Riparte l’azione NO F-35: «Governo e Parlamento non spendano 10 miliardi per nuovi caccia da guerra»

A dieci anni di distanza dal voto in parlamento (dell’aprile 2009)
che aveva sancito la partecipazione italiana al progetto JSF è stata
rilanciata oggi, in una Conferenza Stampa presso la Camera dei Deputati,
la mobilitazione della società civile italiana contro l’acquisto dei cacciabombardieri F-35. Ripresa congiuntamente da Rete italiana per il Disarmo, Sbilanciamoci! e Rete della Pace
la nuova fase di mobilitazione (che nelle prossime settimane vedrà
concretizzarsi diverse iniziative a livello nazionale e territoriale) ha
come obiettivo la richiesta a Governo e Parlamento dello stop definitivo della partecipazione italiana al programma Joint Strike Fighter. Un impegno che, dopo i primi 4 miliardi già spesi e almeno 26 velivoli già acquisiti o in produzione, costerà se confermato almeno altri 10 miliardi di euro, destinati ad aerei d’attacco e con capacità nucleare costellati da problemi e ritardi.
“Oggi abbiamo fatto un appello ai Parlamentari di tutti gli schieramenti: dite
basta a questa scelta insensata a problematica presentando e discutendo
entro l’estate una Mozione per il blocco definitivo e completo del programma JSF” ha commentato Giulio Marcon coordinatore
della campagna Sbilanciamoci! Le organizzazioni della società civile
che oggi hanno rilanciato la “mobilitazione NOF35” chiedono invece di destinare tali fondi a necessità più urgenti per l’Italia: welfare, lavoro, istruzione, diritti, ambiente. I
soldi che si dovrebbero ancora spendere per gli F-35 (almeno 10
miliardi di euro secondo le stime della campagna, sempre precise,
documentate e confermate in tutti questi anni di azione) nei prossimi
10 anni si potrebbero invece investire in: 100 elicotteri per
l’elisoccorso in dotazione ai principali ospedali, 30 canadair per
spegnere gli incendi durante l’estate, 5.000 scuole messe in sicurezza a
partire da quelle delle zone sismiche e a rischio idrogeologico, 1.000
asili nido pubblici a favore di 30.000 bambini oltre a 10.000 posti di
lavoro per assistenti familiari nel settore della non autosufficienza.
“Oggi rilanciamo la campagna contro l’acquisto dei cacciabombardieri F-35 perché è ora di dire basta a queste scelte che tolgono risorse allo sviluppo sostenibile ed ai reali bisogni del Paese, e non fanno altro che alimentare la corsa al riarmo, a nuove guerre, a nuove dittature. E’ ora di costruire la pace con l’economia di pace e con la difesa civile e nonviolenta, con il rifiuto della guerra e con la messa al bando delle armi nucleari (tutto l’opposto di un investimento in un aereo capace di sganciare ordigni nucleare) – commenta Sergio Bassoli della segreteria di Rete della Pace – Dobbiamo garantire l’accesso ai diritti fondamentali ed universali a tutte le persone perciò il
Parlamento deve ascoltare e scegliere da che parte stare: dalla parte
dei bisogni del paese e della pace o dalla parte dei poteri forti e
dell’industria della guerra?”.
Durante
la conferenza stampa è stata illustrata la situazione attuale del
programma JSF e gli impegni assunti dall’Italia, con le possibili
prospettive legate alla decisione finale di acquisto: “Tra il 2019 e il 2020 anche il nostro Paese dovrà decidere se sottoscrivere un contratto di acquisto pluriennale,
diverso dagli acquisti annuali flessibili che sono stati condotti
finora – sottolinea Francesco Vignarca di Rete Disarmo – per cui siamo allo snodo fondamentale: dopo tale passaggio non sarà più possibile tornare indietro e risparmiare alcun euro, anzi il continuo lievitare dei costi ci costringerà ad aumentare anche i fondi attualmente stanziati. Facciamo dunque appello a chi ha sempre dichiarato la propria contrarietà agli F-35: abbiate coraggio di una decisione che porterà benefici veri al Paese”.
Le organizzazioni della società civile hanno inoltre evidenziato come nella
seconda parte del 2018 siano stati almeno 6 i nuovi contratti
sottoscritti dall’Italia in prosecuzione all’acquisto di lotti recenti
di F-35. In combinazione con documenti della Difesa (come il DPP 2018) ciò conferma
che anche il Governo Conte così come gli Esecutivi precedenti ha
firmato contratti che configurano l’acquisto di nuovi aerei e la
spesa di centinaia di milioni di denaro pubblico. Tutto questo, a meno
di smentite o spiegazioni alternative che non sembrano plausibili,
suggerisce dunque l’intenzione del Governo Conte di andare a completare quantomeno la Fase 1 di acquisizione relativa alla produzione annuale a basso rateo, per un fabbisogno complessivo di 7 miliardi di cui circa 3,7 previsti per i soli velivoli ordinati e prodotti dal 2018 al 2023.
Roma, 11 aprile 2019
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Per ulteriori informazioni:
www.disarmo.org/nof35
[email protected] – 06/8841880
segr[email protected] – 328/3399267
che cosa possiamo fare, come cittadini, con azioni dimostrative (tipo, a suo tempo, la bandiera della pace a tutti i balconi), per manifestare di essere d'accordo con "NO F35"?
Intendo dire: perché non si lancia una campagna con un'azione da fare, subito, chiunque, di impatto?