Major Taylor, il negro volante. La storia del primo ciclista di colore, tra sport e razzismo

redazione

Alberto Molinari, Major Taylor, il negro volante. La storia del primo ciclista di colore, tra sport e razzismo, Ediciclo, Portogruaro 2022, pp. 126, € 14,50

Major Taylor,

La copertina del libro

Marshall “Major” Taylor nasce nel 1878 a Indianapolis da genitori figli di schiavi. Per una serie di circostanze casuali, da ragazzo è uno dei pochi afroamericani a possedere una bicicletta. A 18 anni passa tra i professionisti e si specializza nelle corse di velocità su pista dove si impone sui migliori corridori del circuito americano.

Salutato dalla stampa come “diamante negro”, “meteora negra”, “il negro volante”, è il primo ciclista di pelle nera ed è costretto ad affrontare il razzismo.

L’invidia e i pregiudizi razziali inducono una parte delle istituzioni ciclistiche e dei corridori bianchi a fare di tutto per compromettere la sua carriera. Negli Stati del Sud gli organizzatori delle gare gli impediscono di correre e i proprietari degli alberghi e dei ristoranti si rifiutano di ospitarlo.

Taylor, con determinazione e coraggio, continua comunque a collezionare vittorie negli Stati Uniti e in Europa affermandosi come il ciclista più veloce del mondo.

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«Generalmente si è soliti datare alla Olimpiade di Berlino del 1936 e alle imprese di Jesse Owens la storia del rapporto fra sport e razzismo. Oppure si è soliti richiamare le imprese di Cassius Clay fra gli anni Sessanta e Settanta come momento di riscatto per la popolazione nera e musulmana. O, ancora, è luogo comune richiamare i pugni alzati di John Carlos e Tommy Smith alle Olimpiadi di Città del Messico del 1968. In realtà la ricostruzione della vicenda di Major Taylor ci dice che il rapporto fra sport e razzismo nasce dalle parti di Indianapolis pochi anni dopo la fine della Guerra civile e in sella a una bicicletta.»

(Dalla prefazione di Stefano Pivato)


 

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