Il Paintball (Seconda parte)

Rita Vittori

Abbiamo visto come il paintball sia diventato anche in Italia uno sport riconosciuto dal CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano). Mascherato da sport (come la ginnastica dinamica militare) in realtà alimenta un immaginario collettivo dove la strategia militare e l’uso delle armi vengono dissociati dalla realtà della guerra e della morte.

La trappola mentale in cui si rischia di cadere è quella di identificare l’apparenza con la realtà dei fatti, mentre non è difficile intravedere processi di «militarizzazione delle menti» dietro queste forme di proposte sportive.

La presenza di militari come docenti nelle scuole, la partecipazione delle scuole a eventi militari, la nascita di molte palestre di ginnastica dinamica militare e di numerosi centri di paintball convergono infine su obiettivi simili: rendere familiari armi e dottrine militari senza associarle emotivamente a guerra, distruzione, morte.

Spezzare questo legame porta a forti conseguenze sul piano simbolico e richiama quanto già scritto sulla «guerra cognitiva» come componente di una strategia globale: all’interno di questa strategia si combinano informazioni reali e distorte, in modo che non si possa distinguere il falso dal vero, ma si possa imporre una visione della realtà funzionale a interessi politici-economici legati a un mondo che sta ridefinendo gli equilibri geo-politici.

Apokas Paintball Park

Ma torniamo al nostro sport del paintball. Il passo in più ce lo fornisce la società Apokas Paintball Park (https://www.apokas-paintball.it/centro-paintball/campo-paintball-merate-lecco/), nata nel 2009 come centro noleggio di scenografie e mezzi militari per il cinema, è diventata anche un parco-giochi che offre ai clienti la possibilità di affittare scenari di guerra e post-apocalittici ricostruiti in modo realistico, vivendo senza pericoli (se non quelli della assimilazione cognitiva di comportamenti bellici, direi) battaglie contro squadre nemiche.

Ma la novità di questo parco (che ha diverse sedi in Lombardia) è la possibilità di guidare veri carri armati di differenti tipologie. Per attrarre clienti il sito offre brevi video dove si vedono i carri armati viaggiare nel parco con agilità e grinta, accompagnati da un sottofondo musicale che preannuncia a tutti un’esperienza emotiva forte, difficile da dimenticare.

A seconda di quanto si è disposti a pagare e del mezzo prescelto,  si può provare l’ebbrezza di diventare carrista per un’ora, manovrare la torretta dei cannoni, utilizzare i periscopi di osservazione, sparare a raffica con le mitragliatrici pesanti, indossare la tuta mimetica e il casco con la radio incorporata.

In più il parco offre la visita guidata al Museo Apokas dove si può salire a bordo di tutti i mezzi corazzati, compreso un elicottero da combattimento. Vogliamo negarci una giornata così interessante? Ma non basta. Si possono acquistare anche buoni-regalo per 2 persone da offrire a parenti e  amici di ogni età (bambini compresi) per vivere una «giornata diversa», oppure rendere indimenticabile un compleanno o un addio al celibato/nubilato (evviva le pari opportunità).

Travestito da parco di divertimenti, Apokas Paintball Park ha ovviamente suscitato polemiche soprattutto nel vicinato. Infatti lo scorso dicembre 2022 è comparso un articolo su un giornale locale dove si legge

«Gli abitanti della zona non ne possono più della puzza dei gas di scarico e del frastuono provocati dai potenti motori diesel di quattro mezzi bellici depotenziati, che vengono affittati a partire da 200 euro l’ora a chi vuole provare l’ebbrezza di guidare mezzi blindati».

Il Sindaco dichiara che essendo il parco in un’area privata nulla può fare (sarà vero?) se non una mediazione con i Soci di Apokas per rendere meno impattanti queste attività nel vicinato. Eppure anche l’Arpa Lombardia ha una sua normativa sull’esposizione al rumore, storicamente associata all’art 659 del Codice Penale, che tutela la popolazione dai danni correlati e che si estende anche alle aree private. L’articolo termina con una «rassicurante» dichiarazione, che immagino abbia soddisfatto tutti i lettori: «Né noi né i nostri clienti siamo guerrafondai – replicano però da Apokas –, anzi, l’esperienza che proponiamo permette di rendersi conto di quanto la guerra sia terribile». E intanto le richieste per manovrare un carro armato aumentano. Meno male!

Foto Bill Hails | Paintball Lukes 13th Birthday Party (CC BY-ND 2.0)

Perché non è così

Di primo acchito sembrerebbe una dichiarazione di totale buon senso. Allarme rientrato: è solo un gioco. Anzi da una giornata sul carro armato potrebbero uscire persone che d’un tratto abbracciano pacifismo e nonviolenza. Forse. Nel ventaglio delle possibilità potrebbe anche succedere.

Ma cos’è che non quadra? Sono andata a rileggere Bettelheim e Winnicott che affermano come lasciare che i bambini giochino alla guerra con armi giocattolo (spada di gomma, un bastone come fucile, …) sia necessario per aiutarli a conoscere e manifestare la propria aggressività dominandola (perché nel gioco non si fa male a nessuno), trasformandola cioè in una energia vitale pronta ad essere usata per affrontare le frustrazioni e le difficoltà.

Il gioco simbolico della guerra è una modalità ludica per aumentare la propria fiducia di potercela fare di fronte a un «nemico immaginario». Sparando con le dita, con un pennarello che diventa una pistola, nascondendosi dietro sedie accatastate, dietro il tronco di un albero o un cespuglio o un muro del cortile il bambino è consapevole che è un gioco, e non la realtà. E il gioco rappresenta quello spazio transizionale (come dice Winnicott) in cui il bambino apprende a vivere i ruoli di adulto (si pensi ai giochi della famiglia, del dottore, dei lavori ecc).

Ma allora non varrebbe anche per quanto riguarda il paintball?

No, perché manca dell’elemento simbolico.

Più il contesto, i giocattoli, i vestiti i rumori sono vicini alla realtà e meno l’elemento simbolico è presente, meno aiuta il bambino o la persona a trasformare il suo aspetto aggressivo in energia vitale.

Sparare con un fucile, anche innocuo, ma simile come forma, dimensione, peso, suono a uno reale, guidare un carro armato uguale a quelli usati nella realtà, vestirsi esattamente come i soldati presenti negli scenari reali di guerra, entrare in un campo di battaglia dove ci sono vere trincee o i suoni di colpi sono molto simili a quelli delle armi reali ha una diversa influenza sulla personalità, perché fa interiorizzare i principii bellici fondamentali: nemico, amico, attacco, difesa, vittoria o sconfitta.

Quando la persona, nel tempo, si abitua a vedere il mondo con queste categorie, proporre la guerra come normale risposta a un conflitto viene accettato come ineluttabile o necessario. Non si vedono più le alternative possibili, ma solo che quella della guerra era l’unica risposta possibile.

Queste forme di divertimento sono allora veramente innocue?


 

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