Women! Life! Freedom!: il primo anno di vita del movimento
Questa settimana ricorre l’anniversario della tragica morte di una giovane donna per mano di un regime veramente brutale. Segna anche il primo anno del promettente movimento Women! Life! Freedom! nato per non solo protestare contro quell’atto di brutalità e vigliaccheria – che brutalità è -, non solo per trasformare lo shock di quella morte in un cambiamento permanente e costruttivo, ma ancora una volta per gridare a nome di tutta l’umanità: “Noi non siamo così”.
Il grido sarà ascoltato? Dipende dalla direzione che prenderanno i coraggiosi manifestanti, e solo in seconda battuta se il mondo che li osserva sarà in grado di sostenerli. Ci sono segnali incoraggianti. A differenza di molte proteste spontanee che reagiscono a un abuso ma si disperdono una volta sfogati i sentimenti o finiscono per sostituire un regime con un altro della stessa predisposizione all’abuso, la manifestazione Donne! Vita! Libertà! ha il potenziale per essere rivoluzionaria in questo senso più profondo e positivo.
I segnali sono: 1) che le donne, nonostante la severità della repressione, rimangono nonviolente; 2) che hanno dato vita a un’alternativa costruttiva: la “Carta di Mahsa”, o Carta della Solidarietà e dell’Alleanza per la Libertà, un documento ispiratore che delinea gli elementi di un Iran libero e democratico. In altre parole, il movimento sta compiendo il passo dalla reazione all’essere creativo e proattivo, verso quello che Gandhi chiamerebbe “programma costruttivo”.
Il primo è abbastanza raro, il secondo più raro; entrambi sono essenziali. Raramente sono d’accordo con l’adagio secondo cui la morte di qualcuno “non è stata vana”. Tutto questo si sarebbe potuto ottenere senza brutalità, senza una morte prematura. Ma non c’è dubbio che il popolo iraniano, e tutti noi, possiamo usare questo tragico anniversario per impegnarci in un vero progresso umano: il nostro progresso nell’umanità.
Fonte: Newsletter del Metta Center for Nonviolence, 20 settembre 2023
Traduzione di Enzo Gargano per il Centro Studi Sereno Regis
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