Etiche di cura a monte

Howard Richards

Perché c’è quanto mai bisogno di più etiche di cura a monte

È l’ora di etiche di cura, al plurale. Che riecheggino in revival di antiche venerabili tradizioni di accudimento; nell’adozione di nuove benevole pratiche di accudimento.

Di Bundesarchiv, Bild 183-76054-0003 / CC-BY-SA 3.0, CC BY-SA 3.0 de, Collegamento

Il mio racconto inizia in Svezia verso la fine degli anni 1980. Una giovane Africana, profuga dall’Uganda, ispirata dalla teoria della violenza strutturale di Johan Galtung, stava scrivendo una tesi alla facoltà di educazione dell’Università di Stoccolma. Catherine Odora (poi Catherine Odora Hoppers) era stata autrice di discorsi per il presidente dell’Uganda, Milton Obote, al cui rovesciamento a opera di Idi Amin, quattordici famigliari di Catherine furono uccisi e un fratello torturato alla televisione e poi ucciso da Amin stesso.

Nella sua dissertazione dottorale sulla violenza strutturale in Africa ella distingueva il tentare di risolvere i problemi sociali “a monte” dal tentarlo “a valle”.

Molti problemi non hanno soluzione a valle ma ce l’avrebbero se ci fossero mutamenti emancipatori a monte; mentre poi sono talmente addentro e avanti in catene intrecciate di cause ed effetti che è “troppo tardi” per risolverli.

Lascio al lettore identificare esempi di problemi a valle che non hanno soluzione per come stanno ora le cose, sgombrandomi così spazio per aggiungere al resoconto di conseguenze disastrose a valle per rigidità a monte, una proposta per conversazioni necessarie a facilitare l’assenza di tali conseguenze.

A monte: John Maynard Keynes scrisse nel 1936 “Il celebrato ottimismo della teoria economica tradizionale … deve anche essere ricondotto, penso, all’avere essi [cioè gli economisti tradizionali – HR] trascurato di tenere in considerazione il freno alla prosperità che può essere esercitato da una insufficienza della domanda effettiva” (General Theory, pag. 33). La domanda effettiva è costituita da persone che (1) sono acquirenti disposti desiderosi e (2) hanno denaro. Per esempio (1) il desiderio di assumere lavoratori, per essere domanda effettiva, deve coincidere con (2) ricavi attesi dalle proprie vendite tali da bastare a finanziare la loro busta paga e i costi collaterali pur generando alti profitti.

L’ottimismo in questione è la dottrina per cui l’offerta crea la propria domanda (Legge di Say) (pag. 21). Secondo la teoria ortodossa del 1936 e dei neoliberisti del 2023, un aumento dell’offerta di manodopera innesca in qualche modo un aumento della domanda di manodopera. Scrivo “ottimismo” fra virgolette scettiche perché, come Keynes (pag. 32), trovo misterioso essere così ottimista per chiunque (pag. 33). Dovrebbe essere ovvio che l’offerta di manodopera, come di qualunque altra merce, non crea, considerando l’economia globale odierna nel suo insieme, una effettiva domanda che garantisca ad ognuno/a in necessità di [vendersi>>] noleggiarsi sul mercato per guadagnarsi da vivere trovi un acquirente disposto ad offrire un giusto salario.  

Correggere questo errore (o rimozione) teoretica della teoria economica tradizionale, come si espresse Keynes, “cambia tutto”. Ma il tema economico in sé è solo relativamente a monte. Lasciare la maggioranza della popolazione mondiale alla mercé di un mercato del lavoro che non la ama, è in sé una conseguenza di un’assenza ancora più a monte di strutture sociali badanti.

non ho trovato nome migliore per le strutture sociali indifferenti a monte, che ostacolano soluzioni a problemi chiave a valle, di un’espressione ne L’Empire de la Valeur. Refonder l’économie di André Orléan: séparation marchande [separazione mercantile-ndt].

Séparation marchande descrive che vuol dire essere una persona in un mercato definito dalle norme costituenti le posizioni degli attori noti come acquirenti e venditori. Le conversazioni proposte da séparation marchande riguardano l’etica – ciò che dev’essere e non solo ciò che è. Perché? Tony Lawson risponde: perché le posizioni nelle strutture sociali sono definite dai diritti e doveri delle persone che attualmente le occupano. Per esempio, se l’acquirente paga il Prezzo convenuto, il venditore ha il dovere di consegnare, e il compratore ha diritto di aspettarsi la consegna della merce.

Le critiche etiche della séparation marchande non riguardano castelli fatati per aria. Secondo John Dewey. l’etica è la critica razionale delle norme morali consuetudinarie. Oggi più che mai tale critica riguarda i requisiti della sopravvivenza. David Sloan Wilson, biologo evoluzionista specializzato nell’evoluzione degli esseri umani, ha acquisito l’argomento di Dewey asserendo (nel suo libro Darwin´s Cathedral) che quando si applica l’analisi darwiniana per apprendere che cosa si adatta e sopravvive, e che cosa manca d’adattarsi e non sopravvive, l’unità d’analisi che sopravvive o meno è ciò che Wilson chiama il “sistema morale”, non l’individuo, non il gruppo, non il DNA.

Il soggetto giuridico della civiltà moderna occidentale non ha diritto alla solidarietà altrui quando egli (sessismo intenzionale) ha bisogno d’aiuto , e non ha dovere di aiutare altri che abbiano bisogno d’aiuto. Ecco la séparation marchande. Orléan usa la sua espressione chiave, séparation marchande appunto, per organizzare il contenuto di un libro di 334 pagine che seziona l’odierno pensiero economico dominante e propone riforme.

Séparation marchande nomina una struttura sociale ancor più a monte della cronica insufficienza di domanda effettiva di Keynes, cioè la struttura sociale basilare del mondo moderno. Senza l’assenza di considerazione a monte, l’insufficienza della domanda effettiva non sarebbe mai diventata un tema. Dato che invece lo è diventata, tale insufficienza a sua volta conduce, verso valle, al secondo reperto chiave di Keynes, conseguenza del primo. Cioè, la cronica debolezza dell’induzione ad investire: “Tale debolezza è sempre stata la chiave del problema economico” (pagg. 347-48).

E ciò, a sua volta, conduce all’architrave della politica pubblica odierna in tutte le nazioni: cioè, il tentativo di persuadere gli investitori a investire – persuadendo altri a spendere, spendendo essi stessi, e incoraggiando le banche a prestare – così facendo i governi si sforzano di mantenere in moto le economie, che di per sé tendono a fermarsi.

Secondo Hyman Minsky, nel mondo degli affari solo quel che si finanzia si può fare. Il nucleo dell’attività finanziaria è rendere fiduciosi i finanzieri che se anticipano denaro ne otterranno di più in seguito, promettendogli necessariamente l’“accumulo” notoriamente analizzato da Rosa Luxemburg nel 1913, e oggi cresciuto fino al concetto di “regime d’accumulo” – un’idea ormai equivalente, dopo l’elaborazione scritta da pensatori come David Harvey e Fredric Jameson, all’asserzione che nella società neoliberista postmoderna ogni forza che dinamizzi l’attività umana, ivi compresa addirittura la passione di menti inconsapevoli, debba conformarsi ai requisiti della  produzione, mossa dall’accumulo. Il quale, interminabile, è omonimo di crescita interminabile.

“Crescita” è a sua volta omonimo di nuova spesa, sia in quanto investimenti, sia per l’acquisto dei nuovi prodotti. Ma crescita economica equivale a disastro ecologico. Cionondimeno, dev’esserci spesa pubblica, resa indispensabile dell’insufficienza della domanda privata.

La spesa pubblica in ambito assistenziale è una scelta tosta. Ma è tuttavia noto fin dai tempi di Tucidide (460-404 a.C) che è relativamente facile convincere il pubblico che i suoi nemici siano accaniti nella sua distruzione. Perciò militarismo interminabile e menzogne interminabili si possono anche intendere come in parte causati dai vincoli a monte che fan sì che soddisfare i bisogni umani dipenda dall’essere abbastanza redditizi per soddisfarli.

Se quanto sopra dice come stanno le cose anziché come non stanno, è allora plausibile asserire che (1) comunque sia andata in passato, oggi riorganizzare la società per aumentare la soddisfazione dei bisogni mediante forme multiple di azione assistenziale sia nel migliore interesse di tutti; non ci vuole la previa sconfitta di quelli che beneficiano del lasciare insoddisfatti i bisogni umani; non esiste gente del genere; (2) ci vuole una deliberazione etica; le strutture sociali si migliorano con conversazioni che portano a comprensioni che cambiano diritti e doveri di chi occupa posizioni nelle strutture sociali. Tanto per cominciare, va bene parlare di accumulo: quali sono le sue funzioni sociali? Quali dovrebbero essere? In breve:

1. Una funzione sociale dell’accumulo è motivare la produzione. Ma, come ha scritto Evelin Lindner, troppo è motivato dal profitto, mentre troppo poco è motivato dal badarci. Per provocare più cura, abbiamo bisogno di recuperare di più delle tradizionali influenze motivanti di mondi antichi come vocazione, professione, missione, bene, scopo (telos), chiamata e servizio. Come espresso in un poema di Rabindranath Tagore:

Dormivo sognando che la vita è gioia.
Mi svegliai e vidi che la vita è servizio.
Agii e osservo, il servizio è gioia.

2. Altra funzione sociale dell’accumulo è lo stanziamento di capitale per quel che è talora detto il suo uso “superiore e migliore”, laddove “superiore e migliore” s’identifica con “più redditizio” assumendo anche il fattore rischio. Non intendo entrare nella questione se questa nozione teoretica, identificata con David Ricardo, preveda alcunché di empiricamente verificabile, limitandomi a osservare che adesso è una funzione svolta molto male: si fanno sovente profitti facendo cose che non andrebbero fatte; e per contro restano sovente non finanziate cose che andrebbero fatte – particolarmente provvedere a mezzi di sostentamento degni per chi ne ha bisogno, nonché misure che andrebbero prese per salvare la biosfera.

E restano non finanziate in un’economia globale d’azzardo immersa in un eccesso di capitale dedito alla speculazione, socialmente disfunzionale. E’ illusorio supporre che mercati più competitive o più intervento governativo possano correggere tali carenze del mercato in assenza di guida etica e di impegni personali a una vita etica da parte di chi controlla le risorse e ne decide l’utilizzo.

3.  Terza funzione sociale dell’accumulo: contribuisce a organizzare il lavoro svolto in un’impresa. Ne definiscono il successo, almeno in parte, misurazioni di redditività (come sovente dei guadagni prima di interessi, tasse, deprezzamento e ammortamento). In tali misure, sovente illazioni sulle presunte cause possono diventare feedback per il costante apprendimento organizzativo necessario per adattarsi agli ambienti in costante mutamento. ma, come argomentato in dettaglio da Pierre Calame, oggi le organizzazioni devono imparare come perseguire simultaneamente vari obiettivi differenti.

Un singolo obiettivo, accumulare profitto, non è sufficiente né desiderabile. Da quando Peter Drucker l’ha suggerito, le organizzazioni hanno abbozzato dichiarazioni di ragione sociale (mission) che articolano più di un obiettivo definendoli “lo scopo dell’organizzazione e la ragione stessa della sua esistenza”. Di solito l’accumulo dei ricavi conta come mezzo, non come fine in sé. Tuttavia, senza misure d’accumulo, i gestori sarebbero persi non sapendo che fare.

E senza ricavi maggiori dei costi un’impresa potrebbe continuare a esistere solo con sussidi da fuori. ma non cadiamo nella trappola di credere che lo scopo di un’impresa sia continuar ad esistere. Soddisfare i bisogni umani in armonia con la natura è un indicatore funzionale fisico finale che gli indicatori contabili finali dovrebbero servire. Questi stessi compendi funzionali spesso segnalano che è ora di liquidare o riorganizzare una finzione legale (una società per azioni o a responsabilità limitata, o di persone) prendendo intanto misure per salvare esseri umani reali in carne ed ossa da danni.

4. Una quarta funzione sociale dell’accumulo è creare un surplus (sovrappiù). Quando i ricavi superano tutti i costi, c’è un surplus di valore, un accumulo. Oggi, serve più che mai un accumulo che crei valore. Tecnologie come quelle robotiche rendono obsolete gran parte dei lavoratori come fattori di produzione. La tecnologia produce meglio prodotti commerciabili e a minor costo. Pagare tutti quelli che han bisogno di lavorare con le vendite di quel che produrrebbero se assunti è diventato proibitivo.

Non è proibitivo attingere al surplus per finanziare più mezzi di sostentamento e migliori. E’ arrivato il gran dì, allorché gli esseri umani possono rilassarsi e perseguire l’auto-realizzazione o dedicarsi a curare madre natura fino a ristabilirla, mentre robot sollevano la roba pesante e i computer fanno le pensate difficili. ma questo lieto fine può avvenire solo se l’umanità impara a riciclare il surplus per finanziare mezzi di sostentamento degni per le maggioranze che sono o stanno diventando ridondanti sul mercato della manodopera. E il riciclaggio di surplus può avvenire solo quando esista un surplus.


By World Intellectual Property Organization, CC BY-SA 2.0, Link

La prof. Catherine Odora Hoppers, con cattedra (dal 2008) di Ricerca sudafricana DST/NRF in Educazione allo Sviluppo & al PASCAL International Observatory dell’Università del SudAfrica, è membro della Rete TRANSCEND per Pace Sviluppo Ambiente. La professoressa Hoppersè una studiosa e specialista di politiche di Sviluppo Internazionale, educazione, questioni Nord-Sud, disarmo, pace, e sicurezza umana.

E’ un’esperta dell’UNESCO in basilare educazione, apprendimento continuo / a vita, sistemi informative, e su Scienza & Società; un’esperta in disarmo al Dipartimento ONU per Faccende di Disarmo; un’esperta per il Forum Economico Mondiale su protocolli di condivisione benefici e addizione di valore; e per l’Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale riguardo la conoscenza tradizionale e sui diritti di proprietà intellettuale comunitaria. In SudAfrica, la prof. Hoppers detiene oltre la cattedra succitata una Cattedra Nazionale presso il Dipartimento di Scienza eTecnologia ed è membro dell’Accademia delle Scienze del SudAfrica (ASSAf), oltre a essere stata membro del Comitato Speciale dell’Accademia delle Scienze per il Futuro degli Studi Umanistici (SudAfrica).

Sul Journal of Critical Realism è stato recentemente pubblicato un nuovo articolo di Howard Richards – In Praise of Functional Morals and Ethics [A lode di morali ed etica funzionali – ndt],.


EDITORIAL, 10 Jul 2023

#804 | Howard Richards – TRANSCEND Media Service

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis


 

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