Caro Matteo…

Roberto Mairone

Solo pochi giorni dopo la 66ima (!!!) riunione della Commissione Intergovernativa sulla nuova linea ferroviaria AV Torino-Lione, che si è svolta ieri, 14 dicembre, presso il grattacielo della Regione Piemonte a Torino alla presenza di Iveta Radičová (Coordinatrice europea del Corridoio Mediterraneo), ecco che la Valle di Susa si prepara a ricevere Matteo Salvini in persona, in qualità di Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Lunedì 18 dicembre, come la stampa mainstream sta martellando da giorni, sarà infatti in visita al cantiere TAV di Chiomonte. Sarà l’occasione per le ennesime promesse che il vicepresidente del Consiglio non potrà poi mantenere?

Caro Matteo …

in fondo in fondo, sono contento che tu venga in visita al cantiere del TAV a Chiomonte. E sai perché?

Perché penso che, paradossalmente, la tua visita possa essere una buona occasione di rilancio per le ragioni del movimento No Tav, e per tutti coloro che a vario titolo, e alle prese con le più diverse istanze ambientaliste, ecologiste o di semplice buonsenso, si oppongono da tempo a questo come ad altri inutili sperperi di denaro pubblico, per non dire delle devastanti conseguenze ambientali.

Ti sembrerà strana questa mia uscita. E ti chiederai, con il tuo solito sguardo un po’ torvo, come mai la tua visita possa essere di buon auspicio per quelli che secondo i tuoi soliti monotoni refrain, ti piace definire “i signori, anzi professionisti del no”.

Vedi Matteo, ti semplifico il ragionamento in modo che tu possa comprendere, almeno in parte.

In ogni tua pubblica uscita, da Vicepresidente del Consiglio o da Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, sei sempre scivolato in gaffes imbarazzanti, con quell’abitudine tutta tua di insultare apertamente chi ti sta di fronte, e di usare i toni irridenti che sicuramente non si addicono alle cariche di governo che (ahinoi) ricopri.

Tu ti prendi gioco, dileggi e insulti continuamente “i no TAV, i No Ponte, i No Flat Tax, i No Brennero, i No Alta Velocità”, insomma fai “di ogni erba un (anti) fascio”, e mentre lo fai occhieggi qua e là alla ricerca del nemico di turno, di quell’avversario che prima crei tu stesso, e poi alimenti e condanni. Vorrei ricordarti che chi prima di te misurava l’onore in base ai nemici, ha fatto una brutta fine, non prima però di aver devastato un intero paese, materialmente e moralmente.

Voglio tornare però alla tua visita ai cantieri TAV in Val di Susa. Fin dalla tua campagna elettorale, e ogni volta che sei andato a fare sfoggio di te stesso nei cantieri che devastano i territori e drenano le ingentissime risorse che tu e il tuo governo state togliendo a scuola, sanità, cura del territorio, ricerca eccetera, ti sei sperticato in “profezie scintillanti, in annunci roboanti”. che puntualmente non hanno avuto seguito.

Proprio in una tua precedente visita al cantiere TAV di Chiomonte (era il 28 giugno 2021 e c’era ancora il Governo Draghi) avevi promesso, nell’ordine:

  • il taglio delle tasse…
  • il blocco e il rimborso dell’IMU per gli immobili occupati o inagibili…
  • la messa in sicurezza e la salute degli italiani (?)…
  • e soprattutto, il rilancio del lavoro.

 

Di tutto ciò nulla è stato fatto, né da te personalmente, né dal governicchio che è venuto dopo Draghi e di cui sei Ministro. Su questa tua tendenza nel non mantenere le promesse ha scritto il 3 Novembre scorso anche L’Espresso, in un articolo dal titolo “Matteo Salvini ha già il record di promesse non mantenute” a firma di Sebastiano Messina. Inserendoti fra i “chi scende” nella pagella della settimana, l’autore del pezzo conclude il suo articolo con un lapidario: “per il leader della Lega il bilancio del primo anno di governo è pessimo”.

In particolare nel merito alla tua costante promessa “lavoro, lavoro, lavoro!”, vorrei farti notare che pochi giorni fa, per la precisione il 4 dicembre, il quotidiano La Stampa di Torino titolava: “Tav, parte il nuovo appalto e i vecchi operai restano a casa: licenziati in 36”. Non era la prima volta, era già successo nel gennaio del 2019, quando la stessa testata scriveva: “Noi, operai della Val Susa lasciati a casa dopo 5 anni per lo stop nel cantiere della Tav di Chiomonte”. In quel caso l’articolo parlava solo di alcune decine perché indicare il numero preciso pareva brutto, o avrebbe potuto irritare chi da anni non faceva altro che ripetere il mantra “TAV=lavoro”.

I licenziamenti del 2019, come quelli di poche settimane fa, sono stati comunicati agli interessati come un fatto compiuto e indiscutibile, benché tu avessi affermato, con pomposa convinzione, che i cantieri TAV erano sicuramente ripartiti; e in contrasto con il tuo “dossier/contro-analisi”, rivelatosi poi come un grossolano copia e incolla dei comunicati diffusi da TELT (Tunnel Euralpin Lyon Turin sas) e nel quale annunciavi addirittura l’applicazione di penali e sanzioni da parte della UE, in caso di uno stop all’opera.

Penali rivelatesi poi ‘fantasma’ come ebbe a definirle Green Report…

A queste decine e decine di licenziamenti tra il 2019 e quelle recente, si aggiunge la ben più drammatica morte di due operai nei cantieri TAV oltreconfine, rispettivamente il 19 luglio a Saint Jean de Maurienne e il 7 novembre 2023 a Saint Martin La Porte, in Savoia. Due morti rimasti senza nome, di cui ci è stata detta solo l’età: cinquantun’anni l’uno e trentuno l’altro, come non fossero persone ma numeri, sostituibili senza problema.

Due morti che sono la diretta conseguenza di questa irresponsabile, reiterata, ostentata volontà di imporre ai territori Grandi Opere che nessuno vuole. Nel caso del Tav, un’opera più volte diagnostica inutile ai fini trasportistici, superflua per le economie transfrontaliere e nazionali, devastante dal punto di vista ambientale e degli ecosistemi. Un vero paradosso in quest’epoca in cui occorrerebbe una moratoria di TUTTE quelle opere e attività dell’uomo climalteranti. Per queste ragioni, queste decine di licenziamenti e queste due morti, dovrebbero sembrare anche a te le vittime sacrificali di una quanto mai becera e anacronistica idea di progresso. Ma così non sarà.

Per cui, caro Matteo, vieni pure in Val di Susa in visita ai cantieri della Tav. Vieni pure ad esibirti, recitare a soggetto, sparare le tue solite battute (ripetendo le ben note balle). Vieni pure a improvvisare la scenetta del momento. Non dubito che riuscirai, come tuo solito, a mettere qualcuno in imbarazzo, a distribuire insulti a destra e a manca, a dire la frase sbagliata nel momento meno opportuno, tutto secondo copione.

Ma non potrai fare a meno di notare, che a più di un anno dalla tua precedente visita in Valle, nulla è cambiato perché a parte il tunnel geognostico la linea TAV Torino Lione è ancora di là da venire.

Molto di là da venire!


 

 

 

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