Disarmo umanitario: oltre 145 organizzazioni della società civile internazionale diffondono un appello globale per una “nuova normalità”

L’approccio al disarmo umanitario offre un modello collaudato di cambiamento

Photo by Alice Donovan Rouse on Unsplash

Più di 145 organizzazioni della società civile internazionale (tra cui la Rete Italiana per il Disarmo) hanno pubblicato il 2 luglio 2020 una lettera congiunta in cui affermano che il disarmo umanitario può aprire la strada ad un mondo post-pandemico migliore.

Sostenuta da campagne globali che hanno ottenuto due premi Nobel per la pace e promosso la creazione di quattro Trattati internazionali negli ultimi 25 anni, la lettera sottolinea come il collaudato approccio del disarmo umanitario incentrato sull’uomo dovrebbe guidare gli sforzi attuali e futuri per affrontare la pandemia e far progredire la sicurezza umana.

I firmatari della lettera sono organizzazioni locali, nazionali, regionali e internazionali di tutto il mondo e che si occupano di disarmo, diritti umani, pace, fede, medicina, azioni studentesche, sviluppo. L’ampio sostegno che si è diffuso in tutte le campagne sottolinea la serietà con cui la comunità del disarmo umanitario considera l’appello espresso nella lettera.  Il disarmo umanitario cerca di ridurre la sofferenza umana e i danni ambientali causati dalle armi. “Per far progredire i suoi obiettivi di prevenzione e riparazione del danno, il denaro investito in armi inaccettabili sarebbe meglio speso per scopi umanitari” si legge nel testo. Poiché il COVID-19 esacerba le disuguaglianze e presenta nuove sfide per i sopravvissuti ai conflitti e per altre persone con disabilità, la lettera mette in guardia anche contro l’emarginazione radicata e strutturale. E per questo chiede misure inclusive e non discriminatorie per portare le comunità colpite nel processo decisionale del rilancio post-pandemia.

Durante la pandemia, la diplomazia internazionale è diventata digitale, creando la possibilità di una partecipazione più significativa e inclusiva: la lettera sostiene la necessità di cogliere queste opportunità garantendo al contempo l’accessibilità e l’inclusione. Sottolinea inoltre che la cooperazione – compresi il coordinamento, lo scambio di informazioni e la condivisione delle risorse che sono alla base degli accordi di disarmo umanitario – è essenziale per affrontare le questioni globali.

La lettera si conclude con un appello a dare priorità alla sicurezza umana, a destinare le spese alle cause umanitarie, a lavorare per eliminare le disuguaglianze, a garantire che i forum multilaterali incorporino voci diverse e a portare una mentalità cooperativa ai problemi pratici e politici.    

Tra i primi firmatari della lettera vi sono realtà che hanno condotto campagne di disarmo umanitario con centinaia di organizzazioni parte delle loro reti. Tra queste la International Campaign to Ban Landmines–Cluster Munition Coalition (campagna contro le mine e le munizioni cluster) e la International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (contro le armi nucleari) hanno ricevuto il Premio Nobel per la Pace rispettivamente nel 1997 e nel 2017. Anche la Campaign to Stop Killer Robots, Control Arms e la International Network on Explosive Weapons sono tra i primi firmatari della lettera.

Tra i principali e più recenti Trattati di disarmo umanitario occorre ricordare il Trattato per la messa al bando delle mine (1997), la Convenzione sulle munizioni a grappolo (2008), il Trattato sul commercio di armi (2013) e il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (2017).

La lettera rimane aperta alla firma da parte delle organizzazioni della società civile di tutto il mondo e il Centro Studi Sereno Regis ha messo anche la propria.


Lettera aperta su COVID-19 e il disarmo umanitario 

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