, il nuovo costituzionalismo e la rifondazione del potere;
2) il neo-liberismo e la crescente minaccia dell’anomia;
3) la critica delle culture ricevute e i nuovi nomi da dare a eventi e fasi della storia passata;
4) il lavoro e il Sabato, un lavoro non ridotto a merce, non oggetto di dominio e alienato dal tempo della vita;
5) la «Laudato sì» e l’ecologia integrale;
6) il principio femminile, come categoria rigeneratrice del diritto, dal mito di Antigone alla coesistenza dei volti di Levinas, al legame tra donna e natura fino alla metafora della madre-terra;
7) l’Intelligenza artificiale (il Führer artificiale?) e l’ultimo uomo;
8) come passare dalle culture di dominio e di guerra alle culture della liberazione e della pace;
9) come uscire dalla dialettica degli opposti, dalla contraddizione servo-signore e amico-nemico per assumere invece la logica dell’ et-et, della condivisione, dell’armonia delle differenze, dell’ «essere per l’altro», dell’ «essere l’altro»;
10) il congedo del cristianesimo dal regime costantiniano, nel suo arco «da Costantino ad Hitler», e la riapertura nella modernità della questione di Dio;
11) il «caso Bergoglio», preannuncio di una nuova fase della storia religiosa e secolare del mondo.
Naturalmente molti altri temi potranno essere affrontati, nell’ottica di una cultura per la Terra alla quale nulla è estraneo d’umano. Tutto ciò però come ricerca non impassibile e fuori del tempo, ma situata tra due kairòs, tra New Delhi ed Abu Dhabi, due opportunità, una non trattenuta e non colta, la proposta di Gorbaciov e Rajiv Gandhi del novembre 1986 per un mondo libero dalle armi nucleari e non violento, e l’altra che ora si presenta di una nuova fraternità umana per la convivenza comune e la salvezza della Terra, preconizzata nel documento islamo-cristiano del 4 febbraio 2019 e nel successivo Comitato di attuazione integrato anche dagli Ebrei, entrato ora in rapporto con l’ONU per organizzare un Summit mondiale della Fratellanza umana e fare del 4 febbraio la Giornata mondiale che la celebri.
Partecipare al processo costituente iscriversi al Comitato promotore
Pertanto i firmatari di questo appello propongono di istituire una Scuola denominata «Costituente Terra» che prenda partito per la Terra, e a questo scopo hanno costituito un’associazione denominata «Comitato promotore partito della Terra». Si chiama così perché in via di principio non era stata esclusa all’inizio l’idea di un partito, e in futuro chissà. Il compito è oggi di dare inizio a una Scuola, «dalla parte della Terra», alle sue attività e ai suoi siti web, e insieme con la Scuola ad ogni azione utile al fine «che la storia continui»; e ciò senza dimenticare gli obiettivi più urgenti, il risanamento del territorio, la rifondazione del lavoro, l’abolizione del reato di immigrazione clandestina, la firma anche da parte dell’Italia del Trattato dell’ONU per l’interdizione delle armi nucleari e così via.
I
firmatari propongono che persone di buona volontà e di non perdute
speranze, che esponenti di associazioni, aggregazioni o istituzioni già
impegnate per l’ecologia e i diritti, si uniscano a questa impresa e, se
ne condividono in linea generale l’ispirazione, si iscrivano al
Comitato promotore di tale iniziativa all’indirizzo [email protected] versando
la relativa quota sul conto BNL intestato a “Comitato promotore del
partito della Terra”, IBAN IT94X0100503206000000002788 (dall’estero BIC
BNLIITRR).
La quota annua di iscrizione, al Comitato e alla Scuola
stessa, è libera, e sarà comunque gradita. Per i meno poveri, per quanti
convengano di essere tra i promotori che contribuiscono a finanziare la
Scuola, eventuali borse di studio e il processo costituente, la quota è
stata fissata dal Comitato stesso nella misura significativa di 100
euro, con l’intenzione di sottolineare che la politica, sia a pensarla
che a farla, è cosa tanto degna da meritare da chi vi si impegna che ne
sostenga i costi, contro ogni tornaconto e corruzione, ciò che per molti
del resto è giunto fino all’offerta della vita. Naturalmente però si è
inteso che ognuno, a cominciare dai giovani, sia libero di pagare la
quota che crede, minore o maggiore che sia, con modalità diverse,
secondo le possibilità e le decisioni di ciascuno.
Nel
caso che l’iniziativa non riuscisse, le risorse finanziarie mancassero e
il processo avviato non andasse a buon fine, l’associazione sarà
sciolta e i fondi eventualmente residui saranno devoluti alle ONG che si
occupano dei salvataggi dei fuggiaschi e dei naufraghi nel
Mediterraneo.
Un’assemblea degli iscritti al Comitato sarà convocata
non appena sarà raggiunto un congruo numero di soci, per l’approvazione
dello Statuto dell’associazione, la formazione ed elezione degli organi
statutari e l’impostazione dei programmi e dell’attività della Scuola.
Roma, 27 dicembre 2019, 72° anniversario della promulgazione della Costituzione italiana.
PROPONENTI E PRIMI ISCRITTI. Raniero La Valle, giornalista (Roma), Luigi Ferrajoli, filosofo del diritto (Roma), Valerio Onida, già presidente della Corte Costituzionale, Raffaele Nogaro, ex vescovo di Caserta, Paolo Maddalena, già vicepresidente della Corte Costituzionale, Mariarosaria Guglielmi, Segretaria generale di Magistratura Democratica, Riccardo Petrella, ecologo, promotore del Manifesto dell’acqua e dell’identità di “Abitante della Terra”, Domenico Gallo, magistrato, Francesco Carchedi, sociologo (Roma), Francesco Di Matteo, Comitati Dossetti per la Costituzione, Anna Falcone. avvocata, Roma, Pippo Civati, Politico, Piero Basso (Milano), Gianpietro Losapio, cooperatore sociale, direttore del Consorzio NOVA, Giacomo Pollastri, studente in Legge (Roma), Francesco Comina, giornalista (Bolzano), Roberto Mancini, filosofo (Macerata), Francesca Landini, informatica (Roma), Giancarlo Piccinni e la Fondazione don Tonino Bello (Alessano), Grazia Tuzi, antropologa, autrice di “Quando si faceva la Costituzione. Storia e personaggi della comunità del porcellino” (Roma), Guido Innocenzo Gargano osb cam., monaco (Roma), Felice Scalia, s. J, (Messina), Marina Graziosi, docente (Roma), Agata Cancelliere, insegnante, (Roma), Raul Mordenti, storico della critica letteraria, Politico (Roma), Salvatore Maira, scrittore (Roma), Marco Malagola, francescano, missionario, (Torino), Norma Lupi (Roma), Andrea Cantaluppi, sindacalista (Roma), Enrico Peyretti (Torino), Nino Mantineo, università di Catanzaro, Giacoma Cannizzo, già sindaca di Partinico, Filippo Grillo, artista (Palermo), Nicola Colaianni, già magistrato e docente all’Università di Bari, Stefania Limiti, giornalista (Roma), Domenico Basile (Merate, Lecco), Maria Chiara Zoffoli (Merate), Luigi Gallo (Bolzano), Antonio Vermigli, giornalista (Quarrata, Pistoia), Renata Finocchiaro, ingegnere (Catania), Liana D’Alessio (Roma), Lia Fava, ordinaria di letteratura (Roma), Paolo Pollastri, musicista (Roma), Fiorella Coppola, sociologa (Napoli), Dario Cimaglia, editore, (Roma), Luigi Spina, insegnante, ricercatore (Biella), Marco Campedelli, Boris Ulianich, storico, Università Federico II, Napoli, Gustavo Gagliardi, Roma, Paolo Scandaletti, scrittore di storia, Roma, Pierluigi Sorti, economista, Roma, Vittorio Bellavite, coordinatore di “Noi siamo Chiesa”, Agnés Deshormes, cooperatrice internazionale, Parigi, Anna Sabatini Scalmati, psicoterapeuta, Roma, Francesco Piva, Roma, Sergio Tanzarella, storico del cristianesimo, Tina Palmisano, Il Giardino Terapeutico sullo Stretto, Messina, Luisa Marchini, segretaria di “Salviamo la Costituzione”, Bologna, Maurizio Chierici, giornalista. Angelo Cifatte, formatore, Genova, Marco Tiberi, sceneggiatore, Roma, Achille Rossi e l’altrapagina, Città di Castello, Antonio Pileggi, ex Provveditore agli studi e dir. gen. INVALSI, Giovanni Palombarini, magistrato, Vezio Ruggieri, psicofisiologo (Roma) Bernardetta Forcella (insegnante (Roma), Luigi Narducci (Roma), Laura Nanni (Albano), Giuseppe Salmè, magistrato, Giovanni Bianco, giurista, Roma.
Il Manifesto, edizione del 27.12.2019
vorrei assolutamente aderire, ma boicotto le banche. Un altro sistema per versare la quota? Un conto corrente postale? Inviare un assegno a un indirizzo postale?
Grazie per la risposta.
Cinzia