Riprendiamoci la scuola – Recensione di Cristiana Vaglio

Alex Corlazzoli, Riprendiamoci la scuola. Diario di un maestro di campagna, Altra Economia, Milano 2011, pp. 136, € 8,00

Il punto di vista di un maestro precario, ex-giornalista precario, sullo stato attuale della scuola pubblica statale. Per gli addetti ai lavori questo libro rappresenta una ricostruzione puntuale e fedelissima delle svilenti condizioni con cui quotidianamente ciascun operatore si confronta, in una scuola indebolita da continui tagli e da scelte politiche che la relegano all’ultimo posto in ordine di importanza nelle agende dei governi che via via si succedono; per i cittadini non direttamente coinvolti nel mondo della scuola o per quelle famiglie «distratte», questo testo propone un quadro esauriente e chiarificatore delle condizioni allarmanti in cui versa la scuola del nostro Paese e un’analisi delle ragioni che hanno condotto il sistema dell’istruzione pubblica all’attuale stato di insostenibile sofferenza.

La barca affonda dal punto di vista economico e, di conseguenza, anche nei suoi aspetti qualitativi, e a nulla valgono gli appelli accorati di presidi e insegnanti, che sempre più spesso si vedono costretti a ricorrere all’aiuto delle famiglie, per poter mantenere un’offerta formativa alta.

L’Italia spende il 3,5 % del PIL per la scuola pubblica, a confronto con il 3,8 % della media europea, il 7 % della Danimarca, il 6,9 % della Svezia e il 6,3 % dell’Inghilterra. Di anno in anno diminuiscono vistosamente i finanziamenti che lo Stato dà alla scuola pubblica per il funzionamento didattico e amministrativo (nell’anno 2009 il Ministero non ha versato nemmeno un euro per la gestione ordinaria della scuola!); contemporaneamente, però, sono 25.000 i docenti di religione cattolica pagati dal nostro Stato e vengono incrementati i contributi per gli istituti privati.

Alex Corlazzoli svolge, dall’interno, un’inchiesta dettagliata e circostanziata sulle cause del «fiato corto» delle risorse di cui la scuola può disporre e del corto circuito che non consente neppure agli Enti locali di intervenire a sostegno degli istituti scolastici, per ciò che loro compete.

P Purtroppo, oltre alla preoccupazione relativa alla qualità dell’offerta per quanto riguarda i contenuti e le metodologie, gli operatori della scuola e le stesse famiglie sono costretti a concentrarsi sulla cronica mancanza di fondi per garantire la sicurezza e l’agibilità fisica: classi costrette a far scuola nelle palestre o in locali improvvisati come aule, interi istituti non agibili, edifici vecchi dove ormai si stacca l’intonaco, che non vengono ristrutturati per mancanza di fondi, finestre non integre, palestre e cortili non agibili, mense non idonee ed aule al limite della legalità per quanto riguarda il numero di persone che devono ospitare e quindi la sicurezza; negli ultimi 7 anni ci sono state 38 vittime per crolli e incidenti all’interno delle strutture scolastiche.

Dopo aver denunciato l’assurdità kafkiana e la realtà pesante del precariato, il maestro Corlazzoli entra poi nello specifico dell’insegnamento e, senza risparmiare alcune critiche ai suoi colleghi – in alcuni casi affetti da una certa staticità un po’ moralista – tocca uno dei temi più spinosi del nostro sistema scolastico: la penalizzazione dovuta ai tagli economici e alla drastica e miope diminuzione dell’organico ovviamente colpisce più duramente le fasce più deboli, così l’integrazione degli alunni disabili vede una forte contrazione, soprattutto dopo i tagli alle ore di sostegno operati nell’anno scolastico 2010/11.

Le realtà normative e pedagogiche e le buone pratiche che costituivano il fiore all’occhiello del nostro sistema scolastico e che rendevano la scuola pubblica italiana (in particolare il segmento della scuola elementare) un modello da seguire a livello internazionale sono state smantellate e/o svuotate di contenuto; così viene inficiata la legge 517/’77 che prescriveva norme efficaci per l’integrazione degli alunni portatori di handicap; anche il «tempo pieno» è ridotto a contenitore formale, in cui la perdita delle ore di compresenza e di contitolarità dei due insegnanti di classe non consente più né l’arricchimento dell’offerta formativa di base, né di effettuare laboratori, gite, visite d’istruzione sul territorio, né di attuare forme di insegnamento a piccolo gruppo e individualizzate per andare incontro alle esigenze dei bambini con maggiori difficoltà.

Queste penalizzazioni hanno scatenato la reazione delle famiglie colpite, che hanno denunciato il Ministero della pubblica Istruzione per discriminazione, richiedendo il ripristino delle ore di docenza sottratte.

Davanti al collasso della scuola, in particolare dopo il colpo di grazia inferto nell’estate del 2011 dai Decreti attuativi dell’art. 64 della Legge 133 (legge Tremonti), gli operatori della scuola sono ancor più preoccupati e le famiglie si stanno dimostrando sempre più partecipi, trovando con creatività nuove modalità di intervento in difesa della scuola pubblica, come dimostrano le numerosissime manifestazioni e la nascita di attivissimi gruppi di coordinamento dei genitori, che ormai stanno assumendo la forma di un vero e proprio «movimento».

Sempre più numerose sono anche le azioni collettive (a volte vere e proprie «class action») che queste associazioni promuovono per esigere che vengano rispettati i parametri per la sicurezza, per il rispetto degli spazi (contro le cosiddette «classi pollaio»), per recuperare gli ingenti crediti che le scuole vantano nei confronti del Ministero e per protestare contro i tagli che indeboliscono la scuola, influenzando anche la qualità dell’insegnamento.

La risposta che viene dalla parte più sana e vitale della società nei confronti di queste scelte miopi sta costruendo una vera e propria rete di movimenti, composti da genitori e insegnanti che hanno ben presente come la scuola pubblica statale sia un bene prezioso per la democrazia e per il futuro del nostro Paese, da salvaguardare con decisione ed energia. Il movimento ReteScuole ha inviato una petizione al Presidente Napolitano in cui si chiede il suo intervento «[…] in qualità di garante dei princìpi costituzionali, affinché nessun ragazzo/a o bambino/a sia penalizzato nel frequentare la scuola statale, a maggior ragione per coloro in condizioni di disabilità o di disagio economico. Le chiediamo quindi di invitare il Governo a reintegrare i fondi sottratti con l’art. 64 della Legge 133 del 2008 e a restituire alle scuole statali i fondi impropriamente concessi agli istituti privati».

Alex Corlazzoli racconta poi altri modelli possibili di scuola, in cui la partecipazione democratica si attua innanzitutto nel quotidiano rapporto tra docente, allievi e genitori per concludere con un richiamo al messaggio di Mario Lodi contenuto ne L’arte del maestro (intervista a p. 119). Un utile piccolo Glossario e una «chiosa» della giornalista Maria Luisa Busi concludono il libreo, della collana «Libri in tasca» (per via del formato…), naturalmente stampato su carta riciclata (l’interno) e certficata (la copertina).

 

 

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